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L’immigrazione per motivi di lavoro.

La migrazione femminile nel tempo: fattore di cambiamento sociale e nuovo mercato del lavoro

2.3. L’immigrazione per motivi di lavoro.

Una delle cause dell’immigrazione femminile è quella per motivi di lavoro. Alcuni studiosi [Mezzadra, Neilson, 2014] analizzano il tema della moltiplicazione del lavoro, un tema che si definisce per differenza: è il modo in cui vengono rappresentati la variabilità e una polverizzazione degli statuti lavorativi nell'era contemporanea [Mezzadra, Neilson, 2014]. Una variabilità e una polverizzazione che dipendono dalla nuova dimensione che assume il confine come elemento che differenzia e distanzia i percorsi di vita individuale delle persone.

La moltiplicazione del lavoro tiene conto di come la produzione contemporanea non può essere gestita per spazi distinti: ci sono unità spaziali che si collegano, Paesi che producono certi

-58- prodotti, Paesi che ne consumano altri, ci sono aree dominanti e

dipendenti, paesi coloniali; è questa la rappresentazione spaziale del mondo nell'epoca della divisione del lavoro.

Si tratta secondo alcuni autori [Mezzadra, Neilson, 2014] di un modello spaziale non più omogeneo, non si parla più, infatti, di lavori tipici di un'area, le unità di riferimento sono riaggregate sulla base di vite e percorsi individuali, per cui troviamo pulviscoli di vite e lavori diversi e articolati secondo nuove geografie.

Moltiplicazione del lavoro vuol dire polverizzazione delle posizioni, delle esperienze di vita, delle prospettive dei soggetti che vengono messi a valore in quanto forza lavoro, usando la loro presenza in quanto attraversamento di confine, non solo geografico e amministrativo, ma, bensì, un confine esasperato perché porta con sé componenti linguistiche, culturali, sociali i quali creano una serie di differenziazioni. L'idea della moltiplicazione della forza lavoro infatti non è più legata alle unità territoriali, ma alle persone; ciò dipende dall'affermazione di un mercato mondiale.

Secondo questi autori [Mezzadra, Neilson, 2014] la società si attiva attraverso la moltiplicazione del lavoro all'interno del mercato globale attraverso tre azioni:

• Intensificazione del lavoro, ciò che Marx definisce lo sfruttamento del plusvalore relativo, la capacità del meccanismo di appropriazione ed espropriazione di aggredire le vite dei lavoratori. Il plusvalore è dato dalla differenza tra il costo del valore contenuto nel bene prodotto e la quantità di lavoro necessaria per produrre la forza lavoro. Il lavoro si moltiplica colonizzando le vite personali, quindi gli aspetti più privati di ogni singolo soggetto; • Diversificazione dei tipi di lavoro cioè la moltiplicazione delle figure e dei ruoli lavorativi che vanno oltre la classica schematizzazione della fabbrica, non per ultimo, anche la moltiplicazione delle esperienze e delle soggettività individuali rispetto a questa polverizzazione;

-59- • Eterogeneizzazione del lavoro in merito ai regimi giuridici e

sociali, come per esempio i tipi di contratto e i modi di stare a lavoro.

All'interno di questi processi la migrazione ricopre un ruolo chiave, è uno dei processi nel quale emerge la capacità costituente del mercato globale poiché consente di leggere meglio la mobilità, l'attraversamento del confine come un meccanismo costituente la soggettività [Bindi, 2003]

In questo scenario, due sono le figure di interesse degli autori: il trader finanziario e la lavoratrice domestica e di cura, situati agli estremi opposti sia dal punto di vista del reddito, sia dal punto di vista del relativo bilanciamento dello sforzo mentale e manuale nelle loro attività [Mezzadra, Neilson, 2014].

Le lavoratrici di cura, spesso legate a processi migratori, sono donne che si spostano dalle campagne alle città, da aree arretrate ad aree più sviluppate presso famiglie dove possano mettere a valore la loro capacità di accudimento. Una forza lavoro, collocata anch'essa nel mercato globale, che è il risultato di due processi fondamentali, quali: "la femminilizzazione delle emigrazioni", termine coniato da Castels, non solo perché almeno il 50% è donne ma anche perché è il risultato di trasformazioni dei rapporti tra genere e generazioni nei paesi di partenza; la "femminilizzazione del lavoro" per quanto concerne le prestazioni che possono essere vendute sul mercato, riguarda prestazioni tipiche del repertorio femminile come la tenerezza, la disponibilità, la dolcezza [Iotti, 2002]

La femminilizzazione delle emigrazioni e del lavoro hanno costituito la soggettività della forza lavoro, mettendo, queste donne, a valore la loro vita e la flessibilità di questa; il loro lavoro lo vendono in maniera differenziata: vendono la loro disponibilità a diventare le persone giuste, sia nei confronti dell'assistito, sia nel confronti della famiglia dell'assistito, sia per la propria famiglia [AA.VV., 2002; Castegnaro, 2002]

-60- Parlare oggi di lavoro domestico e di cura vuol dire

focalizzarsi su una miriade di figure. La femminilizzazione del lavoro è la conseguenza sia delle lotte che hanno visto protagoniste le donne al fine di emanciparsi, sia dell’effetto di una eterogeneizzazione della forza lavoro.

Si tratta di una serie di qualità tipiche del repertorio femminile che definiscono gli standard di una serie di prestazioni richieste nel mercato del lavoro: competenze storicamente costruite come femminili nei regimi patriarcali in seno alla divisione sessuale del lavoro, oltre alle competenze di carattere culturale, linguistiche e relazionali importanti per l'espansione dell'economia dei servizi; caratteristiche e qualità, delle donne, tipiche di quel lavoro emozionale che secondo Hochschild richiede non solo l'uso ma la produzione della soggettività [Lonni, Tognetti Bordogna, 1997]

Il lavoro domestico è un lavoro che va oltre alla semplice definizione di lavoro: esso racchiude una molteplicità di attività che oltrepassano il concetto di cura, infatti, abbraccia attività semplici concernenti la preparazione dei pasti, la pulizia della casa, ma anche attività un po' più complesse che mettono in gioco la sfera emozionale e relazionale di chi le svolge [Casella Paltrienieri, 2001]

Le lavoratrici domestiche e di cura incarnano la femminilizzazione del lavoro e della migrazione.

Il loro lavoro è un prisma che consente l’analisi della monetizzazione e mercificazione di un ampio spettro di mansioni che prima erano svolte nella famiglia perché parte del lavoro domestico delle donne e per via del loro carattere femminile, che, nonostante sia stato messo in discussione, tende a restare naturalizzato [Bindi, 2003].

Hanno contribuito a questa tendenza lo smantellamento dei sistemi del welfare e l’esplosione del salario familiare keynesiano. Risultano, infatti, in gioco complesse economie affettive che comprendono relazioni con anziani parenti in società che

-61- invecchiano, incontri tra donne di differenti classi e identità etniche

nello spazio privato della casa [Mezzadra, Neilson 2014]

Viene usato il termine "prisma", cioè quella struttura di cristallo che scompone la luce attraverso un unico strumento e che fa prendere direzioni e colori a più raggi; in questo senso il prisma agisce selezionando le persone e riorientandole.