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MI e Dual Task Walking Condition:

sistema propriocettivo. Con propriocezione si intende la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio, senza il supporto della vista.

Questa capacità è indispensabile per essere dotati di un buon equilibrio ed è spesso considerata come il “sesto senso”, poichè è localizzata in un area specifica del cervellO come per gli altri sensi. La propriocezione regola quindi i meccanismi di controllo del movimento, tutto quel complesso sistema di feedback percettivo sensoriali, senza il quale non sarebbe possibile portare a buon fine un atto motorio.

Come per la MI, la propriocezione si allena con interventi prettamente cognitivi, che coinvolgono movimenti del corpo, ma lo scopo è quello di potenziare le connessioni neurali non lavorano in modo efficace. Da questo concetto, cioè la possibilità di migliorare il sistema motorio attraverso interventi principalmente cognitivi, è possibile un passo successivo? Può solo l’allenamento cognitivo migliorare la mobilità, o recuperarla?

Un’area emergente della ricerca è oggi orientata verso la generalizzazione dei programmi di intervento cognitivo, tra questi è stata inserita anche la mobilità, associandola ad un miglioramento del sistema senso-percettivo. In precedenza, l’andatura o più in generale il controllo motorio era considerato come qualcosa di automatizzato, senza che ci fosse l’influenza di un sistema superiore di controllo. Oggi non è più così, le ricerche trovano applicazioni in situazioni in cui il corpo umano è soggetto a prolungati momenti di degenza, come paralisi prodotte da traumi fisici o cerebrali; o scenari meno scontati come le pesanti ripercussioni muscolari e fisiche a cui sono sottoposti gli astronauti durante prolungati periodi di tempo nello spazio.

Tra le ricerce che provano l’esclusivo uso del cognitive training per migliorare funzionalità motorie troviamo, quella condotta nel 2015 da Uros Marusic, ricercatore presso il Science and Research Centre Koper, nominata Computerized spatial navigation training during 14 days of bed rest in healthy older adult men: Effect on gait performance. Il topic della ricerca fu utilizzare un allenamento computerizzato per la navigazione spaziale per arginare i danni fisico-cognitivi che possono essere causati da un prolungato riposo a letto ( bed rest, BR ) o l’inattività fisica.

A partecipare all’esperimento furono 15 adulti anziani in salute, che furono casualmente divisi in 2 gruppi. Entrambi i gruppi furono sottoposti ad un BR forzato della durata di 14 giorni, durante il quale, al primo gruppo, composto da 7 soggetti scelti casualmente, venne assegnato un addestramento computerizzato alla navigazione spaziale; al secondo gruppo, composto dai restanti 8, fu sottoposto solo a dei controlli attivi per tutta la duranta della degenza.

Alla fine dell’esperimento, fu rilevata tra i due gruppi una significativa differenza di controllo della camminata, sia normale che complessa ( dual task walking condition ). Al gruppo che subì il riposo forzato senza training venne riscontrata una diminuzione, mentre quello che fece cognitive training di navigazione spaziale si mantenne mediamente ai livelli pre-BR, suggerendo che l’allenamento computerizzato della navigazione spaziale può moderare con successo effetti dannosi di degenze prolungate. In queste situazioni il cognitive training potrebbe rappresentare una delle poche alternative di intervento.

A strong relation between cognition and mobility has been identified in aging, supporting a role for enhancement mobility through cognitive-based interventions. However, a critical evaluation of the consistency of treatment effects of cognitive-based interventions is currently lacking. The objective of this study was 2-fold: to review the existing literature on cognitive-based interventions aimed at improving mobility in older adults and to assess the clinical effectiveness of cognitive interventions on gait performance (...)

The present systematic review and meta-analysis provides evidence that cognitive-based interventions can improve mobility-related outcomes in older adults. Because of several limitations in implementation of physical exercise regimens in older adults, alternate or supplementary intervention strategies to improve mobility such as cognitive intervention needed to be identified. Our results show that the cognitive training-

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related effects were small and statistically significant only for complex walking conditions, such as dual-task walking. The present meta-analysis showed a trend for single-task walking conditions.

The main findings of this meta-analysis therefore reveal that cognitive training (nonphysical practice) can improve physical performance in older adults during complex walking conditions (eg, walking while talking or walking while subtracting numbers). Previous studies have linked impairments in dual-task performance to risk of developing several adverse health outcomes such as falls, frailty, disability, and death in older adults, indicating that improvements in complex walking performance is a clinically relevant outcome (...) This quantitative evaluation of cognitive training-related improvements in gait performance supports far transfer of cognitive training to distal untrained mobility processes. Most studies that evaluated different cognitive training programs in the older adult population have reported significant improvements in cognitive functions directly associated with the specifically targeted cognitive areas. Transfer of learning to nonspecifically trained testing situations has been conceptualized as a form of neuroplasticity in overlapping brain areas or specific networks that are important for the untrained task.

The generalization of cognitive training effects on other nonspecifically trained functions or improved everyday life of the elderly should be a priority to optimize daily functioning, especially in complex cognitive-motor (dual- and multitask) situations, namely, in dual-task conditions where there is a constant interplay between attentional resources, which can cause a deterioration on either task (walking/postural or cognitive). Optimized walking performance, especially under more complex/dual-task conditions after cognitive training, has been associated with lower fall risk. Cognitive training programs could therefore serve as a promising approach to fall prevention especially for those participants who are reluctant to complete a physical activity intervention.

Uros Marusic, Joe Verghese, Jeannette R. Mahoney ( 2018 ) Cognitive-Based Interventions to Improve Mobility: A Systematic Review and Meta-analysis

Il testo riportato è l’estratto di una metanalisi che rileva ulteriori prove sull’efficacia del training non fisico per migliorare la mobilità. In questo caso i soggetti presi in esame sono gli anziani, senza problemi di invecchiamento patologico, ma solo con disfunzioni derivanti da normale invecchiamento fisiologico; il risultato è stato un miglioramento della deabulazione, in particolare durante esercizi complessi multitasking.

Quindi sia con terapie esclusivamente non fisiche ( esprimento del BR prolungato ), sia combinando esercio fisico e cognitivo, si possono elaborare programmi di riabilitazione rivolti anche alla formazione degli anziani con disabilità più marcate. Sembra che questo tipo di terapie sia molto più efficace negli anziani ( questo sarebbe a sostegno dello studio ACTIVE e giustificherebbe la non efficacia del cognitive training negli adulti più giovani ) perché in generale l’invecchiamento provoca un passaggio dall’elaborazione automatica a quella più controllata. Tra questi processi esecutivi c’è anche il movimento, con l’attivazione non più di singole e specifiche aree cerebrali, ma una “delocalizzazione” degli stimoli. Per mantenere stabile il livello motorio e il controllo della postura, nel cervello di un soggetto in età avanzata si manifesta quindi quello gli studiosi descrivono come un meccaniscmo di “compensazione”. Infatti molte letture di neuroimaging funzionale hanno evidenziato che gli anziani quando raggiungono risultati simili ai soggetti più giovani, attivano un numero maggiore di aree cerebrali. Da questa premessa, pubblicazioni recenti indicano il fatto che facoltà come l’andatura e cognizione con l’avanzare dell’età arrivino a condividire substrati neuronali simili, influenzandosi maggiormente a vicenda. Si riduce il “pilota automatico” e si passa magggiormente a quello “manuale”, che richiede più sforzo da parte dei circuiti del cervello. Non solo nel campo geriatrico ma anche in quello sportivo gli esercizi non fisici sono riconosciuti nelle prime fasi di riabilitazione. L’ importanza di riorganizzare le informazioni che provendono dal nervo “danneggiato” e la rete neuronale sembra cruciale per poi procedere con esercizi riabilitativi prettamente fisici.

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