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rispetto a Rosa di Sion

4.1 Due drammi a confronto.

Prime piogge d'ottobre è ambientato a Salonicco nei primi giorni di ottobre,

come ci ricorda l'autore all'inizio del dramma, e racconta la storia di una famiglia ebrea, sconvolta da avvenimenti tanto esterni quanto interni. Sara, rimasta vedova, è costretta a sposare il cognato Ghersom, capo della Comunità ebraica, a causa della necessità di obbedire alla legge di consanguineità, definita “Halissà”95. La donna non ama Ghersom, che ella

sente come un usurpatore della propria libertà, ma si sente attratta da Fabrizio, un architetto cristiano chiamato dall'Occidente al fine di costruire una nuova sinagoga a Salonicco. La situazione precipita quando Azaria, figlio di prime nozze di Sara, muore nell'ora del Tekufà96. La madre,

disperata, abbandona ogni reticenza e dà sfogo al proprio dolore e alla propria frustrazione pensando di fuggire con l'uomo amato, ma Delila, cognata di Sara in quanto moglie del Rabbino suo fratello, origlia la conversazione tra i due amanti e farà in modo che la relazione tra i due venga scoperta. Per non essere causa della vergogna di casa propria e del fratello, Sara si rimette alla legge di Halissà. Fabrizio, una volta constatata la propria impotenza di fronte a queste tradizioni secolari, se ne va. A rendere ancora più forte il contesto drammatico è la scoperta che Ghersom è innamorato di Sara: questa rivelazione conduce al dramma finale. Delila, amante del capo della Comunità, furiosa a causa del tradimento subito, lo uccide. A questo punto Sara, libera da ogni costrizione, vorrebbe raggiungere Fabrizio, ma è troppo tardi: Fabrizio è già partito.

Presa come punto di partenza la trama, è necessario fare un confronto tra

Prime piogge d'ottobre e Rosa di Sion: due drammi cronologicamente molto

vicini dal punto di vista della pubblicazione, dal momento che il primo viene

95 Questa legge costringe la donna, rimasta vedova, a sposare il fratello del suo defunto marito.

96 L'ora Tekufà è l'ora in cui gli ebrei commemorano la potenza di Dio, incarnata da Mosè ed Aronne i quali, percuotendo con un bastone le acque del Nilo, fecero sì che l'acqua si tramutasse in sangue. Per cui nell'ora Tekufà, come spiegherà Delila, l'angelo della

dato alle stampe nel 1919, mentre il secondo è posteriore di solo un anno. Tuttavia l'affinità tra le due opere non sta soltanto in questo, bensì nel tema stesso che si trovano ad affrontare. In entrambe Pea focalizza la propria attenzione sull'impari contrasto tra due ambienti e due modi diversi di vedere la vita, prendendo a pretesto l'incontro-scontro di due religioni differenti. In Rosa di Sion, così come in Prime piogge d'ottobre è fondamentale il confronto tra la religione cattolica e quella ebraica: i protagonisti dei due drammi mettono in discussione tutta la propria vita e le proprie credenze religiose nel dialogo con l'altro. Il contatto con il diverso da sé mette in crisi tutto il sistema di valori sui quali i personaggi di Pea avevano sino ad allora fondato la propria vita. Questo accade non perché una religione sia migliore rispetto a un'altra, ma perché mostra in che modo le convenzioni legate ad un determinato credo possano influenzare le scelte dell'uomo, obbligandolo a negare la propria volontà in nome della fede. Tonelli in un suo intervento riferito al dramma afferma che umano e divino

esercitano un'azione contraddittoria97 ed in un certo senso è così: nei due

drammi si trovano schierati su due fronti da una parte l'intera comunità religiosa con tutto il suo secolare impianto di tradizioni e dall'altra un solo uomo che tenta di far valere la propria volontà, indipendentemente dal proprio credo. Ciò è ancora più evidente se consideriamo che i due drammi si svolgono a prospettiva invertita, vale a dire che mentre in Rosa di Sion l'accento positivo si posava prevalentemente sull'elemento ebraico, nel caso di Prime piogge d'ottobre spetta unicamente alla religione cristiana. A maggior ragione è evidente che Pea non intendesse condannare un credo per salvarne un altro, ma dimostrare quanto l'eccessivo attaccamento ad una religione che nega il libero arbitrio sia dannoso per l'individuo.

Eppure la religione rimane di un'importanza fondamentale se Elia, come Fabrizio e come lo stesso Pea riscopre la propria fede lontano dalla patria: fede che avvicina l'uomo al suo luogo natio, che gli fa mantenere viva la speranza, che è simbolo della propria identità nazionale. L'uomo non può dimenticare le proprie radici, ma non può neanche calpestare la volontà di chi crede in modo diverso. La religione deve rimanere uno strumento spirituale individuale, che aiuti ciascuno a capire chi è, senza per questo

negare la diversità all'altro. Questo è l'insegnamento che si porta dietro Fabrizio, protagonista di Prime piogge d'ottobre: la sua fede, il suo conoscersi fungono da esorcismo contro la violenza da cui invece non si sottrae il più istintivo e confuso Elia, “bastardo di due religioni”. L'eroicità di Fabrizio è ben individuata da Giona Tuccini, quando afferma:

“[…] Mentre nel Giuda e in Rosa di Sion la tragedia finisce con la sconfitta dell'eroe, nel dramma del '19 la volenza si consuma tutta nell'ambito dei soli personaggi negativi. Fabrizio è il solo protagonista positivo delle tragedie di Pea. Lo è perché è l'unico eroe che riesce a salvarsi, sottraendosi al circolo vizioso ribellione- passione- morte98.”

Fabrizio riesce dunque a salvarsi, ma è costretto ad andarsene per farlo e per Sara sarà ormai impossibile raggiungerlo. Allo stesso modo anche la storia d'amore tra Elia e Rosa è destinata a non avere compimento. I due drammi che hanno visto avvicinarsi un uomo e una donna, legati da un'identica propensione per la giustizia e per la religione -sia in Rosa di Sion che in

Prime piogge d'ottobre i due amanti si rapportano mediante lo stesso

modello, la Bibbia99-, mancano di lieto fine: Elia e Rosa, come Sara e

Fabrizio, non sono destinati a stare insieme. Va notato però che le parti sono invertite: se in Rosa di Sion era la donna, Rosa, a far convertire Elia, in

Prime piogge d'ottobre è Fabrizio ad attrarre Sara alla propria religione. In

effetti, ad avere le stesse inclinazioni sono più Rosa e Fabrizio che non i due uomini o le due donne: Rosa e Fabrizio dall'inizio sino alla fine del dramma rimangono coerenti a se stessi, senza dubitare mai dei propri sentimenti o convinzioni. Al contrario sia Elia che Sara sentono la propria religione come un'impedimento formale ai propri desideri e alla propria volontà. Elia, come Sara, è incapace di imporre la propria volontà, mentre toccherà a Fabrizio e a Rosa compiere l'atto estremo e risolutore del dramma: Fabrizio se ne andrà per non creare ulteriore scompiglio nella famiglia di Sara, mentre Rosa morirà per salvare Elia.

Queste considerazioni non devono però far pensare a Sara e a Elia come a due personaggi di scarso spessore: la loro volontà è forte, ma rimane in potenza. Elia vorrebbe cambiare le sorti della propria famiglia, ma non trova

98 G. Tuccini, Homo viator, p. 247.

99 In Rosa di Sion all'apparire di Rosa sulla scena, Elia subito prenderà la Bibbia per recitarne qualche versetto. Allo stesso modo in Prime piogge d'ottobre il primo atto si apre con Sara e Fabrizio intenti a sfogliare il grosso libro dalle pagine dorate in testa.

altro modo che macchiarsi le mani di sangue; mentre Sara fa violenza verso se stessa per resistere a qualcosa che desidera con tutta se stessa, ma a cui rinuncia unicamente per amore del figlio. A questo punto entrano in gioco due figure fondamentali a livello dello sviluppo delle trame dei due drammi: le vittime innocenti, Bianca ed Azaria. Bianca, totalmente assente dalla scena di Rosa di Sion, è una figura importante, funzionale alla comprensione delle ipocrisie vigenti all'interno della propria famiglia e ulteriore motivo di astio tra Elia e la madre. Azaria è invece colui per il quale Sara sacrifica se stessa, la cui morte la devasta profondamente a tal punto da mettere in crisi ogni valore su cui la donna aveva fino ad allora fondato la propria vita. La figura della madre, figura fondamentale per Pea100, è profondamente

diversa nei due drammi: mentre in Rosa di Sion la madre è una donna fedifraga, attenta ai propri interessi, piuttosto che a quelli dei figli, così non è in Prime piogge d'ottobre, nel quale Sara dimostra una totale dedizione materna ed un'innata obbedienza alle tradizioni della famiglia.

Sara dunque risulterebbe più assimilabile a Rosa che non alla madre di Rosa

di Sion, in quanto donna innamorata, fedele alla propria famiglia, disposta a

sacrificarsi per i propri affetti; al contrario della fedifraga Delila, sottomessa in tutto al volere dell'amante, così come la madre a Giovanni. A questo proposito Anna Barsotti, riconducendo i due drammi all'ottica maggesca afferma:

“[…] L'intreccio delle trame s'assomiglia: c'è l'impari contrasto delle fedi (da una parte tutta la comunità, dall'altra un uomo solo che attrae -mediante l'amore- una donna alla sua religione: come nei <<maggi>>); il ritrovamento stesso della propria fede da parte di quell'uno in terra d'infedeli (sempre nel <<maggio>> l'eroe cristiano, in mezzo ai turchi, sente più vivo il valore della sua religione); e questi è un esule o si sente tale in mezzo a stranieri. C'è la donna- schiava (prigioniera d'incanti o superstizioni) ch'egli tenta di liberare; c'è l'adulterio, e l'adultera intrigante e passionale, travestiti di moralismo, coperti dall'opinione pubblica; c'è la vittima innocente (qui Azaria, là la sorella di Elia monacata per forza); e la morte finale del reo, malvagio ed oppressore, come in un <<maggio>> di famiglia, d'amore e di morte. Anche i peronaggi si corrispondono: Ghersom-Giovanni;

100 Si veda a questo proposito la biografia e le considerazioni fatte riguardo al personaggio della madre in Rosa di Sion.

Delila-la madre; Sara-Rosa; Fabrizio-Elia; e il Rabbino che assomma in sé i ruoli di rappresentante dell'ordine familiare (il padre) e di quello religioso (Don Luca)101.”

I due drammi hanno certamente moltissimi punti di contatto, anche se in

Prime piogge d'ottobre manca quel vigore polemico che caratterizzava il

finale di Rosa di Sion; lo stesso Pea forse se ne accorge ed interviene intensificando la componente lirica102.

La corresponsione tra le due opere non è soltanto a livello tematico, ma anche a livello strutturale. I due drammi vengono criticati per la loro intrinseca confusione, fatta di parentele e loschi intrighi, tanto che Olobardi, a proposito di Prime piogge d'ottobre, afferma:

“[…] E tuttavia si deve dire che il dramma non è sentito con decisione, soprattutto nei primi due atti, né è reso con sufficiente chiarezza. Come già in Rosa di Sion, non si giunge a una discriminazione dei vari motivi, e riesce faticoso, come ha osservato il D'Amico, <<afferrare il senso di quelli che, tra l'impurità dei motivi secondari, dovrebbero essere i principali>>103.”

Il medesimo giudizio lo si ritrova nella recensione di Marco Praga, il quale, sempre a proposito di Prime piogge d'ottobre, afferma:

“[…] Il dramma è messo insieme faticosamente, a pezzetti e pezzettini; peggio, sono due o tre drammi che si intersecano, si sovrappongono, si sopraffanno l'un l'altro104.”

Quest'ultimo giudizio non può non riportare alla mente il giudizio di Gobetti riguardo a Rosa di Sion, in cui egli individuava tre drammi immanenti all'intera tragedia. Lo stile, talvolta contorto, di Pea ne caratterizza ogni opera in una sorta di autocompiacimento per il proprio modo di creare opere inusuali, non sempre comprensibili ad una prima lettura, che rivelano particolare attenzione a dettagli all'apparenza minimi, eppure rivelatori se guardati nell'ottica giusta.

101 A. Barsotti, Il teatro novecentesco di Enrico Pea e i <<maggi>>, ne Il Ponte, pp. 849- 850.

102 Si notino a proposito i numerosi passi pressoché poetici del dramma e quasi tutti affidati al personaggio di Sara: il dialogo tra madre e figlio a proposito delle rondini, la

confessione della donna al Rabbino riguardo i propri sentimenti più intimi, il desolante confronto con la cognata Delila.

103 U. Olobardi, Saggi su Tozzi e Pea, Pisa, 1940, p. 198. 104 M. Praga, Cronache teatrali, p. 199.

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