“L’accesso al credito in Italia”
2.3 La domanda di credito delle imprese italiane
2.4.1 Effetti della cris
I pesanti effetti della crisi hanno colpito anche le imprese, soprattutto il segmento delle PMI, accentuando il loro difficile rapporto con le banche. La causa principale è stata l’effetto combinato delle riduzioni di liquidità e dell’aumento della domanda di credito, difficile da soddisfare visto il deteriorarsi delle condizioni economiche delle imprese. In aggiunta a questo, venivano richieste più garanzie (difficili da offrire per le imprese) e tassi di interesse maggiori, in base al grado di rischio a cui gli affidamenti erano esposti.
La contrazione dell’attività produttiva e il maggior ricorso all’indebitamento da parte delle imprese, sono stati accompagnati da una decelerazione del credito.
In tutte le classi dimensionali le imprese hanno subito un inasprirsi delle condizioni di erogazione del credito, derivante soprattutto dai costi accessori, compresi quelli legati alla complessità delle informazioni richieste dalle banche per la concessione del finanziamento. Nonostante questo, le imprese hanno tentato di reagire alla crisi e alle tensioni finanziarie in maniera differente: ad esempio, attraverso il contenimento dei costi di gestione, degli investimenti fissi e delle spese per il personale e disinvestimento di attività finanziarie adeguate alla riduzione delle tensioni di liquidità.
Il peggioramento delle condizioni delle imprese ha portato ad una incapacità di rimborso dei prestiti nei tempi previsti. In questa fase congiunturale, le operazioni di ristrutturazione del debito sono state lo strumento che ha portato al risanamento delle imprese in difficoltà finanziarie.
In un contesto generale segnato da fortissima riduzione della domanda di credito per investimenti e da una significativa crescita dei livelli di rischiosità dei prenditori di fondi, l’economia nazionale è comunque rimasta sostenuta grazie al sistema creditizio, provando ad attenuare gli effetti prodotti dalla crisi. Inoltre, hanno contribuito, in maniera positiva, le iniziative dell’industria bancaria italiana per supportare le condizioni finanziarie delle imprese più deboli e gli interventi pubblici per l’agevolazione del credito.
37 Infatti, per quanto riguarda l’accesso al credito, sono stati potenziati il Fondo di Garanzia (1,6 miliardi di euro) e il Fondo Rotativo(785 milioni di euro) con l’obiettivo di sostenere l'innovazione e l'internazionalizzazione.
L’Unione europea e lo Stato Italiano, grazie al Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, aiutano le imprese che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario perché si trovano in una situazione di carenza di garanzie. In sostanza, la garanzia pubblica vuole sostituire le ingenti garanzie che sono normalmente richieste per ottenere un finanziamento.Infatti, la garanzia prestata dal fondo è un’agevolazione del Ministero dello sviluppo economico che può essere concessa per le PMI soltanto a seguito di finanziamenti erogati da banche, società di leasing e altri intermediari finanziari. Comunque, il Fondo non interviene in maniera diretta nel rapporto tra banca e impresa: ad esempio, i tassi di interesse e le condizioni di rimborso vengono fatti decidere dalle parti grazie alla contrattazione. È importante, poi, sottolineare che sulla parte garantita dal Fondo non possono essere acquisite garanzie reali, assicurative o bancarie .
Il Fondo Rotativo è anch’esso uno strumento finanziario per il sostengo delle imprese. Viene usato il termine “rotativo” perché vengono incrementati, oltre che dagli stanziamenti pubblici, anche dalle somme restituite in maniera ciclica dalle imprese beneficiarie. Le risorse finanziarie, di cui il fondo viene dotato, vengono utilizzate continuamente nel tempo, poiché ogni qual volta che i beneficiari restituiscono il capitale che hanno ricevuto, risulteranno disponibili nuovi finanziamenti, che il fondo potrà concedere ad altri programmi di investimento.
Molto spesso, i finanziamenti che vengono richiesti dai soggetti beneficiari del fondo di rotazione, vengono coperti per una precisa quota percentuale dal fondo stesso, senza il pagamento di alcuna quota interessi, mentre la restante parte viene concessa dagli istituti finanziari alle normali condizioni di mercato (quota capitale più quota interessi). Alternativamente a questo, possono essere concessi finanziamenti a tassi agevolati.
Nell’agosto 2009, l’Associazione Bancaria Italiana (ABI), il Ministro dell’Economia e delle Finanze e alcune Associazioni imprenditoriali hanno sottoscritto l’Avviso comune per la sospensione dei debiti delle PMI verso il sistema creditizio, avendo come obiettivo quello di sostenere le PMI complessivamente sane, anche se temporaneamente in difficoltà finanziarie. Si dava la possibilità di sospendere per un anno il pagamento della quota capitale dei debiti (rimaneva l’obbligo di adempiere al
38 pagamento della quota interessi), oppure di allungare le scadenze di alcuni crediti a breve termine, come le operazioni di anticipazione su crediti certi e esigibili.
Nel febbraio 2011, con il peggiorare della congiuntura e delle condizioni di offerta dei prestiti bancari, l’ABI e le associazioni di categoria delle imprese, sulla scia dell’Accordo comune, hanno sottoscritto un’intesa (Nuove misure per il credito alle PMI) finalizzata alla sospensione dei pagamenti di alcune imprese, contraddistinte da adeguate prospettive economiche e senza anomalie nel rimborso dei debiti.
Oltre a questo, nel 2009, l’ABI ha sottoscritto con la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) tre diverse Convenzioni, mettendo a disposizione del settore bancario un plafond finanziario complessivo di 8 miliardi di euro, finalizzato alla concessione di prestiti alle PMI di durata maggiore di un anno. Le risorse che mette a disposizione la Cassa Depositi e Prestiti provengono dalla raccolta postale per il sostegno finanziario a medio e lungo termine, fornendo al sistema bancario denaro vincolato a tale scopo, a tassi di interesse inferiori.
La provvista CDP può essere usata dalle banche per finanziare le spese di investimento o coprire esigenze di aumento del capitale circolante delle PMI italiane.