“Il processo di erogazione del credito”
3.1 Aspetti organizzat
3.1.1 La Politica dei Prestit
La Politica dei Prestiti individua un processo decisionale complesso che conduce il management della banca a definire una serie di scelte riguardanti, in sintesi, la dimensione relativa e la composizione del portafoglio prestiti per forme tecniche, per tipologie di affidati, per segmenti di clientela, per aree geografiche di mercato preferenziali, per strategie di sviluppo e politiche di tasso, nonché per la gestione corrente e la revisione dei rapporti di clientela in essere.
Questi aspetti caratterizzano in modo esplicito l’attività di prestito della banca, definendone, tra l’altro, le politiche di mercato (ad esempio, l’orientamento verso il retail banking o i mercati all’ingrosso), il suo grado di apertura sui mercati creditizi esteri e nell’attività di intermediazione valuta. Inoltre, influenzano i profili organizzativi della gestione prestiti, quali le modalità di svolgimento delle Istruttorie di fido e i criteri di gestione dei rapporti in essere.
Gli obiettivi assegnati alla Politica dei Prestiti sono, almeno nel medio periodo, essenzialmente obiettivi di natura reddituale, poiché l’attività di prestito è la forma più profittevole di intermediazione derivante da una favorevole combinazione di rendimento e di rischio e dalle specifiche caratteristiche del mercato dei prestiti che lo rendono differente da altri mercati.
54 Inoltre, le attese di maggior reddito per questa attività, rispetto a tutte le altre, derivano dal fatto che il credito è un prodotto complesso, in cui alle operazioni di finanziamento si accompagna l’offerta di una gamma di servizi, indotti dallo specifico rapporto di credito, che dovrebbero contribuire a migliorarne la profittabilità.
È soprattutto nelle operazioni di prestito che assume rilievo il concetto di relazione di clientela che comporta una valutazione della profittabilità complessiva: per questo motivo il mercato dei prestiti è stato definito un mercato dei clienti, la cui profittabilità è perciò fortemente influenzata da elementi personali del rapporto di scambio.
Le decisioni inerenti la Politica dei Prestiti sono influenzate da una molteplicità di vincoli esterni riconducibili all’operare della politica monetaria e alle misure di vigilanza sull’intermediazione creditizia. L’azione delle autorità in questi ambiti condiziona i comportamenti dell’offerta di credito e le sue relazioni con la funzione obiettivo della banca poiché interagisce con l’autonomia del management nel determinare la dimensione e i ritmi di sviluppo del portafoglio prestiti, i criteri di composizione dello stesso in termini di dimensioni degli affidamenti e di segmenti di clientela serviti, la politica dei tassi sui prestiti e il rilievo degli altri elementi concorrenziali diversi dal prezzo, come la localizzazione e le modalità organizzative dell’offerta di prestiti.
L’esigenza primaria di forme di vigilanza sull’intermediazione è riconducibile alla generale finalità di garantire la stabilità, il corretto funzionamento delle strutture dell’intermediazione finanziaria e speciali forme di tutela del risparmio e impongono vincoli prudenziali e di pubblicità nell’attività di raccolta del risparmio finalizzata all’esercizio del credito. I controlli all’entrata e sull’espansione della banca condizionano la struttura dei mercati bancari e agiscono perciò in modo generalizzato sui caratteri della concorrenza tanto nell’ambito dell’attività di raccolta e dell’offerta di servizi quanto, specificamente, nel mercato dei prestiti. I vincoli di specializzazione limitano il ventaglio delle forme di finanziamento proponibili dalle istituzioni creditizie e influenzano la composizione dei portafogli prestiti per scadenze e per forme tecniche.
Un’altra tipologia di controlli è specificamente indirizzata a limitare l’assunzione di rischi tipici dell’attività di intermediazione e con l’attività di prestito. Controlli orientati alla limitazione e al frazionamento dei rischi obbligano al rispetto di livelli minimi di capitale in relazione alla composizione del portafoglio di attività della banca.
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3.1.2 Fase Istruttoria
Nelle operazioni di prestito la valutazione della capacità di credito e del rischio di insolvenza coincide con il momento dell’Istruttoria della proposta di fido. Sotto il profilo operativo l’Istruttoria di fido ha quindi il fine di appurare l’entità del rischio di credito insito nel rapporto di finanziamento.
La procedura che disciplina l’Istruttoria può essere variamente strutturata e dipende da scelte interne alla banca (secondo la prassi di ognuna, purché in linea con i vincoli della normativa bancaria) relative all’organizzazione del servizio fidi e ai meccanismi di delega di competenze che regolano i rapporti tra servizi centrali della banca e le filiali operanti nel territorio con riguardo alle decisioni di concessione del credito.
L’organizzazione dell’Istruttoria e le tecniche di analisi utilizzate possono inoltre variare a seconda delle caratteristiche della clientela. Il grado di dettaglio e l’accuratezza dell’analisi crescono all’aumentare della dimensione dell’impresa richiedente credito e possono richiedere procedure di indagine specifiche che coinvolgono a vari livelli gli organi responsabili dell’attività di prestito45
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A seconda dei modelli adottati nelle diverse banche, l’Istruttoria si fonda prevalentemente sugli strumenti dell’analisi di bilancio e può essere talvolta integrata dall’esame di dati economici e finanziari riferiti all’area di attività o al settore di appartenenza del potenziale affidato.
Il processo di valutazione comporta la raccolta e l’esame di informazioni di fonte pubblica e di natura riservata sul potenziale affidato. La documentazione richiesta dalla banca prevede: documenti per l’identificazione del richiedente (specifici a seconda che si tratti di persona fisica o giuridica) e documenti per la valutazione economica e finanziaria al fine di valutare il merito creditizio. Raccoglie informazioni dai fornitori, dai clienti, da operatori del settore, da agenzie specializzate e da qualsiasi altra fonte utile per pervenire ad un congruo giudizio di affidabilità (Centrale Rischi; banche dati esterne; visite aziendali; Visure camerali e sopralluoghi diretti). Tale attività, indipendente dalle modalità specifiche di ogni banca, deve essere coerente con la normativa sulla Privacy e sul trattamento dei dati personali.
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Banca d’Italia, “Istruzioni relative alla classificazione della clientela per settori e gruppi di attività
56 La fase d’Istruttoria di fido prevede un percorso complesso che raccoglie le indagini e le analisi necessarie. Il primo gruppo di analisi ha l’obiettivo di accertare la validità e la correttezza dei dati raccolti dal cliente e di integrarne l’aspetto informativo.
Il secondo gruppo di indagini comprende le analisi che riguardano la struttura e l’andamento del settore economico in cui operano le imprese, fornendo delle indicazioni sintetiche sulle condizioni economiche, finanziarie e patrimoniali. La sintesi di queste indagini e analisi si concretizza in una relazione di fido.
L’obiettivo di tale analisi è quello di verificare la capacità di reddito futura, le potenzialità di sviluppo dell’azienda e la sua capacità di rimborso determinando cioè una stima della probabilità di insolvenza dell’affidato e della dimensione delle possibili perdite in caso di mancato rimborso.
Il supporto informativo necessario per la successiva fase deliberante di affidamento o di rinnovo da parte dei soggetti che ne hanno i poteri è costituito dalla suddetta relazione.
È bene sottolineare che la fase istruttoria viene ripetuta annualmente, ad ogni eventuale rinnovo di fido da parte del cliente. Essa è particolarmente approfondita nel caso di primo affidamento, ma è costantemente ripetuta ogni anno. Ciò è dovuto non solo alla legge bancaria, ma alle elementari norme di prudenza e di correttezza bancarie.
Un insieme di modifiche che, cambiano il quadro complessivo dell’azienda, comporta il riesame della situazione sia formale che sostanziale al fine di valutare se il rischio di credito del richiedente sia rimasto invariato.
In conclusione, la domanda di fido deve contenere:
a) Le generalità del richiedente;
b) L’ammontare e la forma di fido richiesta; c) La destinazione del fido richiesto;
d) Le garanzie offerte, sia di carattere reale che di carattere personale; e) Le generalità dei soci (per le sole società).