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Elezioni e mutamenti di governo

Come stabilito, le elezioni presidenziali si svolsero il 25 maggio 2014, nonostante il clima di tensione che si respirava in tutta la nazione e, in particolare, nelle regioni orientali.

Data la debolezza della concorrenza, Petro Oleksijovyč Porošenko riuscì a totalizzare il 54% dei voti già al primo turno: l’assenza di alternative credibili e il gradimento espresso nei suoi confronti dai governi occidentali, avevano infatti spianato la strada al magnate del cioccolato sin dal giorno della sua candidatura.

«Seppur il suo passato non sia privo di macchie, prima fra tutte quella di essere un “oligarca” e fra i fondatori del Partito delle Regioni di Janukovyč, Porošenko si è sempre schierato in favore dei movimenti di democratizzazione ed è stimato a livello internazionale. Dalla sua parte aveva poi gran parte dei mezzi d’informazione, compresi il suo 5 Kanal e la famosa 1+1 […].» 46

Tymošenko ottenne il 13% dei voti, seguita dal candidato del Partito Radicale Ljaško con circa l’8%, mentre il rappresentante del Partito delle Regioni Tigipko ebbe solo il 5% di preferenze. Totale fu il fallimento per il candidato del partito nazionalista Svoboda, Tjahnybok, che si dovette accontentare dell’1,17% e per il coordinatore del gruppo di estrema destra Praviy Sektor, Yarosh, che non totalizzò nemmeno un punto percentuale, condizione necessaria per poter far parte della Rada. 47

La partecipazione al voto riportò una media nazionale del 60,3%, nonostante grandi differenze interne: si registrarono infatti punte massime superiori all’80% in alcune regioni occidentali, tra cui L’viv e Ivano-Frankivsk, e picchi minimi di circa il 15% degli aventi diritto, nelle zone orientali controllate dai separatisti armati.

Non sono mancati casi di intimidazione e pressioni a Kiev, dove la sede della Commissione Elettorale fu circondata dai volontari di Pravij Sektor, mentre risultò estremamente complesso verificare lo svolgimento delle consultazioni nelle regioni orientali, non solo a Donec’k, ma anche a Charkiv, Odessa e Dnipropetrovs’k. Stime

Bellezza, Ucraina. Insorgere per la Democrazia, cit., pos. 1127.

46

Bondarenko O., Ucraina: Il Voto Promuove Poroshenko, ma la Strada è in Salita in East Journal, 27

47

maggio 2014 (consultato il 20.04.2016).

riportarono che solo circa il 45% degli aventi diritto si sia recato alle urne ad Odessa e Charkiv, mentre nel Donbass non si è praticamente votato. Solo una minima parte dei seggi elettorali hanno svolto la propria attività a Donec’k mentre nella Repubblica Popolare di Luhans’k quasi nessuna circoscrizione elettorale ha partecipato al voto. La Crimea non venne neppure considerata tra i seggi previsti. 48

«Nei giorni successivi alle elezioni le azioni antiterroristiche contro le bande filo-russe nelle regioni di Donec’k e Luhans’k si sono in parte intensificate, ma il nuovo presidente ucraino ha invitato i ribelli al tavolo delle trattative per evitare che lo scontro si trasformi in una guerra vera e propria.» 49

Ibidem.

48

Bellezza, Ucraina. Insorgere per la Democrazia, cit., pos. 1148-1158.

Per cercare di risolvere la situazione nel Paese, Porošenko dichiarò unilateralmente una tregua attraverso un ‘Piano di Pace’ che prevedeva importanti concessioni per i ribelli, pur senza riconoscere la loro autorità sui territori orientali: egli offriva infatti la cessazione delle ostilità e la creazione di una “buffer zone” di 10 km lungo il confine con la Russia per permettere ai guerriglieri di lasciare il Paese, in cambio del completo disarmo dei separatisti e del rilascio dei prigionieri.

La risposta favorevole da parte delle due repubbliche autonome e l’incontro che ne seguì non produssero però dei risultati concreti: «Troppo alte le richieste da parte di entrambe le parti e troppo poco il tempo per poter trovare anche solo un compromesso.» 50

Proprio in quei giorni fu infatti abbattuto dai ribelli un elicottero militare e, lungo tutto il territorio della regione, si verificarono numerosi scontri armati.

Il 27 giugno, come prima azione ufficiale rilevante in ambito di politica estera, il Presidente firmò il controverso accordo di associazione con l’UE, la cui mancata firma da parte di Janukovyč aveva segnato l’espediente scatenante le proteste di massa dell’Euromaidan.

«Come era evidente già a novembre, quando Janukovyč decise di non sottoscrivere il trattato con Bruxelles, l’Accordo di associazione non apre ufficialmente nessun tipo di corsia preferenziale per un futuro ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Da un punto di vista politico, infatti, si parla di maggiore cooperazione in aree come la “governance pubblica, giustizia, lotta alla corruzione, rispetto delle libertà fondamentali e il rafforzamento delle istituzioni democratiche” volta principalmente ad “integrare il Paese nel mercato interno europeo” e ad armonizzare la legislazione economica ed industriale con gli standard europei […]. [ma] ci sono numerosi e giustificati dubbi sugli effetti benefici immediati per un Paese che si trova sull’orlo della bancarotta e in preda ad un durissimo confronto interno.» 51

Dal punto di vista prettamente politico, l’avvenimento successivo più rilevante risultano essere le dimissioni del Primo ministro in carica, mentre le vicende legate alla continuazione degli scontri e all’abbattimento dell’aereo di linea malese verranno trattate nel paragrafo successivo.

Zola, Revolyutsiya, cit., pos. 1900.

50

Ivi, pos. 1952.

Il 24 luglio, in seguito al ritiro dell’appoggio da parte dei partiti Udar e Svoboda, il primo ministro Arsenij Petrovyč Jacenjuk presentò le sue dimissioni, respinte però la settimana successiva dal Parlamento, che nello stesso giorno approvò anche la legge di bilancio.