RELAZIONI INTERNAZIONALI TRA PASSATO E FUTURO
3.1 La posizione dell’Ucraina
L’Ucraina è una nazione che ci appare “suddivisa” (per non usare un termine ancor più incisivo) tra una parte occidentale e una parte orientale, anche in virtù della travagliata storia che ha caratterizzato questi territori nei secoli passati.
La parte occidentale, nazionalista e uniate, spesso anti-russa, è culturalmente, ideologicamente, economicamente tesa verso l’Europa e l’Occidente. Politicamente sommariamente di centro-destra, ha il suo epicentro nella città di Lviv. L’altra parte, quella orientale, si sente profondamente legata alla Russia, che continua a percepire come sua patria in senso lato, in quanto depositaria di formidabili legami storici, religiosi e spirituali, corroborati in alcuni casi anche da legami familiari con i russi d’oltreconfine. Politicamente orientata verso ideali socialisti e comunisti, tra le sue città è ancora ben visibile un nostalgismo di tipo sovietico.
Il baricentro delle due aree, nonché spartiacque della polarizzazione, corre lungo le anse del fiume Dniepr, che segna la zona di trapasso degli orientamenti politici e, tendenzialmente, anche fra il prevalere dell’utilizzo dell’ucraino o del russo come lingua parlata dalla popolazione. Se è vero che le terre a Est del Dniepr, più la città di Kiev, sono entrate a far parte dell’orbita russa nel 1654, è anche vero che l’ingresso nella sfera russa dell’Ucraina occidentale, che ha nella Volinia la sua regione principale, risale al 1795, mentre la Galizia orientale è stata annessa all’URSS solo nel 1945.
«Questa periodizzazione è utile per determinare i diversi gradienti dell’efficacia della penetrazione della cultura e della lingua russa nello Stato ucraino: a ciò corrispondono gli orientamenti politici tendenzialmente filo-russi dei cittadini delle regioni orientali oppure quelli filo-europei degli abitanti delle aree occidentali, storicamente posti in più stretto contatto (benché da posizioni spesso di subalternità) con la Polonia, l’Austria e l’Ungheria.» 135
Con questa contrapposizione devono confrontarsi i grandi attori geopolitici della regione: la Federazione Russa da una parte, l’Europa e gli USA dall’altra e, naturalmente, la leadership ucraina che, una volta ristabilito l’ordine interno, dovrà necessariamente privilegiare un orientamento o l’altro conformemente alle promesse formulate al proprio elettorato.
Franco A. Storia del Nazionalismo in Ucraina, in Limes. La Russia in Guerra, n.12 (2014), Gruppo
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Questa suddivisione è inoltre emersa con tutta la sua evidenza dai risultati delle varie consultazioni elettorali svoltesi nel corso degli anni a partire dal raggiungimento dell’indipendenza, e ha raggiunto il culmine durante le elezioni presidenziali del febbraio 2010: su 27 regioni in cui è suddivisa l’Ucraina, ben 7 hanno infatti espresso una preferenza oltre l’80% per l’uno o l’altro dei candidati (Janukovič o Timošenko), mentre solo 4 regioni hanno registrato una preferenza inferiore al 60%. Questa ripartizione di tipo “politico”, facilmente circoscrivibile anche da un punto di vista geografico, ci mostra un Paese fortemente diviso tra Est e Ovest, con una spaccatura che appare difficilmente sanabile, almeno nel breve periodo.
«Ukraine’s relations with the EU and Russia show a markedly different pattern. While being outside the EU, Ukraine has long been poised between the two great powers, although relations with the EU have steadily improved since the 1990s, with a particular upsurge in bilateral ties since the Orange revolution in 2004. Relations with Russia went into the opposite direction, and only picked up somewhat when Yanukovych returned to power in 2010. The differences between Russia and the EU in relation to Ukraine are largely explained by the fact that trade volumes with Europe are consistently higher, and because Ukrainian and EU voting patterns in the UN have converged over the years.» 136
A più di vent’anni dal crollo dell’URSS, la questione continua ancora oggi ad alimentare una serie di tensioni mai sopite all’interno della società ucraina, congelando, di fatto, il Paese in una persistente condizione d’incertezza, la quale si manifesta appieno nella sua continua oscillazione tra Unione Europea e Federazione Russa.
Entrambe le possibili cooperazioni privilegiate presentano infatti numerosi aspetti positivi e vantaggiosi, ma altrettante implicazioni sfavorevoli, prima fra tutte l’impossibilità di mantenere, come in precedenza, i rapporti con il partner politico ed economico non scelto.
De Jong S, Oosterveld W.T., Usanov A, Kertysova K., Ilko I., Fernández-Garayzábal González J. (a
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cura di), Beyond the Cold War of Words. How Online Media Can Make a Difference in the Post-Soviet Space, The Hague Centre for Strategic Studies, RNW, The Hague, 2015, pp. 15-6.
Relations between Ukraine, the EU and Russia
L’Ucraina si trova quindi davanti ad una scelta che condizionerà non solo il futuro del Paese e della sua popolazione, ma anche quello degli altri attori coinvolti e, a livello più ampio, i rapporti e gli assetti geopolitici tra le principali potenze del continente europeo. Una delle problematiche maggiori riguarda la formulazione di un piano politico, economico e sociale che sia condiviso dalle diverse realtà operanti nel territorio, delle quali alcune auspicano la ripresa di una maggiore integrazione con la Federazione Russa, altre invece sperano in un avvicinamento all’Unione Europea, sulla scia di altri stati precedentemente parte del Blocco comunista.
«Ukraine has long been standing at a crossroad between closer integration with either Russia or the EU without choosing either - known as ‘multi-vector’ foreign policy. EU-Ukraine relations ebbed and flowed, as periods of rapprochement gave in to fatigue and estrangement, with the same valid for Ukraine-Russia relations. The recent set-back in the EU-Ukraine negotiations is albeit a crucial turn in Ukraine’s foreign policy. The most apparent reason for this is the deterioration of political situation in Ukraine […].» 137
Gnedina E. Sleptsova E., Eschewing Choice: Ukraine’s Strategy on Russia and the EU, CEPS Working
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Durante la sua presidenza, Janukovič si astenne sempre dal dare un segnale chiaro riguardo a quale direzione avrebbe dovuto prendere l’Ucraina in futuro, concentrandosi invece nel consolidare il proprio potere interno e nella difesa dello status quo.
Egli inviò infatti segnali ambivalenti sia alla Russia che all’UE: la sua prima visita ufficiale nel 2010 fu inaspettatamente a Bruxelles, dove confermò l'impegno del suo Paese a continuare i negoziati con l’Unione sull'accordo di associazione; mentre nel marzo dello stesso anno, con un’altrettanto inaspettata manovra, prolungò il contratto di locazione della base navale di Sevastopol’ per la Flotta del Mar Nero fino al 2042, in cambio di una riduzione del 30% del prezzo del gas importato dalla Russia. Nonostante il conseguente riavvicinamento tra le due nazioni, Janukovič rifiutò però l'offerta del Presidente Putin per la fusione di Gazprom e Naftogaz.
In un tentativo di diversificare i suoi contatti di politica estera, il Presidente ucraino visitò inoltre la Cina nel settembre 2010.
Dopo due anni di incertezza, risultò evidente che Janukovič avesse deciso di adottare la vecchia politica estera ‘multi-vettore’ - una politica di attento bilanciamento tra la Russia e l’UE, usata in passato dalle élite nazionali ucraine come leva nelle contrattazioni con i due partner economici e politici e per estendere lo spazio di manovra con entrambi gli attori esterni, senza dover necessariamente scegliere tra essi e quindi perdere dei benefici. 138