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Previsioni sull’Ucraina post-sovietica

L’UCRAINA AL BIVIO POSSIBILI SCENARI PER UN FUTURO INCERTO

7.1 Previsioni sull’Ucraina post-sovietica

All’indomani del crollo dell’Unione Sovietica e del raggiungimento della tanto agognata indipendenza, l’Ucraina si trovò ad affrontare una sfida nuova e molto complicata: esistere come stato autonomo, come entità dotata di identità propria, ma che allo stesso tempo racchiude in sé le profonde diversità del popolo ucraino.

Oltre al peso di secoli di dominazione polacco-lituana, asburgica e zarista, che hanno fortemente influenzato lo sviluppo culturale, politico ed economico dei rispettivi territori, l’Ucraina doveva confrontarsi con la sua eredità sovietica e con le molteplici radici comuni e somiglianze con la vicina Russia.

La questione consisteva quindi nel prendere una decisone cruciale riguardo al futuro della nazione: se chiudere i ponti con il passato ed affrancarsi definitivamente da esso, come fece la Polonia, la quale, dopo aver eliminato le tracce politiche ed architettoniche del comunismo sovietico, ha orientato il suo futuro in ottica sempre più europea, o se porsi come la Bielorussia, Paese ancora oggi strettamente legato alla Russia sia dal punto di vista politico che economico.

La peculiarità dell’Ucraina, rispetto alle altre repubbliche ex-sovietiche, fu proprio in merito a questa decisione, mai formalmente presa, anche a causa del mancato mutamento ai vertici del potere interno: seppur si dichiaravano europeisti e desiderosi di cambiare profondamente il futuro del Paese, la maggior parte degli esponenti della nuova classe politica dirigente apparteneva infatti alla ex-nomenklatura, ovvero i membri di spicco del partito comunista ucraino durante il regime sovietico.

A causa delle scelte in politica estera dei diversi Presidenti, spesso orientate verso un approccio multi-vettoriale, la nazione si trovò quindi sempre a metà tra Federazione Russa e Unione Europea, cercando di ottenere vantaggi da entrambi gli alleati, ma allo stesso tempo, seppur indirettamente, mantenendosi in una situazione interna di instabilità ed incertezza.

A seconda della regione considerata, se orientale od occidentale, vi erano e vi sono tutt’ora notevoli differenze sulle posizioni adottate da classe politica ed opinione pubblica in merito a che tipo di futuro essi vogliano per il proprio Paese.

«In the case of Ukraine it is far from clear that economic interdependence between eastern Ukraine and the Russian federation will remain a rational economic process and not lead to an attempt by some in Russia to bifurcate the Ukrainian state. The growth of regionalism is a Europe-wide phenomenon which has lead to devolution and vitality within these polities. Regionalism in Ukraine, though, may well lead to an even greater control of the regions by political clans (a European version of war lordism) resolution in less democracy, more political atomization of the population and even a possible break-up of the state and severe civic disorder.

There are several issues which might destabilize Ukraine and sunder its tenuous cohesion. The crucible of Crimea, which heretofore was well managed by all sides was, however, never resolved, and may trigger a major inter-Ukrainian crisis, given the deep division throughout Ukrainian society over whether a compromise with Russia is either possible ore desirable. In international terms, the potential atrophy of Ukraine might very well create a vacuum that could rekindle imperial ambitions among segments of the Russian elite, which could easily destabilize the delicate balance in Europe.» 224

Quest’analisi è stata formulata da Prizel nel suo libro ‘National identity and foreign policy. Nationalism and leadership in Poland, Russia and Ukraine’ e, sebbene datata 1998 risulta oggi più che mai centrata ed attuale.

Nonostante le vicende contemporanee si siano svolte secondo un ordine cronologico invertito, ovvero che sia da considerare lo scoppio delle tensioni a Kiev e nelle piazze delle principali città ucraine con conseguente crisi nazionale, come l’elemento che ha provocato la rottura del fragile equilibro sul quale si basava la realtà della penisola della Crimea, la lettura data dall’autore risulta ancora applicabile al caso in esame. Essa permette quindi di vedere chiaramente come questi avvenimenti e la loro successiva

Prizel, National Identity and Foreign Policy, pp. 421-2.

rapida escalation non siano frutto di una casualità o di motivazioni estemporanee, ma che vi fossero tensioni profonde alla base, sopite ma non risolte e quindi suscettibili di riemergere con relativa facilità.

Lo stesso Huntington, nella sua opera ‘Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale’ del 1996, affrontò, tra gli altri temi, anche la questione della situazione ucraina post-indipendenza, evidenziando in particolare le caratteristiche peculiari della nazione e il suo travagliato rapporto con la Russia, fornendo poi delle riflessioni che rispecchiano appieno la realtà attuale.

«L’Ucraina, tuttavia, è un paese diviso, patria di due distinte culture. La linea di faglia tra civiltà occidentale e civiltà ortodossa attraversa infatti il cuore del paese, e così è stato per secoli.»225

«Le differenze tra Ucraina orientale e occidentale si manifestano negli atteggiamenti delle rispettive popolazioni […] La spaccatura tra est e ovest apparve evidente in tutta la sua drammaticità in occasione delle elezioni parlamentari del luglio 1994. […] Le elezioni, disse un osservatore americano, “hanno rispecchiato e ancor più cristallizzato la spaccatura esistente tra gli slavi europeizzati del’Ucraina occidentale e la visione slavo-russa dello stato ucraino. Non si tratta tanto di polarizzazione etnica, quanto piuttosto di culture diverse.» 226

Nella sua analisi, l’autore delineò tre possibili sviluppi futuri nelle relazioni politiche e conseguentemente anche economiche tra le due nazioni, in base alle diverse chiavi di lettura di volta in volta adottate.

Seguendo l’approccio che considera le civiltà come gli elementi cardini del mondo odierno appaiono residuali le probabilità di uno scontro violento tra Ucraina e Russia, data la comune origine slava e lo stretto rapporto intercorso in passato tra i due popoli. Una seconda visione, invece, fa riferimento alle forti tendenze secessioniste che pervadono le regioni orientali, ipotizzando la spaccatura del Paese in due entità distinte e, eventualmente, l’annessione delle suddette alla Federazione Russa.

Questa ipotesi si è effettivamente avverata per quanto riguarda la Crimea, realtà alla quale fece riferimento anche lo stesso autore, come primo tentativo di indipendenza

Huntington S., Lo Scontro delle Civiltà e il Nuovo Ordine Mondiale, Garzanti, Milano, 1997, p. 239

225

Ivi, pp. 239-40

interno al Paese, tentativo che si risolse però in un fallimento e nell’intervento dei leader ucraino e russo per impedire che la tensione creatasi degenerasse in violenza. 227

«[Secondo Huntington] il terzo e più probabile scenario è che l’Ucraina resti unita, resti un paese diviso, resti indipendente e sviluppi, in linea generale, stretti legami di cooperazione con la Russia. Una volta risolte le dispute relative alle armi nucleari e alle forze militari le questioni di lungo periodo più serie saranno di carattere economico, e la loro risoluzione sarà facilitata da una cultura in parte comune e da stretti legami personali.»228

Data le vicende che hanno caratterizzato gli ultimi due anni, in particolare l’alto numero di vittime, soprattutto civili, degli scontri e le forti dichiarazioni rilasciate da entrambe le parti, quest’ultima ipotesi appare oggi inverosimile e, di conseguenza, altamente improbabile pensare che si possa realizzare in un futuro prossimo.