• Non ci sono risultati.

La scelta dei soggetti, le fonti e la periodizzazione

2.4. Le elezioni presidenziali del 1936

«L’America si trova di fronte a un bivio»143. Così il partito democratico pose la sfida tra Roosevelt e Alf Landon, considerando le elezioni del novembre del 1936 una scelta risolutiva tra libertà e oligarchia. In quest’ottica, già dall’estate fu creato a Chicago il Progressive National Committee and Labor’s Non-Partisan League Supporting Franklin D. Roosevelt for President (PNC), per attirare tra le fila democratiche il voto di indipendenti, vecchi aderenti al partito progressista e repubblicani insoddisfatti144. Attivatosi soprattutto nella raccolta di fondi a sostegno della rielezione di Roosevelt, il gruppo si rivelò espressione delle anime più liberal del partito democratico, aprendosi anche all’ampia partecipazione di afroamericani. Concepito, dunque, per parlare a elettori tradizionalmente lontani dal partito, il comitato cercò di sostenere il presidente attraverso l’elaborazione di un ritratto molto progressista di FDR, rappresentato come difensore del liberalismo e della democrazia americana.

Il PNC scelse di lavorare soprattutto all’organizzazione di eventi pubblici nelle metropoli del Nord, là dove quattro anni prima la constituency democratica si era rivelata porosa e in decisa espansione. Alla presenza sul territorio fu associato un calendario piuttosto intenso di interventi radiofonici, cui parteciparono personaggi dotati di particolare visibilità a livello nazionale per testimoniare la loro conversione al partito democratico. Anche Mary McLeod Bethune, che nel 1932 aveva confermato il proprio favore a Hoover e al GOP, fu attivamente coinvolta nelle attività del PNC con l’obiettivo di

143 For the Youth, Progressive Committee, undated, Progressive National Committee Supporting FDR for President Papers, LOC, b. 2, f. Roosevelt Administration, Brief Outline of Achievements.

144 Progressive Committee Speaker Manual, 7 October 1936, Progressive National Committee Supporting FDR for President Papers, LOC, b. 2, f. Speakers Bureau.

- 122 -

aumentare le fila degli elettori afroamericani. Quando era stata inserita nell’ambito istituzionale, anche lei aveva appunto confermato di fare fatica a definirsi democratica, preferendo, invece, dichiararsi New Dealer145. Allo stesso modo, anche l’assetto informale scelto per il BC serviva non solo a facilitare i contatti e la collaborazione con i movimenti di emancipazione, ma rispondeva anche alla necessità di mantenere una «discreta indipendenza»146 dal partito ed evitare che il gruppo potesse essere strumentalizzato, specialmente durante la campagna elettorale.

Già tra l’estate e l’autunno del 1936 era chiaro come l’ampio sostegno che avrebbe riconfermato Roosevelt alle elezioni di novembre derivasse non tanto dalla fedeltà al partito quanto, in primo luogo, dal suo grandissimo ascendente simbolico. La famiglia presidenziale esercitò, probabilmente, la carica più forte, in grado di prevalere sulle persistenti voci razziste e conservatrici presenti all’interno del partito. Come affermato da Harvard Sitkoff, con l’avvicinarsi delle elezioni Roosevelt e la first-lady oscurarono i bilanci ancora negativi sugli effettivi risultati del New Deal in materia di disoccupazione e «marcarono il loro ruolo politico e la carica simbolica per suscitare il favore della nazione»147. Anche per questo, Bethune accettò di essere coinvolta nel PNC non tanto a prova dei risultati concreti ottenuti dalla NYA, quanto dalla sottolineatura della personalità del presidente. Secondo Bethune, infatti, «FDR sta[va] emancipando i giovani Negri dalla disperazione e dalle opportunità negate» e «come mai prima d’ora i giovani si [stavano] rendendo conto di prendere parte a un governo umano»148. Il nuovo corso politico inaugurato nel 1932 aveva certamente rappresentato «qualcosa di eccezionale per l’opinione pubblica»149 che, dunque, guardava con sempre più forza alla famiglia presidenziale.

In secondo luogo, gli afroamericani si dimostrarono consapevoli della crescente importanza acquisita nel panorama nazionale, testimoniata da un’influenza non secondaria sullo sviluppo della campagna elettorale. Per la

145 M. McLeod Bethune, Twenty-First Spingarn Medalist, cit.

146 Minutes of the First Meeting of the FCNA, cit.

147 H. Sitkoff, A New Deal for Blacks, cit., p. 71.

148 M. McLeod Bethune, A Negro Leader Pays Tribute to the President, 26 October 1936, Progressive National Committee Supporting FDR for President Papers, LOC, b. 1, f. Printed Material, Endorsement Card.

- 123 -

prima volta, sia il partito democratico che quello repubblicano si impegnarono attivamente per raccogliere voti anche sui principali organi della stampa afroamericana150. D’altra parte, già nel 1930 la circolazione di alcuni giornali come The Pittsburgh Courier, The Chicago Defender e Amsterdam News era raddoppiata e, proprio a metà degli anni Trenta, più di un terzo delle famiglie afroamericane si era abbonata alla carta stampata151. Anche i racial advisers furono variamente occupati durante la campagna elettorale democratica, cercando di enfatizzare la vicinanza del presidente alla causa dell’emancipazione attraverso le conquiste delle agenzie più importanti per gli afroamericani, come la NYA e i CCC. Ancora, i movimenti e le organizzazioni locali si attivarono con più decisione alla ricerca del voto nella base dell’elettorato, sebbene Roosevelt non si fosse mai appellato in modo estremamente diretto ad essa.

La sua campagna elettorale fu anzi interamente giocata attorno all’ulteriore espansione del New Deal, mentre la piattaforma del partito democratico ruotò attorno a tre obiettivi distinti: la protezione della famiglia e della casa, il sostegno ai più bisognosi e la realizzazione di una democrazia garante di pari opportunità152. In questo quadro, gli afroamericani usufruirono di alcune nuove aperture anche alla Democratic National Convention (DNC) del 1936. Per la prima volta, fu accolta la presenza di trenta delegati afroamericani per diretto volere del presidente e fu anche riservato un discreto spazio ad Arthur W. Mitchell, primo afroamericano a sedere in Congresso nel 1935153. Malgrado l’impegno attivo di molti afroamericani per la rielezione di Roosevelt sia a livello grass-roots sia nell’ambito delle istituzioni federali, anche il New York Times denunciò la piattaforma politica della DNC per aver apertamente escluso i temi della discriminazione razziale dalla discussione154. Era stata la NAACP ad aver guardato con particolare interesse alla convention quando, in vista del congresso annuale dell’estate 1936, aveva sperato di

150 P. Sullivan, Days of Hope, cit., p. 93.

151 N.P. Singh, Black Is a Country. Race and the Unfinished Struggle for Democracy, Cambridge, Harvard University Press, 2004, p. 69.

152 D. Plotke, Building a Democratic Political Order, cit., p. 134.

153 S.D. Cashman, African-Americans and the Quest for Civil Rights, 1900-1990, New York, New York University Press, 1992, p. 52.

- 124 -

ottenere la partecipazione di Eleanor Roosevelt155. Al contrario, la first-lady rifiutò di assumere un ruolo tra gli speakers principali, anche se la sua mediazione con il presidente continuava a essere ritenuta di fondamentale importanza per il tema dei diritti civili.

Nonostante le persistenti chiusure dell’amministrazione e del partito, i movimenti dichiararono il proprio appoggio a Roosevelt, nella speranza che una seconda amministrazione democratica avrebbe loro permesso di esercitare pressioni sul governo e di superare le reticenze del presidente in merito alla discriminazione156. In vista delle elezioni, l’associazionismo si dedicò soprattutto all’attività grass-roots, per stimolare una partecipazione elettorale sempre più ampia. La NAACP potenziò le proprie cellule locali, attivando notevoli forme di sostegno all’esercizio del diritto di voto direttamente nelle comunità157. Su The Crisis, invece, assunse toni molto più trionfalistici nel declinare il proprio endorsement a Roosevelt. Alla fine di ottobre, il presidente fu definito «il secondo emancipatore d’America» poiché, attraverso di lui, «i cittadini neri [avevano] finalmente imparato di essere parte integrante e importante delle dinamiche del governo federale, che avrebbe loro garantito protezione e diritto a vivere vite dignitose»158. Anche la stampa afroamericana si schierò a favore di Roosevelt, dimostrando un attaccamento particolare a Hopkins, Williams e ai racial adviser. Alfred E. Smith, d’altra parte, sostenne che proprio la WPA avrebbe rappresentato un fattore fondamentale per attrarre il voto afroamericano a favore di FDR «nonostante i difetti e i bassi standard di assistenza»159.

Più in generale, i primi due anni del Second New Deal suscitarono un cambiamento di prospettiva nel guardare all’amministrazione federale, in cui la combinazione tra l’attività dei movimenti, il ruolo chiave di Eleanor Roosevelt e le aperture del presidente risultarono cruciali per sancire il definitivo passaggio degli afroamericani al partito democratico.

155 W.F. White to E. Roosevelt, 21 February 1936, NAACP, LOC, b. B12, f. Annual Conference.

156 I. Katznelson, Fear Itself, cit., p. 168.

157 A.J. Badger, Whatever Happened to Roosevelt’s New Generation of Southerners?, cit, p. 125.

158 Democratic National Committee, Roosevelt the Humanitarian, in The Crisis, Vol. 43 (October 1936), p. 299.

- 125 -

Contrariamente all’incertezza politica che aveva caratterizzato il clima delle elezioni precedenti, il 1936 rappresentò uno spartiacque, un momento di svolta assoluta per il clima di favore a Roosevelt, che si rivelò in grado di oscurare le opposizioni più accese. A poche settimane dal voto, il rinnovo della promessa che «tra i cittadini americani non ci [dovessero] essere uomini e razze dimenticate»160 fu dunque percepito dall’opinione pubblica e dai movimenti in modo nuovo. Allo stesso modo, Harold L. Ickes aveva affermato che «ai Negri [sarebbe stata] data l’occasione cui [erano] intitolati […] poiché in primo luogo [appartenevano] alla classe che la nuova democrazia [aveva intenzione di] assistere»161. Le inedite aperture dell’amministrazione all’inclusione degli afroamericani furono dunque rilette insieme alle trasformazioni politiche newdealiste, in cui anche l’inclusione della questione razziale nel più ampio programma di riforma politica, civile ed economica caratterizzò la svolta operata dal Second New Deal162. Agli afroamericani piacque in modo particolare il filo rosso concepito chiaramente da Roosevelt tra giustizia sociale e ripresa economica. Nell’estate del 1936, invitato al convegno annuale della NAACP, anche Ickes aveva spiegato con disinvoltura gli obiettivi dell’agenda presidenziale e la giustizia sociale ricercata dalle istituzioni, affermando che «i principi per cui il presidente [aveva] combattuto [erano] gli stessi per i quali [la NAACP] sta[va] lottando – libertà, giustizia, opportunità»163.

Alle elezioni, più del 70% degli elettori e delle elettrici afroamericane scelse di dare fiducia al presidente, imprimendo lo storico e definitivo passaggio dei neri al partito democratico su cui la storiografia si è a lungo interrogata164. Il presidente praticamente raddoppiò i propri consensi tra i neri, tranne che nella città di Chicago e, secondo Gallup, raccolse il favore del 76%

160 F.D. Roosevelt, Address at the Dedication the New Chemistry Building at Howard

University, 26 October 1936, http://www.presidency.ucsb.edu/ws/?pid=15208 (ultimo accesso 2o aprile 2017).

161 H.L. Ickes, The Negro as Citizen, in The Crisis, No. 18 (August 1936), pp. 250-253.

162 N.P. Singh, Black Is a Country, cit., p. 67.

163 H.L. Ickes, The Negro as a Citizen, 30 June 1936, NAAPC, LOC, b. B13, f. Annual Conference.

164 Alcuni esempi: K. Anderson, The Creation of a Democratic Majority, 1928-1936, cit.; L.H. Fishel, The Negro in the New Deal Era, in The Wisconsin Magazine of History, Vol. 48, No. 2 (Winter, 1964-1965), pp. 111-126; H. Sitkoff, The Struggle for Black Equality.

- 126 -

degli afroamericani del Nord165. Al Sud il voto era rimasto ancora grandemente precluso, sebbene la NAACP si fosse attivata a livello locale fin dall’autunno 1934 per fornire assistenza ai neri nei processi di registrazione166. Anche al congresso annuale del 1936, il sostegno al diritto di voto aveva rappresentato uno degli elementi centrali del dibattito, con la forte enfasi da parte di Walter F. White sul potere inespresso degli afroamericani «[che] nelle città del Nord e del Midwest [avevano] risvegliato la forza del proprio voto e [avrebbero giocato] un ruolo importante nel determinare il risultato elettorale»167.

A novembre fu dunque evidente una nuova percezione nei confronti dell’amministrazione federale e una maggiore vicinanza della famiglia presidenziale all’emancipazione afroamericana, nonostante i risultati ancora risibili. Tuttavia, il decisivo impegno degli afroamericani inseriti nelle agencies a dimostrare la novità e le opportunità offerte dal New Deal ebbe un’importanza fondamentale. La stessa esistenza del FCNA dimostrò il nuovo clima offerto dall’amministrazione, oltre che l’insistenza degli amministratori afroamericani a inserirsi nella struttura istituzionale per ricercare una coalizione ampia e inclusiva che guardasse non solo all’esperienza istituzionale ma anche alla società civile e ai movimenti. Bethune e i Black Cabineteers furono occupati a dimostrare che la presidenza Roosevelt «rappresentava una cesura con le amministrazioni passate»168. Il divario tra Nord e Sud continuava a essere evidente e strettamente legato al rimodellamento della coalizione democratica, sempre più variegata. Le recenti misure politiche erano guardate con crescente sospetto dai conservatori perché avrebbero potuto rappresentare un volano per la crescita delle rivendicazioni da parte degli afroamericani169. Ancora, le denunce dei movimenti sull’inibizione al diritto di voto e sulle poll taxes furono sempre più pesanti anche sulla stampa, provocando un’impennata degli attriti tra i democratici del Sud e Roosevelt stesso. Se, però, nel 1932 il Sud era stato

165 H. Sitkoff, A New Deal for Blacks, cit., p. 71.

166 P. Sullivan, Lift Every Voice, cit., p. 214.

167 W.F. White, Voters Awake to Power of Ballot, NAAPC, LOC, b. B13, f. Annual Conference.

168 C.L. Greenberg, To Ask for an Equal Chance. African Americans in the Great Depression, New York, Rowman & Littlefield, 2009, p. 55.

- 127 -

fondamentale per sostenere la candidatura e l’elezione del presidente, nel 1936 esso non rappresentò più la forza essenziale della coalizione a sostegno del New Deal170. La nuova base si era cementata alle elezioni di midterm del 1934 e, tra l’elezione e la riconferma, il voto democratico era cresciuto fortemente tra la working-class e la middle-class, portando a un assottigliamento della polarizzazione elettorale171. Le elezioni del 1936 misero dunque a nudo l’incompatibilità delle forze che rappresentavano la coalizione di Roosevelt e le tendenze sempre più liberali che stavano emergendo172. Dopo i contrasti con la Corte Suprema, le elezioni del 1936 furono interpretate come una conferma del New Deal e delle riforme proposte. Roosevelt conquistò il 60,8% del voto popolare, fino a quel momento la percentuale più alta nella storia delle elezioni presidenziali. I due anni successivi, dunque, sarebbero stati caratterizzati da un ulteriore rafforzamento istituzionale e da una transizione sempre più evidente verso la nuova coalizione democratica. In questo quadro di apertura, il neonato FCNA avviò le proprie attività istituzionali e pubbliche e andò a inserirsi nella costruzione dell’emergente nuovo ordine democratico. Gli afroamericani furono infatti capaci di lavorare al rinnovamento del partito from below insieme ai lavoratori, ai giovani, all’organized labor, rappresentando uno degli interessi in grado di proporsi all’amministrazione con un progetto politico ampio, inclusivo e organizzato173.

170 H. Sitkoff, A New Deal for Blacks, cit., p. 83.

171 D. Plotke, Building a Democratic Political Order, cit., p. 132.

172 K.J. McMahon, Reconsidering Roosevelt on Race, cit., p. 59.

PARTE II. 1937-1940.

ALLA RICERCA DI UNA NATIONAL