Dentro le istituzioni. Il Black Cabinet tra Washington e realtà locali
3.3. Verso il National Defense Program
Guardando ai risultati numerici ottenuti nel biennio precedente, il FCNA si ritenne parzialmente soddisfatto. Annualmente, la WPA era riuscita a coinvolgere più di trecentomila afroamericani e la presenza di neri nei CCC era aumentata esponenzialmente dopo l’avvio critico nel 1933. Nel 1939 fu accolta con particolare approvazione la nascita di una Civil Liberties Unit all’interno del Department of Justice, voluta da Frank Murphy per contrastare le violazioni delle libertà civili233. Ancora, la riforma delle politiche di assunzione all’interno del civil service aveva introdotto una serie di misure per prevenire la discriminazione eliminando, ad esempio, la presenza di una foto nelle richieste di reclutamento. Come risultato, l’amministrazione Roosevelt stimolò una crescita progressiva delle assunzioni di afroamericani, che raggiunse quasi duecentomila unità nel 1941, circa il 10% dell’intera forza lavoro federale234. Infine, la NYA fu l’agenzia con il più alto numero di neri al suo interno. Tra il 1938 e il 1939 anche la stampa non registrò particolari criticità nei confronti della NYA, permanentemente ritenuta come l’agenzia più progressista verso l’inclusione degli afroamericani e in grado di mantenere buoni contatti con le sezioni locali, «[di] monitorare l’implementazione statale e attuare politiche inclusive»235. Mediamente, il coinvolgimento di studenti afroamericani all’interno dei college cresceva a un ritmo del 13,5% annuo a partire dal 1936. Nel 1940, inoltre, il personale della NYA crebbe sia a livello federale che regionale, a conferma della sua importanza sempre più centrale all’interno del panorama istituzionale236. L’impegno della WPA e della NYA risultò fondamentale per raggiungere proprio i risultati registrati nel 1940, quando la proporzione di afroamericani inseriti nell’amministrazione federale triplicò rispetto a dieci anni prima.
In questo, un contributo essenziale era stato fornito dal FCNA nel diffondere il New Deal sul territorio. Anche all’interno della BC, Bethune aveva appunto sostenuto l’importanza di «non sottostimare il valore delle
233 K.J. McMahon, Reconsidering Roosevelt on Race, cit., p. 144.
234 C.L. Greenberg, To Ask for an Equal Chance, cit., p. 63.
235 M. McLeod Bethune, Report of the Division of Negro Affairs for the fiscal year 30 June 1938 – 1 July 1939, 30 June 1939, MMB, RSC, p. 1, r. 11, 0435.
236 M. McLeod Bethune, Report of the Division of Negro Affairs, 1 July 1940 – 30 June 1941, 30 June 1941, MMB, RSC, p. 1, r. 11, 0457.
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pubbliche relazioni»237. Fu soprattutto lei a incitare gli altri racial adviser a entrare in maggiore contatto con la base, per stimolare l’interesse verso i programmi e sollecitare lo sviluppo di una cittadinanza attiva238. L’attività di sensibilizzazione profusa fu notevolissima, tanto da essere costantemente seguita non solo dagli organi di stampa ma anche dall’amministrazione stessa, che la considerò «una vera profeta del New Deal tra gli afroamericani»239. Attraverso la NYA, fu infatti eccellente testimone nel portare il lavoro dell’agenzia direttamente sul territorio, complice anche un linguaggio molto evocativo e carismatico240. Nel corso dei suoi numerosi viaggi, si occupò personalmente della sensibilizzazione tra i giovani, cercando di incoraggiarne non solo la registrazione ai seggi elettorali e la partecipazione politica ma anche la lettura dei quotidiani e l’ascolto della radio241. Viaggiò soprattutto negli stati del Sud, in Louisiana, South Carolina, Alabama, Georgia e utilizzò la rubrica From Day to Day sul Pittsburgh Courier inaugurata nel 1937242
come cassa di risonanza per promuovere le sue attività in ambito locale e sostenere «una forte elaborazione teorica e di sostegno al New Deal»243. Bethune visitò anche molte università con un elevato numero di studenti afroamericani – dalla Fisk University, alla Howard University, a centri in prevalenza bianchi quali Yale244 –, sottolineando sempre l’importanza di valori che erano stati veicolati anche alle studentesse di Daytona. In primo luogo valorizzò «l’autonomia e l’autostima nelle proprie capacità», ma anche «l’importanza della collaborazione, della coesione razziale e della cooperazione interrazziale»245.
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239 Mrs. Bethune Interprets the NYA to Nation, in The Pittsburgh Courier, 5 September 1936, p. 5.
240 M. McLeod Bethune, NYA Regional Conference on the College Work Program for Negroes, cit.
241 M. McLeod Bethune, National Youth Administration, in The Chicago Defender, 14 September 1935, p. 16.
242 E.M. Smith ha riportato delle date errate di pubblicazione della rubrica From Day to Day: l’autrice ha affermato che la rubrica fu pubblicata dal 23 gennaio 1937 al 18 giugno 1938 Tuttavia, è emerso un articolo della rubrica datato 26 novembre 1938, dunque ben oltre il termine riportato da Smith. Cfr. E.M. Smith, Pursuing a True and Unfettered Democracy, cit., nota n. 40, p. 127.
243 M. McLeod Bethune, From Day To Day, in The Pittsburgh Courier, 8 January 1938, p. 14.
244 Mrs. Bethune Visits Yale, MMBP, LOC, p. 1, r. 8, Scrapbook 10.
245 Mrs. Mary McLeod Bethune Addresses Social Workers, in The Pittsburgh Courier, 1 August, 1936, p. 9.
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Bethune più di altri scelse personalmente di contribuire all’umanizzazione di Roosevelt e a consolidarne la forte carica simbolica che aveva ormai acquisito negli Stati Uniti. Sostenendo l’importanza degli incontri privati che il presidente le aveva concesso subito dopo la NCPN, Bethune fu anche nella posizione di fare pressione e di sostenere apertamente di fronte a FDR che «l’America [spalancava] le porte dell’opportunità ai giovani di tutto il mondo ma le [sbatteva] in faccia ai giovani afroamericani»246. A seguito del convegno, anche il suo rapporto con il presidente aveva progressivamente assunto una natura piuttosto confidenziale. A nome della Division of Negro Affairs, Bethune inviò a Roosevelt numerosi report contenenti aggiornamenti, proposte e suggerimenti per migliorare la qualità della NYA e, più in generale, l’approccio dell’amministrazione verso l’inclusione degli afroamericani. A nome del FCNA, Bethune non venne mai meno alla necessità di mettere in luce le manchevolezze dimostrate dalle istituzioni, continuando a porsi come interlocutrice critica, pur se inserita nei ranghi dell’amministrazione. Per questo, utilizzò spesso le comunicazioni con FDR per sottoporre questioni ritenute di particolare rilevanza dal FCNA, specie con l’intensificazione delle preoccupazioni internazionali. Proprio nel 1939, chiese di nominare un assistente afroamericano nel dipartimento del Secretary of War «per assicurare la completa integrazione dei Negri nelle forze armate della nazione»247. Poco più tardi, non esitò a mostrare risolutamente, in una lettera privata a FDR, la delusione e la frustrazione degli afroamericani per la sua persistente vicinanza a elementi del Congresso ufficialmente razzisti e contrari a qualsiasi emancipazione per gli afroamericani. Più in particolare, Bethune mise in dubbio la possibilità di ripetere il successo elettorale ottenuto tra gli afroamericani alle successive votazioni, poiché «[sarebbe stato] un grande errore credere che il voto dei Negri [fosse] irrevocabilmente legato alle fila democratiche»248. Nello stesso memorandum, Bethune riassunse le
246 The Contribution of the National Youth Administration to the Development of Negro Youth, 15 April 1937, MMB, RSC, p. 1, r. 12, 0001.
247 M. McLeod Bethune to A.W. Williams, 17 October 1939, RG 119, NARA, General Subject File of the Director, f. 1939.
248 M. McLeod Bethune to F.D. Roosevelt, 27 November 1939, MMBP, RSC, p. 1, r. 10, 0288.
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attività svolte durante l’anno dal FCNA ma «al di là del riguardo personale nutrito da molti verso [il presidente ed] Eleanor Roosevelt, erano crescenti le sensazioni di disperazione, sfiducia e amarezza per il controllo della politica di partito»249. Riferendosi ai membri del Congresso apertamente razzisti, Bethune parlò della Negrophobia nutrita da quei senatori come Byrnes, Smith, George e Connally che avevano guidato l’ostruzionismo durante la discussione della legge antilinciaggio e «la delusione di fronte ai senatori democratici del Nord che non [avevano] alzato la voce di fronte a questi ridicoli attacchi contri i Negri»250.
L’appoggio e gli equilibri della coalizione democratica continuavano dunque a mostrare segni di squilibrio e di parziale tensione. Alla fine del 1938, anche se i democratici erano riusciti a mantenere il controllo sul Congresso, i repubblicani avevano infatti guadagnato seggi sia alla Camera sia al Senato. Il discorso di Franklin D. Roosevelt del gennaio 1939 non si riferì alla politica interna ma fu invece associato alla situazione internazionale. Proprio le vicende europee portarono a un progressivo spostamento degli interessi presidenziali verso i temi legati alla sicurezza. Dal gennaio 1940 il Congresso fu dunque occupato dall’approvazione di un ingente spostamento di fondi dal New Deal al programma di difesa nazionale e dalle richieste di nuovi finanziamenti al programma militare. Con lo scoppio del conflitto e a seguito delle insistenze di FDR, fu anche approvata la possibilità di acquistare armi su larga scala. Di fronte alla graduale ristrutturazione del New Deal, il FCNA continuò ad avanzare al presidente, attraverso Bethune, la richiesta sempre più urgente di inserire delegati afroamericani all’interno delle agenzie governative e di rafforzarne la presenza e la posizione laddove erano già inseriti. Fu chiesta con particolare insistenza la presenza di neri all’interno del Civil Service Commission, del Department of Commerce, della Federal Security Agency e del Public Health Department. Il BC si attivò soprattutto a fare in modo che l’amministrazione riuscisse a prevenire la discriminazione impegnandosi fin da subito nel garantire rappresentatività all’interno dei dipartimenti che sarebbero stati di imminente interesse per gli Stati Uniti, in primo luogo richiedendo la nomina
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di un assistente per il Secretary of War251. Nel giugno del 1940 fu creata la National Defense Advisory Commission (NDAC), con l’obiettivo primario di supervisionare l’assunzione all’interno delle industrie di difesa e, per la prima volta, ebbe al suo interno una sezione dedicata gli afroamericani. Nell’autunno del 1940 Weaver fu inserito nella NDAC come Adviser, all’interno di un gruppo di policy-makers in cui lui fu l’unico afroamericano. Egli fu incaricato di occuparsi di «facilitare una equa partecipazione dei Negri nel programma e garantire la loro integrazione in tutte le fasi non militari del programma di difesa»252. Qualche mese più tardi, fu approvato il Selective Service Act, in cui fu emendata una clausola di divieto di discriminazione nella selezione e nella preparazione dei soldati, ma non riuscì di fatto a impedire comunque episodi di discriminazione. In ogni caso, a seguito della legge più di tre milioni di afroamericani avrebbero fatto richiesta per essere arruolati. Nell’autunno del 1940, il War Department affermò che gli afroamericani sarebbero stati ricevuti nell’esercito in numeri proporzionali alla popolazione, ma in unità separate.
Tuttavia, proprio nel 1940 i problemi di salute di Bethune imposero un arresto delle attività del BC, che aveva continuato a dipendere strettamente dal suo coordinamento. Di conseguenza, per qualche mese «il comitato non [funzionò] con regolarità e il programma [fu] incostante»253. Nel mese di aprile i lavori del FCNA cominciarono a subire un primo arresto a causa della permanenza di Bethune in Florida. Rivolgendosi a Weaver, la direttrice lo esortò a «portare avanti i lavori del BC e a continuare a offrire cooperazione e supporto nel sottoporre ai membri ogni tema su cui [era] necessario riflettere»254. Ancora, Bethune lo pregò di sostenerla nell’elaborazione di «un documento completo sulla partecipazione degli afroamericani nell’amministrazione», poiché «[erano] state fatte un buon numero di cose, ma non [erano] state sufficientemente diffuse informazioni su quello che [era] accaduto riguardo le importanti nomine degli ultimi sette anni»255.
251 M. McLeod Bethune to F.D. Roosevelt, Some of the Things Negroes Desire, 12 January 1940, MMB, RSC, p. 1, r. 2, 0099.
252 National Defense Labor Problems. The Weaver Appointment, in The Crisis, Vol. 47 (October 1940), p. 319.
253 M. McLeod Bethune to J.A. Atkins, 22 October 1940, MMB, RSC, p. 2, r. 7, 0866.
254 M. McLeod Bethune to R.C. Weaver, 24 April 1940, RCW, SCRBC, p. 1, r. 1.
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In linea con lo stile pragmatico che lo aveva contraddistinto fin dall’ingresso nel Department of Interior, gli interessi di Weaver si concentrarono però attorno alle politiche lavorative e lasciarono più da parte il costante lavoro di networking. Grazie all’evidente visibilità del BC, Weaver acquisì estrema notorietà e il suo ruolo istituzionale fu sempre più considerato e rispettato. Nello stesso anno, partecipò attivamente ai lavori della National Conference on Social Work, dove dimostrò che il caso offerto dalla minoranza afroamericana continuava a rappresentare uno strumento imprescindibile per discutere di collaborazione interrazziale all’interno dei programmi federali, in quanto «una pianificazione intelligente e una gestione cosciente da parte delle autorità locali [potevano] contribuire alle pari opportunità»256. Fin dal suo inserimento nella PWA, Weaver si era infatti dimostrato particolarmente sensibile all’inclusione di afroamericani a livello decisionale e gestionale dei programmi in quanto, se qualificati e ben preparati, «avevano dimostrato empiricamente di riuscire a evitare discriminazione e conflitti razziali»257. Nel suo caso, l’assistenza pubblica nell’ambito delle case popolari doveva necessariamente affrontare il problema della questione razziale da un punto di vista più ampio, «trovando il modo di avviare progetti misti ed evitare di perpetuare la segregazione»258. Più in particolare, alcuni casi concreti avevano dimostrato l’efficacia della prevenzione del conflitto interrazziale attraverso, ad esempio, «la presenza proporzionale di bianchi e afroamericani nei complessi residenziali»259. La convivenza pacifica e l’assenza di discriminazione dimostravano, secondo Weaver, che i programmi dovevano essere ben studiati dagli amministratori in quanto «membri di una minoranza essi stessi e dunque ansiosi di prevenire i conflitti razziali»260.
Già il passaggio del 1938 e lo scoppio della Seconda guerra mondiale avevano però bloccato molte iniziative del FCNA. Anche la decisione di Roosevelt di candidarsi per un terzo mandato, pur essendo accolta molto
256 R.C. Weaver, Racial Minorities and Public Housing, Proceedings of the National Conference of Social Work, 1940, MMB, RSC, p. 1, r. 13, 0812.
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positivamente, lasciava già preannunciare lo spostamento degli interessi del presidente verso la dimensione internazionale. A partire proprio dalla breve crisi del 1938, i Black Cabineteers si erano trovati coinvolti in una crescente opposizione al programma newdealista. Da un lato, la reazione conservatrice dei democratici del Sud continuava a porre un freno alle iniziative più liberali di FDR e, dall’altro, i movimenti avevano cominciato a guardare con preoccupazione l’imminente ristrutturazione dell’impianto riformatore newdealista. Anche lo State of the Union Speech del 1939 aveva dimostrato che l’attenzione di Roosevelt era ormai proiettata oltre l’Atlantico261. Di fronte all’avvio del National Defense Program, i membri del FCNA furono dunque indotti a modificare di nuovo le attività, i temi di discussione e le strategie operative. Solo alla fine del 1940 i lavori del BC sarebbero potuti riprendere, ma lentamente e con notevole sforzo. Su suggerimento di James A. Atkins le riunioni del BC furono perciò cadenzate da resoconti orali, al fine di valorizzare i contributi delle singole agencies e di proporre nuovi suggerimenti, poiché i membri si dovevano distinguere come «chiari e degni consulenti con un dovere nazionale di ampia portata»262. La malattia di Bethune e la crisi finanziaria in cui versava anche il Bethune-Cookman College avrebbero portato a una progressiva atomizzazione e a un parziale scioglimento dei legami, mantenuti a fatica anche all’interno dell’inner circle. Furono soprattutto la relazione diretta con Eleanor Roosevelt e la sempre più evidente vicinanza ai momenti di emancipazione a rappresentare i due elementi preziosi e vitali per il proseguimento dell’impegno del FCNA, anch’esso fortemente condizionato dall’impronta internazionale assunta dal New Deal e dall’imminente coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto.
261 F.D. Roosevelt, Annual Message to Congress, 4 January 1939,
http://www.presidency.ucsb.edu/ws/index.php?pid=15684 (ultimo accesso 20 aprile 2017).
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