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La scelta dei soggetti, le fonti e la periodizzazione

2.3. La fondazione del Federal Council on Negro Affairs

L’incarico di Director della Division of Negro Affairs della NYA fu fin da subito orientato all’elaborazione di uno spazio di discussione sempre più ampio. Inserita nell’amministrazione federale, Bethune considerò l’occasione offerta dal New Deal assolutamente unica e da cogliere immediatamente, vista l’inedita opportunità di potersi riservare una responsabilità «ancora più forte dei rappresentanti afroamericani dei singoli stati, per poter lavorare insieme e spianare la strada a migliori politiche federali per la condizione afroamericana»90.

Riprendendo il modello che era stato posto alla base della creazione del NCNW nel dicembre 1935, Bethune scelse di provare ad avviare anche

87 E.M. Smith, Pursuing a True and Unfettered Democracy, cit., p. 69.

88 Cfr. D. Cooper Hamilton, C.V. Hamilton, The Dual Agenda of African American

Organizations since the New Deal, cit.; B. Sternsher, The Negro in Depression and War, cit. 89 E.M. Smith, Pursuing a True and Unfettered Democracy, cit., p. 122.

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all’interno delle istituzioni una umbrella organization91 che potesse presentarsi come esperimento politico inclusivo, per provare ad avviare forme inedite di collaborazione interdipartimentale. Secondo le sue intenzioni, la fondazione del FCNA sarebbe servita a coordinare i racial advisers e la leadership afroamericana nella creazione di un dibattito «il più ampio possibile, che guardasse direttamente alle istituzioni»92. A seguito di numerose lettere di convocazione inviate ai direttori delle Division of Negro Affairs degli altri dipartimenti, agli State Supervisors della NYA e delle altre agenzie e agli afroamericani inseriti in altri uffici di rilevanza all’interno dell’amministrazione, l’incontro preliminare e fondativo del FCNA si tenne il 7 agosto 1936 presso la residenza privata di Bethune.

Di fronte alla richiesta di «avviare la discussione sulle strategie per la piena integrazione e partecipazione»93 degli afroamericani nel panorama nazionale, la prima riunione raccolse un’adesione piuttosto circoscritta. I primi a rispondere e a partecipare furono James A. Atkins, Frank S. Horne (Assistant Consultant On Race Relations, U.S. Housing Authority, USHA), Dewey Jones (Assistant of the Advisor on Negro Affairs, Department of Interior), Lawrence A. Oxley (Supervisor Negro Placement Service, Bureau Of Employment, Department Of Labor), Alfred E. Smith (Staff Adviser, WPA) e Robert C. Weaver (Advisor on Negro Affairs, Department of Interior). Pur continuando a ritenere di fondamentale importanza politica e strategica la partecipazione dei white liberals come Will W. Alexander, Harold L. Ickes e, ovviamente, Aubrey W. Williams, Bethune escogitò una nuova forma di scambio che ponesse a confronto diretto gli afroamericani inseriti nell’amministrazione federale, fuori dalla formalità delle comunicazioni istituzionali. A seguito dell’esperienza fallimentare dell’IGCSPN, spentasi per contrasti interni e per l’assenza di un riscontro positivo da parte dell’amministrazione, Bethune provò ad organizzare uno spazio di confronto «per lavorare insieme […] e dare importanza alla fase che si sta avviando per gli afroamericani»94.

91 Cfr. E.M. Smith, Pursuing a True and Unfettered Democracy, cit.

92 Minutes of the First Meeting of the FCNA, cit.

93 Minutes of the First Meeting of the FCNA, cit.

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La sua trentennale carriera nell’istruzione e nell’attivismo delle donne nere era sempre stata orientata all’allargamento e all’inclusione partecipativa, grazie all’intreccio di strategie che attingevano alle tradizioni dell’attivismo afroamericano in cui lei stessa si era formata ed era cresciuta come Race Woman95. Proprio gli anni Trenta segnarono un passaggio fondamentale per la carriera di Bethune e per il suo riconoscimento come figura di spicco del panorama nazionale. La nomina nella NYA, appunto, giunse non solo nel momento in cui Bethune era già affermata a livello nazionale, ma aveva anche maturato una leadership raffinata, che le avrebbe permesso di provare a organizzare una vera e propria agency all’interno del New Deal e di risultare gradita alle istituzioni. La fondazione del BC rappresentò dunque un passaggio fondamentale per la carriera di Bethune che, nel 1936, si era contemporaneamente trovata a dirigere il Bethune-Cookman College, a presiedere il NCNW e a coordinare la Division of Negro Affairs della NYA. La contingenza temporale tra gli incarichi direttivi ricoperti nel settore istituzionale e civile tratteggiò inevitabilmente le reciproche influenze nel suo stile di esercizio della leadership. Più in particolare, la sua eccezionale esperienza politica e istituzionale come unica donna nera inserita in una posizione di decision-making all’interno del New Deal caratterizzò non solo il suo ruolo all’interno della NYA, ma influì sulle strategie organizzative degli afroamericani all’interno del panorama del Second New Deal. Cercando di mantenere sempre un forte, costante e possibilmente paritario dialogo con Aubrey W. Williams e gli altri amministratori, Bethune riuscì a sfruttare la sua posizione interna alle istituzioni per raccogliere e provare a guidare le strategie organizzative dei racial advisers da lei riuniti. L’esperienza di Bethune all’interno dell’amministrazione federale rappresentò l’occasione per testare anche in ambito istituzionale le caratteristiche della leadership che avevano denotato il suo lungo percorso di attivista e che riuscirono a esercitare un ascendente anche sugli altri racial advisers. La sua lunga carriera, fino a quel momento caratterizzata dalla womanist solidarity96 e improntata all’emancipazione delle giovani generazioni e delle donne nere,

95 Cfr. A.T. McCluskey, Ringing up a School, cit.

96 A.T. McCluskey, “We Specialize in the Wholly Impossible”: Black Women School

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fornì dunque gli strumenti metodologici alla base dello stile, del linguaggio e delle strategie che animarono la fondazione del FCNA nell’agosto 1936.

Bethune aveva già ricevuto qualche breve incarico istituzionale nella seconda metà degli anni Venti proprio per l’esperienza e la visibilità acquisite nell’educazione delle giovani donne afroamericane97. L’istruzione, infatti, sarebbe sempre rimasta il leitmotiv della sua lunga carriera, avviata nel 1904 in Florida con la fondazione della Daytona Educational and Industrial Training School for Negro Girls. Così come evidenziato da Darlene Clark Hine, Bethune espresse la sua fiducia nel potere delle relazioni interrazziali, diventando una delle attiviste afroamericane più abili a sviluppare lo strategic networking98, il coinvolgimento cioè di reti di donne e uomini bianchi in progetti emancipativi di natura soprattutto locale o regionale. Del resto, per le donne afroamericane cresciute negli stati del Sud alla fine dell’Ottocento, l’espansione interrazziale delle reti collaborative e di supporto non solo favorì i processi di integrazione e di emancipazione ma rappresentò il veicolo che permise anche a Charlotte Hawkins Brown, Nannie H. Burroughs e Bethune di realizzare i propri progetti educativi99. Bethune, dunque, aveva personalmente creduto nella necessità di improntare il proprio attivismo alla cooperazione interrazziale, fin dai primi passi compiuti nella realtà scolastica della Florida. Il suo stesso percorso formativo a fine Ottocento si era sviluppato attraverso network locali principalmente gestiti da donne afroamericane, in cui i finanziamenti della filantropia bianca avevano rappresentato la principale fonte di sostentamento economico100. Nata nel 1875 in una cabin del South Carolina e unica tra diciassette figli a ricevere un’istruzione, Bethune rimase sempre legata alla concezione che

97 Ibidem, p. 118.

98 D. Clark Hine African American Women and Their Communities in the Twentieth Century, cit.

99 A.T. McCluskey, Ringing up a School, cit., p. 201. Per una riscostruzione più ampia sullo sviluppo e sui tratti essenziali dell’istruzione afroamericana nel contesto della Ricostruzione si vedano S. Boukari, 20th Century Black Women's Struggle for Empowerment in a White

Supremacist Educational System: Tribute to Early Women Educators, Information and

Materials from the Women's and Gender Studies Program, 2005; D.W. Crofts, The Black

Response to the Blair Education Bill, in The Journal of Southern History, Vol. 37, No. 1

(Feb., 1971), pp. 41-65; G. Griffis Johnson, Southern Paternalism toward Negroes after

Emancipation, in Journal of Southern History, Vol. 23, No. 4 (November 1957), pp.

483-509; S. Horsford Douglass, L.C. Tillman (eds.), Intersectional Identities and Educational

Leadership of Black Women in the USA, New York, Routledge, 2013. 100 A.T. McCluskey, E.M. Smith (eds.), Building a Better World, cit., p. 68.

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«l’educazione delle donne nere [fosse] una forza liberatrice e trainante»101 e che rappresentasse sia il principale dispositivo di empowerment per le singole comunità, sia una delle migliori strategie politiche contro il razzismo e la discriminazione razziale e di genere. Bethune si era infatti formata nel contesto della Ricostruzione tra il North Carolina e Chicago, in centri curati e diretti da donne missionarie del Nord e improntati alla valorizzazione del self-help. Così come molte altre attiviste, una volta terminati gli studi aveva a sua volta scelto di dedicarsi all’istruzione delle giovani afroamericane e di lavorare alla formazione di insegnanti e future leader delle comunità. Il percorso di empowerment doveva infatti cominciare all’interno della famiglia, per divenire la chiave di volta del race uplift102. Già nel 1906 l’istituto aveva raggiunto più di duecento studentesse e Bethune aveva abbandonato l’insegnamento per curare esclusivamente gli aspetti gestionali. Nel 1911 la scuola aveva ulteriormente ampliato l’offerta formativa ed era stata portata al livello di High School, mentre quattro anni dopo sarebbe stata riconosciuta come uno dei più grandi istituti femminili della nazione.Bethune pose tra i principi guida della Daytona School for Negro Girls e del suo successivo attivismo il «senso di dovere e di moral responsibility delle donne afroamericane nei confronti della comunità»103, senza dimenticare quella che Evelyn Brooks Higginbotham ha definito la politica della rispettabilità104, estesa alla dimensione sociale e politica. Il potenziale trasformativo aggiunto al programma si richiamava alla formazione che Bethune stessa aveva ricevuto nella cornice delle scuole missionarie – spesso apertamente in contrasto con il modello di Booker T. Washington –, distinte da un forte accento sull’istruzione letteraria per sviluppare una classe di leader e attivisti politici e sociali105. Bethune intese educare le ragazze afroamericane a diventare «future donne nere e leader razziali», insistendo nel trasmettere il

101 M. McLeod Bethune, A Philosophy of Education for Negro Girls, 1926, MMB, ARC, b. 2, f. 13.

102 C.S. Johnson, Interview with Bethune, Mary McLeod Bethune Papers, Mary McLeod Bethune Foundation, Bethune-Cookman College, Daytona Beach, Florida, cit. in A.T. McCluskey, E.M. Smith (eds.), Building a Better World, cit., p. 50.

103 M. McLeod Bethune, A Philosophy of Education for Negro Girls, cit.

104 E.B. Higginbotham, Righteous Discontent, cit., p. 219. Cfr. L.M. Perkins, The Impact of

the “Cult of True Womanhood” on the Education of Black Women, in Journal of Social Issues, Vol. 39, No.3 (Fall, 1983), pp. 17-28.

105 W.R. Bowie, Women Of Light, New York, Harper and Row, 1963, p. 123 cit. in A.T. McCluskey, Ringing up a School, cit., pp. 208-209.

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valore della costruzione di pratiche che enfatizzassero proprio la cooperazione interrazziale e una «partecipazione collaborativa e condivisa»106. Contrariamente al personalismo dell’educazione maschile, secondo Bethune «l’istruzione delle donne [avrebbe] rimosso i muri del pregiudizio e costruito fiducia e orgoglio intrarazziale, molto più di qualsiasi altro strumento educativo»107. La consapevolezza dell’intersezionalità della discriminazione di razza, genere e classe che fu dimostrata nell’impronta conferita alla Daytona School for Negro Girls fin dalla sua fondazione, ha portato Audrey Thomas McCluskey a riconoscere nelle fondatrici di istituti per ragazze afroamericane tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento una prototypical womanist consciousness108 che, nel caso di Bethune, avrebbe caratterizzato l’ossatura della sua lunga carriera non solo di attivista nei movimenti di donne nere ma anche di figura istituzionale all’interno dell’amministrazione Roosevelt.

Secondo Joyce A. Hanson, l’istituto di Daytona aveva rappresentato un protopolitical tool109 funzionale alla graduale crescita pubblica e politica di Bethune, che aveva accettato la proposta di fusione con un college maschile. Nel 1923, quando il Bethune-Cookman College divenne uno dei migliori centri per l’istruzione afroamericana di alto livello, Bethune si stava preparando a diventare presidente della principale associazione di donne nere a livello nazionale, forte di una lunga esperienza dei movimenti locali e regionali. L’impegno di Bethune nell’emancipazione delle donne nere aveva subìto una svolta interpretativa agli inizi degli anni Venti. Da presidente della FFCWC (1917-1925), le sue riflessioni erano rimaste legate a un’impronta di derivazione vittoriana che, dunque, considerava le donne moralmente superiori. Alle donne erano dunque attribuiti ruoli e responsabilità sociali essenziali per l’emancipazione razziale, poiché, secondo Bethune, «nessuna donna nel mondo [poteva] portare cuori più sinceri, devozione più profonda e un servizio più generoso ai bisogni del proprio paese delle donne nere»110. Fu l’approvazione del XIX emendamento ad imporre a Bethune un

106 M. McLeod Bethune, A Philosophy of Education for Negro Girls, cit.

107 Ivi.

108 A.T. McCluskey, “We Specialize in the Wholly Impossible”, cit., p. 405.

109 J J.A. Hanson, Mary McLeod Bethune & Black Women's Political Activism, cit., p. 89.

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ripensamento su due fronti. In primo luogo, la «crescente tendenza a dare più spazio all’influenza delle donne negli affari della nazione»111 l’aveva indotta a insistere verso un attivismo sempre maggiore delle donne non più solo a livello locale ma anche statale e nazionale, ampliando le pratiche dei movimenti «per acquisire voce e visibilità»112. In secondo luogo, questa «tensione all’allargamento»113 l’aveva convinta ad aggregare nella SFCWC (1920-1925) tutti i club femminili degli stati sudorientali, con i principali obiettivi di coordinare le diverse attività sul territorio, sviluppare un più stretto legame con la realtà locale ma creare anche un’agenda di interesse nazionale.

Fu però il graduale coinvolgimento nelle associazioni femminili locali e nazionali ad aver portato Ida B. Tarbell a inserire Bethune all’ottavo posto tra le cinquanta donne più influenti degli Stati Uniti nel 1930114. Fu la Bethune way115, lo stile conciliante e la leadership dimostrata nell’ambito educativo e dei movimenti, a indurre la NACW a nominarla presidente dell’associazione nel 1924, sconfiggendo la candidatura avanzata dall’attivista antilinciaggio Ida B. Wells. Nel contesto nazionale, Bethune si rivolse alle donne nere invitandole a portare avanti la loro «decisiva influenza nella lotta per l’emancipazione razziale»116, ma sottolineando la sua personale impronta nel voler incoraggiare e perfezionare quei metodi e quelle pratiche tipiche dell’associazionismo femminile. L’intenso lavoro sul self-help e sull’empowerment attraverso una continua attenzione alle comunità locali andava quindi associato alla creazione di «un’agenda politica più definente»117, alla scissione delle questioni di genere dalle questioni razziali e, ancora, alla ricerca di dialogo con le istituzioni federali. Suscitando notevoli voci contrarie, Bethune provò a scollegare le iniziative della NACW da quelle della NAACP per concentrarsi con maggiore attenzione sulle donne

111 M. McLeod Bethune, Southern Negro Women and Race Cooperation, 30 June 1921, in

The Southeastern Herald, p. 10. 112 Ivi.

113 Ivi.

114 Ida Tarbell conferì il primo posto a Jane Addams (1860-1935). Cfr. J.A. Hanson, Mary

McLeod Bethune & Black Women's Political Activism, cit., p. 5.

115 Mrs. Bethune's Visit Inspires Club Women, in The Pittsburgh Courier, 25 October 1924, p. 4.

116 M. McLeod Bethune, President’s Address to the Fifteenth Biennial Convention of the NACW, 2 August 1926, MMB, ARC, b. 2, f. 11.

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nere, poiché esse detenevano «una responsabilità unica nel mondo»118. Convinta della necessità di guardare e di interloquire con il potere federale, concentrò su di sé molti incarichi e lavorò alla creazione del quartier generale nazionale del movimento a Washington D.C., che fu stabilito tra il 1926 e il 1927119. Senza distinzioni di età e di classe, «le donne nere si [dovevano] dedicare a quattro aspetti principali: alla propria crescita personale, all’emancipazione di genere, all’emancipazione razziale e anche a problematiche legate a questioni di rilevanza nazionale»120. Secondo Bethune, infatti, la NACW rappresentava un contenitore formale di raccolta dei movimenti associati, in cui non era stato possibile dare vita a un’efficace organizzazione centrale. Il movimento non aveva assorbito i cambiamenti politici, economici e sociali che avevano investito le donne afroamericane tra la fine dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, rimanendo ancorata a un lavoro atomizzato attorno a lots of small pieces121, secondo la definizione di Cheryl Townsend Gilkes. Ecco perché «lo spirito pionieristico»122 che caratterizzava naturalmente le donne afroamericane doveva uscire dalla sfera privata della famiglia e della comunità e guardare «alla politica nazionale per l’emancipazione delle donne nere e degli afroamericani»123. L’opposizione frapposta da molte attiviste e le difficoltà operative nel realizzare molti dei progetti indussero Mary McLeod Bethune a riflettere sulla possibilità di fondare un nuovo movimento. Già dal 1930 si era appunto concentrata nella creazione di «un’organizzazione di organizzazioni»124, un movimento che radunasse le associazioni nazionali di donne nere «di natura professionale,

118 M. McLeod Bethune, A Philosophy of Education for Negro Girls, cit.

119 Mrs. Bethune Urges Women To Put Over Project of National Quarters, in The Pittsburgh Courier, 18 December 1926, p. 6.

120 M. McLeod Bethune, The Sacrifices and Achievements of African-American Women (address before the Chicago Women’s Federation, June 1933) reprinted in The Journal of

Blacks in Higher Education, No. 32 (Summer, 2001), p. 35.

121 C. Townsend Gilkes, Building in Many Places: Multiple Commitments and Ideologies in

Black Women’s Community Work, in A. Bookman, S. Morgen (eds.), Women and the Politics of Empowerment, Philadelphia, Temple University Press, 1988, pp. 53-75.

122 M. McLeod Bethune, A Philosophy of Education for Negro Girls, cit.

123 Ivi.

124 Minutes of the Organizational Meeting of the NCNW, 5 December 1935, NCNW, NABWH, s. 2, b. 1, f. 1.

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politica, sociale, civile e religiosa per operare su questioni di genere e razziali a livello esclusivamente nazionale»125.

La NACW rivolse a Bethune accuse di separatismo e di tradimento, rendendo molto difficoltosa la possibilità di instaurare una collaborazione con il NCNW, che vide la luce nel dicembre 1935 quando, cioè, Bethune era già stata inserita all’interno dell’Advisory Committee della NYA126. Le conseguenze devastanti della Grande Depressione sugli afroamericani avevano reso di massima urgenza il protagonismo delle donne nere. Esse dovevano agire «come cittadine della nazione»127 e non, come era stato proclamato alla fondazione della NACW dalla presidente Mary Church Terrell «[come] madri, mogli, figlie e sorelle della razza»128. A livello nazionale, la figura e il gradimento di Bethune erano ormai altissimi, tanto che il New York Times l’aveva definita «la Booker T. Washington delle donne»129, rendendola non più solo una race woman ma una race leader a tutti gli effetti. Nel 1935, dunque, era riuscita a creare una risposta nuova e complessa per conferire più potere alle donne nere come soggetto politico collettivo, all’interno di un quadro in cui comunque esse avrebbero dovuto continuare a partecipare attivamente alle lotte per l’emancipazione razziale. Fu la miscela intersezionale tra questi due a costituire la base teorica per il ruolo politico che Bethune si sarebbe ritagliata all’interno della NYA e del FCNA.

A conferma del suo ruolo di leader at large130, il BC rappresentò quindi l’espressione diretta dei metodi organizzativi da lei acquisiti nel trentennio di esperienza direttiva. Se la storiografia ha dunque spesso definito la nascita del FCNA un fenomeno spontaneo, creato senza basi e obiettivi poiché sempre mantenuto informale, in realtà anche gli approfondimenti

125 M. McLeod Bethune to M. Church Terrell, 15 March 1930, cit. in P. Giddings, When and

Where I Enter, cit., p. 202.

126 J. Anderson, Dr. Mary Waring Assails New National Council, in The Pittsburgh Courier, 21 December 1935, p. 8.

127 M. McLeod Bethune, Southern Negro Women and Race Co-operation, cit.

128 M. Church Terrell cit. in D. Clark Hine, Lifting the Veil, Shattering the Silence: Black

Women’s History in Slavery and Freedom in D. Clark Hine (ed.), The State of Afro-American History: Past, Present and Future, Baton Rouge, Louisiana State University Press, 1986, p.

237.

129 M.D. Jones, “Without Compromise or Fear”: Florida's African American Female

Activists, in The Florida Historical Quarterly, Vol. 77, No. 4 (Spring, 1999), p. 481. 130 A.T. McCluskey, E.M. Smith (eds.), Building a Better World, cit., p. 226.

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storiografici su Bethune hanno insistito poco su questi elementi di continuità. In realtà, fu fin da subito chiaro che il lavoro del BC si sarebbe sviluppato attorno a diversi piani tangenti, quello istituzionale e quello dei movimenti131. L’intenzione di mantenere lo status informale dell’organismo rappresentò fattivamente la principale strategia politica e organizzativa, che avrebbe permesso ai suoi componenti di «muoversi agevolmente dentro le istituzioni»132 e di sfumare gli stessi confini istituzionali per ampliare progressivamente la natura del confronto politico. In questo senso, alcuni dei dispositivi che avevano caratterizzato la leadership di Bethune andarono a corroborare i presupposti alla base della scelta di fondare il FCNA. L’organizzazione del BC dipese infatti esclusivamente dalla visione personale di Mary McLeod Bethune, che ne avrebbe diretto l’organizzazione in una posizione sempre preminente rispetto agli altri membri. Più in particolare, l’organizzazione di un fronte unito e coeso interno all’amministrazione, la creazione di un organismo che fosse interlocutore privilegiato delle istituzioni, l’ampia collaborazione con la società civile e, ancora, l’indipendenza politica furono tutti elementi sostenuti fortemente da Bethune, anche in contrasto con le posizioni di altri aderenti. Il rafforzamento