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L’assenza di un apparato archivistico ufficiale ha di certo contribuito alla mancanza di indagini più mirate e specifiche sull’attività del BC. Tuttavia, le disattenzioni che hanno segnato la storiografia sul FCNA sono altrettanto dovute alla parallela trascuratezza cui è stata soggetta Mary McLeod Bethune come leader nel contesto politico-istituzionale. Per queste ragioni, molte ricerche hanno colto solo in certa misura la reale struttura, operatività e funzionamento del gruppo, tramandandone una visione incompleta e priva di alcune intuizioni interpretative. Approcci parziali e destrutturati hanno teso, da un lato, a limitare il peso di Bethune come figura politica e, dall’altro, a indebolire il lavoro del BC come gruppo coordinato e strutturato41. In effetti, un inquadramento della figura e del ruolo istituzionale di Bethune risultano imprescindibili per riuscire a porre al centro dell’analisi storica e storiografica le specificità che caratterizzarono la formazione e lo sviluppo di questo organismo, da lei pensato, fondato e costantemente diretto.

Questa ricerca intende dunque sostenere come la sterilità analitica subita dal FCNA possa essere in primo luogo superata operando un allargamento prospettico che restituisca vitalità analitica anche alla figura di Bethune come leader politica. Non a caso, i primi a citare con più accuratezza il BC sono stati gli studi che si sono dedicati alla ricostruzione della sua figura di attivista e di esponente delle istituzioni. La storiografia a lei dedicata, ora piuttosto ricca e nutrita, è passata attraverso una fase di notevole sviluppo tra gli anni Ottanta e Novanta, in cui è stata sempre riservata particolare attenzione al suo impegno di educatrice. Proprio la sua lunga esperienza nell’istruzione delle giovani afroamericane, iniziata con la Daytona Literary and Industrial Training School

162-182; M.E. Bay, F.J. Griffin, M.S. Jones, B.D. Savage, Toward an Intellectual History of

Black Women, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 2015; D. Clark Hine, African American Women and Their Communities in the Twentieth Century, in Black Women, Gender + Families, Vol. 1, No. 1 (Spring, 2007), pp. 1-23; P. Giddings, When and Where I Enter. The Impact of Black Women on Race and Sex in America, New York, Bantam Books, 1984. 41 Alcuni esempi: I.E. Jones, Mary McLeod Bethune in Washington, D.C.: Activism and

Education in Logan Circle, Charleston, The History Press, 2013; J.P. Lash, Dealers and Dreamers: A New Look at the New Deal, Garden City-New York, Doubleday, 1988; R.A.

Reiman, Planning the National Youth Administration, cit.; B.J. Ross, Mary McLeod Bethune

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for Negro Girls e proseguita come direttrice del Bethune-Cookman College, ha rappresentato l’area senz’altro più indagata dalla storiografia. In realtà, anche la letteratura ha custodito con particolare attenzione la sua storia poiché, pur essendo di origini molto umili, riuscì a ricevere un’istruzione e ad avviare un progetto educativo attraverso il sostegno di finanziatori di rilievo locali e nazionali. Se questa esperienza è stata particolarmente privilegiata, molto meno spazio è stato invece riservato alla sua successiva attività, prima partecipativa e poi direttiva, nei movimenti statali e regionali di donne nere. Dopo aver guidato la Florida Federation of Colored Women’s Club (FFCWC, 1917-1925) e aver avviato la fondazione della Southeastern Federation of Colored Women’s Club (SFCWC 1920-1925), anche la nomina a presidente della National Association of Colored Women (NACW) nel 1924 è passata spesso inosservata42.

Valorizzare, invece, il suo ruolo politico e istituzionale è stato più difficile e frutto di studi isolati e circoscritti, in cui il valore globale di Bethune come leader del panorama afroamericano tra gli anni Trenta e Quaranta è spesso andato perduto. Per decenni, dunque, la reale portata della sua figura politica così come riconosciuta dalla critica coeva è stata offuscata. Basti pensare a Gunnar Myrdal, che negli anni Quaranta aveva posto Bethune come unica donna tra i dieci race leader da lui considerati più cruciali e decisivi per l’emancipazione razziale – insieme a Booker T. Washington, Frederick J. Douglass e W.E.B. DuBois –, caratterizzandola per lealtà, coraggio, ideali pratici e leadership strategica, tutti elementi influenzati dal suo lungo attivismo43. Proprio il passaggio tra il 1935 e il 1936 costituì un momento cruciale e di evoluzione qualitativa per Bethune, che la rese «una politica davvero di qualità, in grado di interagire con le persone per raggiungere i propri obiettivi, dei buoni obiettivi. Una politica che utilizzava ogni mezzo possibile

42 Si vedano, ad esempio, B. Collier-Thomas, Mary McLeod Bethune and the Black History

Movement, 1920-1955, in Journal of African-American Speeches, Vol. 3, No. 1 e No. 2 (1993),

pp. 8-11; S.Y. Fleming, The Answered Prayer to a Dream: Bethune-Cookman College,

1904-1994, Daytona Beach, Doninger Publishers, 1995; I.E. Jones, Mary McLeod Bethune in Washington, D.C., cit.; A.T. McCluskey, Ringing up a School: Mary McLeod Bethune's Impact on Daytona, in The Florida Historical Quarterly, Vol. 73, No. 2 (Oct., 1994), pp. 200-217;

A.N. Robertson, Mary McLeod Bethune in Florida. Bringing Social Justice to the Sunshine

State, Charleston, The History Press, 2015.

43 Cfr. G. Myrdal, An American Dilemma. The Negro Problem and Modern Democracy, New York, Harper and Brothers, 1944.

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per raggiungere gli scopi prefissati»44. Come anticipato da William J. Trent, Jr., uno dei membri del FCNA più attivo e vicino a Bethune, a metà degli anni Settanta la storiografia trovava invece «difficile raccontare la sua intensa influenza sulla Casa Bianca a proposito dei programmi e delle attività riguardanti i Negri»45.

L’oscuramento scientifico su Bethune ha in effetti assunto plurime forme. In primo luogo, invece di individuare il filo sottile ma permanente che univa le diverse esperienze, molte analisi hanno preferito dipanarne le singole declinazioni. Questa scomposizione non solo ha isterilito i tratti salienti che caratterizzarono la sua leadership nei plurimi contesti in cui fu coinvolta, ma ha incontrato notevoli difficoltà a pervenire a una sintesi finale, assai più feconda per sprovincializzare la pur ricchissima storiografia specialistica a lei intitolata46. Di riflesso, gli ambiti che più ne hanno sofferto sono stati proprio quelli dell’esperienza politico-istituzionale, quando Bethune si trovò insieme direttrice del Bethune-Cookman College, presidente del NCNW e della Division of Negro Affairs della NYA. L’assenza di ricerche focalizzate su questi precisi momenti della sua evoluzione politica ha inevitabilmente offuscato anche l’esperienza del FCNA, contribuendo al detrimento del ruolo di Bethune nel più ampio panorama storiografico sull’emancipazione razziale47.

Se il ruolo di Bethune nell’ambito dell’istruzione delle giovani continua a rappresentare uno dei tratti trainanti della storiografia, le ricostruzioni abbastanza complete della sua carriera politica come fondatrice del NCNW e come Director of Negro Affairs all’interno della NYA si sono arricchite e irrobustite appena tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Solo

44 E.M. Smith, Mary McLeod Bethune on Civil Rights, in B. Collier-Thomas, V.P. Franklin,

Sisters in the Struggle. African American Women in the Civil Rights – Black Power Movement,

p. 13.

45 W.J. Trent, Jr., Her Boys’ Remember, in Time, 10 July 1974.

46 Alcuni dei pochi esempi in controtendenza: J.A. Hanson, Mary McLeod Bethune & Black

Women's Political Activism, Columbia-London, University of Missouri Press, 2003; A.T.

McCluskey, E.M. Smith (eds.), Mary McLeod Bethune: Building a Better World, cit.; E.M. Smith, Pursuing a True and Unfettered Democracy, cit.

47 La sintesi di Audrey Thomas McCluskey e di Elaine M. Smith (cfr.), dando molto privilegio alle fonti, ha dovuto operare una netta separazione organizzativa. Tuttavia, anche nelle introduzioni molti elementi comuni sono analizzati separatamente e parzialmente approfonditi e coordinati. Una delle analisi che invece ha tentato un approccio più globale è l’opera a cura di Joyce A. Hanson, Mary McLeod Bethune & Black Women's Political Activism, cit.

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una fronda piuttosto ridotta della vasta produzione scientifica attorno alla sua figura, in gran parte dovuta ai lavori di Audrey T. McCluskey ed Elaine M. Smith, ha riservato molto spazio alla sua lunga crescita politica tra gli anni Trenta e la prima metà degli anni Cinquanta, lasciando invece piuttosto involute le esperienze all’interno del New Deal48. La sua lunga e varia carriera ha causato una indubbia difficoltà per la ricerca scientifica a tenere insieme i molteplici fronti su cui Bethune fu impegnata ma che lei stessa, comunque, percepiva come fortemente intrecciati. Il lavoro di queste storiche non solo ha ridato spessore a fasi trascurate, ma si è anche sforzato di riaprire il dibattito attorno alla figura politico-istituzionale di Bethune, ponendo in primo piano una rivisitazione più ampia sul bagaglio teorico e metodologico del suo attivismo. Secondo Elaine M. Smith, «Bethune ha aiutato a illuminare il percorso verso i diritti civili ispirando i neri, utilizzando il sistema politico e prendendo parte a numerose organizzazioni progressiste»49. Ancora, come ha sostenuto Joyce A. Hanson, «Bethune utilizzò con efficacia il suo ruolo istituzionale per allargare ed espandere il lavoro cominciato come educatrice e attivista nei movimenti femminili statali, regionali e nazionali»50.

È dunque necessario leggere l’esperienza liminale del FCNA alla luce dei tratti che avevano contraddistinto la formazione e la leadership della sua fondatrice, avviatasi nel passaggio tra diciannovesimo e ventesimo secolo. Il clima dell’attivismo femminile degli stati del Sud e i passaggi fondamentali tra le reti dell’istruzione e del primo associazionismo permettono di valorizzare un inquadramento intersezionale della leadership di Bethune quale race leader ma anche e soprattutto race woman alla guida del BC51. Proprio la trentennale esperienza direttiva nell’ambito educativo e dei movimenti delle donne nere a

48 Tra i lavori non ancora citati, si veda E.M. Smith, Federal Archives as a Source for

Determining the Role of Mary McLeod Bethune in the National Youth Administration in R.L.

Clarke (ed.), Afro-American History: Sources for Research, Washington D.C., Howard University Press, 1981, pp. 47-52; Ead., Mary McLeod Bethune in D. Clark Hine (ed.), Black

Women in America: an Historical Encyclopedia, New York, Carlson Publishing Co., 1993. 49 E.M. Smith, Mary McLeod Bethune on Civil Rights, in B. Collier-Thomas, V.P. Franklin,

Sisters in the Struggle, cit.

50 J.A. Hanson, Mary McLeod Bethune & Black Women's Political Activism, cit., p. 137.

51 Sul concetto di Intersectionality si vedano i lavori di K. Crenshaw, Demarginalizing the

Intersection of Race and Sex: A Black Feminist Critique of Antidiscrimination Doctrine, Feminist Theory, and Antiracist Politics, in University of Chicago Legal Forum, Vol. 1989,

No. 1 (1989), pp. 139-67; Ead., Mapping the Margins: Intersectionality, Identity Politics and

Violence against Women of Color, in Stanford Law Review, Stanford Law Review Vol. 43, No.

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livello locale, regionale e poi nazionale, risulta funzionale per chiarire la sua decisione di creare, una volta cooptata nella NYA, un corpo informale che includesse i racial advisers e che fosse in grado di rispondere al clima politico generato dall’avvio del Second New Deal. Questi studi hanno però continuato a incontrare resistenze da parte della storiografia generale sul New Deal e l’emancipazione. Sempre all’interno della monografia aggiornata, Harvard Sitkoff riconosceva «la necessità di espandere la ricerca sul ruolo di Mary McLeod Bethune nell’emersione del tema dei diritti civili»52. Non è dunque un caso se, spesso, molti studi dedicati al rapporto tra il New Deal, la questione razziale e il coinvolgimento degli afroamericani nella vita pubblica abbiano lasciato il suo ruolo in secondo piano oppure lo abbiano trattato in modo approssimativo, nonostante la rilevanza in ogni caso riconosciuta dalle fonti e anche segnalata dalla storiografia53.

Riportare l’attenzione sul FCNA significa, dunque, inquadrare anche la figura di Mary McLeod Bethune come attrice istituzionale, valorizzarne il peso politico esercitato all’interno dell’amministrazione Roosevelt e, coerentemente, superare le resistenze storiografiche e le ragioni metodologiche alla base di queste omissioni. Infatti, se Jane R. Motz ha sostenuto per prima che l’informalità del BC era dovuta non solo all’organizzazione ufficiosa, ma anche «a un assetto piuttosto sommario e poco strutturato»54, le letture successive non si sono molto distaccate da questa cornice depotenziante. Al contrario, questo organismo fu creato per esclusivo volere di Bethune e rappresentò un esperimento politico ragionato e studiato con cura. Con il triplice obiettivo di «fare in modo che i neri ricevessero eguali benefici dai programmi newdealisti, [di] inserire più afroamericani nell’ambiente

52 H. Sitkoff, A New Deal for Blacks, cit., p. XV.

53 Molte le analisi specifiche di alcuni aspetti dell’attivismo di Bethune negli anni Trenta. Per una ricostruzione della sua attività nella NYA cfr. C.E. Linsin, Something More than a Creed:

Mary McLeod Bethune's Aim of Integrated Autonomy as Director of Negro Affairs, in The Florida Historical Quarterly, Vol. 76, No. 1 (Summer, 1997), pp. 20-41; J.B. Ross, Mary McLeod Bethune and the Administration of the National Youth Administration, cit.; E.M.

Smith, Mary McLeod Bethune and the National Youth Administration in Deutrich M.E., Purdy V.C. (eds.), Clio was a Woman: Studies in the History of American Women, Part III, Washington D.C., Howard University Press, 1980, pp. 149-177. Un’analisi completa e specifica del suo ruolo nel National Council of Negro Women è offerta da Elaine M. Smith: cfr. E.M. Smith, Mary McLeod Bethune and the National Council of Negro Women, cit.

54 J.C. Motz, The Black Cabinet: Negroes in the Administration of Franklin D. Roosevelt, M.A. Thesis, University of Delaware, 1964. p. 21.

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istituzionale e [di] rappresentare le donne nere»55, Bethune scelse di fondare il FCNA forte dell’esperienza e delle strategie che avevano caratterizzato la sua lunga leadership a livello locale e nazionale.

Nel contesto della seconda metà degli anni Trenta, Bethune e il FCNA negoziarono all’interno dell’amministrazione non solo una maggiore presenza per gli afroamericani ma, grazie al cruciale rapporto politico con Aubrey W. Williams ed Eleanor Roosevelt, imposero «una discussione più ampia sulla giustizia razziale come componente critica del liberalismo newdealista»56. Per fare questo, Bethune scelse di mettere alla prova la sua leadership in un contesto nuovo, in cui le metodologie offerte dalla tradizione dell’attivismo delle donne nere furono utilizzate in un organismo informale e composto da racial adviser maschi, giovani e inesperti, nuovi a queste strategie di esercizio del potere. Lo stile unico e innovativo agito da Bethune nell’esercizio dei suoi incarichi istituzionali permise al FCNA di lavorare su piani molteplici, attraverso reti formali e informali, con forme di contaminazione che sono state scomposte dalla storiografia poiché spesso illustrate con un approccio disgiunto.

Una lettura del genere permette di porre al centro dell’analisi una morfologia del tutto nuova per i paradigmi e per le strategie operative del potere istituzionale57. Il nodo centrale attorno al quale sviluppare la ricerca richiama proprio l’informalità, un dispositivo abitualmente appartenuto alla leadership esercitata dalle donne nere che, nel contesto del New Deal, rappresentò una vera e propria strategia politica. Se questi elementi hanno alimentato la difficoltà storiografica di fronte alla agency esercitata dagli afroamericani, un inquadramento dipendente dalla leadership di Bethune permette di valorizzare

55 J.A. Hanson, Mary McLeod Bethune & Black Women's Political Activism, cit., p. 138.

56 L.R. Sklaroff, Black Culture and the New Deal, cit., p. 24.

57 Alcuni accenni storiografici introduttivi sull’intersezionalità applicata alle donne afroamericane: M.L. Andersen, P. Collins Hill, Race, Class and Gender: an Anthology, Belmont, Wadsworth, 1995; B. Barnett Mcnair, Invisible Southern Black Women Leaders in

the Civil Rights Movement, cit.; J. Boydston, Gender as a Question of Historical Analysis, in Gender & History, Vol. 20, No. 3 (Nov., 2008), pp. 558-583; D. Clark Hine, “In the Kingdom of Culture”: Black Women and the Intersection of Race, Gender and Class, in G. Early (ed.), Lure and Loathing: Essays on Race, Identity and the Ambivalence of Assimilation, New York,

Allen Lane, 1993, pp. 337-351; Hill Collins P., Fighting Words. Black Women and the Search

for Justice, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1998; E.M. Simien, R.A. Clawson, The Intersection of Race and Gender: An Examination of Black Feminist Consciousness, Race Consciousness, and Policy Attitudes, in Social Science Quarterly, Vol. 85, No. 3 (September,

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una forma alternativa ma vitale di esercizio del potere, in grado di sfumare i confini tra diversi percorsi storiografici.