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La scelta dei soggetti, le fonti e la periodizzazione

1.3. La fondazione dell’IGCSPN

Malgrado alcuni primi e timidi segnali, nel dicembre del 1933 l’interesse dell’amministrazione a proteggere e tutelare gli interessi degli afroamericani e delle afroamericane nell’implementazione dei programmi newdealisti era ancora molto ambiguo. Roosevelt non si era espresso in merito alle numerose denunce di discriminazione, né aveva mantenuto particolari contatti con Harold L. Ickes riguardo il lavoro di Foreman. La debolezza della questione razziale come tema all’ordine del giorno nell’agenda presidenziale era chiara a Foreman, a Weaver e alla società civile. Fu Ickes a dedicarsi personalmente alla questione, cominciando a intavolare molte discussioni con i liberal bianchi e afroamericani legati agli ambienti della CIC. Più in particolare, il confronto con il presidente del Tuskegee Normal and Industrial Institute Robert R. Moton sui temi e sulle strategie da perseguire per ritagliare uno spazio istituzionale di discussione sull’emancipazione ispirò la creazione di un esperimento politico senza precedenti. Moton aveva già da tempo suggerito a Ickes di andare oltre la nomina di una singola posizione all’interno del Department of Interior e di insistere con il presidente «per la creazione di un Advisory Committee composto da neri e bianchi che [potesse] consigliare il governo sui bisogni degli afroamericani»69. La leadership di un «gruppo totalmente non politico»

68 R.C. Weaver to C.H. Foreman, 28 February 1934, RCW, SCRBC, p. 2, r. 2.

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sarebbe potuta servire come riferimento congiunturale «sia per il governo federale sia per le diramazioni locali delle singole agencies»70.

Ickes sottopose immediatamente l’idea a Foreman, che si trovò d’accordo nel cercare il coinvolgimento più inclusivo dei dipartimenti. Egli lavorò alla creazione di un planning group dagli obiettivi ampi, «concentrato sul futuro economico dei Negri» e utile a «oscurare la propaganda sfavorevole che [era] stata diffusa»71. Convinto della bontà dei programmi newdealisti, Foreman voleva provare a insistere direttamente sul presidente Roosevelt attorno a tre elementi, ovvero il riconoscimento delle condizioni del Sud come elementi di interesse nazionale, il problema dell’implementazione a livello locale e la partecipazione interrazziale nell’organizzazione del nuovo assetto economico newdealista. La prospettiva di Foreman e degli altri liberal bianchi era quella di insistere sulla ristrutturazione del ruolo dello stato federale a detrimento delle autonomie statali, in un’ottica che guardasse al New Deal e al suo effetto sugli afroamericani attraverso un miglioramento generale dell’economia degli stati del Sud. Le risposte all’arretratezza economica e alla questione razziale del Sud erano dunque le stesse e richiedevano l’adozione delle medesime ricette, essenzialmente di natura economico-sociale, a partire da una spinta all’industrializzazione72.

La collaborazione con il quasi trentenne Weaver si rivelò fruttuosa poiché entrambi erano convinti di dover lavorare all’attivazione di forme di scambio interdipartimentale, sulla base di alcuni primi successi ottenuti da iniziative circoscritte. Poco dopo la nomina di Weaver, infatti, nel Department of Interior era stato aggiunto anche l’Assistant Solicitor William H. Hastie, che nel 1937 sarebbe divenuto il primo giudice federale afroamericano73. L’impegno di Hastie e Weaver, unici neri inseriti nel ministero, riuscì a imporsi su Ickes che, alla fine del 1933, avviò la

70 Ivi.

71 C.H. Foreman to H.L. Ickes, 22 December 1933, NDABA, RSC, p. 7, r. 1012.

72 G.E. Gilmore, Defying Dixie, cit., pp. 230-231.

73 Sulla figura di William H. Hastie cfr. P. McGuire, He, Too, Spoke for Democracy. Judge

Hastie, World War II, and the Black Soldier, Westport, Greenwood Press, 1988. J.J. Rusch, William H. Hastie and the Vindication of Civil Rights, in Howard Law Journal, No. 21

(1978), pp. 749-820; G. Ware, William Hastie. Grace under Pressure, New York, Ofxord University Press, 1984.

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desegregazione presso caffetterie, mense e servizi igienici dell’Interior Department74.

Riuscire a influenzare l’amministrazione e insistere verso queste misure richiedeva, secondo Foreman, una necessaria quanto strategica «cooperazione trasversale a tutti i dipartimenti»75 cui, già dalla fine del 1933, il Department of Interior richiese l’elaborazione di report sull’effettiva inclusione degli afroamericani all’interno dei programmi. Dopo diverse richieste inoltrate da Ickes al presidente, si riuscì ad ottenere il consenso alla creazione dell’Interdepartmental Group Concerned with the Special Problems of the Negroes (IGCSPN). Il primo incontro fu organizzato da Foreman per il 7 febbraio 1934 e, su suggerimento di Ickes, fu rivolto a tutti i direttori dei dipartimenti e delle agenzie governative76. La struttura dell’IGCSPN era stata costruita dopo lunghi confronti tra Ickes, Foreman e gli esponenti della CIC, che optarono per un comitato di coordinamento «con un rappresentante per ogni dipartimento, designato di proposito per presentare la partecipazione dei Negri nella propria agenzia»77.

Il primo incontro fu, di conseguenza, particolarmente nutrito, poiché vide la partecipazione di almeno un incaricato per agenzia, includendo la Civil Works Administration (CWA), la FCA, e le discusse AAA, NRA e Tennessee Valley Authority (TVA), ma anche un delegato del War Department, del Department of Commerce, del Department of Labor, del Treasury Department e Ambrose Caliver, inserito nell’Office of Education, sezione che sarebbe rimasta appannaggio del Department of Interior fino al 1939. Foreman e Weaver impostarono il lavoro «attorno ai tre principali problemi che colpiscono i Negri: l’agricoltura, l’industria e il mondo delle professioni»78. Il dipartimento maggiore oggetto di attenzione fu senz’altro la NRA, «[le cui] pratiche discriminatorie [erano] note anche al di fuori»79, in

74 J.D. Hall, Oral History Interview with Clark Foreman, 16 November 1974, Interview B-0003, Southern Oral History Program Collection (#4007), Oral History of the American South, University of North Carolina at Chapel Hill, http://docsouth.unc.edu/sohp/B-0003/menu.html, (ultimo accesso 20 aprile 2017).

75 Ivi.

76 Minutes of the First Meeting of the Interdepartmental Group Concerned with the Special Problems of Negroes, 7 February 1934, NDABA, RSC, r. 7, p. 0765.

77 Ivi.

78 Minutes of the Second Meeting of the Interdepartmental Group Concerned with the Special Problems of Negroes, 2 March 1934, NDABA, RSC, r. 7, p. 0765.

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particolare al Department of Labor guidato da Frances Perkins. All’interno della NRA era inoltre «assente un responsabile in grado di far valere la voce degli afroamericani» o, ancora, qualcuno che perlomeno provasse a guardare «all’incidenza del coinvolgimento dei neri nei programmi dell’agenzia»80. Ancora, fu denunciata «la mancanza di rappresentanti dentro il sindacato»81 che, proprio durante il New Deal, stava acquisendo forza come interlocutore direttamente ricercato dal governo e dall’amministrazione. Infine, per volere di Foreman, anche i CCC furono studiati con attenzione, soprattutto per la «discriminazione nelle assunzioni di afroamericani in posizioni qualificate o semi-skilled, perfino nei settori segregati»82.

In primo luogo, una delle poche vittorie che l’IGCSPN riuscì a ottenere riguardò una lunga controversia con il National Park Service (NPS), subordinato al War Department e in cui non erano inseriti ufficiali supervisori neri. Foreman provò a insistere con Ickes affinché sottoponesse al presidente la richiesta di nominare personale afroamericano all’interno di un certo numero di aree controllate dal NPS e di pertinenza dei CCC stessi. Vincendo le lunghe reticenze da parte dei responsabili locali, solo nel 1934 Ickes riuscì a inserire un archeologo all’interno del campo di Gettysburg, dove non era impiegato nessun altro afroamericano. In un clima di persistente ostilità, Foreman ricevette diverse intimidazioni, ma successivamente le pressioni di Ickes riuscirono a imporre la desegregazione delle zone comuni del campo e il successivo impiego di altro personale afroamericano83. In questo senso, l’IGCSPN risultò evidentemente fertile poiché, da un lato, funse da laboratorio per l’attivazione di forme di collaborazione interdipartimentale e, dall’altro, stimolò la proliferazione di una rete di contatti personali e ufficiali tra singoli amministratori. Anche grazie all’interesse dimostrato da alcuni direttori di dipartimento, si pensi a Harry L. Hopkins e Daniel C. Roper, i racial adviser si orientarono «al confronto e allo scambio»84. I contatti tra queste personalità, che spesso provenivano da un percorso professionale e di

80 Ivi.

81 Ivi.

82 C.H. Foreman to H.L. Ickes, 8 September 1933, NDABA, RSC, r. 7, p. 1012.

83 C.H. Foreman to H.L. Ickes, 9 November 1933, NDABA, RSC, r. 7, p. 1012; J.D. Hall, Oral History Interview with Clark Foreman, cit.

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attivismo civile già piuttosto consolidato, furono fondamentali per avviare i primi tentativi di cooperazione tra dipartimenti e una partecipazione sempre più coesa.

Nel tempo, tuttavia, l’influenza dell’IGCSPN sui maggiori dipartimenti del New Deal fu praticamente nulla, malgrado l’imponente lavoro di raccolta di dati, di monitoraggio e di elaborazione di statistiche diffuso tra le agenzie e sottoposto anche direttamente al presidente tramite Harold L. Ickes. Il comitato non riuscì a imporsi né come interlocutore dei dipartimenti, né come riferimento per l’amministrazione. Anzi, il disinteresse dimostrato da alcuni partecipanti mise in luce quanto l’attenzione verso gli afroamericani fosse ancora «liminale e circoscritta»85. Le agencies che avevano introdotto figure specificamente dirette a dedicarsi agli afroamericani erano di numero molto ristretto: oltre a Weaver e Forrester B. Washington, solo Eugene Kinckle Jones della NUL era stato chiamato alla posizione di Adviser on Negro Affairs all’interno del Department of Commerce. Non a caso, fu l’impegno degli amministratori afroamericani a risaltare all’interno dei lavori dell’IGCSPN. Essi si proiettarono nella partecipazione e nel coordinamento delle attività del comitato, ma si attivarono anche nella raccolta e nella rielaborazione di dati sensibili e statistiche sullo status degli afroamericani all’interno delle singole aree di interesse.

In terzo luogo, un elemento altrettanto critico che emerse dallo sviluppo dell’IGCSPN fu il confronto tra la linea predominante riconducibile a Ickes e il modello in parte alternativo portato dagli amministratori afroamericani con una lunga esperienza di attivismo alle spalle. In realtà, il gruppo si arenò attorno a questioni di metodo inconciliabili. Dopo poche settimane di lavoro e un limitato numero di incontri, l’adesione ai lavori si era ridotta per lo scarso riscontro da parte dell’amministrazione e per la conseguente difficoltà a superare le differenti linee interpretative a proposito dell’operatività del gruppo. Nel giugno del 1934, in una delle ultime sessioni, la partecipazione dei singoli delegati si era drasticamente ridotta, comprendendo solo membri di alcuni ministeri permanenti – Department of

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Labor, Department of Justice, Department of Commerce, War Department e, naturalmente, Department of Interior –, mentre tra le agenzie newdealiste erano rimasti solo portavoce della TVA e della NRA86. Proprio questo assottigliamento progressivo provocò un certo disaccordo tra i partecipanti più costanti riguardo al reale compito del gruppo, sui confini entro cui operare e sulle metodologie da adottare nell’organizzazione del lavoro.

In virtù del lungo impegno professionale e civico, tra le figure che avevano registrato l’adesione più continuativa vi erano Ambrose Caliver dell’Office of Education e Lawrence A. Oxley, direttore della Division of Negro Labor all’interno del Bureau of Labor Statistics del Department of Labor, diretto da Frances Perkins. Oxley, social worker di formazione, nel 1924 era stato posto a capo della Division of Work Among Negroes presso la North Carolina State Board of Charities and Public Welfare. Fondata grazie al contributo economico del Rockefeller Fund, questa sezione aveva il compito di migliorare e implementare un programma di assistenza pubblica per gli afroamericani a livello statale87. Nonostante la realtà segregata e prevalentemente agricola, Oxley era riuscito a creare il primo esempio a livello nazionale di una divisione articolata in programmi per la creazione di forme di engagement tra le comunità e per la promozione di help, self-determination e leadership all’interno di esse, in un più ampio progetto di public welfare88. Sebbene la struttura elaborata in North Carolina fosse stata apprezzata come modello virtuoso, la nomina nel 1933 a direttore della Division of Negro Relief per il North Carolina all’interno della FERA aveva suscitato non poche resistenze proprio da parte di Harold L. Ickes e di Will W. Alexander poiché considerato troppo progressista.

86 Minutes of the Fourth Meeting of the Interdepartmental Group Concerned with the Special Problems of Negroes, 1 June 1934, NDABA, RSC, r. 8, p. 0001.

87 Sull’attività di Lawrence A. Oxley, si vedano anche John L. Bell, Lawrence Augusta Oxley:

The Beginnings of Social Work Among Blacks in North Carolina Counties, in Journal of the Appalachian Studies Association, 4 (1991), pp. 98-109; N.Y. Burwell, Lawrence A. Oxley: Defining State Public Welfare among African Americans, in I.B. Carlton-Laney (ed.), African American Leadership: An Empowerment Tradition in Social Welfare History, Washington,

NASW Press, 2010, pp. 99-110.

88 Cfr. L.A. Oxley, North Carolina’s Welfare Program for Negroes, in The Southern

Workman, No. 56 (1927), pp. 16-25; L.A. Oxley, Organizing the North Carolina Negro Community, in The Southern Workman, No. 64 (1929), pp. 3-11.

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Appena nominato, Oxley era stato infatti lasciato piuttosto in disparte, trovando un collaboratore solo in Ambrose Caliver89. Caliver, già inserito nell’amministrazione federale da Hoover nel 1930 come Senior Specialist in Negro Education, aveva mantenuto lo stesso impiego anche con il passaggio alla presidenza democratica di Roosevelt, dedicandosi con particolare attenzione all’elaborazione di indagini e studi sulla qualità dell’istruzione tra la popolazione degli stati del Sud90. Confluiti nell’IGCSPN, entrambi si ritrovarono a condividere l’idea, praticata anche nella loro esperienza professionale, di lavorare sul territorio e di «sfruttare i network locali afroamericani offerti principalmente dalle chiese, dalle scuole e dalle associazioni» per raccogliere informazioni e «sviluppare programmi compartecipativi dal basso e tra le comunità»91. Con ancora più forza, sostennero la necessità di dover rendere l’attività del gruppo «la più circoscritta possibile, per acquisire un ruolo influente e di riferimento»92. Essi difendevano l’esigenza di «restringere il campo di azione del gruppo», proprio perché esclusivamente consultivo e senza alcun tipo di potere esecutivo, «per mantenere una focalizzazione stringente sulla NRA e sulle agencies oggetto di maggiori critiche»93. Secondo Oxley, in particolare, «sparpagliare l’attenzione dei membri tra tutti gli organi amministrativi del New Deal» avrebbe indebolito non tanto la credibilità del gruppo, quanto «la capacità di costituire una agency funzionale e in grado di contribuire in modo effettivo al miglioramento delle condizioni di discriminazione ed esclusione»94. Restringere il raggio di azione, invece, avrebbe potuto rendere possibile l’acquisizione di una certa influenza all’interno dell’amministrazione e l’apertura a cooperazioni più forti con le associazioni nazionali, per «provare a superare la condizione meramente consultiva e

89 N.Y. Burwell, North Carolina Public Welfare Institutes for Negroes, 1926-1946, in

Journal of Sociology and Social Welfare, No. 21, pp. 55-66.

90 Minutes of the First Meeting of the IGCSPN, cit. Su Ambrose Caliver si veda, ad esempio, W.G. Daniel, J.B. Holden, Ambrose Caliver: Adult Educator and Civil Servant, Syracuse, Syracuse University Printing, 1966.

91 Minutes of the Fourth Meeting of the IGSPN, cit.

92 Ivi.

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rendere l’Interdepartmental Group un organismo capace di elaborare suggerimenti e strategie»95.

Il dibattito sul metodo e sulle strategie da adottare nell’IGCSPN era stato animato soprattutto a seguito dell’impegno di alcuni membri nell’elaborazione di un Report on Negro Labor nell’aprile del 1934. Il testo si concentrava su agricoltura, industria e mondo professionale e metteva in luce «una serie di pratiche discriminatorie in ampi settori», la continua crescita di intimidazioni nei confronti dei lavoratori afroamericani, ma anche «la violazione di accordi su orari e salari stabiliti tra le agenzie centrali e le sezioni locali»96. La raccolta dei dati fu preparata in collaborazione con la NUL e con il Joint Committee on National Recovery, che aveva già evidenziato l’utilizzo di «pratiche sleali verso i lavoratori e le lavoratrici» e quanto le sezioni locali della NRA «svantaggiassero le industrie e le società che garantivano l’attuazione di pratiche corrette»97.

Fu proprio il Report on Negro Labor a mettere in luce due elementi fino a quel momento piuttosto trascurati. In primo luogo, la scarsa partecipazione di lavoratori e lavoratrici all’interno dei sindacati. Nel dettaglio, si rilevò come solo il 3,3% dei lavoratori afroamericani al di fuori del settore agricolo fosse inserito nei sindacati. In secondo luogo, l’evidente discriminazione praticata dalle stesse associazioni di categoria che, come nel caso dell’America Federation of Labor (AFL), lasciavano ampi margini di discrezionalità alle sezioni locali, favorendo di fatto l’esclusione delle minoranze etnico-razziali98. Per la prima volta dall’organizzazione dell’IGCSPN, l’Agricultural Committee richiamò inoltre in modo esplicito il tema della segregazione, indicando anche quanto la Grande Depressione avesse provocato «una nuova impennata delle violenze interrazziali»99, denotata dal recente acme dei linciaggi tra il 1930 e il 1933.

I report, scrupolosamente dettagliati e ricchi di dati, statistiche e resoconti, furono inviati da Foreman ai direttori dei dipartimenti con

95 Ivi

96 Report on Negro Labor of the Interdepartmental Group, 18 April 1934, NDABA, RSC, r. 8, p. 0001.

97 Ivi.

98 Ivi.

99 The Effects of the Depression on the Negro Farmers of the South, Report of the Agricultural Committee, 18 April 1934, NDABA, RSC, r. 8, p. 0001.

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l’auspicio che fossero fatti circolare tra le agenzie anche a livello locale100. Fin da subito non fu però chiara l’effettiva diffusione delle relazioni e alcuni membri lamentarono non solo la scarsa circolazione del materiale ma anche la natura limitativa del testo. In esso, infatti, si tendeva a suggerire che il problema della discriminazione non fosse una questione di esclusiva pertinenza degli stati del Sud quanto un tema di rilevanza nazionale, tuttavia «l’assenza di suggerimenti migliorativi [avrebbe] dato scarsa influenza al documento»101. Non risulta, inoltre, che i report fossero stati inoltrati ai movimenti, sebbene alcuni dati fossero stati raccolti in collaborazione con la NUL102. Di fronte ai primi confronti più accesi, Foreman e Weaver mostrarono di apprezzare il lavoro svolto dal gruppo, guardando positivamente alla possibilità «[di] operare senza limite alcuno [e di] intervenire nelle dinamiche di dipartimenti non direttamente coinvolti»103. D’altro canto, coloro che volevano acquisire un ruolo di riferimento per l’amministrazione concentrando le attività «attorno a un ristretto campo di temi»104 si ispiravano alla mobilitazione delle principali associazioni nazionali di emancipazione.

Lo scollamento progressivo dell’IGCSPN fu dunque generato anche dalla difficoltà dimostrata da Foreman e Ickes ad adottare un’agenda più stringente nel clima di ambiguità che caratterizzò i primi approcci dell’amministrazione Roosevelt alla questione razziale. Di fronte alle richieste pressanti dei membri afroamericani con una lunga esperienza di attivismo alle spalle, i lavori del gruppo si arenarono. Nel mese di ottobre, Foreman annunciò l’intenzione di abbandonare il Department of Interior e di lasciare la sua posizione a Robert C. Weaver, un gesto che ebbe buona accoglienza da parte dei movimenti. Al contrario di quanto accaduto nell’anno precedente, inoltre, la figura di Adviser on the Economic Status of the Negro entrò in modo definitivo nell’amministrazione federale anche dal punto di vista finanziario, poiché la retribuzione non sarebbe più stata coperta dal Rosenwald Fund ma direttamente dal Department of Interior.

100 D.C. Roper to E.K. Jones, 20 June 1934, NDABA, RSC, r. 18, p. 0231.

101 Ivi.

102 C.H. Foreman to H.L. Ickes, 13 December 1933, NDABA, RSC, r. 7, p. 1012.

103 Ivi.

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