• Non ci sono risultati.

La scelta dei soggetti, le fonti e la periodizzazione

1.2. L’influenza dei white liberals

Nel maggio del 1933 il Department of Interior ospitò una serie di incontri sul tema The Economic Status of the Negro per «fare il punto sulla condizione dei Negri e stabilire una base fattuale per il futuro»45. L’intento era quello di discutere le scelte di riforma economica fino a quel momento promosse dalla presidenza Roosevelt e il loro possibile impatto sulla condizione degli afroamericani. Le ricostruzioni storiografiche, ancora poco approfondite, hanno individuato nel network che si venne a creare a partire da questo evento il nucleo iniziale per indagare l’approccio istituzionale alla discriminazione46. Questo momento costituì un momento di svolta per il rapporto tra l’amministrazione e la leadership intellettuale e politica afroamericana, in grado di avviare il percorso che avrebbe avvicinato Roosevelt al tema dell’emancipazione razziale nei due anni successivi. L’elaborazione di una vera e propria rete di relazioni di natura strettamente personale e confidenziale, agli inizi tenuta ai margini dell’ufficialità politica, riuscì a esercitare una determinante pressione sull’approccio dell’amministrazione, esprimendosi attraverso la mediazione e l’intervento di Harold L. Ickes47.

I primi due anni del New Deal, infatti, «aprirono un nuovo spazio intellettuale e politico»48 a un’ampia schiera di personalità progressiste

45 C.S. Johnson, The Economic Status of Negroes, Fisk University Press, 1933 p. 4,

https://babel.hathitrust.org/cgi/pt?id=inu.30000011325523;view=1up;seq=3 (ultimo accesso

20 aprile 2017).

46 Tra gli studi che si sono occupati pur brevemente della Conference on The Economic Status of the Negro cfr. E. Miller, Born Along the Color Line. The 1933 Amenia Conference and

the Rise of a National Civil Rights Movement, New York, Oxford University Press, 2012; M.

Poole, The Segregated Origins of Social Security: African Americans and the Welfare State, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 2006; R. Wolters, Negroes and the Great

Depression: the Problem of Economic Recovery, Westport, Greenwood Publishers, 1970. 47 W.W. Alexander to A.W. Williams, 25 January 1934, in NDABA, RSC, r. 20, p. 0744.

- 56 -

provenienti dal Sud. Mutuando la definizione di John B. Kirby, questi white liberals erano convinti sostenitori del New Deal e credevano che le riforme economiche di Roosevelt sarebbero riuscite a ridurre il divario economico tra bianchi e neri e tra Nord e Sud49. Tra il 1933 e il 1934, queste figure cercarono un contatto con l’amministrazione federale e riuscirono a condizionarne i provvedimenti legati ai temi della discriminazione. Personalità quali Will W. Alexander ed Edwin R. Embree furono capaci di aprire la discussione sulla questione razziale, divenendo le voci predominanti del dibattito e facendo pressione sulla presidenza. Alexander ed Embree erano legati a doppio filo alle reti filantropiche della Julius Rosenwald Foundation, avviata nel 1917 con il progetto di lavorare localmente al racial uplift delle comunità rurali attraverso programmi di welfare che garantissero assistenza sanitaria e finanziamenti scolastici, con particolare attenzione alla diffusione capillare dell’alfabetizzazione e a forme di sostegno all’educazione superiore50. Nel 1918, a seguito dei disordini e delle tensioni interrazziali verificatesi in molte aree del Sud al termine della Prima guerra mondiale, Alexander aveva sfruttato le reti attivate dal Rosenwald Fund e i contatti germinati tra i leader locali bianchi, istruiti e di middle-class per lavorare alla fondazione della Commission on Interracial Cooperation (CIC). La CIC si attivò per il miglioramento dei rapporti interrazziali concentrandosi sulla giustizia legale, sul finanziamento di progetti di ricerca e su forme di assistenza economico-sociale. Senza rotture rispetto alle tradizionali caratterizzazioni dell’attivismo bianco del Sud che si era sviluppato sul finire del XIX secolo, la CIC non si impegnò mai direttamente in campagne per il diritto di voto, per contrastare la segregazione e per sovvertire l’assetto Jim Crow51.

Per quanto indiretti, i legami che il filantropismo bianco diffusosi nel Sud aveva stabilito con il governo di Washington non erano dunque nuovi, neppure per la realtà del New Deal. Nonostante la storiografia non sia ancora riuscita a restituirne un quadro completo, Alexander ed Embree riuscirono

49 Sull’uso di white liberals si rimanda alla nota n. 75 delle Premesse storiografiche, p. 37.

50 W.E. Pritchett, Robert Clifton Weaver and the American City, cit., p. 41.

51 Sulla CIC si vedano J. Egerton, Speak Now against the Day, cit.; A.W. Ellis, A Crusade

against “Wretched Attitudes”: The Commission on Interracial Cooperation's Activities in Atlanta, in Atlanta Historical Journal, No. 23 (Spring, 1979); Ead., “Uncle Sam Is My Shepherd”: The Commission on Interracial Cooperation and the New Deal in Georgia, in Atlanta Historical Journal, No. 30 (Spring, 1986).

- 57 -

senza troppe sorprese a condizionare con forza le prime aperture di FDR nei confronti sia dell’inclusione di afroamericani nell’amministrazione, sia di una maggiore attenzione alle ricadute politiche delle riforme newdealiste sulle minoranze, con particolare attenzione alla diseguaglianza economica52. Già agli inizi del 1933, guardando alle intenzioni del presidente di ristrutturare le funzioni del potere federale e porre un freno alle politiche statali e liberiste, Embree era riuscito a convincere Roosevelt a designare all’interno dell’amministrazione un racial adviser, retribuito direttamente dal Rosenwald Fund. Questo consigliere sarebbe stato aggregato a un dipartimento federale, con il compito di controllare gli effetti e le ricadute delle riforme sugli afroamericani. Dopo che il Department of Labor di Frances Perkins aveva rifiutato l’introduzione di una figura così specifica, Alexander ed Embree guardarono al Department of Interior e trovarono in Harold L. Ickes un riferimento e un collaboratore interno alle istituzioni53.

Ickes stesso aveva già cominciato a riflettere sulle modalità per un graduale inserimento di afroamericani nel proprio dipartimento, anche se le posizioni ancora poco chiare di Roosevelt non lasciavano trasparire precise indicazioni e suggerimenti. Quando gli fu offerta la possibilità di lavorare a stretto contatto con un racial adviser, la scelta ricadde su Clark H. Foreman, coinvolto da circa tre anni nella CIC. Ickes confermò la propria scelta e la nomina alla posizione di Adviser on the Economic Status of the Negro fu completata nell’agosto 193354. Alexander, però, aveva inserito Foreman nella rosa di nomi con poca convinzione, poiché lo riteneva troppo riformatore e in certa misura lontano dall’approccio che caratterizzava le attività del Rosenwald Fund e della CIC. Il Secretary of Interior, al contrario, condivideva con il giovane studioso molte posizioni politiche e strategiche. Come sarebbe stato esposto nel 1934 in New Democracy, testo al quale Foreman stesso avrebbe collaborato, l’approccio di Ickes all’emancipazione

52 Sulle figure di Edwin R. Embree e di Will W. Alexander la storiografia è piuttosto ristretta. Si veda A. Perkins, Edwin Rogers Embree. The Julius Rosenwald Fund, Foundation

Philanthropy, and American Race Relations, Bloomington, Indiana University Press, 2011;

M. Gasman, R.L. Geiger (eds.), Higher Education for African Americans before the Civil

Rights Era, 1900-1964. Perspectives on the History of Higher Education, Vol. 29, New

Brunswick, Transaction Publishers, 2012.

53 W.E. Pritchett, Robert Clifton Weaver and the American City, cit., p. 43.

- 58 -

partiva da considerazioni sull’interdipendenza di razzismo e classismo. La diseguaglianza razziale, per essere sanata, richiedeva un potere federale rafforzato, soprattutto per assicurare garanzie economiche ed educative «quali veicoli per sanare gradualmente le diseguaglianze»55. In questo senso, Foreman, Ickes e gli intellettuali vicini alla CIC – ma di lì a poco anche i leader dei movimenti di emancipazione – condividevano l’idea che la crescita della centralizzazione fosse la chiave di volta per il passaggio alla nuova democrazia newdealista, in cui la questione razziale doveva acquisire un peso privilegiato56.

All’indomani della nomina, tra gli afroamericani si diffuse una forte ondata di malcontento, proveniente in modo compatto dai movimenti. Ickes stesso, nonostante la sua storia politica, ricevette molte accuse dalla NAACP per aver compiuto la sua scelta nell’ambito dell’attivismo bianco e conservatore del Sud57. Walter F. White fece presente direttamente a William Rosenwald «l’estrema delusione, soprattutto tra i giovani, di fronte al perdurare delle nomine di portavoce bianchi per i Negri»58. Dello stesso avviso anche Roy Wilkins, per il quale «solo un Negro [poteva] conoscere le reali condizioni della propria gente e dare voce alle loro speranze»59. Anche Robert Lee Vann, Adviser nel Negro Advisory Committee of the Advisory and Planning Council all’interno del Department of Commerce, accusò il Secretary of Interior – privatamente e sulle pagine del The Pittsburgh Courier – di aver nominato un esponente bianco e dunque «incapace di comprendere le reali esigenze della popolazione afroamericana»60. Da parte di Ickes, attingere alla storia politica di Foreman, bianco, altamente istruito, middle-class e cresciuto in Georgia, era stata una scelta politica di cautela. La fase delicata in cui si trovava il New Deal aveva imposto una nomina che fosse accettabile tanto per l’amministrazione quanto per la variegata coalizione a sostegno di Roosevelt. Il presidente aveva infatti da poco superato i primi cento giorni e si preparava alla creazione di nuove agenzie e programmi di

55 Cfr. H.L. Ickes, The New Democracy, New York, W. W. Norton, 1934.

56 G.E. Gilmore, Defying Dixie, cit., p. 19.

57 Ibidem, p. 19.

58 W.F. White to W. Rosenwald, 6 September 1933, NAACP, LOC, b. c78, f. 3.

59 A. Buni, Robert L. Vann of the Pittsburgh Courier, cit., p. 209; W.E. Pritchett, Robert

Clifton Weaver and the American City, cit., p. 45.

- 59 -

riforma da far approvare al Congresso. Foreman era inoltre una figura di importanza strategica, che avrebbe potuto agevolare il dialogo con il mondo dell’industria e del sindacato e facilitare gli scambi con l’amministrazione. Di fronte alle accuse, Ickes non fece un passo indietro e Foreman stesso, consapevole delle resistenze, promise che si sarebbe ritirato dall’incarico dopo aver formato personalmente un amministratore afroamericano in grado di sostituirlo e di essere accettato dalla coalizione. E così fece quando, l’anno successivo, avrebbe lasciato il posto al giovane dottore di ricerca Robert C. Weaver, per confluire all’interno della Power Division della PWA.

Weaver era stato il primo afroamericano a ricevere il dottorato in economia presso Harvard University e fu selezionato di persona da Foreman proprio per il suo percorso di ricerca ad alto livello nel settore economico per assumere la posizione di Associate Adviser on Negro Affairs61. In poco tempo, egli avrebbe raccolto l’attenzione e il favore da parte dell’opinione pubblica, cui era già noto per il suo impegno nell’ambito dei diritti dei lavoratori. Durante gli anni di ricerca, infatti, si era avvicinato a John P. Davis e insieme avevano fondato la National Industrial League (NIL) nel 1933, «un’organizzazione nazionale tesa al miglioramento delle condizioni dei Negri come lavoratori e consumatori»62. Organizzata direttamente nella capitale – dove né la NUL né la NAACP avevano ancora stabilito una sede operativa –, l’associazione si occupò di monitorare i programmi newdealisti con l’obiettivo di evidenziarne le pratiche discriminatorie. Pur cercando di stabilire una base solida sul territorio, la NIL soffrì la mancanza di partecipanti continuativi e gli scarsi finanziamenti. Davis e Weaver riuscirono comunque ad attirare una discreta attenzione sul gruppo, avendo lavorando con certa assiduità a incontri, convegni e all’elaborazione di programmi e suggerimenti tecnici per la NRA. Weaver non era nuovo neppure all’ambiente istituzionale, poiché aveva stabilito contatti con Hugh S. Johnson e con Frances Perkins, cui aveva chiesto di attivarsi in un forte intervento correttivo delle pratiche retributive discriminatorie proprio della NRA63. Nella seconda

61 R.C. Weaver Biography, RCW, SCRBC, r. 2, p. 2.

62 Statement of the Negro Industrial League Concerning the Code of Fair Competition in the Textile Industry, undated, RCW, SCRBC, r. 1, p. 1.

- 60 -

metà del 1933, divenne inoltre noto anche a livello nazionale per essere riuscito a ottenere nuove contrattazioni sul calcolo dei salari e dell’orario di lavoro per l’industria del legno64.

Benché limitate, le vittorie ottenute dalla NIL avevano contribuito alla fama di Davis e Weaver come primi attivisti ad aver sottoposto direttamente al governo centrale il tema della discriminazione razziale. Anzi, fu anche l’esperienza della NIL a imporre ai movimenti nazionali un rinnovamento, improntato alla moltiplicazione delle attività e allo sviluppo di nuove forme di collaborazione inclusiva. Questo fu il caso degli Emergency Advisory Councils, organizzati sul territorio dalla NUL per aiutare le comunità a ottenere la partecipazione ai programmi di assistenza65. Gli scambi tra i Councils e alcuni membri della NAACP, in particolare White e Wilkins, avevano infatti portato alla nascita di un gruppo di lavoro trasversale, dedicato a sondare la discriminazione economica cui erano soggetti gli afroamericani nella distribuzione locale delle risorse federali e a fare pressione sul governo federale per un più equo trattamento all’interno della NRA. Ma, pur vedendo la compartecipazione di NAACP, NUL e Young Men’s Christian Association (YMCA), il Joint Committee on National Recovery si ritagliò uno spazio piuttosto liminale all’interno del dibattito e si spense già nel 1935 per mancanza di fondi e per una insufficiente rete di contatti con le istituzioni66.

Inserito nell’amministrazione, Weaver dimostrò invece di volersi subito porre come interlocutore critico delle scelte di Foreman e di Ickes. Egli, infatti, si stava avvicinando agli ambienti dell’attivismo nazionale e alle voci più radicali, come quella di Ralph J. Bunche. Più in particolare, proprio Bunche, insieme ad Abraham Harris ed E. Franklin Frazier, cercavano di fare pressione affinché la NAACP guardasse con attenzione alla politica nazionale e costruisse una coalizione più ampia67. Non a caso, dunque, essi si erano attivati con forza per sostenere il graduale inserimento di racial advisers all’interno dell’amministrazione e per monitorare gli effetti delle riforme di

64 Ibidem, p. 38.

65 Minutes of the Third Meeting of the Interdepartmental Group Concerned with the Special Problems of Negroes, 30 March 1934, NDABA, RSC, r. 7, p. 0765.

66 P. Sullivan, Lift Every Voice, cit., p. 193.

67 Sullo sviluppo dell’attivismo afroamericano tra anni Venti e Trenta si vedano, tra gli altri, W.J. Banks, Black Intellectuals. Race and Responsibility in American Life, New York, W.W. Norton, 1996; E. Miller, Born Along the Color Line, cit.

- 61 -

natura economica sulle comunità afroamericane. Negli intensi scambi con Foreman, il giovane economista sperava di riuscire a fare pressione su Ickes per emanare a livello federale una «direttiva chiara e precisa per vietare qualsiasi forma di discriminazione razziale nelle fasi di progettazione, elaborazione e finanziamento dei progetti di tutte le agencies newdealiste»68. Una richiesta del genere non sarebbe mai stata di facile approvazione, ciò nonostante Ickes stesso aveva già mostrato l’intenzione di espandere l’influenza dei racial advisers, per superare i confini del Department of Interior e organizzare un lavoro di collaborazione con le altre agenzie.