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Elites e classi dirigenti a Montepulciano fra il XVI e il XVII secolo

Con l’ascesa al potere di Alessandro dei Medici, nel 1530, un nuovo rapporto fu presto instaurato fra il centro e la periferia del Ducato1. Il

giovane sovrano mirava a creare un’unica, comune sudditanza ed a de- primere il ruolo di Firenze città dominante. Suo obiettivo primario fu, dunque, quello di trasformare, nella sua intima essenza, l’oligarchia pre- sente nelle varie città dello stato e ridurla alle sue dipendenze, in un’ottica di servizio all’interno dell’apparato burocratico, sia pure con posizioni di rilievo. Una volta per tutte la presunzione e la superbia di Firenze e dei suoi abitanti dovevano essere soffocate perché proprio quello spirito re- pubblicano e antitirannico, che tanta parte aveva avuto nella preceden- te storia fiorentina, aveva tratto da tale atteggiamento la sua linfa vitale. Firenze fu così posta sullo stesso piano delle altre comunità toscane ed ogni mito che ne esaltasse l’antichità o l’eccellenza, fu messo in disparte e volutamente accantonato.

La costruzione della Fortezza di S. Giovanni Battista, o da Basso, a Firenze2, “onde quei cittadini perdessino interamente ogni speranza di

mai più vivere liberi”3, il favore accordato a città del dominio ed ai lo-

ro abitanti in contrapposizione con Firenze, esemplare il caso pisano4,

1 Cfr. R. von ALBERTINI, Firenze dalla Repubblica al Principato. Storia e coscienza poli-

tica, trad. ital., Torino, Einaudi, 1970, passim.

2 Si veda M. RASTRELLI, Storia d’Alessandro de’ Medici, primo Duca di Firenze, scritta

e corredata di inediti documenti, Firenze, Benucci 1781, vol. II, lib. IV, p. 49 e ss. Cfr.

inoltre in proposito J. R. HALE, The end of Florentine liberty: The Fortezza daBasso, in

Florentine Studies. Politics and Society in Renaissance Florence, Edited by N. Rubinstein,

London, Faber, 1968, pp. 501-532.

3 B. SEGNI, Istorie fiorentine dall’anno 1527 fino al 1555, Augusta e Palermo, Rapetti, 1778, tomo I, lib. VI, p. 211.

4 Scrive Bernardo Segni: “Infra gli altri del dominio favorì assai i Pisani accrescendoli del- la dignità dell’armi ed altri privilegi per avere più amica quella città ... sappiendo essere

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la coniazione di nuove monete con la propria effige e “l’immagine di S. Cosimo e S. Damiano, particolari avvocati della casa Medici, acciocché non rimanga più memoria alcuna dell’antica Repubblica e libertà”5, sono

esempi concreti dell’azione di governo di Alessandro de’ Medici e non lasciano dubbi sui suoi programmi. Per primo egli cercò di dar corpo ad una politica toscana e non fiorentina ed il suo successore, Cosimo, non solo la continuò, approfondendola ma seppe dare ad essa una articola- zione ideologica di estrema efficacia. Dunque, a partire dal 27 Aprile 1532, giorno della effettiva costituzione del principato mediceo sotto la guida del Duca Alessandro6, le maggiori città dell’antico stato fiorentino

videro progressivamente aumentare la loro importanza.

Montepulciano era tornata sotto il dominio di Firenze nel 1511, dopo una parentesi senese, grazie alla mediazione del pontefice Giulio II del- la Rovere ed era stata subito dotata di una nuova fortezza, al lato della Porta al Prato, con l’intervento di Antonio da Sangallo il Vecchio. Era la fortezza di Poggiofanti, una possente struttura destinata ad imporre l’autorità fiorentina sull’intera zona. Le principali famiglie del luogo: Bellarmino, Cervini, Contucci, de’ Nobili, Ricci e Tarugi, compresero subito la necessità di accettare la nuova realtà politica e non ostacolarono il progressivo inserimento di Montepulciano nell’orbita medicea.

La famiglia Cervini fu tra le più solerti, soprattutto dopo l’ascesa al pontificato di Leone X e di Clemente VII. Quest’ultimo nominò Datario il giovane Marcello Cervini e la sua brillante ascesa proseguì con Paolo III Farnese, che lo volle come segretario e lo nominò Vescovo di Nica-

nimica alla libertà del popolo fiorentino, confidava che dovesse essere a lui più divota ed in tutti li tempi fedele”. SEGNI, Istorie fiorentine, cit., tomo I, lib. VI, p. 191. 5 B. VARCHI, Storia fiorentina, Con aggiunte tratte dagli autografi e corredata di note

per cura e opera di L. Arbib, Firenze, Società Editrice delle Storie del Nardi e del Var- chi, 1838-1841, vol. III, lib. XIV, p. 143.

6 Lorenzo Cantini riporta per esteso le Ordinazioni fatte dalla Repubblica Fiorentina insie-

me con l’Excellentia del Duca Alexandro de’ Medici, dichiarato capo della medesima sotto il dì 27 Aprile 1532, Cfr. L. CANTINI, Legislazione Toscana raccolta e illustrata, Firenze,

Fantosini, 1800-1808, tomo I, pp. 5-7. Si veda inoltre in proposito D. MARRARA,

Studi giuridici sulla Toscana medicea. Contributo alla storia degli stati assoluti in Italia,

stro nel 1539, Vescovo di Reggio Emilia nel 1540 e Vescovo di Gubbio nel 1544. Marcello Cervini svolse anche delicate missioni diplomatiche e, sempre per conto di Paolo III, fu inviato come Nunzio presso l’Im- peratore del Sacro Romano Impero Carlo V d’Asburgo e presso il Re di Francia Francesco I Valois. Proprio per la qualità del suo impegno e la fedelissima devozione alla Santa Sede, fu creato Cardinale da Paolo III il 12 Dicembre 15397. I suoi scontri con Carlo V, per il Concilio Tri-

dentino furono leggendari.

Oculato amministratore consolidò i beni di famiglia, affidando al San- gallo l’incarico di progettare un prestigioso palazzo nel cuore di Mon- tepulciano, che fu costruito con una singolare decorazione ad onde sul- la facciata ed una impostazione architettonica ad U rovesciata in modo da risultare in parte arretrato rispetto alla linea stradale. Egli acquistò, inoltre, con il consenso di Paolo III, l’eremo di Vivo d’Orcia con tutti i terreni circostanti. Marcello Cervini provvide a rendere coltivabile la vasta area, da tempo abbandonata ed invasa dalla vegetazione, costruen- dovi una residenza padronale ed alcune case coloniche. La gestione della proprietà fu affidata ad Alessandro Cervini, fratello del prelato che, nel 1559, ne ottenne l’ufficiale investitura, con privilegio feudale, da parte di Cosimo I de’ Medici8. Tale investitura fu rinnovata da Cosimo III nel

1701, con la concessione del titolo comitale. Nacque così la famiglia dei Conti Cervini del Vivo che è giunta fino ai nostri giorni.

Marcello Cervini, creato pontefice il 9 Aprile 1555, consolidò ulterior- mente il peso della propria casata e di Montepulciano in generale, pur mostrando un animo decisamente avverso al nepotismo. Cosimo I de’ Medici ripose in lui grandi speranze per il rafforzamento della presenza toscana nel Sacro Collegio e per il conferimento di privilegi ecclesiastici e di dignità vescovili, ma Marcello II morì dopo soli ventidue giorni di

7 A. CHACON (CIACONIUS), Vitae et res gestae Pontificum Romanorum et Sanctae Ro-

manae Ecclesiae Cardinalium ab initio nascentis Ecclesiae usque ad Clementem IX P. O. M. Alphonsi Ciaconii Ordinis Praedicatorum et aliorum opera descriptae cum uberrimis notis, ab Augustino Oldoino Societatis Iesu recognitae et ad quatuor tomos, ingenti ubique rerum accessione, productae, Roma, De Rubeis, 1677, tomo III, col. 668.

8 Cfr. in proposito G. CACIAGLI, I feudi medicei, Pisa, Pacini, 1980, p. 98.

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pontificato, lasciando “famam magnae bonitatis et sanctitatis”9 ma, so-

prattutto, voci di grandi progetti, che avevano subito suscitato allarme. “Riforma di tutta la corte ecclesiastica, a modello del vero istituto aposto- lico ... fondare in Roma una religione, come a forma di ordine cavallere- sco, di cui egli voleva essere il capo, di cento trascelti ecclesiastici di tutte le nazioni, che fossero in ogni dottrina e letteratura eminenti ed a questi si assegnassero cinquecento scudi annui per ciascheduno, con che non potessero mai più altro pretendere. E di questi si facesse la provvisione per le nunziature ed altre spedizioni e deputazioni per l’occorrenze della religione e del governo ecclesiastico, tanto che dopo l’esperienza che ne avessero data fossero, a suo tempo, chiamati a sedere nel Sacro Collegio Apostolico ed in questa forma il Cardinalato dovesse risplendere ne’ più insigni personaggi della Repubblica Cristiana”10. Giovanni da Palestrina

compose per lui il suo capolavoro: la Missa Papae Marcelli.

Fra i membri della famiglia Cervini spiccano, in questo momento, Romolo, fratello del papa, che fu fedele collaboratore di Giulio III, so- prattutto nelle complesse vicende del Concilio Tridentino ed Erennio, nipote del pontefice. Erennio Cervini, avviato alla carriera ecclesiastica, fu Referendario della Segnatura ed ha lasciato una bella relazione sul governo di Roma. Il mondo della Chiesa fu, senza dubbio, quello che offrì prestigio e ricchezza agli esponenti di questa importante famiglia. Possono essere, infatti, ricordati anche un altro Marcello, Vescovo di Savona, poi di Montepulciano; Antonio, suo nipote, anch’egli Vescovo di Montepulciano e Tommaso, Canonico di S. Pietro e Vescovo di Era- clea. Figura interessante è poi quella di Biagio Cervini, comandante di un Reggimento di Fanteria nell’esercito di Francesco I Valois, poi ca- stellano di Perugia ed infine generale della guardia e governatore, dopo l’ascesa al pontificato di Marcello II.

Fra le sorelle del pontefice spiccano Pera, celebre letterata e Cinzia. Quest’ultima aveva sposato un illustre conterraneo: Vincenzo Bellar-

9 CHACON, Vitae et res gestae, cit., tomo III, col. 806.

10 F. GALVANI; Sommario storico delle famiglie celebri toscane, compilato dal Conte France-

sco Galvani e riveduto in parte dal Cav. Luigi Passerini, Firenze, Diligenti, 1865, vol. I,