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Il ceto dirigente nella nuova città di Pescia fra il XVII e il XVIII secolo

D. O.M STEPHANI CECCH

PISCIAE ANTISTITIS VIGILANTISS. I.U.D. NOMEN

QUOD UT OMNIUM IN ANIMIS PERPETUO VIVERET

IPSE VIRTUTUM MERITIS EFFECERAT UT VIVERET IN OMNIUM ETIAM OCULIS

LAURENTIUS CAN. ET IULIANUS NEPOTES

OBSERVANTISS PARITER ET AMANTISS. HOC INSCRIPTO MARMORE VOLUERE

VIXIT ANN. LXXXI OBIIT ANN. MDCXXXIII

che aveva deciso l’ampliamento dell’antica chiesa pesciatina, in base al- le disposizioni testamentarie di Giovanni Ricci e che assistette al crollo di gran parte del sacro edificio. Un drappo analogo al precedente ne cu- stodiva l’elogio funebre:

D.O.M.

IOANNI BAPTISTAE CICCHIO PISCIAE ANTISTITI AEQUITI ET I.U.D.

DIGNITATIS EMINENTIA NOBILI VIRTUTUM PRAESTANTIA NOBILIORI

LAURENTIUS CAN. ET IULIANUS AMANTISS. PATRUO MONUM.

POSUERE ANN. MDCCV

UT QUAM LAPIDE ORNARANT SUMPTUOSIUS TANTI VIRI NOMINE PRAECIPUE ORNARENT

ARAM

IN HOC ANTIQUISS. FAMILIAE SACELLO AB IPSO MANDATAM ANN. MDCLXXXIV

VIXIT ANN. LXXVIII

Sull’altare fu posta una tela dedicata al martirio di S. Lorenzo, un bel lavoro del fiorentino Anton Domenico Gabbiani76, pittore di corte lega-

to al Gran Principe Ferdinando dei Medici, che abbiamo già incontrato immerso nei preparativi per il trasporto a Palazzo Pitti della Madonna del Baldacchino di Raffaello Sanzio, conservata nella cappella Turini. Proprio il Gran Principe fece suggerire il nome di Gabbiani a Giuliano Maria Cecchi, nel 1704, da un suo emissario: Vincenzo Olivicciani. Due importanti lettere dello stesso Olivicciani al Cecchi, inviate il 28 Luglio ed il 27 Agosto 1704 da Firenze, lo dimostrano con palese evidenza.

I testi delle missive, recentemente pubblicati da Gigi Salvagnini77,

fanno intuire l’opposizione del Cecchi per la lunghezza dei tempi d’ese- cuzione del dipinto: “un paro d’anni”78, per l’alto costo della tela: “su

76 Cfr. ANSALDI, Descrizione, cit., p.16.

77 Cfr. SALVAGNINI, La decorazione, cit., pp.92-93. 78 Ibidem.

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Il volto del potere fra centro e periferia

300 scudi, compresovi il modellino”79 e per la preferenza intimamente

accordata ad artisti come Baldassarre Franceschini, il Volterrano, o come Carlo Maratta, autore di un superbo ed apprezzato ritratto di Clemente IX, il pistoiese Giulio Rospigliosi. L’insistenza del Gran Principe Ferdi- nando, per mezzo dell’Olivicciani, fece ovviamente desistere Giuliano Maria Cecchi dai suoi propositi e Gabbiani eseguì, attorno al 1706, quel martirio di S. Lorenzo80 che ancor oggi si trova nella cappella, in ottimo

stato di conservazione.

Questo mecenatismo devozionale non mancò di manifestarsi anche in altri sacri edifici pesciatini. La chiesa della Maddalena costituisce, ad esempio, una testimonianza non meno significativa di arte barocca, pro- prio per i numerosi interventi pubblici e privati che la caratterizzarono, fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. L’eccezionale culto tri- butato all’antico crocifisso ligneo conservato nel suo interno rese natu- rale, all’indomani del crollo della Propositura di S. Maria, la progressiva valorizzazione di S. Maria Maddalena, in cui fu temporaneamente ospi- tato l’intero Capitolo cittadino81.

Per ben tredici anni, dal 1671 al 1684, la chiesa della Maddalena svol- se, di fatto, il ruolo di Propositura, sotto il profilo liturgico ed il suo peso e la sua influenza sulla vita spirituale e culturale di Pescia, crebbero sen- sibilmente. Il vecchio tempio cominciò ad apparire troppo misero per il crescente numero dei devoti e, grazie a generose offerte, proprio ne- gli anni ottanta del Seicento, venne decisa la sua radicale ristrutturazio- ne82. In particolare venne portata a compimento una raffinata cappella,

destinata ad ospitare il miracoloso crocifisso, “ricca di marmi, statue e fregi”83, introdotta da un’agile cupola.

Quest’ultima, nel Febbraio 1693, era già terminata. Se ne decise suc- cessivamente la decorazione pittorica interna e sappiamo che il 6 Luglio

79 Ivi, p.93. 80 Ivi, p.91.

81 Cfr. R. BENEDETTI, Il Duomo e “l’aggiustamento” cit., p.61.

82 Cfr. G. C. ROMBY, Architettura e grande decorazione nella Pescia barocca, in La catte-

drale di Pescia. Contributi, cit., p.52.

1704 i fratelli della Compagnia del SS. Crocifisso della Maddalena ac- cettarono la proposta del governatore Carlo Catani di contrarre un de- bito, prendendo a prestito una somma di denaro, per garantire la realiz- zazione di alcuni affreschi84. Infatti un anonimo “benefattore” avrebbe

fatto “dipingere la cupola di ... chiesa, a sue spese, da pittore celebre”, ma era necessario “provvedere all’istessa cupola e farla nuovamente ri- coprire perché non vi penetri l’acqua, come al presente vi penetra” e ga- rantire il “mantenimento ... in Pescia del pittore e di un suo giovane e spese di viaggi”85.

Non sappiamo il nome dell’anonimo benefattore ma è probabile sia stato il Conte Anton Francesco Flori, legatissimo alla chiesa della Mad- dalena ed il cui emblema gentilizio compare ben due volte, sia sulla por- ta laterale d’ingresso del sacro edificio, sia su quella della sacrestia86. Lo

stesso Flori, come abbiamo avuto modo di illustrare, stava realizzando in quegli anni la sontuosa cappella di famiglia nella Propositura di S. Maria ed appare evidente il suo desiderio di collegare il proprio casato alle manifestazioni socialmente più significative nel panorama pesciati- no, soprattutto sotto il profilo spirituale.

Il mecenatismo devozionale sanciva più di ogni altro il rango di una famiglia collocandola, nel contesto della comunità, al livello più elevato. Il denaro offerto per opere di pietà produceva un doppio frutto renden- do il benefattore, o i suoi familiari, figure esemplari, degne di imitazio- ne e riducendo il carico dei loro peccati per effetto del valore salvifico delle indulgenze. La contemporanea presenza di interventi dei Conti Flori nei due edifici sacri cittadini più importanti, rende questo caso eccezionale e fa comprendere la lungimiranza di Anton Francesco Flori ed il suo desiderio di mostrare pubblicamente, quanto più possibile, lo status nobiliare faticosamente raggiunto.

84 Ibidem.

85 A.S.Pe., Compagnie e luoghi pii soppressi, Compagnia di S. Maria Maddalena di Pescia, 363, cc.205v-206r.

86 Cfr. in proposito G. CIPRIANI, La Compagnia del SS. Crocifisso della Maddalena e la

tradizione delle “Feste di Maggio”, in Pescia. La storia, l’arte, il costume, A cura di A. Spic-

ciani, Pisa, Ets, 2001, pp. 326-328.

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Vinci. Una comunità toscana