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Il territorio della Valdinievole fra Cinquecento e Seicento

La Valdinievole trae il proprio nome dal principale fiume che l’at- traversa da Nord a Sud fino al padule di Fucecchio. “Questa splendida vallata”, come ben chiarisce Pietro Anzilotti, facendo tesoro delle osser- vazioni di Attilio Zuccagni Orlandini, “È situata a ponente del Gran- ducato di Toscana e resta chiusa tra l’Arno, i monti e i poggi pistoiesi ed il Ducato di Lucca. Estendesi in lunghezza, dai monti sovrastanti a Crespola fino all’Arno, per miglia venticinque e da Valicarda, sopra Ca- praia, fino alla Verruca per una larghezza di miglia ventiquattro e mez- zo. Viene poi confinata da Val d’Ombrone a Levante, Val di Lima a Tra- montana, Val di Serchio o Ducato di Lucca a Ponente, Val d’Elsa e sue adiacenze a mezzodì”1.

Del resto molto preciso, a questo riguardo, era già stato Giannozzo Manetti che, delineando il quadro geografico della zona all’inizio del Quattrocento nel suo Cronicon Pistoriense a condita urbe usque ad annum

MCCCXLVI, scrive: “Inter agrum Lucensem ac Pistoriensem a superiori

quidem parte montes asperrimi dirimunt, dorso Appennini ita connexi ut sese invicem coniugere videantur. Ex inferiori vero regione latissima palus, Guscianae influentis fluvii nomen sortita, impeditissimo ubique gurgite praeter unum aut alterum aditum, qui frequentibus castellis, praesidiisque muniuntur, planitiem totam intersecat”2.

1 P. ANZILOTTI, Storia della Val di Nievole dall’origine di Pescia fino all’anno 1818, Pi- stoia, Cino, 1846, pp. 12-13.

2 G. MANETTI, Cronicon Pistoriense, a condita urbe usque ad annum MCCCCXLVI, auc-

tore Iannotio Manetto Florentino, in L. A. MURATORI, Rerum Italicarum scriptores ab anno Aerae Christianae Quigentesimo ad Millesimum Quingentesimum, quorum potissima pars nunc primum in lucem prodit ex Ambrosianae, Estensis, aliarumque insignium biblio- thecarum codicibus. Ludovicus Antonius Muratorius, Serenissimi Ducis Mutinae Bibliothecae Praefectus, collegit, ordinavit et praefationibus auxit, nonnullos ipse, alios vero Mediolanenses

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Il volto del potere fra centro e periferia

Il lago di Bientina ed il padule di Fucecchio, compresi nel suo terri- torio, prosegue Pietro Anzilotti: “contribuiscono notabile vantaggio a questa provincia mediante la produzione del suo pesce. Ancora due pic- coli fiumi, che per altro non sono mai senz’acqua, la Pescia e la Nievole, rendono fertilissimo il piano di questa bella vallata che si copre ogni an- no di ricche messi. Da ambe le sponde di questi due fiumi sono edifici bellissimi, da seta e da carta e a piè degli edifici corrono canali di acqua, rivoletti che nella stagione estiva vanno ad irrigare con il loro corso bel- lissima e grandissima possessione di ortaglie. I colli che la circondano, sparsi di ulivi e di viti, producono il più delicato olio ed i più generosi vini della Toscana”3.

Questa bella descrizione della prima metà del XIX secolo fa ben com- prendere la realtà della Valdinievole, le cui caratteristiche fisiche ed eco- nomiche non erano molto diverse all’inizio del XVII secolo quando, per volontà del Granduca Ferdinando I dei Medici di sua moglie Cristina di Lorena, si iniziò a costruire in località Pozzo Vecchio o Renatico, la chiesa della Madonna di Fontenuova, primo edificio della città di Mon- summano4. Del resto Scipione Ammirato, proprio alla fine del Cinque-

cento, aveva definito la Valdinievole “delizioso giardino della Toscana”5,

facendo ben comprendere le caratteristiche positive dell’intero territorio e la ricchezza della vallata.

Palatini Socii ad manuscriptorum fidem exactos, summoque labore ac diligentia castigatos, variis lectionibus et notis, tam editis veterum eruditorum, quam novissimis, auxere. Additis, ad plenius operis et universae Italicae historiae ornamentum, novis tabulis geographicis et variis Langobardorum regum, imperatorum aliorumque principum diplomatibus, quae ab ipsis autographis describere licuit, vel nunc primum vulgatis, vel emendatis, nec non antiquo characterum specimine et figuris aeneis cum indice locupletissimo, Milano, Ex Typographia

Societatis Palatinae, 1723-1751, tomo XIX, lib. II, p. 1036. 3 ANZILOTTI, Storia, cit., p. 13.

4 La posa della prima pietra avvenne il 30 Dicembre 1602, per mano del principe ere- ditario Cosimo II, come ricorda una interessante epigrafe posta sulla facciata del sacro edificio. Cfr. in proposito F. GURRIERI, Artisti granducali nel tempio della Madonna

della Fontenuova a Monsummano, Pistoia, 1973; G. SALVAGNINI, Gherardo Mechini architetto di Sua Altezza. Architettura e territorio in Toscana 1580-1620, Firenze, Salim-

beni, 1983, pp. 130-131.

5 Cfr. A. TORRIGIANI, Le castella della Val di Nievole. Studi storici del Canonico Antonio

Ai prodotti agricoli ed alle manifatture della seta e della carta6, prima

ricordate, si aggiungevano poi i prodotti ittici del Padule di Fucecchio, le cui acque erano mantenute ad un livello costante, proprio per motivi di pesca, grazie ad una serie di opere idrauliche al Ponte a Cappiano7,

che regolavano rigorosamente il deflusso dell’Usciana.

Di grande richiamo erano poi le sorgenti medicamentose di Monte- catini, celebrate fino dal Trecento dal medico Ugolino Simoni nel De

balneis naturalibus et artificialibus Etruriae tractatus8 e consacrate nel

1572 da Andrea Bacci da Sant’Elpidio, forse il maggior assertore della terapia idropinica, destinato a divenire, alcuni anni dopo, archiatra di papa Sisto V Peretti.

“Castellum Montis Catinii, quod confine est Pistorio in Hetruria ... quibusdam aquis celebratur quas salmacidas a sapore cognominant et tam potu quam balneo utiles. De quibus (ut scriptum reliquit Ugolinus hic oriundus) cum elapsis temporibus hic officinas conficiendis salibus construxissent, easque cum modica densandi virtute reperissent ac exi- gui fructus ad usum balneorum ac potuum recepere. Mira vero revela- tio visa est quum neglectae ob paucam salis utilitatem, qua via deflu- ebat in agros ac pascua, visae sunt bestiae, quae ex illis riguis biberent, refici ac pedum vitiis, tumoribus ventris liberari. Sunt autem exquisite salsae et siccantes gustu, quare destillatae exilem, albissimumque depo- nunt salem ...

Sunt autem duae scatebrae, primi vero meriti maxime in potibus est salmacida, quae vulgo a Tettucio cognominatur. Altera, quae Balneoli est, minus salsa ac in potu minus purgando efficax. Per alvum utraeque

6 Si veda in proposito R. SABBATINI, Di bianco lin candida prole. La manifattura della

carta in Età Moderna e il caso toscano, Milano, F. Angeli, 1990.

7 Cfr. G. GALLETTI- A. MALVOLTI, Il ponte mediceo di Cappiano. Storia e restauro, Fucecchio, Edizioni dell’Erba, 1989.

8 Conservato manoscritto presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (Pluteo LXXIII, Cod. 43) e pubblicato da M. G. Nardi (Firenze 1950). Cfr in proposito A. M. BANDINI, Ragionamento sopra un’opera non più stampata di Ugolino da Montecatini,

celebre medico del secolo XIV, nella quale si tratta delle acque termali della Toscana e loro diversi usi in medicina, specialmente di quelle di Montecatini nella Valdinievole, Venezia,

Coleti, 1689.

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ebibitae deiiciunt, lubricamque in posterum reddunt, decem circiter aut quindecim diebus sumptae, certissimo experimento. Nec minus per uri- nas, renum ac vesicae obstructiones aperiunt, arenulas pellunt, lapidem frangunt, vermes interficiunt.

Usus vero earum hodie celebris est in dysentericis, quos mirifice san- ant etiamsi nomae intestina corraserint, ebibitae singulis diebus a libra ad tripondium, pro tolerantia patientis. Quo nomine similiter atque ad urinae difficultatem admirandas adeo videmus quotidie harum aquar- um virtutes ut vere ipsas caelitus in salutem hominum destinatas esse credendum sit, cum ferme homines ex acerrima dysenteria iam iam ex- hausto cum sanguine spiritu, revocent ad vitam”9.

Parole più esplicite non potevano essere pronunziate, Nel quadro de- lineato da Andrea Bacci Montecatini emergeva come una vera e pro- pria cittadella della salute nella quale chiunque avrebbe potuto recarsi e trarre sollievo, se non guarire perfettamente, da molte malattie. La fa- cilità della terapia rendeva quel luogo benedetto e degno della massima considerazione, tanto da invitare sofferenti di ogni paese a raggiungere la Valdinievole.

Francesco de’ Medici aveva curato, proprio alla fine del Cinquecento, il parziale restauro delle celebri sorgenti termali facendo anche abbassa- re le chiuse che al Ponte a Cappiano rendevano ancora più immobili le acque limacciose del Padule di Fucecchio in cui proliferava un abnor- me numero di zanzare. Era necessario favorire il deflusso per combattere le terribili “febbri intermittenti”, quel flagello malarico che incombeva

9 A. BACCI, De thermis, Andreae Baccii Elpidiani, Civis Romani, apud Sixtum Quintum

Pontificem Maximum medici, libri septem. Opus locupletissimum non solum medicis ne- cessarium verumetiam studiosis variarum rerum naturae perutile, in quo agitur de universa aquarum natura deque earum differentiis omnibus ac mistionibus cum terris, cum ignibus, cum metallis. De terrestris ignis natura nova tractatio, de fontibus, fluminibus, lacubus, de balneis totius orbis et de methodo medendi per balneas. Deque lavationum simul atque ex- ercitationum institutis in admirandis thermis Romanorum, demum ab ipso auctore recog- nitum, novis historiis locupletatum ac plus mille locis illustratum et auctum, Roma, Mas-

cardi, 1622, lib. V, pp. 238-239. Cfr, inoltre in proposito A. BICCHIERAI, Dei bagni

di Montecatini. Trattato di Alessandro Bicchierai fiorentino, Firenze, Cambiagi, 1778, pp.

costantemente mietendo vittime e di cui si ignorava l’agente patogeno: l’anofele, pur connettendo, per tradizione ed esperienza, l’insorgere della grave malattia ad ambienti palustri.

Montecatini stava lentamente risorgendo dopo le terribili devastazioni del Luglio 1554, che l’avevano vista protagonista di un marginale episo- dio della Guerra di Siena10 ed il medico pesciatino Pompeo della Barba,

attorno al 1580, con il sicuro assenso dello stesso Granduca Francesco11,

si fece portavoce delle rinnovate virtù terapeutiche della zona con il suo

De balneis Montis Catini commentarius.

Nel testo da un lato si esaltavano i lavori portati a compimento in quegli anni: “Cum itidem Focechii lacus qui versus meridiem non pro- cul stagnat , putridis nebulis foetidisque vaporibus aerem conspurcet vi- cimum. Austris spirantibus, nunc arva quae iamdudum magna ex parte limo putridisque lignis et corrupto coeno oblinita tegebantur, Serenissimi tandem Magni Etruriae Ducis opera piaque voluntate, aqua deficiente lacustri et mala omni corruptione desiccata, detecta apparent, salubria, pinguia et foecunda hodie campi et prata saluberrima, circum balnea

10 La cittadina era stata infatti occupata da Piero Strozzi, senza opporre particolare resi- stenza ed in larga parte demolita e saccheggiata, per ordine di Cosimo I dei Medici, in segno di punizione. Si veda in proposito G. dell’OSTE, L’assedio e la distruzione di

Montecatini (1554) narrati da un contemporaneo (Ser Giovanni dell’Oste, allora Cancel- liere del Comune), a cura di G. degli Azzi Vitelleschi, Pescia, Nucci, 1903. L’interessante

narrazione di Giovanni dell’Oste è stata ripubblicata nel 1955 da Tommaso Marradi nel “Bullettino Storico Pistoiese”, (LVII, 1955, p.6 e ss.). Si veda inoltre L. LIVI, Memorie

e notizie istoriche della terra di Montecatini in Valdinievole, raccolte dal Dottor Leone Livi,

Nuova edizione per cura di G. Gentili, Pescia, Vannini, 1874, p.60 e ss.

11 Scrive infatti Pompeo della Barba: “Eoque libentius hanc provinciam suscipio non modo quod antiquiores istos negligentius se gessisse cognoverim, sed seu impulsus illustrium virorum suasu caeterum quia hunc nostrum exiguum laborem Serenissimo Magno Etru- riae Duci, patrono meo, non ingratum fore intellexeram”. P. della BARBA, Pompei Bar-

bae Pisciensis De balneis Montis Catini commentarius, in G. TARGIONI TOZZETTI, Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa del Dottore Giovanni Targioni Tozzetti, Firenze,

Cambiagi, 1768-1779., tomo V, p. 145. Giovanni Targioni Tozzetti ha infatti pubbli- cato per la prima volta e quasi per intero il Commentarius del della Barba inserendolo alle pp. 135-196 del quinto tomo delle sue Relazioni. Cfr, inoltre in proposito P. della BARBA, Commentario intorno alle terme di Montecatini, Testo latino, traduzione italia- na e introduzione a cura di E. Coturri, Firenze, Olschki, 1962.

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tantum sterilia nam area perampla sale undique efflorescit”12.

Dall’altro, facendo tesoro del testo di Ugolino Simoni e del De ther-

malibus aquis di Gabriele Falloppio13, si sottolineavano le virtù terapeu-

tiche delle acque montecatinesi e le loro caratteristiche chimiche: “Aquae aerium salium succum continentes sunt valde salsae, quae vero minus acrium mitiores et non adeo salsae. Primi generis est aqua Tettuctii Mon- tis Catini dicta, secundi vero quae Balneoli nuncupatur, quae aut ratione mixtionalis minus acris salis aut maioris copiae aquae cum qua miscetur, vel etiam alterius metalli complicatione. Ferri videlicet aut calcanthi mi- tior redditur et gustui iucundior, quam etiam evidentem adstrictionem habere cernimus et alvi profluviis mirum in modum conferre”14.

Infatti, aggiungeva della Barba: “Saepissime etiam ego vidi quamplu- rimos acerbissimis intestinorum torminibus afflictos et mulieres uteri- nis cruciatibus ad animi usque deliquium oppressas, harum aquarum haustu convaluisse, cardiacos et animo deficientes, tanquam ad vitam,

12 della BARBA, De balneis, cit., in TARGIONI TOZZETTI, Relazioni, cit., tomo V, p. 139.

13 Gabriele Falloppio, in un passo del suo De thermalibus aquis, aveva infatti affermato: “Aqua fontis Balneoli est in usu pro potu ad roborandum ventriculum et reliqua visce- ra sed praecipue ad abstergenda intestina et primas illas venas. Aqua vero Tectutii est in usu similiter in potu maxime ad solvendum ventrem, nam solvit validissime etiam si non exhibeatur in maiori quantitate quam duorum triumve cyathorum. Aqua etiam illa Balneoli sum ego usus et expertus in dysenteriis ulceribusque intestinorum et est remedium ita praestans ut praestantius reperiri non possit”. G. FALLOPPIO, Gabrie-

lis Falloppii Mutinensis physici ac chirurgi toto orbe clarissimi, in tribus gymnasiis Italiae florentissimis Ferrariensi, Pisano, Patavino, rem botanicam anatomicam, chirurgicam mi- ra cum laude ac honore apertaque divini ingenii ac summae rerum peritiae significatione quondam profitentis et exercentis, opera genuina omnia, tam practica quam theorica, iam pridem a cunctis medicinae tum studiosis, tum professoribus avide expetita et expectata quo- rum pars una, tota praesertim chirurgia et tractatus de morbo gallico methodusque consul- tandi ab auctore ad editionem concinnata et expolita ac in praesens usque suppressa, nunc primum lucem adspicit. Pars vero altera e volumine incondito Francofurti nuper edito, de- sumpta et in ordinem redacta plurimisque mendis repurgata, nunc tandem ad auctoris glo- riam, ad operis perfectionem, ad commune bonum sedulo et accurate simul excusa ac in tres tomos distributa, nec solum in tractatus sed in capita quoque apte secta et divisa, Venezia,

De Franciscis, 1606, tomo I, Cap. XXVIII, De balneis Pistoriensibus, pp. 326-327. 14 Della BARBA, De balneis, cit., in TARGIONI TOZZETTI, Relazioni, cit., tomo V, pp.

paucis horis, harum auxilio revocatos. Et, ut paucis multa colligam, in his et in aliis quos postea recensebimus morbis, ac potissimum in colico cruciatu ac omnibus alvi profluviis in quibus caetera remedia, vi morbi superata, nihil contulerunt, primis diebus hanc ebibitam, vel per clyste- res iniectam, aegrotantes incolumes reddidisse”15.

Era ormai evidente che i bagni montecatinesi dovevano la loro rinasci- ta al diretto intervento del Granduca Francesco de’ Medici e la comunità locale, per garantire il futuro di quelle terme e mostrare un tangibile se- gno di deferenza nei confronti della dinastia regnante, offrì in dono al- lo stesso Medici l’intero complesso termale16. Francesco, noto per i suoi

interessi in campo farmaceutico e naturalistico17, nel Dicembre 158318

15 Ivi, p. 149.

16 Fino dal Giugno 1579 la Comunità di Montecatini aveva infatti offerto in dono al Granduca Francesco de’ Medici i suoi bagni. Una supplica conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze non lascia dubbi al riguardo.

“Serenissimo Granduca.

La Comunità et huomini di Monte Catino di Valdinievole, humili vassalli di Vostra Altezza Serenissima, supplicando espongono a quella qualmente havendo alcuni bagni com’il Bagnuolo, Tettuccio, Bagno de’ Merli e de’ Cavalli, tutti bagni diferenti di virtù, per le quali hanno acquistato da’ fisici varii nomi per guarire varie infirmità, quali bagni di presente si ritrovano in mal’essere per le guerre et altri infortunii di detti rappresen- tanti, donde hanno di bisogno di essere restaurati con spesa di scudi 1.000 in circa, per ritrovarsi l’esponenti poveri e desiderosi che le virtù di dett’acque perciò non si perdino, imperò ricorrono a Vostra Altezza Serenissima, offrendo gli detti bagni, con pregarla al conservare detta Comunità di quello prezzo che annualmente s’incanta tale provento e similmente tutti gl’huomini del detto comune possino usare delle dette acque per le persone loro senza pagamento alcuno, com’ hanno per il passato, e, nel resto, se li of- ferisce il pieno dominio et sendo certi che quella, per sua benignità e animo generoso, non permetterà che una tale gioia stia nel fango, pregandoli dall’Altissimo Iddio ogni contento, humilmente si raccomandano a quella”. A. S. F. , Nove Conservatori, 3349. Suppliche dal 1 Marzo 1578 a tutto Febbraio 1579, n. 327. Cfr. BICCHIERAI, Dei

bagni, cit., p. 244.

17 Cfr. L. BERTI, Il principe dello studiolo. Francesco I dei Medici e la fine del Rinascimento

fiorentino, Firenze, Edam, 1967, p. 43 e ss.; G. CIPRIANI, La politica sanitaria medicea e la fortuna del Ricettario Fiorentino, in Acta XXXIV Congressus Internationalis Historiae Pharmaciae, Belluno, Piave, 2001, pp. 31-33.

18 L’atto di donazione dei bagni montecatinesi al Granduca Francesco dei Medici, rogato in data 16 Dicembre 1583 da Ser Zanobi del quondam Ser Andrea Paccalli, è conser- vato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (B. N. C. :F.), Fondo Magliabe- VI - Il territorio della Valdinievole fra Cinquecento e Seicento

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accettò con entusiasmo, favorendo ulteriormente il recupero di quelle strutture che ancora presentavano segni di degrado. La fama delle acque di Montecatini cresceva progressivamente e nel 1588 Andrea Cesalpino ne ribadì le virtù terapeutiche.

“Experimento enim compertum est aquam Tettuccii praesentaneum remedium esse in dysenteria adeo ut hodie nullum sit praestantius, ci- tissime enim abstergendo ea que mordent et exsiccando adstringendo- que, fluxum cohibet. Solvit tamen alvum abstergendo et pondere ob gravitatem enim salsedinis minime omnium ascendit in venas sed ce- lerrime prae caeteris descendit si ea copia assumatur quae sufficiat ad descensum, relinquit enim alvum adstrictam neque mordet intestina, quamvis ulcerata, ut aqua maris, mitiorem enim habet salsedinem ab- sque ulla acrimonia”19.

Il Cesalpino, medico e naturalista insigne, era una autorità indiscus- sa in materia e le sue parole ebbero un peso non indifferente nel mondo scientifico del tempo. Il cattivo deflusso delle acque del Padule di Fu- cecchio attraverso l’Usciana stava però riproponendo il gravissimo pro- blema dell’infezione malarica. L’abbassamento della chiusa al Ponte a Cappiano, voluto da Francesco dei Medici, non aveva portato benefici di lunga durata ed il suo successore, il Granduca Ferdinando I, fu co- stretto ad affrontare la delicata situazione.

Ferdinando aveva mostrato sempre grande attenzione nei confronti del territorio della Valdinievole. Se nel Dicembre 1602 aveva presen- ziato con la moglie Cristina di Lorena ed il figlio primogenito Cosimo, alla posa della prima pietra della chiesa della Madonna di Fontenuova a

chiano ,classe XXV, cod, 197, c. 125. Cfr. in proposito BICCHIERAI, Dei bagni,cit.,

pp. 245-251; TARGIONI TOZZETTI, Relazioni, cit. tomo V, pp. 199-200; LIVI, Me-

morie, cit., p. 11; G. ANSALDI, La Valdinievole illustrata nella storia naturale, civile ed ecclesiastica, dell’agricoltura, delle industrie e delle arti belle per Giuseppe Ansaldi di Pescia,

Pescia, Vannini, 1879, vol. II, p. 239. Erroneamente Antonio Torrigiani afferma che la cessione della proprietà dei bagni da parte della Comunità di Montecatini avvenne nel 1573. Cfr. TORRIGIANI, Le castella, cit., p, 444.

19 A. CESALPINO, De metallicis libri tres, Andrea Cesalpino auctore, Roma, Zannetti, 1596. Lib. I, cap. VIII, p. 23. Cfr. in proposito TARGIONI TOZZETTI, Relazioni, cit., tomo V, p. 129.

Monsummano, nel 1604 fu di nuovo nella zona.

Era necessario cercare di risolvere i gravissimi problemi idrogeologici dell’intera area ed il Granduca ordinò di rettificare e consolidare il cor- so del fiume Pescia recandosi personalmente ad ispezionare l’andamen- to dei lavori. Giunto a Borgo a Buggiano, per pranzare, prese tempora- neamente alloggio nella casa di Gabriele Marchionni che, per ricordare il singolare evento, fece subito apporre un’epigrafe sulla facciata della propria dimora.

D. O. M. F.

FERDINANDUS MEDICES MAGNUS ETRURIAE DUX DUM INCUMBERET MUTATIONI ALVEI FLUMINIS PISCIAE HIC SPONTE PRANDIUM SUMERE NON EST DEDIGNATUS

PRIDIE KALENDAS IANUARIAS MDCIIII

CUIUS HONORIS MEMORIA GABRIEL MARCHIONNIUS TABERNACULUM HOC MARMORE ORNATUM EREXIT