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emissione di Darlehnskassenscheine per mezzo d'istituti gover- gover-nativi per 600 milioni di franchi fino al 30 settembre (2)

IL SAGGIO DELLO SCONTO E IL SAGGIO DELL'INTERESSE DOPO LO SCOPPIO DELLA GUERRA

5) emissione di Darlehnskassenscheine per mezzo d'istituti gover- gover-nativi per 600 milioni di franchi fino al 30 settembre (2)

In Austria fu sospesa la legge, che obbligava la Banca Austro-Ungarica a mantenere le emissioni con una copertura metallica del 40 per cento e le fu concesso il diritto alle emissioni senza limiti, mentre nello stesso tempo il governo faceva stampare biglietti da 1 e da 2 corone (3). Anche in Francia, per rimediare alla scarsità di moneta spicciola, si emettono biglietti da 20 e da 5 franchi e il limite delle emissioni della Banca centrale da 6800 milioni è portato a 12 miliardi di franchi con la legge del 6 agosto, della quale la Banca si è valso per aumentere la sua circolazione fino a 9299 milioni di

franchi al 1° di ottobre, con un incremento di 3387 milioni di fronte

(1) Economùt, 2" semestre 1914, pag. 219. (2) Economitt, voi. cit., pag. 691.

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alla circolazione del 23 luglio (1). E in Inghilterra, dopo stabilita una moratoria limitata nel tempo e per certe categorie di debiti sol-tanto, si sono coniate monete d'argento in maggior quantità, si sono stampati biglietti emessi dal Tesoro di una sterlina e di IO scellini, dando intanto ai postai orders il carattere di moneta legale pei piccoli pagamenti mentre si preparavano i biglietti di Stato e si è sospesa la legge di Peel per permettere alla Banca d'Inghilterra di allargare le sue emissioni.

Di questa facoltà la Banca non ha avuto bisogno di valersi. Ma mentre la sua circolazione dal 22 luglio al 19 di agosto è passata da 29,3 milioni di sterline a 37,1 milioni, uno sbalzo straordinario ebbero i suoi depositi, che da 55,9 milioni di sterline, quali erano al 22 luglio, salgono a 162,5 milioni il 2 settembre, ossia a 4 mi-liardi e 62 milioni di franchi, permettendo ai suoi clienti un giro molto più esteso di chèques, che in Inghilterra sono il vero medio circolante più che i biglietti di banca (2).

Con questa maggiore abbondanza di circolazione, che si osserva in tutti i paesi, colla scomparsa del panico e con una relativa ripresa degli affari, è naturale che il saggio dello sconto ribassi. Il ribasso si nota già anche nei saggi ufficiali, quantunque essi non possano discendere troppo, finché dura lo stato di guerra, perchè le banche di emissione devono stare in guardia e cercare di attirare l'oro dall'e-stero, procurando di accrescere le loro riserve, o evitando tutto ciò che potrebbe diminuirle. Ma il tasso ufficiale non è più quello che domina il mercato, appena passata la crisi monetaria, e sul mercato i saggi sono molto più bassi. In Germania già in settembre lo sconto privato è 1 per cento sotto lo sconto ufficiale e il denaro a giorni oscilla da 2 a 3 (/, per cento, e in Inghilterra nello stesso mese si arriva ad un saggio di mercato di 3 '/4 per cento sulle cambiali a 3 mesi e di 14/s per cento sui prestiti a breve termine, le quali deboli quotazioni si mantengono anche nei mesi successivi, arrivando alla fine dell'anno a saggi di sconto di 2 s/4 per cento, e a saggi di 1 a 2 per cento per denaro day-to-day, che possono considerarsi

infe-ri) Economist, voi. cit., pag. 607. — MENDEL, art. cit., pag. 232.

(2) Per questi e per molti altri dati relativi a tale periodo di tempo, vedi, oltre il volume del secondo semestre 1914 del periodico The Economist, già più volte citato, anche V. PORBI, La crisi della guerra e l'economia britannica, nella

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riori di assai al normale, perchè di solito in dicembre tutti i saggi di banca e di mercato rialzano moltissimo.

L'equilibrio monetario si è così ristabilito, a quanto pare. Ma potrà ribassare anche l'interesse, come è ribassato il saggio di sconto ? Tutt'altro. A misura che la guerra si prolunga, rallentando la pro-duzione e l'accumulazione della ricchezza, accrescendo le distruzioni e gli sperperi, facendo aumentare il bisogno che hanno gli Stati belligeranti di contrarre nuovi prestiti, l'interesse dovrà crescere per la diminuzione dei capitali esistenti. Ed infatti i nuovi prestiti emessi dai vari Stati si sono contratti ad un interesse più elevato di quello che risultava dai prezzi di panico dei titoli pubblici quando le borse si chiusero subito dopo lo scoppio della guerra: il prestito inglese di 850 milioni di lire sterline, equivalenti a 8750 milioni di franchi, venne emesso al 8 4/s per cento, al corso di 95, rimborsabile alla pari il 1° marzo 1928, ciò che rappresenta un interesse di 4 per cento; i bons de la défense nationale, con cui il governo francese ha otte-nuto finora i mezzi per proseguire la guerra, rendono 5,25 per cento, i prestiti germanici dànno un interesse effettivo di 5 4/s per cento, e quelli austriaci di più del 6 per cento.

Anche negli Stati neutrali la guerra produce un aumento nell'in-teresse, per la solidarietà che esiste tra i paesi civili nella domanda e nell'offerta dei capitali. L'abbiamo visto in Italia dove il recentis-simo prestito di un miliardo venne emesso al 4 4/s per cento, al corso di 97, mentre un mese o due prima di questa emissione la rendita italiana 8,50 °/ o aveva un prezzo oscillante intorno a 91 e si capita-lizzava per ciò al saggio di 3,85 per cento, È vero che la distru-zione di ricchezza si ha soltanto nei paesi belligeranti, ma questi, se anche non ricorrono ad altri Stati per avere prestiti, come succede alle nazioni ricche, avranno titoli pubblici esteri, che venderanno, facendoli ribassare di prezzo, o, ciò che equivale, facendo crescere il reddito che essi dànno, per impiegare il ricavo nei prestiti interni, emessi per la guerra a condizioni eccezionalmente vantaggiose. Onde, per effetto della guerra, l'interesse dovrà necessariamente aumentare in tutti i paesi indistintamente.

E anche quando ritornerà la pace, quando i saggi ufficiali di sconto dovranno ribassare per uniformarsi ai saggi già da ora pre-valenti sui mercati, l'interesse non potrà diminuire, e dovrà anzi con-tinuare a crescere, pei nuovi prestiti, che gli Stati saranno costretti

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a contrarre, allo scopo di riparare alle distruzioni e ai disastri prodotti dalla guerra. Se questa, per fare un'ipotesi che speriamo sia esage-rata, durerà un anno, se darà luogo ad uua diminuzione di capitali, per consumi fatti dai combattenti, per annientamento di ricchezze e per cessata produzione, che si potrà calcolare di 150 a 180 miliardi di franchi, ci vorranno 15 o 20 anni prima che le nuove accumulazioni abbiano colmata la immane breccia prodotta nel capitale mondiale e prima che l'interesse, dopo essere ritornato lentamente ai saggi pre-valenti al principio di questo secolo, riprenda la sua tendenza ineso-rabile verso il ribasso.

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