• Non ci sono risultati.

Errori di aspetto perfettivo/imperfettivo

L’USO DEI TEMPI VERBALI ITALIANI Analisi del sotto-corpus giapponese

1. L’uso dei tempi verbali nel sotto-corpus dei madrelingua giappones

1.1 Errori di aspetto perfettivo/imperfettivo

All’interno del sotto-corpus sono presenti 38 errori relativi all’uso delle forme di passato perfettivo e imperfettivo (passato remoto, passato prossimo e trapassati vs imperfetto).

Questo fenomeno appare piuttosto inaspettato, sia perché si tratta di un’opposizione che viene appresa normalmente sin dalle prime fasi (1-2) dell’apprendimento del sistema verbale, sia perché il giapponese presenta una distinzione simile, sebbene in giapponese in effetti il passato perfettivo ed imperfettivo non siano considerati tempi verbali distinti, ma vengano distinti esclusivamente su base aspettuale. Forse è questa leggera discordanza ad interferire con il corretto uso dei tempi verbali della lingua italiana, che prevede generalmente l’alternarsi di imperfetto e passato remoto o prossimo (il primo usato per descrivere il contesto in cui si svolge l’azione, il secondo per descrivere l’azione stessa), piuttosto che l’applicazione a tappeto dell’uno o dell’altro tempo verbale. In tre dei testi analizzati il tempo imperfetto, riportati qui di seguito ai punti 1-3, è utilizzato erroneamente come unica forma (o forma principale) per la descrizione di eventi collocati nel passato.

1. La presenza delle discipline musicali nelle università è assai recente. Dobbiamo dire che fino al '500 non si può parlare di una vera disciplina musicale, anche se in Italia le origini delle università sono molto vecchie, per esempio, l’università di Padova era la prima università italiana e era fondata in 1088, poi in XIII secolo era fondata l’università di Bologna. In università medievali venivano insegnati trivium (materia inferiore) e quadrium (materia superiore) e la musica apparteneva alla quadrium. […] La situazione iniziava a cambiarsi a partire dal '500, quando le interessi delle università erano rivolte agli aspetti fisici della musica, cioè la parte pratica. Però in quel periodo gli ospedali di Venezia e i conservatori di Napoli erano diventati i posti migliori per insegnare/apprendere la musica sopratutto nel campo pratico, perciò le università, nonostante le sue nuove interesse per le parti pratiche, prediligevano l’insegnamento della parte teorica. Questa tendenza continuava fino a alcuni anni fa. Gli studenti che sono entrati nella facolta della musica studiavano la storia di Musica o la filosofia musicale. Da 2000 la situazione inizia

a mutarsi. Si sono aperti i vari nuovi corsi per soddisfare le interesse e gli scopi degli studenti, anche se è un rinnovamento non facile, a causa di mancanza di insegnanti qualificati. Per ora gli insegnamenti pratici, sia strumentali sia vocali, sono ancora molto limitati nelle università e essi sono affidati ai conservatori. (C-03)

Nelle parte iniziale del testo, il tempo verbale utilizzato per inquadrare l’argomento è il presente (“è assai recente”, “dobbiamo dire che fino al ‘500 non si può parlare”); tuttavia, nella parte centrale del testo, il tempo predominante diventa l’imperfetto, anche laddove il tempo corretto sarebbe invece il passato remoto (“l’università di Padova era fu la prima università italiana”) o il passato prossimo (“Questa tendenza continuava è continuata fino a alcuni anni fa”). Nell’ultima parte, infine, il tempo di base torna il presente, utilizzato dapprima con funzione di presente storico (“Da 2000 la situazione inizia a mutarsi”) e poi con senso deittico (“Per ora gli insegnamenti pratici sono ancora molto limitati”). Presente è dobbiamo, si può, sono inizia (si) sono aperti, è sono, sono affidati Imperfetto era, era fondata, era fondata venivano insegnati, apparteneva iniziava, erano rivolte prediligevano continuava studiavano Passato prossimo sono entrati Trapassato prossimo erano diventati Tabella 12. Occorrenze dei tempi verbali del testo C-03 Come mostrato in tabella, l’uso dell’imperfetto risulta scorretto nella metà dei casi (5 su 10):

• L’università di Padova era la prima università italiana • e era fondata in 1088 • poi in XIII secolo era fondata l’università di Bologna • La situazione iniziava a cambiarsi a partire dal '500 • Questa tendenza continuava fino a alcuni anni fa

Nei primi quattro casi, l’imperfetto è usato al posto del passato remoto, poiché le azioni di “essere prima”, “essere fondata” o “iniziare a cambiare” sono completamente concluse e non hanno alcun effetto ancora riscontrabile nel momento dell’enunciazione; inoltre, anche i riferimenti temporali (“in 1088”, “in XIII secolo”, “a partire dal ‘500”) concorrono ad esplicitare la distanza del momento di riferimento e il momento dell’enunciazione.

Nell’ultimo caso, invece, la forma corretta sarebbe il passato prossimo (“Questa tendenza è continuata fino a alcuni anni fa”), poiché il legame di vicinanza con il momento dell’enunciazione è reso evidente dalla locuzione “fino a alcuni anni fa”. In controtendenza rispetto all’errore appena analizzato si colloca l’utilizzo del passato prossimo al posto dell’imperfetto nella frase “Gli studenti che sono entrati nella facolta della musica studiavano la storia di Musica o la filosofia musicale”. In questo caso, infatti, l’autore sta fornendo delle informazioni riguardo al contesto, alla situazione delle facoltà musicali “fino a alcuni anni fa”, e pertanto la forma corretta sarebbe l’imperfetto (“Gli studenti che entravano”). I testi riportati qui di seguito in 2) e 3) presentano, al pari di quello appena descritto, un uso indiscriminato del tempo imperfetto come forma principale per la narrazione di avvenimenti collocati nel passato:

2. Alla fine del Seicento c’erano cambiamenti nel dramma per musica. Dalla seconda metà del Seicento il sogetto mitologico non era gradito dal pubblico ed il genere preferito era comico, cioè nei personaggi erano mescolati quelli seri e quelli comici. La tendenza manifestava sopratutto a Venezia dove l’opera prendeva la prima figura del commercio. Col tempo questa tendenza era criticata, soprattutto da chi aprezzava la classicità e il razionalismo, come l’Accademia dell’Arcaida. Così alla fine di Seicento veniva introdotta la riforma.

La riforma, non era una cosa drastica come si avrà l’impressione dalla parola, ma era un processo lento con l’effetto decisivo. […] L’opera buffa era diminuita ed erano creati i drammi con un sogetto mitologico, talvolta con la fine tragica. Per esempio l’opera con il protagonista "Orfeo" era di nuovo creata. All’inizio di Seicento, l’opera "Orfeo" era composta anche dal compositore Monteverdi ma a differenza di Orfeo di Monteverdi, questa volta erano usati i cori e le danze. […] Il librettista importante nel Settecento era Metastasio. Il suo stile aveva una grande influenza sugli altri librettisti. Il numero di personaggi era diminuito, intorno a sei persone e mai superato al numero sette. La nuova forma creata alle soglie del Settecento aveva una grande influenza nella storia di musica e durava per tanto tempo. (C-06)

3. […] Nel Quattro-Cinquecento, nel periodo rinascimentale, la posizione culturale della città di Firenze era indubbiamente dominante e i maestri come Michelangelo, Botticelli, Leonardo producevano le opere di prima classe. Per sistemare tali opere erano create le varie gallerie a Firenze. La galleria non era più soltanto una sala, essa poteva essere un palazzo intero.

Un buon esempio è la galleria degli Uffizi, che era progettata da Vasari. Egli collegava la galleria con il palazzo Pitti tramite il corridoio che va sopra il fiume Arno. (C-25)

In altri casi, invece, appare evidente che la distinzione tra aspetto perfettivo e imperfettivo sia ben compresa dagli apprendenti, in quanto realizzata attraverso l’uso di forme verbali differenti (presente, passato prossimo o passato remoto vs imperfetto), ma non ancora pienamente padroneggiata:

4. Tale tecnica, cioè creare la sensazione della profondità era già conosciuta empiricamente in passato ma Brunelleschi era il primo che ha applicato rigorosamente i principii della prospettiva alla rappresentazione estetica. (C- 04)

5. Le commedie di Plauto si differenziano dalle commedie precedenti in seguenti punti: in passato i prevalenti temi erano quelli politici. Plauto era il primo a

condurre i temi familiari e quotidiani. Nelle opere di Plauto ci sono i personaggi e i trami ben definiti […] (C-09)

6. Nel 1375 Coluccio Salutati diventa il canceliere della Repubblica Fiorentina ed era capitano della Cancelleria per circa trenta anni. […]

Leonardo Bruni era uno dei primi umanisti che interessano a recepire gli insegnamenti Petrarca, Boccaccio e Salutati. (B-03)

Qui l’imperfetto “era” si sovraestende e prende il posto del passato prossimo (“Brunelleschi/Plauto È STATO il primo”, “Leonardo Bruni È STATO uno dei primi”) o del presente (“Brunelleschi/Plauto È il primo”, “Leonardo Bruni È uno dei primi”)). Per scegliere la forma più corretta, bisogna considerare il contesto della frase: in 4), la presenza di un passato prossimo immediatamente successivo (“ha applicato”), incoraggia l’uso del passato prossimo, per analogia; in 5) e 6) invece, l’uso del presente nelle frasi precedenti (“Le commedia di Plauto si differenziano”; “Coluccio Salutati diventa il cancelliere) e in quelle successive (“Nelle opere di Plauto ci sono”; “umanisti che interessano a recepire gli insegnamenti”) porta a preferire il tempo presente rispetto al passato prossimo.

7. La natura dipinta da Segantini non era soltanto l’imitazione del visibile ma c’è sempre qualche significato simbolico. (C-05)

8. Questi dieci narratori ogni giorno deve raccontare una novella a tema fisso che viene scelto dal re o dalla regina. Ma solo Dioneo, il più giovane, è libero da questa regola. Inoltre la prima e la nona giornata non venivano fissate temi. (E- 02)

In questi casi l’errore non risiede nell’uso scorretto di forme verbali di aspetto perfettivo e imperfettivo, ma pertiene più che altro alla coerenza testuale, la consistency inglese: in 7) l’uso del tempo imperfetto (“non era”) nella proposizione principale va a scontrarsi con il presente della coordinata (“c’è”), creando una certa dissonanza nell’enunciato. È da notare, comunque, che l’errore potrebbe dipendere anche dalla presenza della particella “ci”, il cui uso risulta piuttosto ostico agli

apprendenti dell’italiano, e pertanto l’espressione “c’è” potrebbe essere stata memorizzata dall’apprendente come un’espressione fissa, anziché come l’unione della particella con la 3° persona singolare dell’indicativo presente “è”.

In 8), allo stesso modo, si riscontra un’“inconsistenza” tra il tempo presente utilizzato nelle frasi immediatamente precedenti (“deve”, “viene scelto”, “è”) e l’imperfetto della frase successiva (“venivano fissate”).

Ulteriori esempi di inconsistenza si possono riscontrare nel testo seguente, relativo alla questione della lingua italiana:

9. Ci sono quattro posizioni principali alla 'questione della lingua'.

1) La prima e più forte posizione era di Pietro Bembo. Bembo sosteneva nelle sue 'Prose' che si dovesse considerare Petrarca come il esemplare di verso e Boccaccio come quel di prosa. Lui ha affermato questa opinione come rigide regola o norma, quindi tanti scrittori di quell'epoca (Ariosto o Tasso ad esempio) hanno riscritto le loro opere secondo la regola di Bembo.

2) La seconda è di Niccolò Macchiavelli. Macchiavelli considerava la lingua di Firenze contemporanea come il modello dell' italiano standard. Quindi secondo lui, è assolutamente assurdo esclusivamente imitare l'antica lingua fiorentina di Trecento. Per lui la lingua fiorentina viva allora era la più importante.

3) La terza è la posizione di Castiglione. Castiglione osservava la corte molto bene dove tanta gente che era venuto da versi ragioni vivevano e miste molte lingue ci era formata una lingua standard. Questa lingua cortese, per Castiglione, era degno della lingua nazionale. 4) L'ultima posizione è quella italianistica. Giangiorgio Trissino ha sostenuto che tutte le forme delle lingue parlate in Italia potevano contribuire alla formazione della lingua comune.

Queste quattro posizioni, al XIX secolo, sono apparsi di nuovo. Tanti famosi scrittori, studiosi e giornalisti parteciparono a questa dibattuta, Manzoni, Ascoli, De Amicis per esempio. (G-03)

Come si può notare, il testo è articolato in quattro punti, organizzati secondo una costruzione piuttosto simile: una frase che introduce la posizione dell’autore preso in considerazione rispetto alla questione linguistica (“La prima e più forte posizione era

di Pietro Bembo”, “La seconda è di Nicolò Machiavelli” ecc.), la descrizione della visione dell’autore (“Bembo sosteneva”, “Machiavelli considerava” ecc.) e una conclusione (“Per lui la lingua fiorentina viva allora era la più importante”, “Questa lingua cortese, per Castiglione, era degno della lingua nazionale”). I tempi utilizzati nelle varie sezioni, tuttavia, non sono coerenti tra loro: in tre casi su quattro, l’introduzione è al tempo presente, mentre nell’altro è all’imperfetto; allo stesso modo, la descrizione della visione dell’autore è generalmente riportata al tempo imperfetto, ma nell’ultima sezione è indicata al passato prossimo (“Giangiorgio Trissino ha sostenuto”); infine, l’uso del presente nel secondo punto (“è assolutamente assurdo”) va a scontrarsi con l’imperfetto della frase immediatamente precedente e successiva.

10. La conquista di Terraferma non interessava tanto all’inizio Venezia fino a quando Milano, con la loro grande voglia di espansionismo, iniziava ad attacare Venezia. Dopo questa vicenda anche Venezia iniziò ad adottare l’espansionismo. […] Anche se c’erano le piccole guerre, dopo questa stipulazione i popoli italiani si godevano la pace fino a 1492, quando morì Lorenzo. (C-23)

11. Prestare denali fu un atto vietato dalla Chiesa ma il commercio non si potevano mantenere senza il prestito di denari. Nel basso medioevo anche la Chiesa diventava uno dei importanti clienti per loro. (E-03)

12. Petrarca infatti attraverso un lavoro faticoso di ripulitura del Canzoniere che durava per molti anni durante la sua vita, poté cristarizzare un modello del linguaggio della poesia volgare scegliendo rigorosamente un repertorio dei vocaboli ed delle espressioni più raffinate. (D-14)

Nei tre casi appena citati, l’imperfetto è usato al posto del passato remoto, utilizzato correttamente all’interno del testo in altre circostanze. In 10) è da notare come entrambe le forme scorrette appaiano in presenza dell’avverbiale “fino a”, suggerendo che l’apprendente abbia applicato una sorta di regola, che prevede l’utilizzo dell’imperfetto con questa particolare forma avverbiale, di norma invece accompagnata da forme perfettive. In 11) e 12), invece, l’errore è più probabilmente

da attribuire al significato lessicale del verbo utilizzato: “diventare” è spesso utilizzato in senso progressivo, per fare riferimento ad un processo graduale, “in divenire”, per l’appunto (es: “diventare grandi”); allo stesso modo, il verbo “durare” può mettere in crisi anche gli apprendenti più esperti (si tratta infatti di un testo prodotto dall’informante bilingue), poiché il significato del verbo è intrinsecamente legato alla durata dell’azione, e quindi al tempo in cui si svolge, piuttosto che al tempo in cui l’azione è conclusa.

13. Quando una lingua si mettevano in contatto con delle altre lingue, si osservavano dei fenomeni delle cambie delle parole, fonologiche, strutture o morfosintattiche della lingua e nei questi fenomeni ci sono il sostrato, l'adstrato e il superstrato. (B-01)

In questo caso, le due forme all’imperfetto risultano sovraestese al presente, dal momento che, trattandosi della descrizione di un fenomeno linguistico, il tempo verbale non è utilizzato in senso deittico, bensì con funzione atemporale.

14. In Italia si trovava sempre un argomento dell'immigrazione e adesso con aumento degli immigrati arriva al punto di dover considerare l'intercultralità e l'inserimento sociale. (F-06)

Qui l’uso dell’imperfetto è condizionato probabilmente dalla presenza dell’avverbio sempre, che può aver indotto l’apprendente a considerare l’azione come abituale e pertanto, essendo questa collocata nel passato, ad utilizzare il tempo imperfetto, piuttosto che il corretto passato prossimo: “In Italia si è sempre trovato un argomento dell’immigrazione”, da intendersi forse come “In Italia c’è sempre stato un argomento/una questione di immigrazione”.

15. Dagli anni '70 sono tornati alcuni emigrati italiani dall'Europa perché n quest'epoca l'economia di tali paesi non andarono bene. (E-04)

16. Gli attori, i mimi o i pantomimi divennero i girovaghi e facevano le rappresentazioni del soggeto sacro o talvolta anche del soggeto profano nel

posto dove gli occasionalmente capitato, soppratutto in periodo del Carnevale. (C-16)

Infine, gli esempi 15) e 16) mostrano una sovraestensione dell’aspetto perfettivo sull’imperfettivo: nel primo caso un passato remoto, nel secondo un participio passato. In entrambi i casi, in realtà, è piuttosto difficile definire se si tratti di un vero e proprio errore, dovuto ad un’insufficiente padronanza della lingua target, oppure se non sia invece una svista, un errore di distrazione.

Per quanto riguarda la forma verbale “andarono”, in 15), oltre al tempo verbale è anche il numero a non essere corretto, forse per accordo con il sintagma plurale “tali paesi”, che precede il verbo, e questa seconda incertezza potrebbe confermare l’ipotesi dell’error, piuttosto che del mistake.

In 16), invece, la posizione del verbo sembrerebbe suggerire quasi un caso di omissione, con un ausiliare mancante appena prima dell’avverbio (“è/era occasionalmente capitato”), dal momento che nella forma corretta della frase il verbo dovrebbe precedere l’avverbio (“dove gli capitava occasionalmente”), anziché seguirlo.