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Errori nell’uso di forme di passato perfettivo

L’USO DEI TEMPI VERBALI ITALIANI Analisi del sotto-corpus giapponese

1. L’uso dei tempi verbali nel sotto-corpus dei madrelingua giappones

1.2 Errori nell’uso di forme di passato perfettivo

Come l’imperfetto, anche i tempi verbali relativi al passato perfettivo spesso vengono usati in modo erroneo, senza distinguere adeguatamente tra le funzioni delle varie forme del passato prossimo, del passato remoto e dei trapassati. Questo uso indiscriminato può essere ricondotto alla presenza di un’unica forma di passato nel sistema verbale giapponese, e alla conseguente confusione che può generare in un apprendente di madrelingua giapponese il complesso apparato di forme verbali italiane dedicate all’espressione del tempo passato.

In cinque dei testi analizzati, il passato prossimo si sostituisce quasi completamente al passato remoto, ed è la forma principale per la narrazione di azioni collocate nel passato, sebbene queste siano compiute e concluse, e il momento di riferimento sia molto lontano da quello dell’enunciazione.

1. Dante ha scritto La Vita Nuova per la sua amante, Beatrice. Ha scritto la vicenda dell'amore tra lui e Beatrice. La vicenda è cosi: Lui l'ha incontrata

quando all'età di nove anni. Ma non ha provato al momento alcun sentimento, solo nel rivederla nove anni dopo, si è innamorato di lei. Ma lei si è sposata con un'altro signore. L'autore corteggia altre donne per proteggere l'identità dell' amata. Beatrice è morta quando era giovane ancora. Anche il suo padre è morto. Dopo la sua morte, Dante si è innamorato a una donna, Donna Gentile.

L'autore ha scritto le poesie amorose e ha inserito dei commenti nelle poesie. Questo è una carattere di la Vita Nuova dantesca.

Dante era uno di stilnovisti. Tra qui Dante ha caratterizzato da uno squisito impegno formale e da una tematica amorosa sensibile allo psicologismo cortese e all'idealizzazione della donna come fronte di elevazione morale.

Dante ha scritto questa opera nella prima parte della sua carriera. L'autore ha scritto la Vita Nuova prima della Divina Commedia. Anche nella Divina Commedia Beatrice è apparsa come la guida di Dante per salire nel Paradiso. Beatrice era simbolo della fede e l'amore. (B-04)

Nella prima parte del testo l’autore utilizza due passati prossimi per indicare l’azione della scrittura de “La Vita Nuova” da parte di Dante Alighieri. Trattandosi di un’azione conclusa, priva di effetti ancora in atto al momento di produzione dell’elaborato, quest’uso è da considerare scorretto. In seguito, viene riportata la vicenda narrata da Dante riguardo al suo sentimento per Beatrice; in questo caso, l’uso del passato prossimo è accettabile, poiché il focus si sposta all’interno della narrazione (“La vicenda è così: lui l’ha incontrata ecc.”) e si ha quindi un avvicinamento tra momento di riferimento e momento dell’enunciazione (sarebbe, infatti, accettabile anche il tempo presente, usato con funzione narrativa).

Dopo aver terminato il racconto, l’apprendente torna a fornire informazioni sulla vita e il lavoro di Dante (“l’autore ha scritto le poesie amorose e ha inserito dei commenti nelle poesie”), utilizzando nuovamente il passato prossimo in modo improprio. Si ha poi una breve sezione dedicata allo stile di Dante, in cui l’apprendente usa correttamente l’imperfetto (“Dante era uno dei stilnovisti”), ma commette un errore nell’ausiliare della forma “ha caratterizzato”, che si configura quindi come un passato prossimo di diatesi attiva, sebbene l’intenzione dell’autore sia quella di indicare un presente o un passato prossimo passivo (l’errore in questione sarà analizzato nel dettaglio nel paragrafo 1.8).

Infine, nell’ultima parte dell’elaborato, si ritrovano ancora una volta due usi impropri del passato prossimo per descrivere il lavoro di scrittore di Dante, mentre, come nel caso della narrazione delle vicende de La Vita Nuova, l’utilizzo dello stesso tempo verbale per parlare dell’apparizione di Beatrice nella Divina Commedia è giustificato dal fatto che si tratti di un’informazione interna all’opera. Presente è corteggia è Passato prossimo ha scritto ha scritto ha incontrata ha provato, si è innamorato si è sposata è morta è morto si è innamorato ha caratterizzato ha scritto, ha inserito ha scritto ha scritto è apparsa Imperfetto era era era Tabella 13. Occorrenze dei tempi verbali del testo B-04

Gli errori riscontrati nel testo (indicati dalla sottolineatura) sono tutti pressoché analoghi, e consistono nell’uso del passato prossimo come unica forma di passato perfettivo. Nei testi riportati qui di seguito si può notare lo stesso tipo di errore, seppure con qualche eccezione, adeguatamente evidenziata.

2. Alessandro Manzoni nacque a Milano nell'epoca risolgimentale. In qule tempo, Milano era una città particolare nel senso che con la mancanza dell'autorità assoluta, la sua indipendenza era molto fragile. Vivendo in tale

situatzione Manzoni auspicava l'Italia unita e ha avuto l'idea di provocare il movimento di riunire gli italiani con la letteratura. Le elaborazioni linguistiche del capolavoro manzoniano 'Promessi sposi' spiegano il suo intento.

A proposito del romanzo delle opere più famose di Manzoni, 'Promessi sposi', ci sono diversi versioni. Subito dopo la prima edizione intitolata Fermo e Lucia, Manzoni si è messo a elaborare le correzioni linguistiche. Invece dell'uso dei dialetti milanesi, nella seconda edizione, con il titolo 'Promessi sposi', pubblicata nel 1827 ha adoperato il toscano, ma la lingua usata da Manzoni era quella del livello alto, i lettoli del suo romanzo sono stati limitati. L'ultima è stata pubblicata nel 1840. Nell'ultima edizione ha adottato il toscano dell'uso vivo. (E- 08)

Da notare, in questo caso, è la presenza di un passato remoto nella prima frase (“nacque”), abbandonato però nel resto del testo, in cui è il passato prossimo a diventare il tempo dominante.

3. Levi aveva sempre come tema del suo romanzo il "ritorno" dal Lager. In realtà è ritornato dal Lager con il treno passando Ucraina, Romania ed alcuni paesi. Alla fine è arrivato a Torino. Lui era un chimico e per questo anche nel Lager aveva il ruolo e poteva vivere. Racconta una situazione di allora nel "I sommersi e i salvati". Prima non capiva se stesso perché è nato dai genitori ebraici, ma è cresciuto in Italia. Non sapeva vivere come chi ha quale d'origine. Però dopo esser cominciata una guerra, i fascisti hanno cominciato a non ammettere l'esistenza degli ebraici. Levi, partecipando all'attività della resistenza che ha cominciato a Bolgna ed è allargata, ha cominciato a pensare a se stesso come ebraico. Però ha vissuto a Torino ed ha passato i soggiorni universitari all'università di Torino. Per lui, la sua campagna era Torino. Per questo, quando è ritornato a Torino dal Lager, si sentiva "tornato" anche se veniva trattato come ebraico al Lager. Però non è che ha dimenticato ebraico ed era sempre ebraico. (F-04)

4. Italo Svevo nacque a Trieste ed aveva i fratelli. Ha frequentato una scuola ebraica in Germania ed è stato appassionato nella letteratura classica. Voleva

andare al liceo classico, ma suo padre, che faceva un lavoro commerciale, l'ha costretto a studiare al liceo tecnico a Trieste. Dopo aver finito il liceo, con le difficoltà economiche ha cominciato a scrivere di persona, lavorando alla banca. In quel periodo Trieste era ancora dominata dall'Impero dell'Austria. […] Con i movimenti dei materiali e delle persone, diventò un punto cruciale per la ricchezza dello Stato che lo dominava. Dopo la guerra, è sconfitto l'Impero dell'Austria e l'Italia voleva far aderire Trieste. […] Lavorando alla banca, con questo sentimento era sempre in solitudine. Questa solitudine l'ha spinto a scrivere il romanzo Senilità. Continuare a lavorare alla banca, per lui, significa che invecchiare senza fare niente. […] Quando è stato invitato a cena dal suo amico, ha avuto l'impressione per il suo sentimento inferiore a loro. (F-05)

Anche in questo caso sono presenti alcune forme di passato remoto all’interno del testo (“nacque”, “diventò”), a prova del fatto che l’apprendente conosce ed è in grado di usare correttamente questo tempo verbale; tuttavia, il tempo dominante nel resto del testo è il passato prossimo, accompagnato dall’imperfetto.

5. All’inizio del XIXsec. il famoso scrittore Alessandro Manzoni ha scritto due lettere al suo collega francese, invidiando la situazione francese dove esisteva una lingua che era parlata e capita dai tutti. […]

Nel 1827 Manzoni ha pubblicato la seconda edizione di "I Promessi Sposi" (la prima edizione non é stata pubblicata) usando il latino, il francese, il dialetto di Lombardia(dove abitava lui) ed il fiorentino. Ha utilizzato il latino per dare il sapore colto, il francese per rendere l’opera alla moda, il dialetto per farla viva. Era un tentativo per affrontare il problema della lingua ma l’autore non era soddisfatto con il suo lavoro. […] Nel 1840, dopo lungo lavoro, Manzoni ha pubblicato la terza edizione. Ha fatto "risciacquo dei panni nel Arno", cioè ha scelto il fiorentino per la sua opera. (C-24)

Nei casi riportati qui di seguito, invece, l’uso scorretto del passato prossimo è circoscritto ad alcune frasi e non si estende a livello testuale.

6. Dato che Stilicone ha combattuto contro i baribari e ottenuto la vittoria, la sua spada nella mano sinistra può sinificare che lui è protettore dell’impero romano. (C-02)

In questo caso, l’autore sta descrivendo un dittico, raffigurante il generale Stilicone con la moglie e il figlio. Tuttavia, la frase in questione non si riferisce alla descrizione di una scena dell’opera, bensì ad un avvenimento storico, e pertanto al passato prossimo sarebbe stato opportuno preferire il passato remoto o il trapassato.

7. Giovanni Segantini ha partecipato al movimento artistico italiano "Divisionismo". Alla prima triennale milanese del 1891, Segantini ha presentato l’opera di grande formato "Due madri". (C-05)

8. Il Concilio di Trento si è svolto dal 1545 al 1563. Già dai primi anni del Cinquecento la convocazione di un nuovo concilio era auspicata dai molti esponenti della Chiesa. […] Travare il posto del concilio è stato difficile. (E-07)

9. E Dante ha scritto la Divina Commedia in volgare italiano, non in latino. (B- 05)

10. Manzoni è stato eletto il responsabile della commissione per fondare la lingua italiana "standard", e lui ha proposto di fare il dizionario del toscano parlato oggi e di mandare tanta gente toscana come insegnanti della scuora elementaria. (G-06)

11. Negli anni sessanta, a Firenze già era cominciata l'industria tipografica, e nel 1472, è stata pubblicata la grande edizione della Commedia dantesca con i commenti landiniani a Firenze. […] Dall'epoca bizantina Venezia era una città marina che aveva il mercato internazionale, e ora la nuova merce di libro è entrato nel sistema mercantile veneziano. (G-08)

Allo stesso modo, nei casi 7-11), gli avvenimenti riportati si collocano in un passato lontano, storico, senza alcun legame con il momento dell’enunciazione, e pertanto anche in questo caso il passato prossimo andrebbe sostituito con il tempo passato remoto.

12. Inoltre, poichè le regioni meridionali non c'era molta attivita economica oltre l'agricoltura che non permetteva di guadagnare bene agli agricoltori, allora per avere la vita più sicura molti meridionari hanno lasciato l'Italia e partirono per gli Stati Uniti e i paesi di latina americana. (E-04)

13. Quando i longobardi raggiunsero in Italia il re longobardo era Alboino. Dalla regione settentrionale al Sud, ha esteso il loro territorio. […] I longobardi occupavano soprattutto ruori militari e hanno incaricato i romani del ceto aristocratico all'amministrazione. (E-05)

14. Ma dopo la pubblicazione della ventisettana del suo romanzo I promessi sposi, Manzoni finì a pensare che sia meglio dare vivacità al sua lingua lettararia aggiungendo il linguaggio fiorentino che fosse usato appunto contemporaneamente. Così lui ha abitato a Firenze, e ha lavato la sua opera con l'acqua dell'Arno. (G-09) Negli esempi appena citati, invece, si può notare un’alternanza tra passato prossimo e passato remoto, che mostra come gli apprendenti conoscano entrambe le forme ma siano ancora in una fase di “interlingua” e non abbiano ancora la piena padronanza del sistema verbale italiano, come appare evidente soprattutto nell’esempio 12, in cui oltre all’uso del passato prossimo, anche le due forme del congiuntivo presentano errori (che verranno discussi nel dettaglio più avanti, nel paragrafo 1.7).

Qui di seguito sono riportati, invece, esempi di uso scorretto non del passato prossimo, bensì delle altre forme di passato perfettivo (passato remoto, trapassato prossimo e trapassato remoto).

15. Il latino che per secoli fu scritto in modo errato, riprese ad essere scritto in modo corretto, e si separò definitivamente dal volgare. (A-04)

Il caso 15) è di particolare rilevanza, dal momento che si tratta di un estratto di uno dei 18 testi realizzati dall’apprendente bilingue. Sebbene “fu scritto” non sia usato in modo scorretto da un punto di vista grammaticale, non esprime adeguatamente il rapporto di antecedenza rispetto a quanto descritto dalla proposizione principale (“Il latino riprese ad essere scritto”) né la reiterazione dell’azione che emerge dalla locuzione “per secoli”, e pertanto la forma corretta in questo contesto sarebbe piuttosto il trapassato prossimo (“Il latino, che per secoli era stato scritto in modo errato”).

16. […] Quindi adesso tanti italiani allevano girasole o soia che non erano stati piantati cinquant’anni fa. (G-13)

17. I prestiti sono le parole che erano entrate dentro la lessico italiana, dalle altre lingue strane. (G-16)

In 16) e 17) è invece proprio il trapassato ad essere usato in modo improprio: nel primo caso, infatti, trattandosi della descrizione di una situazione, un’abitudine ormai passata, la forma richiesta sarebbe l’imperfetto (“girasole o soia, che non venivano/erano piantati cinquant’anni fa”); nel secondo caso, invece, il trapassato è usato al posto del presente, se il senso della frase viene inteso come regola o definizione generale (“I prestiti sono le parole che entrano dentro la lessico italiana”), oppure del passato prossimo, qualora si voglia interpretare, vista la specificazione data dall’aggettivo “italiana”, che l’intenzione dell’autore del testo sia di fare uno specifico riferimento ai prestiti avvenuti nella lingua italiana e non ad una regola generale (“I prestiti sono le parole che sono entrate dentro la lessico italiana”).

18. Enea che fu arrivato in Italia, con l’aiuto di una donna spirituale, discende nell’inferno, e dai morti ottiene tante informazione su sua futura. (G-15)

In 18), il trapassato remoto risulta scorretto e va a scontrarsi con le forme verbali di tempo presente della proposizione principale (“discende”, “ottiene”); per mantenere

il rapporto di anteriorità tra la relativa e la principale è infatti sufficiente utilizzare il passato o il trapassato prossimo (“Enea che è/era arrivato in Italia”).