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L’USO DEI TEMPI VERBALI ITALIANI Analisi del sotto-corpus giapponese

1. L’uso dei tempi verbali nel sotto-corpus dei madrelingua giappones

1.4 Sovraestensione del presente

Nei testi presi in esame sono stati riscontrati 17 fenomeni di sovraestensione del presente; in circa metà dei casi (9) la sovraestensione ha luogo all’interno di espressioni verbali alla forma passiva, evidenziando come la somiglianza del presente di diatesi passiva con il passato prossimo (entrambi formati da ausiliare + participio passato) possa rappresentare una fonte di confusione per gli apprendenti giapponesi. 1. Mi è particolarmente colpito dal suo capolavoro, Le Stagioni. (E-01) L’esempio qui riportato è alquanto peculiare: a prima vista si potrebbe infatti pensare ad un errore nell’uso dell’ausiliare, con una sovraestensione del verbo essere sul verbo avere (“Mi ha particolarmente colpito”); tuttavia, la presenza di un complemento di causa efficiente (“dal suo capolavoro”) conferma l’intenzione dell’autore di esprimere un predicato verbale di diatesi passiva, il cui soggetto è però, a questo punto, “io” e non “il suo capolavoro”. Siamo quindi di fronte ad un duplice errore: una sovraestensione intraparadigmatica, condizionata presumibilmente dall’uso italiano di forme come “Mi piace / Mi è piaciuto (qualcosa)”, ed una sovraestensione del presente, riconducibile anch’essa alla somiglianza della formazione ausiliare essere + participio passato con il passato prossimo dei verbi intransitivi. 2. […] Alla fine è scelto Trento, dove allora era in territorio imperiale, ma non era tanto lontano da Bologna. (E-07) 3. Con i movimenti dei materiali e delle persone, diventò un punto cruciale per la ricchezza dello Stato che lo dominava. Dopo la guerra, è sconfitto l'Impero dell'Austria e l'Italia voleva far aderire Trieste. (F-05)

4. E quando erano maturi, le tante persone che capivano latino e letteratura diventava quello che ricevevano le opere dei poeti professionali e le divertivano e le giudicavano. Questo fatto vuol dire che una grande masse di gente è formata la quale è coltivata intellettualmente. (G-02)

In questo caso, risalire all’intenzione dell’autore non è affatto banale: poiché l’argomento in questione è l’istruzione e la formazione culturale degli intellettuali italiani nel periodo dell’Umanesimo, i participi passati “formata” e “coltivata” potrebbero essere o parte di un predicato verbale passivo oppure, se considerati aggettivi, la parte nominale di un predicato nominale. Nel primo caso, si tratta probabilmente di un predicato verbale, in cui il verbo “formare” è usato con senso di “comporre”: “Una grande masse di gente è formata/è composta (da persone) la quale”. Il secondo caso, tuttavia, è più complesso, poiché il participio passato “coltivata” è forse usato erroneamente al posto dell’aggettivo “colta”, ed è quindi più probabilmente da interpretare come predicato nominale.

In entrambi i casi, comunque, l’uso del presente indicativo del verbo essere – che svolga la funzione di verbo ausiliare di una forma passiva oppure di copula di un predicato nominale – è da considerare scorretto, poiché in contrasto con gli imperfetti della frase precedente, che collocano l’azione nel passato.

5. Anche l'edizione di Commedia a cura di Landino che è fiorentino si è ristampata sempre a Venezia nel XVI secolo. Che cosa significa questo fatto? Perché Venezia diventò un centro della stampa? (G-08)

6. Quando l'unita Italia è compiuta, Manzoni era già vecchio, ma per lui l'unità della lingua (bassando sulla lingua contemporanea fiorenna) era inevitabile per l'unità della nazione. Quindi lui si è incaricato del posto del capo di riunione per considerare come dovesse essere l'itariano standard e come si dovesse doffonderlo. (G-09)

Allo stesso modo, i brani riportati in 2 – 6) mostrano diversi esempi di formazioni presente del verbo essere + participio passato, intesi dall’autore con funzione di passato prossimo (come appare evidente dalla presenza di altre forme verbali di tempo passato – sia imperfetto che passato remoto – nel resto del brano e dell’intero testo).

7. Un milanese Mansoni scrisse il suo capolavoro in toscano letterario, ma poi Manzoni intendeva che questa stesera fosse lavata con l'acqua del Arno, cioè

fosse riscritto in toscano vivo che è proprio parlato adesso dalla gente fiorentina. (G-06)

Il caso riportato in 7) risulta condizionato dall’uso dell’avverbio “adesso”. Come indicato nel primo capitolo in Tabella 1, “adesso” rappresenta un riferimento deittico di contemporaneità con il momento dell’enunciazione. In questo caso, l’autore del testo utilizzando l’avverbio “adesso” vuole effettivamente riferirsi ad un rapporto di contemporaneità, ma con il momento di riferimento (ovvero la prima metà dell’800) e non il momento dell’enunciazione; pertanto, l’errore è esteso anche all’avverbio, che dovrebbe essere “allora”, anziché “adesso”. 8. Si pensavano che Il classico è un modello perfetto. (B-02)

In questo caso, sono presenti contestualmente un errore di tempo e uno di modo (oltre alla già discussa sovraestensione intraparadigmatica): il verbo essere dovrebbe infatti apparire coniugato al congiuntivo imperfetto, trovandosi all’interno di una proposizione oggettiva retta dal verbo pensare, che richiama quindi una forma verbale dubitativa. Il congiuntivo è comunque una forma verbale piuttosto avanzata, e pertanto non stupisce particolarmente che il suo non sia ancora padroneggiato da uno studente ancora in fase di apprendimento; ciò che è più difficile da giustificare è l’uso del presente, soprattutto a così poca distanza dall’imperfetto “si pensavano”.

9. Cioè Tanti gli italiani non potevano leggere e scrivere il latino, loro usano solo il volgare per esprimere delle cose quotidiane. Quindi i popoli non sanno a leggere nessun documenti in latino, per esempio tante le letteratule classiche in latino. […] Perciò per fare sapere delle letteratule classiche a loro, si devono tradurre dal latino al volgare. Cioè era molto importante dei "volgarizzamenti" e "volgarizzatori". […] Dante era una persona molto importante del questo periodo che le letterature italiane cambiano dal latino al volgare italiano. (B-05)

L’uso del presente, in questo caso, potrebbe non essere completamente fuori luogo, se inteso con funzione di presente storico; tuttavia, l’alternanza con l’imperfetto rende

chiaro che l’intenzione dell’autore del testo non sia di attualizzare gli avvenimenti descritti, bensì di collocarli nel passato.

10. Chi partecipa a questa società teneva una parte di investimento cosi si potevano dividere i rischi. (E-03)

Allo stesso modo, anche in 11) si riscontra un’incoerenza testuale, a causa dell’alternarsi di forme verbali di tempo presente (“chi partecipa”) e imperfetto (“teneva”, “si potevano”). 11. Soppratutto nelle parole d'origine latino sono furequenti e negli ultimi anni per l'influenza d'inglese aumentano questi casi. (D-04) In questo caso, è la presenza dell’avverbiale “negli ultimi anni” a richiamare l’uso del passato prossimo, poiché colloca l’azione nel passato fornendo allo stesso tempo un riferimento deittico rispetto al momento dell’enunciazione. 1.5 Elaborazione autonoma di forme

Nel sotto-corpus sono presenti 9 fenomeni di elaborazione autonoma di forme, trasversali rispetto ai differenti tempi e modi verbali (congiuntivo presente, indicativo passato remoto, gerundio, participio ecc.). Per questa ragione, ogni caso sarà analizzato singolarmente per cercare di fornire una interpretazione o giustificazione dell’errore.

1. Dalla posizione dell’imperatore, che sta proprio sopra di loro, sembra che