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L’uso del presente storico nel sotto-corpus giapponese

L’USO DEL PRESENTE STORICO Confronto dei testi italiani e giappones

1. L’uso del presente storico nel sotto-corpus giapponese

Nel sotto-corpus giapponese, 8 dei 68 testi contenenti una narrazione di eventi collocati nel passato (non sono presi in considerazione, quindi, gli elaborati relativi a linguistica, critica letteraria, e argomenti di attualità) adottano il presente come forma principale, mentre in 11 testi si riscontra un’alternanza tra presente e forme di passato. Numero di testi complessivi 116 Numero di testi relativi ad eventi del passato (storia, arte, letteratura) 68 Numero di testi in cui il presente storico è la forma principale 8 (12% dei testi in esame) Numero di testi in cui il presente storico è misto a forme di passato 10 (15% dei testi in esame) Tabella 15. Uso del presente storico nel sotto-corpus giapponese Degno di nota è il fatto che, nonostante più di ¼ dei testi in esami contengano almeno una forma di presente storico, questo non appare in compagnia degli altri tempi verbali che si collocano generalmente sullo stesso asse temporale (passato prossimo e futuro semplice), bensì come unico tempo verbale della frase o dell’intero testo in cui si trova come tempo principale.

Inoltre, è da tenere in considerazione, in questo caso, anche il fattore soggettivo: a differenza di quanto avviene nell’analisi e nell’interpretazione degli errori, infatti, la predilezione per l’uso del presente storico nella narrazione di eventi passati non è necessariamente indice di una maggiore competenza linguistica, e si può attribuire al semplice gusto personale o allo stile di scrittura dell’apprendente.

I primi elaborati riportati qui di seguito contengono dei presenti narrativi, impiegati quindi come tempi dominanti in tutto il testo.

1. Nell'Ottocento, come conseguenza dell'aumento della scolarizzazione e quindi dell'alfabetizzazione, dello sviluppo dell'editoria, dell'aumento dei lettori e del pubblico, il romanzo diventa il genere letterario più significativo e più amato. In questo periodo, tra il realismo, tipico del Settecento e il nuovo realismo di stampo sociale ottocentesco, si va a collocare il romanzo storico. "Ivanhoe" del 1819 dello scrittore scozzese Walter Scott è sicuramente il primo in ordine cronologico e il più conosciuto. Ambientato alla fine del secolo XII, ai tempi delle crociate e di Riccardo Cuor di Leone, narra dei contrasti tra Sassoni e Normanni e dell'amore tra Ivanhoe e Lady Rowena. Insomma è la summa del romanzo storico, ne contiene gli elementi tipici : descrizione storica oggettiva di un epoca passata ma anche "invenzione" ossia l'avventura, l'amore e l'approfondimento psicologico dei personaggi. Scott divulga, insomma, quegli elementi del romantico, della storia e dello spirito nazionale di cui il nuovo pubblico borghese-popolare sentiva l'esigenza. Anche in Italia, il romanzo storico è sentito come esigenza e nella letteratura risorgimentale diventa strumento per rappresentare la nuova realtà storica e sociale. "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni è sicuramente il più importante romanzo storico italiano, moderno tutt'ora. Narrando la situazione della Lombardia del XVII secolo durante la dominazione spagnola, Manzoni dà voce agli umili, ai semplici, protagonisti- anche e forse specialmente loro- della "Storia". Manzoni, parallelamente alla lunga stesura dei "Promessi sposi", scrive "Del romanzo storico", teorizzando la forma e i contenuti di quello che chiama "composizione mista di storia e di invenzione". Altri autori in Italia si cimentano in questo genere: il torinese Massimo d'Azeglio con "Ettore Fieramosca" e "La disfida di Barletta", il toscano Guerrazzi con "La battaglia di Benevento", Tommaso Grossi, amico di Porta e Manzoni, con "Marco Visconti". (A-01)

Nell’esempio appena riportato, il presente è l’unico tempo verbale utilizzato all’interno dell’intero testo, fatta eccezione per un'unica forma di imperfetto (“il nuovo pubblico borghese-popolare sentiva l'esigenza”). La presenza dell’imperfetto è degna di nota, poiché il presente storico possiede carattere aspettuale sia perfettivo che imperfettivo, e pertanto non vi è alcuna necessità di utilizzare un tempo diverso per inquadrare il contesto storico e fornire informazioni riguardanti il momento di

riferimento, come d’altronde accade nella frase immediatamente successiva: “il romanzo storico è sentito come esigenza”. Nel resto del testo, comunque, il presente è sempre usato con valore perfettivo e non vi sono altri tempi verbali ad accompagnarlo. 2. Tra le due guerre mondiali in Italia si diffonde il pensiero di Frazer, ma anche quelli di Van Gennep e di padre Schmid e il pensiero antievoluzionista. In alcuni casi una corrente di pensiero viene "importata" in Italia in maniera distorta. È il caso del relativismo culturale che negli Stati Uniti era servito per combattere il razzismo, in Italia, invece, diventa uno strumento conservatore, o più precisamente fascista, che legittima la separazione delle razze. Durante il ventennio fascista, anche grazie alla legittimazione di cui sopra, l'antropologia - in particolare l'etnologia - viene valorizzata e "incoraggiata" dal regime fascista come strumento di politica coloniale e razziale. Sta nascendo un vero e proprio impero coloniale italiano in Africa e prende piede l'africanistica e lo studio di popoli extraeuropei. L'etnologia serve a giustificare le conquiste coloniali e dà un fondamentale contributo nella propaganda del diritto di Roma a civilizzare i "barbari". Ci sono linguisti come Conti-Rossini e Cerulli che studiano l'Africa - in particolare l'Africa orientale - da un punto di vista storico, senza avere una specifica preparazione antropologica. Diverso è il caso di Renato Bocassino che aveva studiato a Londra e conosciuto Malinowski. Grottanelli invece soggiorna solamente per tre mesi in Etiopia presso la tribù I Mao e scrive un trattato di una certa importanza in cui sottolinea l'importanza della funzione civilizzatrice dell'Italia facendo il gioco del regime. Gli etnologi professionisti italiani sono pochissimi mentre la necessità di ricerche molte. Così funzionari statali e militari provenienti da studi storici o giuridici si improvvisano etnoantropologi ricercando le strutture di proprietà e le confraternite musulmane. Con l'arrivo in Italia delle idee razziste dalla Germania, gli etnologi italiani accettano la teoria della superiorità della razza ariana. Ormai è una strada in discesa verso gli interventi razzisti di Cipriani, le leggi antisemite e contro i matrimoni misti, il "manifesto della razza". (A-05)

A differenza del primo caso, qui il presente non appare isolato, ma si accompagna ad alcune forme di trapassato prossimo per descrivere fatti antecedenti al momento di riferimento: “È il caso del relativismo culturale che negli Stati Uniti era servito per combattere il razzismo”, “Diverso è il caso di Renato Bocassino che aveva studiato a Londra e conosciuto Malinowski”. Inoltre, vi è anche una forma di presente progressivo, “Sta nascendo”, che attualizza ancora di più l’avvenimento narrato.

3. Il cinema dei telefoni bianchi caratterizza la storia del cinema italiano degli anni Trenta. È il cinema di genere comico-sentimentale, un po’ melodrammmatico e il regime fascista incoraggia questo genere per fare dimenticare la gente la situazione della vita sempre più opprimente. Naturalmente in anni Trenta ci sono altri generi del cinema, per esempio, il cinema coloniale "Scipione d’Africa" di Carmine Gallone oppure il cinema musicale che è anche amato dal pubblico ma in ogni caso il favore della gente va al cinema dei telefoni bianchi. Anche se il genere viene nominato "telefoni bianchi", non tutti i film utilizzano effetivamente questo aparecchio nuovo al suo tempo come l’ausilio della scena, ma in quei anni i telefoni simboleggiano il lusso e la gente normale, sognando di possederli, guarda volentieri gli allestamenti lussuriosi della scena, anche per dimenticare per un’attimo la difficile situazione economica e sociale. In effetti in questo genere del cinema ha il ruolo importantissimo la scenografia, se per esampio viene costruita una stanza della casa nel set, essa dovrebbe rappresentare i minimi dettagli cui la gente può apprezzare e sognare. La sceneggiatura viene messa al secondo piano, e spesso vengono usati i plot non originali, dato che la gente, per poter godere i film senza nessuna preoccupazione, preferisce a vedere la storia già in qualche modo conosciuta, cioè riciclata ma con il lieto fine. La maggior parte degli attori è proveniente dal mondo del teatro, quindi sono professionisti per recitare e hanno l’aura che fa creare il divismo. Il film "La segretaria privata" appartiene al cinema dei telefoni bianchi ed ottiene il grande successo. […] (C-01)

Il testo riportato in 3) rappresenta un altro esempio di impiego prolungato del presente storico, che anche qui (come nel caso 1) appare da solo, e non all’interno di un sistema di tempi verbali. In questo caso, il presente storico ha aspetto

prevalentemente imperfettivo, e viene usato per descrivere il contesto storico e le principali caratteristiche del cinema dei “Telefoni bianchi” (“Naturalmente in anni Trenta ci sono altri generi del cinema”, “ma in quei anni i telefoni simboleggiano il lusso”). Inoltre, è da notare anche l’uso del condizionale, generalmente associato ad una fase avanzata dell’apprendimento e pertanto possibile indicatore del livello di competenza linguistica dell’autore del testo.

4. Nella Commedia si può notare il tono violento quando Dante accusa duramente la chiesa. In quel tempo il potere religioso, cioè la chiesa e il potere temporare (l’impero) combattono tra di loro per ottenere la richezza e il potere. La chiesa non è più un’organismo sacro e spirituale, dato che gli ecclesiastici fanno il compravendita delle cose sacre. Secondo Dante, la chiesa è totalmente corrotta. […] La Commedia è ambientata nell’anno 1300, ma in realtà Dante scrive l’opera durante il suo esilio. Quindi sapendo benissimo del suo futuro, Dante fa indovinare il suo futuro (cioè cosa accade dopo 1300) dai personaggi nell’opera. (C-08) In questo caso, bisogna distinguere innanzitutto gli usi del presente indicativo nella funzione di presente storico e in quella di descrizione del contenuto dell’opera10: per farlo, è necessario prestare attenzione agli altri elementi della frase che ne forniscono il contesto: i primi due presenti indicativi (“si può notare”, “Dante accusa”) fanno riferimento ad una descrizione dell’opera, come indicato dal sintagma “Nella Commedia”; in seguito, però, la locuzione “In quel tempo”, riporta il focus all’esterno dell’opera, e pertanto le forme di presente utilizzate in quel contesto sono da considerare presenti storici. Anche in questo caso, come nel precedente, il presente storico è utilizzato nel suo duplice carattere aspettuale di presente perfettivo e imperfettivo.

Nei casi analizzati qui di seguito, invece, i due aspetti vengono scissi, e il presente viene utilizzato prevalentemente con senso perfettivo, mentre l’aspetto imperfettivo è reso attraverso l’uso dell’imperfetto. 10 Altri esempi al riguardo sono contenuti nei testi C-17, D-19 e D-21, il primo relativo all’architettura italiana, e gli altri relativi a opere letterarie. I tre testi non sono stati riportati poiché, sebbene il tempo dominante sia il presente in tutti e tre i casi, le occorrenze di presente storico (adeguatamente indicate nel file XML) sono in realtà molto limitate (3 nel caso del testo C-17, e soltanto 1 nei testi D-19 e D-21).

5. I normanni, origine del nord Europe, iniziano ad espandere il loro territorio nel X-XIIsec. Grazie a loro abilità di navigazione, i primi normanni conquistano persino fino ad Asia e il Mare Nero, creando la base delle città Novgorod e Kiev. Poi, arrivando in Francia, i normanni sacheggiano Parigi e mettono la loro sede in nord della Francia, vicino alla Manica. La zona conquistata si chiama oggi appunto Normandia. Dalla Normandia arriva la famiglia di Altavilla per conquistare l’Italia merridionale. Roberto di Altavilla detto "saggio" ottiene il titolo di duca di Melfi e poi Ruggero detto "Gran conte" ottiene il titolo di duca di Sicilia, Puglia e Calabria. In seguito nel metà del XII sec. Ruggero II viene incoronato come il re di Sicilia. Con la incoronazione di Ruggero II si può dire che la conquista del sud italia dai normanni è quasi compiuta. Ruggero II pubblica la legge detta Assise e crea la solida base dello stato normanno. Dato che in Mezzogiorno, specialmente in Sicilia c’erano le invasioni di tante razze, non è facile da organizzare un governo omogenio. Per evitare la confusione gli arabi che sono tendenzialmente molto ribelli vengono messi fuori dal governo centrale. Fino a poco tempo fa, gli storici consideravano che il periodo in cui governava Ruggero II era il tempo migliore nella storia merridionale. Oggi questa immagine di mito è ridimentionata ma comunque si può dire che lo stato normanno fondato da Ruggero II era più moderno e più efficace rispetto agli altri stati europei: lo stato multicultulare, solido governo con efficace sistema fiscale e anche buona condizione economica deriva dalla agricultura. (la nuova tecnica di irrigazione viene introdotta dagli arabi) Anche se talvolta succedono le rivolte causate dalle aristocrati locali il governo normanno sanno a metterle sotto controllo. Alla fine di XIIsec. l’ultima erede Costanza di Altavilla si sposa con Enrico VI, figlio di Federico I detto "Barbarossa". Così la nuova mappa politica è iniziata con la dinastia tedesca. (C-22)

6. Nel 1947 Calvino esordisce con un racconto intitolato il "Sentiero di nidi di ragno" che narra la vita di partigiani liguri dal punto di vista infantile, cioé attraverso l'occhio di un bambino Pin di estrazione sociale "basso". […]

Calvino è un intellettuale di sinistra che impegnava molto nella politica nazionale. […] Il periodo della produzione neorealistica di Calvino no dura

molto, infatti con la trilogia alardica, i Nostri antenati, Calvino si distacca dal neorealismo dando una svolta verso il periodo fiabesco. (D-15)

7. Si può vedere il tema della natura, anche nelle sue poesie dell'età giovanissima. Né la città dove il poeta è nato, né la famiglia (sebbene i genitori erano vivi e sani) gli davano la pace del mente o tranquiltà. Nella tale condizione però il poeta poteva sentire tante gioie, guardando la natura di Recanati che era suo unica patria. Infatti, Leopardi discrive nel suo poesia lirico la ricca natura, la luna, l'albero e il vento. Ma, questo tipo di felicità non continua' a lungo. La malinconia leopardina diviene sempre più profondo e doloroso man mano. Perché adesso il poeta non è semplicemente un fanciullo che non è gelice nella sua famiglia, ma è un uomo che non può trovare la cagione di vivere in questo mondo e che è nel fondo di desperazione di non potere essere amato dalla sua amata. Il sou problema su suo medesimo "raison d'etre" non può essere curato dalla natura come un bambino. Ma per Leopardi, la natura era anche di grandissimo valore. (G-05)

In questo caso, il presente è usato anche con valore imperfettivo nella parte centrale del testo (“Perché adesso il poeta non è semplicemente un fanciullo che non è gelice nella sua famiglia” ecc.); tuttavia, dal momento che sia nella prima che nell’ultima parte del testo l’aspetto imperfettivo è reso sempre con l’imperfetto, è probabile che l’uso del tempo presente con valore imperfettivo sia condizionato dall’avverbio “adesso”, piuttosto che da una scelta consapevole dell’autore.

Altri testi presentano, invece, un’alternanza tra il piano temporale del presente storico e quello del passato remoto.

8. La Seconda dopoguerra si verificò una altra emigrazione molto forte degli italiani verso i paesi oltreoceano, ad esempio Argentina, gli Stati Uniti e Brasile. Tuttavia questa tendenza si inverte negli anni Settanta e l'Italia diventa un destino degli immigranti stranieri. Infatti tra i paesi dell'Unione Europea l'Italia è il paese più facile da raggiungere dall'Africa e dall'Europa d'Este e si radoppiò il numero degli immigranti dagli anni Settanta all'Ottanta. (D-06)

9. L'epoca umanistica, con la sua nuova concezione di uomo con dignità, padrone di sé stesso, fu anche un periodo d'oro per le biblioteche italiane. Le famiglie regnanti degli stati regionali considerano i libri sempre di più come parte del patrimonio e le biblioteche diventano luoghi di espressione dell'apologia del principe. […] Grazie a Vespasiano da Bisticci, organizzato "manager" della copia, Cosimo entrò in possesso di duecento codici. (A-07)

Nei casi riportati in 8) e 9), come si può notare, non vi è una particolare predilezione per l’uno o l’altro tempo verbale: il presente storico e il passato remoto sono usati indifferentemente all’interno dei due testi, ma la scelta dell’uno o l’altro tempo viene comunque mantenuta costante a livello della frase.

10. Dante conosce a Beatrice a nove anni, nove anni dopo la incontra per la seconda volta e subito si innamora di lei. Quando Dante corteggia a una altra donna per nascondere il suo amore per Beatrice, questa si indigna e gli toglie il saluto. Da quel momento, Dante decide di dedicarsi alla lode della figura della donna amata senza nessuna speranza di ricambiare l'amore con lei. Dopo la morte di Beatrice, Dante decide di raccogliere i versi d'amore scritti per lei per rinnovare la propria vita, così nasce la Vita nuova. L'opera è scritta in "prosimetro", cioè nei versi d'amore Dante inseriì le prose per spiegare il loro contesto. (D-08)

11. (…) Il più grande cambiamento nel sistema agricolo italiano nella seconda metà del Novecento è senza altro il fatto che l'agricoltura italiana cominciò a funzionare soltanto come una parte di UE. Non si può più pensare, come prima di guerra, solo la condizione domestica (italiana), ma deve pesare sempre tutta la condizione fil-europanea. (G-13)

12. Il divisionismo non fu una corrente artistica con un manifesto o un programma. Ma gli artisti che fecero parte di questo movimento avevano in comune la voglia di rinnovarsi oltre che la tecnica del colore diviso. Vengono "presentati" dal critico-gallerista Grubicy de Dragon alla prima Triennale di

Brera a Milano nel 1891. In questa occasione è presente anche Giuseppe Pellizza da Volpedo con alcuni ritratti, ma, forse, in secondo piano rispetto ad altri divisionisti "veterani" come Previati, Segantini, Longoni, Morbelli o Nomellini che avvicina Pellizza al divisionismo. (A-12) Nei passi riportati in 10-12), invece, le occorrenze del presente storico e del passato remoto non sono bilanciate, e c’è una tendenza da parte dell’autore a favorire il piano temporale del presente all’interno del testo, piuttosto che quello del passato. Infine, sono stati riscontrati anche alcuni esempi d’uso opposto a quello appena presentato, estratti da elaborati in cui il presente storico appare un’unica volta, e il resto del testo è reso invece all’imperfetto o al passato remoto.

13. Per gli italiani a lungo, il latino era l'unica lingua per scrivere. Nell'epoca medievale, quasi tutti persone educate potevano leggere o scrivere il latino classico cioè quello che avevano usato Cicerone, Cesare o Vergilio. Man mano però, qualche scrittore o poeta comincia a sentire che non sia sufficiente soltanto usare il latino. (G-14)

14. Nel 1525 Pietro Bembo pubblica il suo saggio in dialogo le Prose della volgar lingua. (…) Secondo l'opinione di Bembo, l'imitazione di un modello adeguato sarebbe il cammino eccelente per poter raggiungere un alto livello della conoscenza e della padronanza della lingua poetica in volgare. Inoltre, Bembo credeva che fosse necessario utilizzare le forme adeguate per ogni genere letterario. In questo senso, la poesia di Petrarca, il Canzoniere appunto, offriva un eccelente modello. (D-14)

15. La tendenza puristica apparisce all'inizio di Ottocento. Dopo l'epoca d'iluminismo, Rivoluzione francese e Napoleone, anche in Italia entravano tanti lessici francesi, e I giovani avevano anche tendenza di neologismi. I studiosi sopratutto che partecipavano la Societaà Crusca volevano diffendere l'italiano puro che fondarono i "Tre Corone", purgarono Pietro Bembo e ha diffeso la societa. (G-06)

2. L’uso del presente storico nel sotto-corpus italiano

Il sotto-corpus italiano si compone di 114 testi, per un totale di 1230 periodi e 40.570 token, con una media di 33 token per periodo. Anche in questo caso, i testi brevi sono stati realizzati da sette apprendenti, indicati – com’è stato fatto per il sotto-corpus giapponese – con le prime sette lettere dell’alfabeto italiano, per garantirne l’anonimato. Testi 114 Numero totale periodi 1230 Numero totale parole (token) 40.570 Lunghezza media dei periodi (in token) 33 Tabella 16. Risultati dell’analisi di base effettuata da READ-IT L’uso del presente storico risulta più diffuso nel sotto-corpus di testi brevi realizzati da studenti italiani, in particolare per quanto riguarda l’impiego prolungato (¼ dei testi in esame). Inoltre, negli elaborati dei madrelingua italiani, vi sono molte più occorrenze dell’intero piano temporale del presente (soprattutto relativamente all’uso del futuro semplice). Numero di testi complessivi 114 Numero di testi relativi ad eventi del passato (storia, arte, letteratura) 60 Numero di testi in cui il presente storico è la