L’USO DEL PRESENTE STORICO Confronto dei testi italiani e giappones
2. L’uso del presente storico nel sotto-corpus italiano
Il sotto-corpus italiano si compone di 114 testi, per un totale di 1230 periodi e 40.570 token, con una media di 33 token per periodo. Anche in questo caso, i testi brevi sono stati realizzati da sette apprendenti, indicati – com’è stato fatto per il sotto-corpus giapponese – con le prime sette lettere dell’alfabeto italiano, per garantirne l’anonimato. Testi 114 Numero totale periodi 1230 Numero totale parole (token) 40.570 Lunghezza media dei periodi (in token) 33 Tabella 16. Risultati dell’analisi di base effettuata da READ-IT L’uso del presente storico risulta più diffuso nel sotto-corpus di testi brevi realizzati da studenti italiani, in particolare per quanto riguarda l’impiego prolungato (¼ dei testi in esame). Inoltre, negli elaborati dei madrelingua italiani, vi sono molte più occorrenze dell’intero piano temporale del presente (soprattutto relativamente all’uso del futuro semplice). Numero di testi complessivi 114 Numero di testi relativi ad eventi del passato (storia, arte, letteratura) 60 Numero di testi in cui il presente storico è la forma principale 15 (25% dei testi in esame) Numero di testi in cui il presente storico è misto a forme di passato 10 (17% dei testi in esame) Tabella 17. Uso del presente storico nel sotto-corpus italiano
1. L'inserimento dell'Italia nell'area occidentale (con adesione alla Nato nel 1949) e alle varie organizzazioni europee (la più importante delle quali è il Mercato Comune Europeo istituito nel 1957), favorisce un forte e rapido sviluppo economico, soprattutto a partire dalla metà degli anni '50. Si parla di "un miracolo economico" che in poco tempo trasforma l'Italia da paese agricolo in paese prevalentemente urbano ed industriale, tanto da figurare al VII posto tra i paesi industrializzati del mondo. Lo sviluppo porta ad un maggior benessere, ma non essendo equilibrato, né omogeneo, aumenta le distanze tra Nord e Sud. Si verifica un abbandono delle campagne da parte dei contadini del Sud e un'emigrazione interna verso le fabbriche del Nord (decennio 1952-62). È la fine della civiltà contadina e l'inizio della nuova società dei consumi. Ma la trasformazione avviene in maniera caotica: mancando un reale controllo da parte del governo, tutto è affidato alle capacità della classe imprenditoriale che agisce solo in base alla logica del profitto. Ne derivano diversi problemi: crisi dell'agricoltura, difficoltà di inserimento degli immigrati nelle città industriali ove mancano le strutture adeguate ai nuovi bisogni, la speculazione edilizia che danneggia gli antichi centri storici. La nascita nelle grandi città di quartieri, simili a veri e propri "ghetti", dove vivevano in condizioni disagiate i contadini provenienti dal meridione. Improvvisamente le grandi città, come Roma ed in particolare quelle del triangolo industriale ( Milano, Torino, Genova), vedono in pochissimo tempo, aumentare la popolazione interna. Durante il "boom economico", grazie alla partecipazione dei socialisti ad un governo guidato dalla Democrazia Cristiana, e grazie alla presenza dei lavoratori nella vita politica, si assiste alla realizzazione di molte riforme soprattutto nel campo scolastico. L'unico vero problema di questo miracolo economico, che in parte si riscontra ancora oggi, è proprio la divisione dell'Italia tra Nord e Sud, divisione che in un certo qual modo ostacola lo sviluppo dell'Italia stessa. (G-10)
L’uso del presente storico in questo testo è molto simile a quello dell’esempio 1) del sotto-corpus giapponese: il tempo dominante è il presente, non vi sono occorrenze degli altri tempi verbali del piano temporale (passato prossimo e futuro), ma c’è un singolo imperfetto (“vivevano”), e il presente è usato quasi esclusivamente con senso perfettivo (fatta eccezione per i due presenti usati nella frase: “mancando un reale
controllo da parte del governo, tutto è affidato alle capacità della classe imprenditoriale che agisce solo in base alla logica del profitto”). 2. La critica dantesca nordamerica si sviluppa nell'ambiente elitario accademico di Harvard, ad opera soprattutto, di H.V. Longfellow, verso la metà del XIX secolo, e non a opera di un filologo o di un critico letterario, ma come interesse tra il testo poetico e la religione, in particolar modo la teologia. […] Longfellow è il primo traduttore della Commedia in inglese (1867). Alla fine dell'Ottocento, inizi del Novecento, Charles Eliot Norton, pure docente di Harvard, tiene ogni anno un corso accademico dantesco, e richiama ancor più maggiormente l'attenzione degli studiosi su Dante. C.Eliot Norton, con Longfellow e altri studiosi, fonda nel 1881 l'associazione di dantisti considerata, ancor oggi, tra le più attive e culturalmente elevata in campo internazione. Ma è con Ezra Pound che la critica dantesca esce dall'elitario gruppo harvardiano. Pound diversifica la lettura della 'Commedia', fino a quel momento teologica, rilevandone gli aspetti umani e sociali e riconosce Dante come il 'portabandiera della civiltà occidentale'. Thomas Eliot, nipote di Charles Eliot Norton, nella prima metà del Novecento, pone in equilibrio, l'interpretazione teologica-allegorica e la poesia che ravvede nella 'Commedia', e riconosce in Dante il poeta 'universale', addirittura uno 'spiritual leader' del mondo occidentale. […] (A-22)
Il testo riportato in 2) fornisce uno spaccato della critica dantesca nordamericana, ripercorrendo i lavori dei maggiori esponenti, e utilizzando esclusivamente il tempo presente. Le indicazioni temporali sono quindi completamente delegate ai complementi di tempo determinato (“verso la metà del XIX secolo”, “alla fine dell’Ottocento”, “nel 1881” ecc.) e al principio dell’ordine cronologico. Nei testi riportati qui di seguito (3-7), accanto al presente si può notare anche l’uso del futuro semplice, utilizzato per indicare un rapporto di posteriorità rispetto al momento di riferimento. 3. In questo periodo di fine Seicento l'egemonia culturale francese si accentua e l'Italia non sfugge a questa influenza. Anche il melodramma italiano viene coinvolto risentendo particolarmente degli schemi dell'opera francese.
Portavoce di questo sentire diviene, in Italia, l'Accademia dell'Arcadia. Nel melodramma avviene pertanto una sorta di ribellione agli aspetti spesso irrazionali portati fino ad allora dal gusto barocco per cui l'Accademia dell'Arcadia si fa propugnatrice dei nuovi valori desunti dalla Francia. Queste innovazioni avvengono in modo particolare verso la fine del Seicento. […]
Dalla eliminazione dei personaggi e delle scene comiche nascerà in Italia il nuovo filone dell'opera "comica" o "buffa". […] Tra le opere apparse in questo periodo primeggia Agrippina, composta da Händel nel 1709, dove le arie vengono particolarmente esaltate grazie anche ai virtuosismi del principale cantante, generalmente un castrato. Questa opera costituirà per Händel un modello che metterà in scena con successo anche in Inghilterra. Il maggiore interprete dell'opera seria italiana così intesa sarà Metastasio, ma siamo già nel Settecento inoltrato. (A-19)
4. Publio Virgilio Marone nasce vicino a Mantova nel 70 a.C. da una famiglia di agricoltori appartenente alla piccola borghesia locale; questo stato sociale gli consentirà di affrontare, senza problemi, una buona educazione scolastica. A Napoli conosce Orazio ed insieme entreranno a far parte del circolo di Mecenate a Roma. (B-10)
5. Virgilio nasce il 15/10 del 70 a.C, da una famiglia terriera. Studia in Italia ed in particolare a Roma e Napoli e fin da giovane si appassiona allo studio di autori greci e latini. Si dedica alla scrittura di molte opere importanti, tra cui ricordiamo: le Bucoliche e le Georgiche. Le Georgiche gli costeranno 10 anni di lavoro e finiranno nel 29 a.C. Entrambi i titoli si rifanno al greco. (G-05)
6. La funzione di istitutore, svolta dal Parini presso i nobili milanesi, gli permette di fruire della loro ricca ed aggiornata biblioteca. Può conoscere così la produzione civile e filosofica dell'illuminismo che lo influenzerà profondamente e da cui deriverà l'idea egualitaria e l'impegno riformistico-pedagogico della sua produzione poetica. (C-13)
7. Petrarca, umanista, bibliofilo e scopritore d'opere, ritenute perdute, della classicità, pone, già alla fine del medioevo, le premesse dell' "Umanesimo". Il fenomeno si rafforza notevolmente per la caduta di Costantinopoli, con l'afflusso in Italia di molti intellettuali bizantini, che apre le porte alla conoscenza diretta dei testi greci, pervenuti, fino a quel momento, in quantità limitata e attraverso la trascrizione araba. […] Le fonti classiche appaiono dispensatrici di un sapere universale, dalla medicina alla magia, dalle lettere alla filosofia, dalla storia alla politica. La sapienza non deriva più solo dalle sacre scritture, ma è attingibile ed interpretabile, da ciascuno studioso, direttamente, liberando la cultura dalla tutela ecclesiale. Se la filosofia classica si può leggere senza gli occhiali della scolastica, la libertà culturale può dilagare in ogni campo e quindi anche in campo religioso, premessa per la successiva Riforma protestante, che porrà a disposizione dell'individuo anche il rapporto con Dio. (C-16)
8. Dante è espressione del nuovo ceto borghese della civiltà comunale. La civiltà mercantile si pone il problema della circolazione di notizie e conoscenze, della chiara redazione dei documenti, della formazione ed aggiornamento professionale dei ceti dirigenti, mercantili e burocratici, nonchè dei loro diletti culturali. Il latino era la lingua degli uomini colti del tempo, ma conosciuta da pochi, anche tra i pochi che sapessero leggere e scrivere, impossibile da aggiornare e quindi inadatta a svolgere le nuove funzioni. A Firenze e nel centro-nord, l'area in cui si compie l'apprendistato culturale di Dante, sono già pervenute e sono state arricchite le prime esperienze letterarie del volgare siciliano. Dopo le prime sperimentazioni, Dante, approdato alla poetica stilnovista, che fa dell'amor cortese uno strumento di elevazione spirituale, decide che la lingua volgare è ormai matura per trattare e diffondere tutti i temi della cultura del tempo. Raccoglie una importante parte della sua produzione poetica amorosa nel prosimetro della Vita Nuova, con l'intento di dimostrare che il diletto profano può conseguire mete spirituali più elevate e farne partecipe la più ampia cerchia di cittadini. La tesi, maturata durante la composizione delle prime opere, viene poi sviluppata nel De Vulgari Eloquentia. L'opera per un pubblico intellettuale, viene scritta in latino e definisce i caratteri che deve avere il volgare per svolgere i compiti più illustri. Nessuno dei volgari
del tempo ha i caratteri necessari. […] Nel Convivio arriva a proporre in volgare una "enciclopedia" delle conoscenze del tempo e giunto a comporre La Commedia, il suo capolavoro, non terrà più conto di nessuna convenzione e limite tradizionale alla letteratura volgare. (C-07)
Il testo riportato in 8) presenta, invece, un esempio di piano temporale completo, poiché accanto al presente, tempo principale dell’elaborato, si possono trovare sia il passato prossimo (“A Firenze e nel centro-nord sono già pervenute e sono state arricchite le prime esperienze letterarie del volgare siciliano”) che il futuro semplice (“Giunto a comporre la Commedia, non terrà più conto di nessuna convenzione”). Inoltre, sono presenti anche due verbi all’imperfetto, circoscritti ad una singola frase del testo: “Il latino era la lingua degli uomini colti del tempo, ma conosciuta da pochi, anche tra i pochi che sapessero leggere e scrivere”.
9. Italo Calvino nasce a Cuba nel 1923 da genitori italiani. Il padre vi si era trasferito, insieme alla famiglia, per lavoro. Fin da piccolo riceve dai genitori un'educazione antifascista, laica ed in particolar modo scientifica. Calvino però non è portato, in campo scientifico, a seguire le orme del padre; abbandona quindi l'idea e, dopo aver conseguito la laurea in lettere, riesce a pubblicare il suo primo romanzo dal titolo: "Il sentiero dei nidi di ragno", dove l'argomento principale sono gli anni della resistenza visti attraverso gli occhi di un bambino. Seguirà una trilogia fiabesca che allude alla situazione dell'uomo contemporaneo diviso tra due verità, e sono: "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante" e "Il cavaliere inesistente". Sempre molto attento alla situazione socio-polito-culturale, Calvino scrive il romanzo "La giornata di uno scrutatore". (B-03)
Anche in questo caso si può osservare l’interazione del presente con altri tempi verbali, ma a differenza del testo precedente, qui il rapporto di anteriorità è reso attraverso l’uso del trapassato (“il padre vi si era trasferito”) anziché del passato prossimo, comunque corretto.
10. I periodi storici risultano essere svariati e non sono sempre qualificabili in particolari epoche. In Europa assistiamo al passaggio dal Medioevo, al Rinascimento (Umanesimo, compreso) e naturalmente all'Illuminismo. L'epoca del Rinascimento, come ben si capisce dal termine stesso, rappresenta una vera e propria rinascita, e si assiste ad un periodo in cui si ha una fioritura sia nelle arti, nelle scienze e nella letteratura. Si ribalta il principio finora in voga, che voleva la Chiesa e Dio quale figure onnipotenti, e che vedevano nel campo dell'istruzione il monopolio ecclesiastico. Ne segue l'Umanesimo, che ha come figura centrale l'uomo, visto sia come creatura, sia come persona intelligente capace di prendere delle decisioni razionali. Non si crede solo più in Dio, né si è ancorati alla tradizione. Infatti, mentre nel Medioevo si dava maggiormente peso alla cultura religiosa e si studiavano in particolare poeti e scrittori che comunque avevano una base religiosa, nel Rinascimento e nell'Umanesimo, brillano anche altri tipi di cultura. A questo periodo storico, segue quello dell'Illuminismo, che esalta il lume della ragione. Durante questo periodo assistiamo a dei cambiamenti che naturalmente non sono avvenuti velocemente e che hanno portato ad un clima spesso sfociato in rivoluzioni. I maggiori centri dell'illuminismo italiano sono Milano e Napoli. Qui nascono anche delle riviste, tra le quali ricordiamo "Il caffè" dei fratelli Verri e particolare attenzione risulta avere il libro "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria. Naturalmente, queste idee, non sono ben viste da coloro che hanno il potere e spesso i libri vengono censurati dalla chiesa. Ad esempio accanto al ricordato Beccaria, annoveriamo la figura di Niccolo Machiavelli con il libro "Il Principe". Le idee illuministiche, prenderanno comunque piede in quasi tutta l'Italia, anche perché, in questo periodo essendo cambiate le condizioni storiche e sociali, è logico che l'uomo si senta trasportato dai cambiamenti che finirà con l'accettare. (G-11)
Un ulteriore esempio di piano temporale completo si può ritrovare nel testo riportato integralmente al punto 10), in cui l’autore ripercorre la storia europea dal Medioevo all’Illuminismo, attualizzando l’intera narrazione attraverso l’uso del presente, e utilizzando passato prossimo, imperfetto e futuro semplice per stabilire rapporti di anteriorità e posteriorità con il momento di riferimento.
Anche nel sotto-corpus italiano, si riscontrano molti casi di alternanza del piano temporale del presente e del passato.
Un primo esempio è il seguente, in cui si trova un’unica forma di presente storico, seguita da una catena di passati prossimi che prosegue per tutto il testo.
11. Passato in Italia il "baby boom" degli anni Sessanta, inizia una lenta ma costante diminuzione del numero delle nascite. […] Con la società moderna sono migliorate infatti le condizioni di vita della popolazione ed i progressi compiuti dalla medicina hanno ridotto sensibilmente i rischi di morte per malattie. (B-23) In questo caso, il passato prossimo non si limita ad accompagnare il presente, ma ne prende il posto, diventando il tempo principale del testo.
In altri casi, invece, i piani temporali del presente e del passato coesistono, senza che l’uno si imponga sull’altro, come mostrato negli esempi 12) e 13).
12. Tra i principali registi, sia cinematografici che teatrali del XX secolo, meritano particolare attenzione personaggi del calibro di: Luchino Visconti e Giorgio Strehler. Luchino Visconti nacque a Milano nel 1906 da una famiglia aristocratica; debutta come regista nel cinema con il film "ossessione", che verrà poi censurato. Dopo la fine della guerra, parallelamente al cinema, si dedica attivamente anche al teatro, riscuotendo notevole successo. Tra gli attori che militano nel suo cast, vanno ricordati personaggi che hanno fatto la storia del cinema e del teatro italiano degli ultimi cinquant'anni come: Paolo Stoppa, Gino Cervi, Vittorio De Sica, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni. Il suo successo culmina con l'uscita del capolavoro, sempre attuale, del film "Il gattopardo", uscito nel 1963. Giorgio Strehler nacque vicino a Trieste nel 1921; riconosciuto come uno dei maestri indiscussi del teatro italiano del dopoguerra, è stato anche uno dei padri fondatori del "Piccolo Teatro" di Milano. (B-09)
13. Primo Levi nasce a Torino nel 1919 da una famiglia di origine ebrea. Per lui, che non era praticante, essere ebrei era più una questione di identità e tradizioni culturali, che non di fede. Deportato, viste le sue origini, in un campo di concentramento vicino Auschwitz, riuscì ad evitare i trattamenti più feroci
grazie alla laurea in chimica ed alla sua conoscenza del tedesco e a sopravvivere fino alla liberazione da parte dell'esercito russo. Tornato in Italia, dopo un lungo viaggio di nove mesi attraverso l'Europa devastata dalla guerra, iniziò subito a scrivere. Il risultato di un lavoro intenso, concentrato in pochi mesi, sarà l'opera autobiografica "Se questo è un uomo" in cui l'autore narra la sua esperienza della vita all'interno del campo di concentramento nazista. (B-12) Più frequenti, tuttavia, sono i casi di piani temporali del presente a cui si alternano sporadiche forme di passato remoto, come avviene nei testi A-12, B-11, C-15, F-03 e G-12, riportati qui di seguito nei punti 14-18. 14. La rappresentazione delle classi sociali basse era stata portata avanti, nella prima metà dell'Ottocento, da Gustave Courbet, pittore ma anche rivoluzionario, il cui dipinto Gli spaccapietre, divenne una sorta di manifesto del proletariato. Bisognerà attendere la fine dell'Ottocento perché anche in Italia gli artisti divenissero sensibili di fronte ai forti contrasti sociali. Il Divisionismo si associa quindi, con Courbet, alla tendenza popolare e ad una certa presa di coscienza del proletariato. In Italia tale linguaggio figurativo viene proseguito e portato alla rappresentazione, per lo più, del mondo contadino e del proletariato. La componente simbolista del Divisionismo stava infatti nel 'carattere vago' e indefinito che veniva impresso nelle opere pittoriche per cui veniva superato il lato descrittivo, e stimolato nell'osservatore tutta una serie di sensazioni e di stati d'animo. D'altra parte, tra i divisionisti italiani vi sono artisti anche non attratti dalle problematiche sociali: uno per tutti viene ricordato Gaetano Previati, autore, oltre che di numerose opere pittoriche, anche di significativi saggi sulla tecnica e sui principi inerenti la 'poetica’ divisionista. (A-12)
Da notare, in questo esempio, è la presenza del congiuntivo imperfetto “divenissero”, poiché sia il futuro semplice all’interno della stessa frase (“Bisognerà”) che il presente indicativo nella frase immediatamente successiva (“si associa”) dovrebbero indurre l’autore ad utilizzare invece il tempo presente (“divengano”).
15. Spinto da un senso di insoddisfazione nei confronti della corrente "Novecento italiano", Edoardo Persico, dopo il suo trasferimento a Milano fonda, nel 1930, la galleria "Il Milione" che diventa subito uno dei centri culturali ed artistici più vivaci del capoluogo lombardo. I pittori che la galleria ospita orbitano intorno al movimento astrattista e sono fortemente influenzati dalle opere della scuola tedesca di arti e mestieri "Bauhaus". In questo particolare momento di avversione verso un regime fascista che detta le regole, gli artisti dedicano molto spazio alla rappresentazione della realtà, manifestata con tratti sintetici e, allo stesso tempo, rapidi, facendo tra l'altro un ampio uso del colore. […] Il legame sempre più stretto fra l'Italia fascista e la Germania nazista, l'aggressiva politica estera adottata dal regime e gli avvenimenti storici e politici che ne conseguirono, condizionarono molto la vita culturale ed artistica del paese. È in questo delicato clima sfavorevole che la rivista "Corrente" fondata da Ernesto Treccani, nel suo breve periodo di vita, riesce ad organizzare due mostre artistiche svoltesi ancora con un certo grado di libertà, prima che il regime stringa le maglie della censura e dei controlli su arte e letteratura dopo il suo ingresso in guerra avvenuto nel 1940. (B-11)
16. L'attività di Tiziano inizia in una Venezia che trova in Bellini l'artista ufficiale della Repubblica. È altresì una Venezia in cui approdano gli artisti in fuga dal Sacco di Roma e che quindi portano con se i risultati della grande lezione pittorica di Michelangelo e Raffaello. L'aristocrazia veneziana inoltre non è rimasta indifferente alla cultura ed alle mode raffinate delle corti principesche italiane, tant'è che da Venezia passerà anche Vasari, chiamatovi da un grande e discusso letterato e cortigiano del tempo, come Pietro Aretino. Oltre alla tradizionale committenza religiosa i temi mitologici della cultura classica, filtrati attraverso la cultura cortigiana, saranno parte consistente della produzione pittorica di Tiziano. […] La lunga vita e l'intensa attività gli permetteranno di