Secondo un procedimento retorico tipico del bestiario ariostesco, la figura del cane, nel Furioso, è introdotta principalmente dalla tecnica della similitudine. Alla suggestiva comparazione del canto I, ne seguono numerose altre.
Come abbiamo specificato nel capitolo introduttivo a questo lavoro, mediante l’istituzione di efficaci parallelismi tra comportamenti e proprietà specifiche dell’animale, situazioni e personaggi del Furioso, le similitudini canine svolgono la funzione di illustrare le molteplici scene narrative. Ad esse, infatti, si rifà Ariosto per rappresentare soprattutto i duelli tra paladini, per esaltare l’indole e il temperamento di protagonisti ed eroi, per esprimere sentimenti e stati d’animo dei
121 1434, National Gallery, Londra.
122 Numerose altre opere figurative del XV e XVI secolo ritraggono il cane. Ci siamo limitati a
riportare gli esempi più significativi ed emblematici, alcuni dei quali non mancarono di suggestionare il nostro poeta.
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personaggi. Vediamo nel dettaglio qualche esempio significativo. Di carattere descrittivo è il paragone espresso all’ottava quarantatreesima del
canto IV, dove il tentativo di Bradamante di afferrare l’ ippogrifo, − che si lascia avvicinare dalla donna ma poi, dispettoso, vola via , − è reso attraverso l’ immagine del cane beffato dalla cornacchia:
La donna va per prenderlo nel freno: e quel l'aspetta fin che se gli accosta; poi spiega l'ale per l'aer sereno, e si ripon non lungi a mezza costa. Ella lo segue: e quel né più né meno si leva in aria, e non troppo si scosta; come fa la cornacchia in secca arena,
che dietro il cane or qua or là si mena. (IV, 43)
La similitudine introdotta da Ariosto delinea, con estrema chiarezza, la scena giocosa che si svolge tra la guerriera e l’ippogrifo, l’inseguimento vano della
donna schernita dai bizzarri ed improvvisi spostamenti del destriero favoloso. Si profila in questi versi la prima delle svariate antinomie che vede la figura del
cane contrapposta a quella della cornacchia e, in altri luoghi del Furioso, ad altre bestie avversarie (come il lupo, la lepre, la volpe, il porco, l’ orso, il toro, il capriolo, la mosca, il cinghiale e la più generica fera). Come vedremo, le fonti attestano in diversa misura la discordia tra il cane e ciascuna delle bestie elencate;124
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più insolita appare invece la coppia antonimica cane – cornacchia. Un illustre precedente ‒ oltre che nella favola di Esopo, La cornacchia e il cane (171) ‒ si trova in una comparazione del Morgante:
veduto il can con la cornacchia
come spesso beffato indarno corre? Ella si posa, e poi si lieva e gracchia: così costor non si poteano apporre.
Dunque Malgigi ne trarrà la macchia! Ed ogni volta che gli volean porre le mani addosso, egli spariva o sguizza, tal che i giganti scoppion per la stizza. 125
Indubbi sono i punti di contatto tra le due similitudini canine presenti nel Morgante e nel Furioso: qui la matrice pulciana del paragone ariostesco ci appare
(XXIV, 95)
124
Come abbiamo precisato nel capitolo introduttivo, nelle similitudini ariostesche, l’associazione degli animali stabilita sulla base di rapporti di sinonimia o antagonismo sono molto frequenti; questo motivo costituisce, difatti, una costante di cui spesso ci occuperemo nel corso del nostro lavoro.
125
Luigi Pulci, Il Morgante, a cura di Giuseppe Fatini, Torino, Utet, vol. I, 1984, p. 268. Per l’espressione ariostesca «cornacchia in secca arena», si veda Virgilio, Georgiche, I, 388-389 (cfr. Ludovico Ariosto, Orlando furioso, introduzione e commento di Emilio Bigi, a cura di Cristina Zampese, indici di Piero Floriani, Milano, Rizzoli, 2012, p.185).
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piuttosto evidente. Risponde al principio retorico dell’illustratio l’efficace comparazione del can
veloce, introdotta da Ariosto nel canto XXIV per rappresentare il duello che si
svolge tra Mandricardo e Zerbino:
Come il veloce can che 'l porco assalta che fuor del gregge errar vegga nei campi, lo va aggirando, e quinci e quindi salta; ma quello attende ch'una volta inciampi: così, se vien la spada o bassa od alta, sta mirando Zerbin come ne scampi; come la vita e l'onor salvi a un tempo, tien sempre l'occhio, e fiere e fugge a tempo.
(XXIV,62)
La tattica offensivo-difensiva messa in atto dal paladino durante il combattimento è paragonata ai movimenti rapidi e agili del cane che si contrappongono alla «possanza»126 di Mandricardo, rappresentata, in maniera incisiva, attraverso l’immagine corpulenta del porco. La similitudine rievoca, a nostro avviso, il passo pliniano del cane di Alessandro Magno che, «con una tattica di combattimento ben congeniata […] assalendo e evitando l’ avversario […] ora da una parte ora d’ altra», riesce ad atterrare il pachiderma contro cui guerreggia.127 Non a caso Isidoro sottolinea che «In canibus duo sunt: aut fortitudo, aut velocitas» (Isidoro, Etim., XII, 26).128 Esaltata già nelle fonti, infatti, la velocitas del cane cui fa riferimento Ariosto trova fondamento nella tradizione letteraria.129 Pure largamente attestata, nelle opere degli scrittori, è la rivalità con il porco che viene però riferita, soprattutto, alla pratica venatoria di cani «caccianti», (come li definisce Boccaccio nel Filocolo, IV, 138) lanciati sulle tracce di suidi selvatici.130
126 Cfr. XXIV,66, 5-8:«Quivi poco a Zerbin vale esser mastro/ di guerra, et aver forza e piú
ardimento;/ che di finezza d’arme e di possanza/ il re di Tartaria troppo l’avanza».
Il paragone ariostesco ritrae invece la figura del cane pastore, custode delle
127
Cfr. Plinio, St. Nat…cit., p. 237 e supra n. 22.
128«I cani presentano una di queste due caratteristiche: forza o velocità», Isidoro, Etimologie…cit.,
pp.34-35.
129
Prima di Isidoro, un’attestazione di questa proprietà del cane ci viene dal Cinegetico di Senofonte, nelle pagine del trattatello in cui l’ autore descrive le caratteristiche fisiche e le doti dei perfetti cani da caccia: «Cani come questi daranno già con l’aspetto l’idea della forza, saranno agili, proporzionati e veloci, ed avranno espressione vivace e buone fauci», cfr. Senofonte, La
Caccia (Cinegetico), a cura di Andrea Tessier, introduzione di Oddone Longo, Venezia,
Marsilio,1990, p. 55.
130 Cfr. Boccaccio (Caccia di Diana, VII, 37-45); Marco Polo (Il Milione, II, cap. 92,1). Per il
motivo della caccia al cinghiale con i cani diffuso nelle fonti, cfr. infra, pp. 65-67). Prima che nelle opere degli autori, nella Bibbia e nei Vangeli l’ associazione cane - porco ritorna in virtù di un simbolismo negativo che fa, di entrambi gli animali, i rappresentanti dei “falsi maestri” (cfr. Manfred Lurker, Dizionario delle immagini e dei simboli biblici, edizione italiana a cura di
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greggi, molto diffusa nella cultura sia cristiana che pagana.131
va Ariosto vi fa riferimento anche in XL,31:«Con quel furor che ‘l re de’ fiumi altiero,/ quando rompe talvolta argini e sponde,[...] e con le sue capanne il gregge intero, / e coi cani i pastor porta ne l’ onde;[…]»; e, in un contesto pastorale è inserito l’abbaiare dei cani all’ ottava centoquindici del canto XXIII: «[…] Non molto , che da le vie supreme/dei tetti uscir vede il vapor del fuoco,/ sente cani abbaiar, muggiare armento:/ viene alla villa, e piglia alloggiamento».
In questa ottava esaminata è chiaro che il poeta ferrarese intendesse riferirsi, propriamente, ad un gregge di porci custodito dai cani, secondo il modello omerico del «porcaro» di Eumeo, protetto da quattro cani simili a fiere (Odissea,
XIV, 1-20). La varietas delle similitudini canine del Furioso comprende suggestivi paragoni tra il simbolismo positivo e negativo dell’ animale e l’indole composita dei vari personaggi. Così, ad esempio, al modello positivo del cane simbolo di forza, combattività, destrezza cui è associato Zerbino nel canto XXIV, si oppone un modello negativo che rende la bestia, nell’ambito dello stesso contesto di scontri e duelli, emblema di personaggi vili e imbelli, nonché dei perdenti. Emblematico è il caso del codardo cane Martano, che privo di ardimento e coraggio elude, per timore, il duello contro un valoroso cavaliere (rappresentato nella similitudine da un lupo feroce) e, mentre è sul punto di affrontarlo, si dà alla fuga:132
[…] Grifon, che gli era appresso e n'avea cura, lo spinse pur, poi ch’ assai fece e disse contra un gentil guerrier che s'era mosso,
come si spinge il cane al lupo adosso; che dieci passi gli va dietro o venti, e poi si ferma, et abbaiando guarda come digrigni i minacciosi denti, come negli occhi orribil fuoco gli arda.
[…] Di carta armato par, non di metallo; sí teme da ogni colpo essere offeso. Fuggesi al fine, e gli ordini disturba, ridendo intorno a-llui tutta la turba.
(XVII, 88,5-8; 89,1-4; 90,5-8)
131 Cfr. voce lupo (par. “I canidi a confronto”, nn. 178-179).Le “utilizzazioni amichevoli” del cane
sono sorveglianza, caccia e pastorizia (cfr. J. C. Cooper, Dizionario degli animali mitologici e
simbolici…cit., p. 70; supra, n. 21). 132
Per un approfondimento sull’episodio si veda la voce lupo (par. “I canidi a confronto”). Entrambi gli animali, come vedremo, si fanno portavoce, nelle fonti letterarie e nel Furioso, di un simbolismo di pusillanimità e vigliaccheria. Relativamente alla viltà di Martano si veda anche la
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L’attributo negativo della viltà assegnato al cane è largamente attestato nelle fonti.133 Abbiamo rintracciato il precedente più celebre di questa comparazione ai versi 725-729 del canto diciassettesimo dell’ Iliade, dove i guerrieri troiani, come cani vili e atterriti, fuggono di fronte ai forti e valorosi achei in procinto di fronteggiarli:
«[…]i guerrieri troiani […] quando videro gli Achei sollevare il cadavere […] si avventarono come cani che davanti a dei giovani cacciatori caricano un cinghiale ferito; corrono avidi di sbranarlo, ma quando, raccolte le forze, la bestia si volta, atterriti indietreggiano e si
disperdono da una parte e dall’ altra, tremando. Così i Troiani in massa inseguivano i
nemici colpendoli con le spade e le lance a due punte; ma quando gli Aiaci si voltavano a fronteggiarli, allora impallidivano e nessuno di loro osava lanciarsi in avanti e lottare per il cadavere».134
L’aneddoto del cane che fugge, impaurito dal verso di una belva cui dava la caccia, è raccontato anche da Esopo nella favola 187, Il cane che inseguiva il leone, e la volpe. Alla viltà di questo animale fa pure riferimento un epodo oraziano, che esprime un’ opposizione tra lupo e cane esattamente negli stessi termini usati da Ariosto nella sua similitudine.135
Al simbolismo negativo della bestia è ispirata anche la similitudine dei «picciol cani» volta a rappresentare una folla di «villani» straziati dalla forza suprema di Orlando:
Ma come l'orso suol, che per le fiere menato sia da Rusci o da Lituani, passando per la via, poco temere l'importuno abbaiar di picciol cani, che pur non se li degna di vedere; così poco temea di quei villani il paladin, che con un soffio solo ne potrà fracassar tutto lo stuolo.
(XI,49; ed. 1532)
La comparazione è un’ aggiunta che figura nell’edizione del ’32, inserita all’interno del nuovo episodio di Olimpia e Bireno. Orlando salva Olimpia dalle fauci dell’ orca di Ebuda e uccide il mostro. Gli ingrati abitanti dell’ isola, temendo una nuova maledizione di Proteo, tentano di scagliarsi contro il paladino che subito li fa pentire della loro irriconoscenza. Così a guisa di un orso, e stimando «quei villani» al suo cospetto come cani inoffensivi, ne uccide trenta con solo dieci colpi di spada. L’asimmetrico confronto tra il “titano” Orlando ‒ rappresentato da un orso, simbolo per antonomasia della virtus guerriera e di
133 Cfr. supra, nn. 21, 29.
134 Cfr. Omero, Iliade…cit., p. 815. 135 Per questa fonte, cfr. voce lupo, p. 187.
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ferocia, cui sono associati gli eroi più forti del poema,136 – e la turba “inconsistente” dei villani137 appare rafforzato dalla messa in rima, dunque in evidenza, al verso quarto del secondo termine della comparazione, «picciol cani». L’ espediente di porre in risalto la figura del cane attraverso il sistema metrico della rima, è rintracciabile nel contesto di diverse similitudini e occorrenze canine, ed è relativo, ad altre figure animali del bestiario. Non è difficile immaginare che tale artificio, oltre a rispondere ad esigenze legate alla versificazione poetica, possa servire ad evidenziare la funzione retorica e il valore simbolico della comparazione animale. Nella similitudine ariostesca, inoltre, la rima tra “picciol cani” (v.4) e “villani” (v.6), dà rilievo all’associazione simbolico-figurativa tra l’animale e il personaggio, ed esalta il simbolismo negativo del cane chiamato a rappresentare una torma di gente imbelle che, dinnanzi alle furiose gesta dell’orso- Orlando, si dàalla fuga («Tosto intorno a sgombrar l’ arena fece;» XI,51,5).138
La rivalità tra l’ orso e il cane trova, come di consueto, riscontro nelle fonti. In altri contesti, invece, ‒ come abbiamo visto, ad esempio, nella similitudine del “can veloce” e come avremo modo di verificare meglio in seguito, ‒ lo stesso animale sarà emblema della forza suprema e del valore degli eroi.
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Ma, il precedente più immediato della comparazione ariostesca, è rintracciabile, ancora una volta, nell’ opera di Pulci. Sulla base di ciò che diremo, anche tenendo presente la figura del lupo, il Morgante sembra costituirsi come un vero e proprio repertorio da cui Ariosto attinge numerose similitudini animali, specie quelle relative ai canidi:140«Questo animal venìa gridando forte,/ e come l’ orso adirato co’ cani,/ ispezza i rami e’ pruni e le ritorte/ con quel baston, co’ piedi e colle mani[…]» (Morg. V, 43); «Baiardo ritto le zampe menava,/ e come l’ orso fa scostare i cani;/ talvolta un braccio o la coscia ciuffava/ e sgretola quelle ossa de’ pagani/ come pan fresco che allotta si cava:[…]» (Morg. XVVII,74).141
136 Per il simbolismo guerriero dell’ orso, un tempo considerato in virtù della sua forza invincibile,
il re degli animali, rimandiamo al testo di Michel Pastoureau, L’orso. Storia di un re decaduto, Torino, Einaudi, 2008. A questo lavoro facciamo riferimento anche nelle pagine dedicate al lupo (par. “Il simbolismo guerriero”) e al leone (par. “Le fonti”).Nel Furioso l’animale rappresenta i guerrieri: Ruggiero (XI,1; XXV,14), Rodomonte (XXIX, 46) e Orlando (XI, 49; XII, 77).
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Si noti, a questo proposito, l’espressione “con un soffio né potrà fracassar tutto lo stuolo” che conclude l’ottava sopraindicata.
138 Per le immagini di fuga di alcuni personaggi del Furioso connesse a un’indole e un
atteggiamento codardo cfr. voce lupo (par. I canidi a confronto”)
139 «L’ orso […] dice Bartolomeo Anglico, “pugnat cum cervis et porcis agrestibus et cum canibus
et cum tauris». Per questa similitudine, Delcorno individua, come possibile fonte, un commento antico della Clavis dello pseudo Melitone commentato dall’ Anonymus Clarevallensis (cfr. C. Delcorno, Exemplum e letteratura…cit., pp. 321-2);
140 Cfr. infra, p. 89, n. 293; voce lupo, par. “Il lupo animale della selva: un simbolismo oscuro” e n.
19.
141 Cfr. L. Pulci, Il Morgante…cit.,vol. I, p. 149; vol. II, p. 463. Segnaliamo che, prima della
similitudine del Furioso, spetta al cuoco Dalio, nei Suppositi (At.3, sc.1) la prerogativa di sancire una qualche connessione tra i due animali e in particolare, tra la caccia al cane e lo «scherzare con l’orso», attività ludiche in cui è solito dilettarsi il dispettoso Caprino: «Come siamo a casa, credo ch'io non ritrovarò de l'uova che porti in quel cesto uno solo intero. Ma con chi parlo io? Dove
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Come si evince dalla disamina di queste similitudini, la figura del cane trova
svariati ed opposti utilizzi nello spazio figurativo del poema. Intessendo un dialogo continuo e dialettico con le fonti, considerando molteplici
proprietà, virtù, funzioni e simbolismi dell’ animale Ariosto si avvale, nel susseguirsi dei canti, dell’ immagine positiva e negativa del cane, per supportare la descrizione delle varie vicende del poema e dei suoi personaggi. A questo animale, più che ad altri, è assegnato, nei differenti contesti, una ricca gamma di funzioni e ruoli. L’esplicitazione di tali funzioni passa, soprattutto, attraverso gli artifici dell’elocutio. Alle similitudini canine analizzate segue un vero e proprio repertorio di comparazioni, l’ uno legato al fortunatissimo tema della venatio, l’altro al motivo del cane feroce, il mastino. Entrambi i repertori risultano connessi, in varia misura, alle sfide tra gli eroi, al valore dei contendenti, all’indole e alla morale dei guerrieri. Riteniamo opportuno soffermarci a ricostruire nel dettaglio questa serie di similitudini in virtù della loro suggestione sul piano del simbolismo e del rapporto che lega l’ animale ai personaggi.
7. La venatio nel Furioso
Nel canto settimo, descrivendo le oziose abitudini degli abitanti dell’ isola di Alcina, Ariosto chiama in causa una delle tematiche di maggior successo del Furioso, quella venatoria:
or per l'ombrose valli e lieti colli vanno cacciando le paurose lepri; or con sagaci cani i fagian folli con strepito uscir fan di stoppie e vepri; or a' tordi lacciuoli, or veschi molli tendon tra gli odoriferi ginepri; or con ami inescati et or con reti turbano a' pesci i grati lor secreti.
(VII, 32)
Nello scenario di un paesaggio incantato, idilliache battute di caccia si frappongono festosamente a conviti, feste, giostre, bagni e danze,142
diavolo è rimasto ancora questo ghiotto? Sarà restato a dar la caccia a qualche cane o a scherzare con l'orso. A ogni cosa che truova per via, si ferma: se vede facchino o villano o giudeo, non lo terrieno le catene che non gli andasse a fare qualche dispiacere […]» (L. Ariosto, I Suppositi, in
Opere minori…cit., p. 319). Ariosto associa i due animali in un’espressione iperbolica pronunciata
da Dalio, per indicare le marachelle di Caprino.
organizzate dai dissoluti isolani. Il tema della “venatio canibus” non è introdotto da una similitudine, ma viene inserito nel contesto della narrazione del celebre episodio e appare subito denso di