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Levrieri e veltr

Nel documento Per un bestiario dell'Orlando Furioso (pagine 81-83)

7. La venatio nel Furioso

7.5 Levrieri e veltr

Significativo, nell’ ambito di quest’ultima similitudine venatoria il riferimento al

levriero, cane da caccia per eccellenza,231 esaltato per le sue qualità già dagli

autori classici:

227 La similitudine ha subito qualche piccola variazione nel passaggio dalla prima edizione a

quella del ’32. Riportiamo di seguito le varianti sulla base del testo nel ’16 (XXXV, 21) indicando tra parentesi tonde le modifiche apportate nell’ edizione del ’21(XXXV,10): «Qual levorer che disboscata fera/ correre (fuggir) intorno et (e) aggirarsi mira / ne può con li cōpagni (compagni) andar in schiera/ ch el (chel) cacciator lo tien cō (con) sdegno et (e) ira/ si corruccia,(:) s (si) afflige, (:) e si dispera/ sgiatisce (schiatisce) indarno, (:) e se dibatte e tira/ tutto ql (quel) giorno in tal modo (mōdo) in tal guisa/stè (ste) Bradamāte (Bradamante) e l inclita (linclyta) Marphisa», (cfr. Orlando furioso di Ludovico Ariosto secondo le stampe del 1516,1521,1532 rivedute

dall’Autore, riproduzione letterale a cura di Filippo Ermini, Roma, Società Filologica

Romana,1909,vol. II, p. 375). L’espressione “fugace fera”, sostituita nell’edizione del ’32 a “disboscata fera” di ’16-’21, è un prestito virgiliano, Aen. IX, 59 (“feras fugaces”; cfr. Ludovico Ariosto, Orlando furioso, a cura di Lanfranco Caretti, Torino, Einaudi, 1992, p. 1158). Ricordiamo in questa occasione che tutte le varianti relative al bestiario ariostesco, comprese quelle inerenti le figure animali analizzate, il cane, il lupo, il serpente e il leone, possono essere consultate nel repertorio dato in appendice.

228 «Schiattire dicesi della voce del cane acuta e sottile quando segue la fiera o quando è tenuto

contro sua voglia a guinzaglio» (cfr. L’ Orlando furioso di Ludovico Ariosto…cit., p. 806).

229 Cfr. C. Spila, Caccia, Dizionario dei temi letterari…cit., p. 333. 230

Cfr. XXXIX,11.

231 «Levrière o Levrièro (ant. leverièro, leverèro, levrèro, levrièri, livrière, livirire, livrièro), sm.

(femm. –a) […] Razza di cane da corsa o da inseguimento, con zampe lunghe magre e agilissime e testa piccola appuntita; è adatto specialmente per la caccia alla lepre, che raggiunge in velocità afferrandola con le mascelle» (cfr. S. Battaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana…cit., vol. VIII, p.1027).

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« Non sibi sed domino venatur vertragus acer,/ Inlaesum leporem qui tibi dente feret.»232

(Marziale, Apoph., 200)

Cacciatore di lepri e di fiere, il levriero è menzionato nelle opere di molti autori della nostra letteratura.233 Nella Caccia di Diana, ad esempio, diventa «uno degli animali protagonisti della caccia»;234 Boiardo né loda, invece, la velocità: «Mai non fu visto can levrer, né pardo,/ né alcun groppo di vento in mar turbato,/ cosí

veloci, né dal ciel saetta,/ qual Feraguto a far la tua vendetta» (I 1, 76).235 Tra i cani, particolarmente apprezzati nella caccia erano pure i veltri, agili e

velocissimi nell’ inseguimento della selvaggina spesso identificati, per la similarità delle caratteristiche, con i levrieri.236 Dante, nel Convivio, specifica la qualità che caratterizza il veltro: «E qui è da sapere che ogni bontade, propria in alcuna cosa, è amabile in quella: sì come ne la maschiezza esser barbuto, e nella femminezza esser ben pulita di barba in tutta la faccia; sì come nel bracco ben odorare, e sì come nel veltro ben correre» (I,12).237 Dall’ autore della Commedia, secondo le indicazioni di V. Mouchet, deriva la prima attestazione del termine.238

232

«Non per sé, ma per il suo sere/ Caccia il focoso veltro/ Il cui dente ti porta illese lepri», (cfr. Marco Valerio Marziale, Epigrammi, versione di Guido Ceronetti, con un saggio di Concetto Marchesi, Torino, Einaudi, 1964, pp. 982-3).

Citato spesso nei testi letterari, alla pari del levriero, sulla scia della grande risonanza dei versi celebri dell’ Inferno (I, 100-102), del veltro si sono esaltate più volte la velocità e la destrezza, codificate come proprietà specifichedell’animale: «presti veltri» li definisce, ad esempio, Boiardo in una scena dell’ Innamorato in cui descrive una battuta di caccia ad bestias, organizzata da re Agramante e condotta con l’ ausilio di cani specializzati:«Il re dapoi mandò nella citade/ che a lui ne vengan cacciatori e cani,/ de’ qual sempre tenìa gran quantitate,/ Segusi e presti veltri e fieri alani» (II 28,19); nel libro terzo, ad un veltro veloce è

233 Si ricordi che l’animale è molto ritratto nelle opere d’arte del Quattro-Cinquecento (cfr. supra,

par. “I cani dipinti e scolpiti tra Quattrocento e Cinquecento”).

234Cfr. Valeria Mouchet, Il “Bestiario” di un autore trecentesco…cit., p. 170.

235 Cfr. M. M. Boiardo, Orl. inn…cit, p. 24. Per una rassegna approfondita degli autori che fanno

menzione del levriero, rimandiamo al volume di S. Battaglia, Grande Dizionario della Lingua

Italiana…cit., vol. VIII, p. 1027-28.

236 «Vèltro (véltro), sm. Ant. e lett., Cane da caccia, forte e veloce, affine al levriero» (cfr. ivi, vol.

XXI, p. 772).

Il veltro, «spesso è anche chiamato levriero (da veltrus leporarius, ossia veltro cacciatore di lepri)» (cfr. A. Granata – F. Maspero, Bestiario Medievale …cit., p.93).

237 Dante Alighieri, Convivio, a cura di Giorgio Inglese, Milano, Bur, 1993, pp.76-77. 238

Cfr. V. Mouchet, Il “Bestiario” di un autore trecentesco…cit., p.249. Non ci sarà bisogno di ricordare la celeberrima figura del veltro del canto primo dell’ Inferno. Molto citato nella letteratura due-trecentesca, forse sulla scia dell’ episodio della Commedia che assegna alla bestia valori simbolici positivi, nel medioevo, il veltro, «acquista connotazioni che lo fanno apparire come cane di gran lusso, che solo i nobili potevano procurarsi con grosse somme di denaro» (cfr. A. Granata – F. Maspero, Bestiario Medievale …cit., p.92).Significativo è a questo proposito è il passo già citato della Chanson de Roland in cui il veltro figura tra gli animali «degni di un re», insieme all’ orso e al leone (cfr. supra, n. 71 e ivi, p.93).

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paragonato, invece, il palafreno di Fiordespina in sella al quale, la donna si lancia all’inseguimento di un grosso cervo («[…]Quale era nato nel regno de Irlanda,/E correa come un veltro, o poco meno,[…]»; Inn., III 9,18).239

All’ agilità e alla rapidità del veltro fa riferimento anche Ariosto in una similitudine riferita al guerriero Rodomonte:

Poco era men di trenta piedi, o tanto, et egli il passò destro come un veltro, e fece nel cader strepito, quanto

avesse avuto sotto i piedi il feltro: (XIV, 130,1-4)

Il terribile pagano entra in Parigi scavalcando con un celeberrimo salto il fossato antistante le mura della città. La destrezza di Rodomonte chiama in causa il paragone con il veltro. In questo caso specifico la similitudine non è di tipo venatorio, immancabile è tuttavia l’associazione tra l’eroe e le proprietà del celebre cane da caccia.240

Nel documento Per un bestiario dell'Orlando Furioso (pagine 81-83)