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Gli Esercizi spirituali nelle Costituzioni scritte da don Bosco La prima stesura in nostro possesso del capitolo sulle Pratiche di

GLI ESERCIZI SPIRITUALI NELLA TRADIZIONE SALESIANA

NELL’ESPERIENZA DI DON BOSCO E ALLE ORIGINI DELLA SOCIETÀ

7. Gli Esercizi spirituali nelle Costituzioni scritte da don Bosco La prima stesura in nostro possesso del capitolo sulle Pratiche di

pietà non contiene ancora un riferimento agli esercizi spirituali annua-li.60 Ma è molto importante notare che già il più antico testo delle costi-tuzioni, noto come Autografo Rua,61 che risale probabilmente al 1858, fa riferimento alla predicazione degli esercizi spirituali, considerandola uno degli scopi della nascente congregazione.

Quando don Bosco compose queste prime regole studiò, infatti, con attenzione, oltre a quelle dei Rosminiani, proprio le costituzioni scritte da Pio Brunone Lanteri per i suoi Oblati di Maria Vergine e ne prese spunto per alcune questioni particolari;62 non dimentichiamo che pro-prio a questa congregazione don Bosco aveva deciso, all’età di ventino-ve anni, di consacrare la sua esistenza. Scriventino-ve il Desramaut: «Toutefois, prêtre diocésain peu au fait des mécanismes du monde religieux, il avait dû chercher des modèles pour composer ce Regolamento. Deux livrets l’avaient très particulièrement intéressé: les Constitutions et les Règles de la congrégation des Oblats de la Vierge Marie et les Constitutions de la congrégation des Prêtres séculiers des Écoles de Charité. Il connais-sait de longue date les Oblats de Marie, congrégation à laquelle il avait eu des velléités de s’agréger».63

59 ACS D 578, 304 [nostra sottolineatura].

60 Gli esercizi annuali, comunque, appartenevano da tempo, come abbiamo già sot-tolineato, alla tradizione dell’oratorio; si discute qui comunque, evidentemente, di eser-cizi separati per i congregati.

61 Cf BOSCO, Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales [1858] - 1875, Te-sti critici a cura di MOTTO, Roma, LAS 1992, 17. Il testo è scritto da don Michele Rua, primo successore di don Bosco. Notiamo qui che le citazioni sulle costituzioni saranno sempre fatte da questa edizione critica, a meno che non si affermi diversamente in nota.

62 Cf STELLA, Don Bosco nella storia I, 145.158. Questi due brani fanno riferimen-to alla questione dei “soci esterni” e a quella della elezione segreta di un vicario da par-te del Rettore della Società. Sulla spar-tesura delle prime regole e sull’utilizzo delle costitu-zioni degli Oblati si veda quanto afferma don Amadei in MB X, 662-668.

63 DESRAMAUT, Don Bosco en son temps, 574.

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7.1. Gli scopi della Società di san Francesco di Sales

Nella prima bozza in nostro possesso, dunque, non si parla ancora degli esercizi come pratica di pietà per i congregati, che comunque era-no già da anni fedeli a questa prassi ormai “caera-nonizzata” dall’espe-rienza oratoriana, ma addirittura tra gli scopi della nascente società.

Ne vengono elencati cinque:64 1. riunire insieme i suoi membri chirici e laici per una vita di perfezione; 2. praticare le virtù interne ed e-sterne e acquistare la scienza necessaria; 3. raccogliere giovani poveri e abbandonati per istruirli nella religione, soprattutto nei giorni festivi; 4.

ospitarne alcuni in case di ricovero e istruirli in un’arte o mestiere; 5.

sostenere la religione cattolica anche presso gli adulti del ceto popolare dettando esercizi spirituali e diffondendo buoni libri.65

In realtà, dunque, sono soltanto quattro gli ambiti apostolici indicati alla nuova congregazione: oratori, collegi, predicazione di esercizi spi-rituali e diffusione di buona stampa. Questo riferimento rimarrà sostan-zialmente invariato durante tutta la vita di don Bosco, come è facile ve-rificare dal prospetto sinottico della edizione critica curata da don Fran-cesco Motto in relazione a questi articoli sullo Scopo della Società di san Francesco di Sales.66

Nella versione definitivamente approvata del 1874 e nella traduzio-ne italiana del 1875, tra gli scopi della Società risulterà anche quello di curare le vocazioni ecclesiastiche (al numero 5); il punto 5 del primo schema, che concerneva gli esercizi e la buona stampa, si sdoppia in due punti, il 6 e il 7. Nell’articolo 6 si legge: «Il bisogno di sostenere la religione Cattolica si fa gravemente sentire tra i popoli cristiani, parti-colarmente nei villaggi; perciò i soci salesiani si adopereranno con ze-lo a dettare esercizi spirituali per confermare e indirizzare nella pietà coloro che, mossi dal desiderio di mutar vita, si recassero ad ascoltar-li».67

7.2. I Salesiani e il ministero della predicazione

64 Cf BOSCO, Costituzioni 72-79.

65 Può essere interessante notare che questa prima bozza di costituzioni, probabil-mente del 1858, non fa ancora riferimento all’obbligo degli esercizi annuali per i con-fratelli, ma parla già degli esercizi come possibile campo di apostolato.

66 BOSCO, Costituzioni 72-81.

67 Ivi 78 [nostra sottolineatura].

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Un’altra breve considerazione può essere fatta, sempre in tema di esercizi spirituali, prime costituzioni e carisma salesiano. Nelle ultime tre redazioni elaborate da don Bosco è possibile trovare un riferimento all’obbligo, per i confratelli chierici, di comporre un corso di esercizi a completamento degli studi in preparazione alla ordinazione presbitera-le. «Ciascun socio – si legge nella versione del 1875 – per completare i suoi studi, oltre le morali conferenze quotidiane, si adoperi eziandio a comporre un corso di prediche e meditazioni, primieramente ad uso del-la gioventù, e quindi accomodato all’intelligenza di tutti i fedeli cristia-ni».68

Non è difficile verificare che la prassi della giovane congregazione era coerente a questa indicazione.69 Quest’ultimo riferimento del primi-tivo testo costituzionale ci riporta agli statuti della Amicizia sacerdotale che, descrivendo i mezzi apostolici di cui gli amici sacerdoti si servi-ranno per «sottomettere tutta la terra a Gesù Cristo», affermavano: «per spargerla efficacemente [la parola santa di Dio], ciascuno di essi com-porrà con molta cura a proprio uso un corso compito di Missioni, ed una muta compita di esercizi spirituali».70

Anche le costituzioni degli Oblati contenevano, in quel periodo, un riferimento analogo nel primo articolo del capo secondo, intitolato Cir-ca la santifiCir-cazione propria: «[I soci] attendono inoltre a comporre una muta di meditazioni, ed istruzioni per dare gli Esercizi secondo il meto-do di S. Ignazio».71

Questa indicazione rimarrà nelle costituzioni della congregazione salesiana sino al 1972; nel testo ad experimentum dopo il Capitolo Ge-nerale Speciale del 1971 e nel testo definitivo dell’8 dicembre del 1984 scompariranno sia il riferimento alla predicazione di esercizi come uno degli scopi della congregazione, sia l’indicazione del corso di esercizi

68 Ivi 181.

69 Nell’Archivio Centrale della congregazione si conservano numerose raccolte di meditazioni per esercizi spirituali scritte dai primi salesiani. Tra le altre citiamo ad e-sempio quelle di don Giovanni Bonetti (ACS B 517), di don Giulio Barberis (ACS B 508), di don Giovanni Cagliero (ACS B 485), di don Giuseppe Bertello (ACS B 514).

Si tratta di materiale quasi del tutto inesplorato, certamente mai classificato o studiato criticamente.

70 Gli statuti della Amicizia sacerdotale sono riportati in BONA C., Le “Amicizie”, 503-511. Il medesimo autore ci informa anche che, in questi circoli sacerdotali, le posizioni fatte venivano lette, commentate e corrette, al fine di “migliorarsi ed i com-ponimenti già fatti ed il modo di comporre” (cf ivi 107-108).

71 Costituzioni e regole della Congregazione degli Oblati di Maria V., Torino, Tip.

Eredi Botta 1851, 17.

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che ciascun socio era chiamato a comporre.

7.3. L’Esercizio della “buona morte”

In questa prima regolamentazione delle pratiche di pietà don Bosco prevede comunque l’esercizio mensile delle “buona morte”. Vi leggia-mo infatti: «L’ultileggia-mo giorno di ogni mese sarà giorno di ritiro spiritua-le; ciascuno farà l’esercizio della buona morte aggiustando le sue cose spirituali e temporali come se dovesse abbandonare il mondo ed avviar-si all’eternità»;72 questo articolo resterà sostanzialmente invariato sino alla approvazione definitiva delle costituzioni.

Ci informa don Stella: «L’esercizio della buona morte è una efflore-scenza degli esercizi spirituali di S. Ignazio. Il P. Croiset, facendosi promotore del ritiro mensile in Francia portava la ragione che molti e-rano in grado di trovare un giorno al mese da trascorrere in quiete spiri-tuale e non trovavano invece parecchi giorni per fare un corso intero di esercizi. All’inizio del Settecento promotore del pio esercizio della buo-na morte a Torino fu il gesuita Giuseppe Antonio Bordoni… Lo stesso Bordoni nel 1719 fondò una Compagnia della buona morte nella chiesa dei SS. Martiri, officiata dai Gesuiti».73

Il pensiero della morte e l’interrogativo per la salvezza eterna ac-compagnano costantemente l’esperienza personale di don Bosco e degli uomini del suo secolo; non c’è da sorprendersi, dunque, che egli abbia fatto dell’esercizio della buona morte uno degli elementi chiave della sua opera educativa e spirituale. «Nel trattare coi nostri (salesiani) di’ e raccomanda che non mai si ometta l’esercizio mensile della buona mor-te – scrive nel 1876 a don Giovanni Cagliero –. È questa la chiave di tutto».74

7.4. Il dettato costituzionale

Quanto agli esercizi spirituali sappiamo che all’inizio don Bosco

72 Cf BOSCO, Costituzioni 186.

73 STELLA, Don Bosco nella storia II, 339 [nostra sottolineatura]. Per un ulteriore approfondimento si vedano le voci “Croiset” e “Récollections mensuelles” nel Diction-naire de Spiritualité II/2 e XIII.

74 BOSCO, Epistolario di San Giovanni Bosco, a cura di CERIA E., III, Torino, SEI 1955, 81.

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seppe adattarsi alla giovane età dei suoi collaboratori, peraltro secondo lo spirito proprio degli stessi Esercizi di sant’Ignazio, che nella diciotte-sima annotazione scrive: «Questi esercizi si devono applicare in rela-zione alla condirela-zione delle persone e cioè secondo l’età, la istrurela-zione o l’ingegno che hanno…». Osserva don Pietro Brocardo: «Anche sul fronte degli esercizi don Bosco faceva, dunque, come poteva: aveva un ideale elevato, ma sapeva che una pratica tanto impegnativa non poteva che nascere e svilupparsi gradualmente. I suoi collaboratori erano anco-ra lontani dal comprendere che cosa volesse dire vita religiosa».75

Questa gradualità, il cui passo è spesso scandito dalle indicazioni dei consultori, emerge dal confronto tra le successive stesure del dettato costituzionale. Il testo che precedette il Decretum Laudis del 1864 af-ferma: «Ogni anno ognuno farà gli esercizi spirituali che termineranno con la confessione annuale. Ognuno prima di essere ricevuto nella so-cietà farà qualche giorno di esercizi spirituali e la confessione genera-le».76

Tre anni dopo, in seguito ad una animadversio dei consultori romani che considerarono troppo generico l’articolo proposto, che non specifi-cava il numero dei giorni previsti, don Bosco correggerà il testo costi-tuzionale; il testo latino del 1867 specifica per dies ferme decem. «Cum haec animadversio – dirà in una memoria inviata a Roma a commento degli emendamenti proposti – de meliore Societatis bono sit, libenti a-nimo admittitur, atque hoc sensu in Constitutionibus accommodatur».77

Il testo definitivamente approvato, nella sua traduzione italiana del

75 BROCARDO, Gli esercizi spirituali nella esperienza di D. Bosco e della vita sale-siana, in AA.VV., Il rinnovamento degli esercizi spirituali. Simposio salesiano europe-o, Torino-Leumann, Elle Di Ci 1975, 39. Sempre di don Brocardo è la convinzione che gli esercizi spirituali salesiani di quei primi decenni debbano classificarsi tra gli esercizi di tipo ignaziano derivato. “Derivati – afferma egli stesso – sono gli esercizi di matrice ignaziana, ma adattati, applicati, riespressi dalla potente personalità di grandi santi co-me S. Carlo Borroco-meo, S. Vincenzo de’ Paoli, S. Giovanni della Croce, S. Alfonso de’

Liguori, S. G. Cafasso, che sono poi gli esercizi che don Bosco incontra nella sua espe-rienza di Chieri, di Torino presso i preti della Missione, a Sant’Ignazio sopra Lanzo e che egli lasciò, a sua volta, in eredità alla Congregazione opportunamente adattati” (Ivi, 52).

76 BOSCO, Costituzioni 186.

77 Ivi, 233. Le costituzioni degli Oblati di Maria Vergine dicevano, a proposito:

«Ogni anno … non mancano di fare gli Eserczii di S. Ignazio, e la Confessione annuale ne’ detti Esercizii. La confessione generale si farà pure da ciascuno nell’ingresso in Congregazione» (Costituzioni e Regole della Congregazione degli Oblati di Maria V., Torino, Tip. Eredi Botta 1851, 19-20). Si vedano anche le Costituzioni della Compa-gnia di Gesù ai nn. 98. 196-200.

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1875, dichiara: «Ogni anno ognuno farà circa dieci o almeno sei giorni di esercizi spirituali, che termineranno con la confessione annuale. O-gnuno prima di essere ricevuto nella società e prima di emettere i voti farà dieci giorni di esercizi spirituali sotto la direzione di maestri di spi-rito, e la confessione generale».78

Dirà, inoltre, don Bosco nella introduzione alle costituzioni prepara-ta per la prima edizione iprepara-taliana del 1875: «La parte poi fondamenprepara-tale delle pratiche di pietà, quella che in certo modo tutte le abbraccia, consiste in fare ogni anno gli esercizi spirituali, ogni mese l’esercizio della buona morte».79

Durante il terzo Capitolo Generale della Congregazione, come ve-dremo, volle egli stesso che si preparasse un regolamento adeguato per gli esercizi dei confratelli, regolamento che corresse poi di suo pugno.

«Gli esercizi – vi si legge – possono chiamarsi il sostegno delle congre-gazioni religiose e il tesoro dei soci che vi attendono».80

78 BOSCO, Costituzioni 187.

79 [BOSCO], Regole o Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales. Secondo il decreto di approvazione del 3 aprile 1874, Torino, [Tipografia dell’Oratorio di S. Fran-cesco di Sales] 1875, XXXIV [nostra sottolineatura].

80 ACS, Fondo Don Bosco. Microschedatura e descrizione, a cura di TORRAS A., Roma 1980, 1862 C 6. Nelle successive citazioni il Fondo don Bosco sarà indicato con la sigla FdB.

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