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Il terzo Capitolo Generale (1883) e il Regolamento degli esercizi In preparazione al terzo Capitolo Generale, che ebbe luogo a

GLI ESERCIZI SPIRITUALI NELLA TRADIZIONE SALESIANA

NELL’ESPERIENZA DI DON BOSCO E ALLE ORIGINI DELLA SOCIETÀ

9. Il terzo Capitolo Generale (1883) e il Regolamento degli esercizi In preparazione al terzo Capitolo Generale, che ebbe luogo a

Valsa-lice dal 1° al 7 settembre 1883, venne inviato nelle case un foglio ripie-gato in quattro facciate dal titolo Materie da trattarsi nel III Capitolo Generale nel settembre 1883. Il foglio è una sorta di schema dove sono annunziati otto “titoli”, e si lascia, volta per volta, uno spazio in bianco per le osservazioni dei confratelli; al termine, dopo il posto per la firma, un Nota Bene dichiara ai direttori e ai membri dei loro consigli che qua-lunque altra materia può essere suggerita e aggiunta, anche in fogli a parte, per l’utilità della congregazione e la maggior Gloria di Dio.

Otto i temi annunciati; il primo tra questi è proprio il Regolamento per gli esercizi spirituali.

9.1. Alcune osservazioni dei Soci salesiani

Dalle schede compilate da alcuni confratelli, in preparazione a que-sto terzo Capitolo Generale, e dal riassunto delle stesse, che conservia-mo riordinato in ventisette osservazioni,92 riportiamo qui alcuni com-menti: «che le meditazioni abbiano la forma di tali, cioè che non istrui-scano solamente, ma muovano, e quindi anche nella forma abbiano i lo-ro preludi fatti dallo stesso predicatore in nome di tutti e finiscano ordi-nariamente col colloquio, cosa che è di tanto profitto… [don Giuseppe

91 Si tratta, in particolare, di Carlo Ambrogio Cattaneo (1645-1705), di Luis de la Puente (1554-1624), di Paolo Segneri (1624-1694), di Paolo Segneri Iunior (1673-1713), di Robert Parsons (1546-1610), di Ludwig Bellecius (1704-1754), di Daniello Bartoli (1608-1695), di Juan Eusebio Nieremberg (1595-1658), di Pietro Maria Ferreri (1677-1737), di Alonso Rodriguez (1537-1616), di Giovanni Battista Scaramelli (1687-1752), di Frank A. Schmid (1806-1873), e, forse, Francesco Maria Giordano (1624-1706).

92 Le schede e il riassunto in tre fogli si trovano in ACS D 579. Indicheremo con la lettera R, seguita dal relativo numero originale, le osservazioni tratte da questo riassun-to.

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Vespignani]».93

«I SS. Spirituali Esercizi specialmente tra gli Ascritti, Professi trien-nali e perpetui, dati con quella specie di rigore che si pratica nella Compagnia (di Gesù) producono effetti ammirabili e duraturi [don Car-lo Pane]».94

«Perché riescano di vero profitto alle anime sia dei Salesiani, come dei giovani, conviene adottare in tutto il sistema di S. Ignazio. Con que-sto si verranno formando dei veri Salesiani, i quali attendendo seria-mente all’acquisto di ogni virtù, santificheranno sé stessi e i loro dipen-denti. Per ottenere ciò è necessario studiarlo profondamente ed appli-carlo in tutto compatibilmente alle circostanze particolari della Congre-gazione Salesiana [don Pietro Pozzan]».95

«Si raccomanda maggiormente il silenzio e il raccoglimento» (R 4).

«Che nessuno li tralasci se non in caso di assoluta impossibilità o malattia» (R 15).

«Si propone di dare maggiore importanza e maggior tempo all’esa-me di coscienza sia generale che particolare affinché i soci conservino l’abitudine di farlo lungo l’anno» (R 18).

«Si raccomandi a quelli che dettano gli esercizi un maggiore studio del libro degli Esercizi di S. Ignazio» (R 19).

Tra gli atti di questo terzo Capitolo Generale si conserva anche un Regolamento per fare con frutto per otto giorni gli Esercizi spirituali secondo il metodo di S. Ignazio, adattato alle esigenze della Congrega-zione Salesiana, seguito anche da alcune Norme per chi detta gli eserci-zi. Leggiamo nel regolamento: «Nel tempo degli esercizi si osservi un perfetto silenzio col mondo esteriore per parlare solo con Dio. Quindi si parli con nessuno, eccetto che col proprio direttore, si lasci qualunque negozio o corrispondenza, si ami la solitudine e il ritiro, si tengano cu-stoditi tutti i sensi, specialmente gli occhi. Quanto più l’anima sarà soli-taria, tanto più parlerà con Dio e sentirà la sua voce.

La meditazione si farà con riverenza, con integrità e con fervore,

93 Don Vespignani (1854-1932) fece parte della terza spedizione missionaria in Ar-gentina, come maestro dei novizi. Nel 1922 fu richiamato a Torino per far parte del Consiglio Superiore (cf VALENTINI E. - RODINÒ A., Dizionario biografico dei salesiani, a cura dell’Ufficio Stampa Salesiano, Torino, Scuola Grafica Salesiana 1969, 294-295).

94 Ricevuto da don Bosco all’oratorio di Valdocco nel 1856, don Carlo Pane fece parte della prima comunità salesiana in Spagna, per poi raggiungere l’America e fonda-re la missione del Perù (cf ivi, 212).

95 Fu amministratore e poi direttore del Bollettino Salesiano (cf MB XV, 670;

XVIII, 429).

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guendo le norme tracciate da sant’Ignazio per far bene la meditazione.

Con riverenza quanto alla posizione, con integrità quanto al tempo asse-gnato, con fervore quanto all’applicazione, cercando però di non deter-minarsi a fare voti, ovvero sforzandosi a lagrime o a sensibili com-mozioni».96

9.2. Il Regolamento degli Esercizi spirituali

Questo primo Regolamento degli Esercizi spirituali nelle case della Pia Società di san Francesco di Sales, fu preparato da don Michele Rua. Il testo manoscritto si compone di tredici grandi facciate mano-scritte e contiene numerose correzioni dello stesso don Bosco.97 Nel-l’esordio si legge: «Questi esercizi possono chiamarsi sostegno delle congregazioni religiose e tesoro dei soci che vi attendono».98

Il regolamento, dettagliato e minuzioso in tutte le sue parti, ci ripor-ta, nel suo contenuto, a quello del Santuario di sant’Ignazio sopra Lan-zo, che abbiamo già citato nel nostro studio; anche don Rua, del resto, era stato, come abbiamo già detto, tra i frequentatori del santuario in particolare prima del 1866.

L’orario degli esercizi salesiani ricalca sostanzialmente quello degli esercizi del santuario di sant’Ignazio, secondo il regolamento del teolo-go Guala.

SANTUARIO DI SANTIGNAZIO PRIMO REGOLAMENTO SALESIANO

96 ACS D 579; vedi anche FdB 1862 D 8-9.

97 Cf ACS D 579.

98 ACS D 579. Questo riferimento è sottinteso anche nelle precedenti citazioni, do-ve manchi una indicazione esplicita.

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Prima - Punti di meditazione e ripe-tizione in camera.

SS. Rosario - Angelus - Cena e trat-tenimento.

Preghiere del mattino colle litanie e le altre orazioni solite a recitarsi dopo il rosario. Veni Creator, ecc.

Meditazione. Messa della comunità - Prima e Terza - Colazione in si-lenzio.

Sesta e Nona - Lettura per 10 o 15 minuti - Istruzione - Canto di sacra lode - Riflesso in camera.

Visita al SS. Sacramento - Esame di coscienza - Angelus.

Pranzo. Ringraziamento con la reci-ta del Miserere, che si va a termina-re in chiesa se si può comodamente.

Litanie dei Santi e riposo.

Vespro e compieta; Istruzione;

Canto di una sacra lode; Ricreazio-ne in silenzio.

Mattutino e Laudi; Veni Creator, ecc. Meditazione; Riflessi per alcu-ni minuti, Rosario, Ave Maris Stella e Tantum Ergo. Benedizione col SS.mo Sacramento e De Profundis;

Cena e ricreazione.

Preghiere della sera e riposo.

Anche nello schema generale del regolamento ed in molte delle norme contenute in esso è possibile trovare delle corrispondenze, alcu-ne delle quali probabilmente indirette, e dei punti di contatto.

9.3. Il silenzio durante gli Esercizi

Il modello degli esercizi, dai tempi di Trofarello (1866) aveva subito delle evoluzioni. Raccontano le Memorie biografiche, a proposito di quella prima esperienza di esercizi: «Annunziava … che vi sarebbe sta-ta libertà di parlare, di ridere, passeggiare; voleva che mentre si sarebbe pensato di proposito alle cure dell’anima quei giorni fossero destinati anche al riposo dalle fatiche ed all’allegria: quindi a pranzo antipasto ed

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una pietanza in più. La proposta fu accolta con entusiasmo».99

Già l’anno successivo, nel 1867, venne introdotto un periodo di si-lenzio, dalle 10.30 alle 12.00 del mattino. Nel 1868 si aggiunse il silen-zio dalle 16.30 alle 17.30 pur «tollerando le infrasilen-zioni di qualche irre-quieto».100 Nel 1869 si prese l’abitudine di parlare sottovoce dopo cola-zione e dopo cena e si “proibirono amorevolmente” i giochi rumorosi.

«Verso il 1870 – continua don Lemoyne – … i giorni di esercizi diven-nero sei e otto, e furono accompagnati da quel silenzio e da quella srietà anche nelle ricreazioni, che col moltiplicarsi del numero degli e-sercitandi sono indispensabili per ricavare buon frutto... ».101

Quando nel 1874 viene approvato il testo definitivo delle costituzio-ni i giorcostituzio-ni di esercizi prescritti sono dieci o almeno sei; il silenzio è e-steso a tutto il periodo degli stessi «ad eccezione della ricreazione dopo pranzo e dopo cena».102

Si legge, a questo proposito, nel verbale del terzo Capitolo Generale:

«Si discute se sia conveniente ordinare il silenzio assoluto dopo cola-zione (sopravvisse a lungo la tradicola-zione che consentiva di parlare sotto-voce) o si debba permettere una ricreazione moderata. Il capitolo decise di continuare come prima, con 17 voti favorevoli e 15 contrari». Ci in-forma ancora don Brocardo, a questo proposito: «Ci fu un tempo in cui in Congregazione si discusse se abolire la ricreazione moderata del po-meriggio e della sera durante gli esercizi. Il Capitolo, presieduto da don Bosco, vagliò il pro ed il contro e si venne ai voti. Sei si pronunziarono per lo status quo, un voto per il silenzio completo. Si credeva – com-mentava don Ceria – che questi fosse stato don Rua. Ma in una carta di don Cartier, da me scoperta in archivio si legge “don Rua mi ha detto che il voto a favore del silenzio totale è stato dato da don Bosco”».103

99 MB VIII, 443.

100 L. cit.

101 L. cit.

102 Cf MBXVI, 413ss. Il regolamento fu discusso e approvato durante il terzo Capi-tolo Generale della congregazione e rimarrà sostanzialmente invariato per più di set-tant’anni.

103 BROCARDO, Gli Esercizi Spirituali nella esperienza di don Bosco, 42.

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Conclusione

Al termine del nostro contributo proviamo a raccogliere alcuni dei dati emersi nella parte analitica.

L’ambiente storico e formativo nel quale visse don Bosco ebbe cer-tamente una notevole influenza sulla stima che egli nutrì per la espe-rienza degli esercizi spirituali. In particolare il Convitto Ecclesiastico di Torino e il Santuario di sant’Ignazio sopra Lanzo rappresentano i due differenti ambienti in cui si sviluppa un unico progetto formativo nel quale occupano un posto di rilievo gli esercizi spirituali ignaziani, di cui il Lanteri, il Guala e il Cafasso furono convinti diffusori. Questi due ambienti rimarranno, per il fondatore dei salesiani, un costante riferi-mento personale e spirituale.

L’importanza data da don Bosco agli esercizi spirituali emerge, in particolare: dalla decisione, presa all’età di ventinove anni, di consa-crarsi alla predicazione degli esercizi ignaziani nella congregazione de-gli Oblati di Maria Vergine, a questo specialmente dedicata; dall’impe-gno profuso, fin dall’inizio del suo ministero apostolico, nell’apostolato degli esercizi; dalla fedeltà manifestata, sino a quando le condizioni lo permisero, all’impegno personale degli esercizi annuali al santuario di sant’Ignazio; dalla scelta di indicare sin dall’inizio, tra gli scopi della nascente società, oltre agli oratori festivi e ai convitti, la predicazione degli esercizi; dalla disposizione, inserita nelle costituzioni, di conside-rare conclusi gli studi dei soci solo dopo la composizione delle medita-zioni per un corso di esercizi; dalla introduzione alle costitumedita-zioni e dal primo magistero, che considerano gli esercizi come la parte fondamen-tale delle pratiche di pietà e il tesoro dei soci che vi attendono; dalla volontà di dare unità alle differenti esperienze di esercizi, legate anche alla crescente espansione della congregazione, attraverso la redazione di un comune regolamento.

L’importanza data dalla nascente Società all’esperienza degli eserci-zi emerge poi: dalla consapevolezza espressa dal primo Capitolo Ge-nerale che lo sviluppo della congregazione sia legato al tempo in cui ebbe inizio l’esperienza degli esercizi propri a Trofarello; dal dibattito che accompagnò il tema degli esercizi spirituali nei primi capitoli gene-rali e dalla rilevanza data allo stesso; dalle pagine qui citate delle Me-morie Biografiche, che testimoniano, a prescindere dal loro rigore cro-nologico, il sentire originario della congregazione su questo tema.

Il modello degli esercizi spirituali proposto gradualmente ai salesia-ni, come anche ai giovasalesia-ni, può essere considerato un adattamento del

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modello ignaziano, sul paradigma degli esercizi predicati al santuario di sant’Ignazio. In questo modello il silenzio, esteso a quasi tutto l’arco della giornata, è indicato come una modalità irrinunciabile.

A conclusione del recentissimo contributo Maturare in dialogo fra-terno don Pietro Brocardo definisce coraggiosamente il rendiconto “un dato carismatico irrinunciabile”,104 denunziando con garbo quanti, troppo semplicisticamente, ne giustificano l’abbandono nella prassi.

«Di fronte alla tentazione non ipotetica – aveva infatti affermato egli stesso nella Introduzione – di ritenere il rendiconto un argomento ormai superato, non dobbiamo dimenticare che l’ideale, se è umano, ci supera sempre; e vale più della vita, se è carisma e dono di grazia».105

Alla medesima conclusione ci sembra di poter giungere al termine di questa nostra analisi. L’importanza data agli esercizi spirituali, come pratica di pietà e come apostolato a favore dei giovani e degli adulti ed esercizio del ministero della Parola, ci appare come un elemento cari-smatico irrinunciabile del particolare dono fatto da Dio alla Chiesa at-traverso la vita e l’esperienza spirituale di san Giovanni Bosco.

104 Cf BROCARDO, Maturare in dialogo fraterno. Dal “rendiconto” di Don Bosco al

“colloquio fraterno”, Roma, LAS 1999, 210.

105 Ivi, 16.

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