GLI ESERCIZI SPIRITUALI NELLA TRADIZIONE SALESIANA
NELL’ESPERIENZA DI DON BOSCO E ALLE ORIGINI DELLA SOCIETÀ
1. Gli Esercizi spirituali in Piemonte nel XIX secolo
GLI ESERCIZI SPIRITUALI
NELL’ESPERIENZA DI DON BOSCO E ALLE ORIGINI DELLA SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO DI SALES Giuseppe BUCCELLATO*
Introduzione
Il tema proposto è sviluppato, nella sua parte analitica, a partire da quattro differenti gruppi di “domande”:
– in quale ambiente storico si sviluppa l’esperienza personale e apo-stolica di don Bosco, in relazione agli esercizi spirituali? Quale è il
“sentire” dell’Ottocento piemontese e quali sono i principali riferimenti formativi che influenzano il pensiero e la prassi di don Bosco?
– quale ruolo e quale importanza ebbero gli esercizi spirituali annua-li nella sua esperienza spirituale?
– come utilizzò questa “risorsa” nella sua esperienza apostolica?
Quale modello di esercizi propose concretamente ai giovani?
– quale “eredità” lasciò don Bosco alla congregazione da lui fonda-ta? Quale fu la prassi della Società di san Francesco di Sales alle origi-ni della fondazione? Cosa dicono, in merito agli esercizi, le prime Co-stituzioni della Società e i primi Capitoli Generali?
Le conclusioni proposte cercano di raccogliere sinteticamente, nel-l’orizzonte di una fedeltà al carisma di fondazione che si coniughi con le esigenze del tempo presente, alcune indicazioni e alcuni interrogativi, che possano contribuire a far luce sulla prassi attuale o a rivitalizzarla.
1. Gli Esercizi spirituali in Piemonte nel XIX secolo
* SDB, italiano, laureato in Teologia spirituale, direttore del Centro di Cultura e di Spiritualità Zafferana-Etnea, Catania-Italia.
102 Giuseppe Buccellato
La pratica degli esercizi spirituali periodici è una delle caratteristi-che più interessanti della spiritualità del secolo XIX. Pur essendo già presente, in Europa, nei due secoli precedenti, essa viene diffusa e quasi generalizzata, in questo secolo, non soltanto per gli ordini religiosi, ma anche per il clero “secolare”, per i laici devoti, per gli alunni delle scuo-le.1
La pietà dei laici, più in particolare, è sostenuta ed animata dalle
“missioni popolari”,2 che possono essere considerate un particolare a-dattamento degli esercizi; i ritiri annuali, chiusi o aperti, sono invece praticati obbligatoriamente nelle case religiose e nei seminari a partire dalla fine del secolo XVII, per disposizione di Clemente XI e Benedetto XIV.3
Molti vescovi raccomandano sovente gli esercizi sia al clero4 che ai laici.5 Ogni diocesi del Piemonte ha, praticamente, la propria casa per esercizi.6
In Piemonte, a Restaurazione avvenuta, l’opera degli esercizi venne diffusa grazie ad alcuni entusiasti propagatori del metodo di Ignazio di Loyola. Tra questi è da citare innanzi tutto il P. Roothaan S.I., rettore del collegio della provincia di Torino e poi, per trent’anni, generale
1 Cf GUIBERT de J., La spiritualità della Compagnia di Gesù. Saggio storico, Roma, Città Nuova 1992, 386-387. Il Regolamento Organico del 1822 prescrive che tutti gli studenti, ad eccezione degli universitari, facciano gli esercizi spirituali ogni anno in oc-casione della Pasqua, dalla sera del venerdì di passione alla mattina del mercoledì santo (cf Raccolta degli Atti del governo di S.M. il re di Sardegna dall'anno 1814 a tutto il 1822, vol. XII, nn. 1270-1427, Torino 1822).
2 Don Bosco stesso ci racconta nelle Memorie dell’Oratorio di “una solenne mis-sione che ebbe luogo nel paese di Buttigliera” nell’anno 1826. «La rinomanza dei pre-dicatori traeva gente da tutte le parti. Io pure ci andava con molti altri. Fatta una istru-zione ed una meditaistru-zione in sulla sera, lasciavansi liberi gli uditori di recarsi alle case loro» (BOSCO G., Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855, In-troduzione, note e testo critico a cura di FERREIRA DA SILVA A., Roma, LAS 1991, 44.
Di qui in poi le Memorie dell’Oratorio saranno indicate con la sigla MO).
3 Cf Enchiridion clericorum nn. 139ss; NICOLAI G., Il buon rettore del seminario, Torino 1863.
4 Cf Synodus dioecesana pinerolensis habita diebus XXI, XXII, XXIII sept. an.
MDCCCXLII (Pinerolo 1842) n. 179; Constitutiones editae ab ill.mo et Rev.mo Lau-rentio Gastaldi in sua prima Synodo dioecesana... (Torino 1873) n. 29.
5 Cf Synodus dioecesana pinerolensis, n. 57.
6 AA.VV., Il rinnovamento degli esercizi spirituali. Simposio salesiano europeo, Torino, Elle Di Ci 1975, 26.
Gli Esercizi spirituali nell’esperienza di don Bosco 103
la Compagnia.7 La sua opera spirituale ha lasciato una traccia duratura nella storia degli esercizi in Piemonte e nella Compagnia di Gesù.
1.1. Gli Oblati di Maria Vergine di Pio Brunone Lanteri
Un altro fondamentale riferimento, nel panorama storico degli eser-cizi in Piemonte, è costituito dalla congregazione degli Oblati di Maria Vergine di Pio Brunone Lanteri,8 approvata definitivamente nel 1826 dal pontefice Leone XII con il breve Etsi Dei Filius.
Il Padre Timoteo Gallagher ha ampiamente dimostrato, alcuni anni or sono, la centralità degli Esercizi di sant’Ignazio nella spiritualità e nel carisma del fondatore degli Oblati; essi, ancor più dei Gesuiti, che il Lanteri constatava essersi impegnati anche in altre opere educative, si consacravano in modo praticamente esclusivo alla predicazione degli esercizi secondo il metodo di sant’Ignazio, a beneficio di preti e di laici di qualunque categoria o ceto.9
A tale opera il Lanteri era stato iniziato dal gesuita Nicolaus von Diessbach, fondatore delle Amicizie cristiane.10
7 Il Padre Jan Philip Roothaan, nato ad Amsterdam nel 1785, venne eletto Generale della Compagnia il 27 gennaio del 1829 e ne rimase alla guida sino alla morte, avvenuta l’8 maggio del 1853. Fu il terzo Generale della Compagnia dopo il ristabilimento della stessa per opera di Pio VII (1814). La sua azione in favore di una autentica riscoperta della spiritualità e della prassi degli esercizi, nella fedeltà al fondatore, fu costante e in-cisiva. Per incoraggiare e aiutare tale studio il Roothaan pubblicò anche nel 1835 una nuova traduzione latina del testo degli Esercizi spirituali più fedele al testo spagnolo e corredata di note e chiarimenti (cf GUIBERT de J., La spiritualità della Compagnia di Gesù 363-367).
8 Il Lanteri era nato a Cuneo il 12 maggio del 1759. Stabilitosi a Torino, dove fre-quentò la facoltà di Teologia della Regia Università, ebbe come direttore spirituale Ni-colaus von Diessbach, fondatore della Amicizia cristiana, un’associazione segreta di chierici e laici che promuovevano la diffusione della buona stampa, la lotta contro il giansenismo e il regalismo o giurisdizionalismo e una convinta adesione al papa nel contesto dell’ultramontanismo. Ordinato sacerdote nel 1782, diede anch’egli impulso alla Amicizia cristiana. Coinvolto nelle tragiche vicende dei rapporti tra Napoleone e Pio VII, ribadì con forza l’autorità e il primato pontificio e fu per questo sottoposto a sorveglianza dalla polizia francese (cf DE ROSA G., Il movimento cattolico in Italia.
Dalla Restaurazione all’età giolittiana, Bari, Laterza 19882, 6-7).
9 Cf GALLAGHER T., Gli esercizi di Sant’Ignazio nella spiritualità e carisma di fon-datore di Pio Brunone Lanteri, Roma, Tesi Pug 1983, 37-47.
10 Cf BONA, Le “Amicizie” 283. Nato nel 1732, Nicolaus Joseph Albert von Diess-bach, dopo essere rimasto vedovo, era entrato nel 1759 nella Compagnia di Gesù nella città di Torino, dove il suo pensiero e la sua opera si diffusero anche dopo la
soppres-104 Giuseppe Buccellato
Da una lettera alla Sacra Congregazione dei Vescovi e dei Regolari di Pio Brunone Lanteri, che fa riferimento ai primi quattro anni di vita della congregazione, emerge il particolare apostolato degli Oblati di Maria Vergine: «Gli Oblati di M.a fanno presente a questo riguardo che dalle Costituzioni e Regole… risulta che il loro fine primario è dare Esercizj di S. Ignazio gratis, come praticarono sempre e vi attesero così indefessamente, che ne’ primi anni, cioè da 9mbre 1817 per tutto Mag-gio 1820, ne diedero 61 mute, ne’ 4 anni posteriori, sebbene ridotti a piccolissimo numero, ne diedero altre 115 mute… ».11
Pio Brunone Lanteri, insieme al Teologo Luigi Guala,12 come dire-mo, è all’origine della riapertura del santuario di sant’Ignazio sopra Lanzo, dove don Bosco fece per trent’anni i suoi esercizi spirituali an-nuali, e della fondazione del Convitto Ecclesiastico di Torino,13 la scuo-la di formazione del giovane clero piemontese che ebbe una notevole influenza sulla vita spirituale ed apostolica del fondatore dei salesiani.
sione della Compagnia del 1773. Lottò contro il giansenismo e il giurisdizionalismo, a difesa del papa e contro gli errori correnti. Il Diessbach si propose di rispondere alla propaganda degli avversari con la “buona stampa” e l’unione “segreta” di uomini di buona volontà, fondando le Amicizie cristiane (cf DE ROSA G., Il movimento cattolico in Italia. Dalla Restaurazione all’età giolittiana, Bari, Laterza 19882, 3-4).
11 Il brano è riportato da Gallagher a pagina 33 del suo studio [nostra sottolineatu-ra].
12 Luigi Maria Fortunato Guala era nato a Torino nel 1775. Ordinato sacerdote nel 1799, fu docente nella Facoltà di Teologia dell’Università di Torino. Amico del Lanteri, ottenne nel 1807 la riapertura del Santuario di Sant’Ignazio sopra Lanzo, dove iniziò, con lo stesso Lanteri, la predicazione di esercizi spirituali al clero e a laici. Nel 1808 di-venne Rettore della chiesa di S. Francesco di Assisi e qualche anno più tardi ammini-stratore del Santuario di Sant’Ignazio. Nel 1821 ottenne l’approvazione ecclesiastica di Mons. Chiaverotti su una esperienza formativa per giovani sacerdoti, iniziata alcuni an-ni prima, sotto l’ispirazione del Lanteri, nei locali dell’ex convento francescano annesso alla chiesa di San Francesco; nacque così il Convitto Ecclesiastico di Torino. Morendo nel 1848, lasciò erede del suo patrimonio materiale e spirituale il Cafasso (cf USSEGLIO
G., Il Teologo Guala e il convitto ecclesiastico di Torino, Torino, SEI 1948).
13 Il merito di avere ideato e realizzato il Convitto torinese è stato variamente attri-buito al Guala o al Lanteri; alcuni motivi di prudenza (per la sua posizione ultramonta-nista il Lanteri era stato sottoposto a vigilanza dalla polizia napoleonica) impedirono probabilmente al fondatore degli Oblati di esporsi “in prima persona” nella fondazione, di cui, probabilmente, era il vero ideatore e ispiratore; il Guala era, piuttosto, un disce-polo del Lanteri, così come questi lo era del Diessbach. Di questo avviso è Paolo Cal-liari quando scrive: «Ecco un punto di riferimento certo a cui sempre bisogna tornare tutte le volte che si cercano le vere origini del Convitto Ecclesiastico: il trinomio Dies-sbach-Lanteri-Guala» (CALLIARI P., Gli Oblati di Maria. Fondazione a Carignano.
Primi quattro anni di vita. 1816-1820, San Vittorino, Editrice Lanteriana 1980, 123).
Gli Esercizi spirituali nell’esperienza di don Bosco 105
1.2. Un particolare “modello” di Esercizi spirituali
Questo ritorno agli esercizi spirituali e la rinnovata attenzione e fe-deltà al testo di sant’Ignazio, promossa soprattutto dal Roothaan, non ostacolò la diffusione del modello di esercizi popolari che si ispiravano a san Francesco di Sales, san Vincenzo de’ Paoli, san Leonardo da Por-to Maurizio e sant’Alfonso. Si trattava, per lo più, di adattamenti di evi-dente derivazione ignaziana, come ha sottolineato don Pietro Stella: «È quel tipo di esercizi che venne sviluppato soprattutto da pastori d’anime, che avevano esperienza della religiosità del popolo o anche di sacerdoti e fedeli istruiti ma non avvezzi o non capaci di meditazione prolungata. Era un tipo di esercizi, dunque, che ben si adattava allo sforzo di educazione religiosa popolare del Sette e Ottocento».14
La meditazione è divenuta ormai predicata; ciò non toglie che il clima generale di silenzio, di raccoglimento, e i numerosi tempi affidati alla meditazione personale, agli esami, alle ripetizioni in camera fanno di questi esercizi una palestra di educazione alla interiorità e al-l’orazione mentale.
2. Gli Esercizi spirituali al Santuario di Sant’Ignazio sopra Lanzo