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Gli Esercizi spirituali al Santuario di Sant’Ignazio sopra Lanzo L’opera del Lanteri a favore degli esercizi ebbe in qualche modo il

GLI ESERCIZI SPIRITUALI NELLA TRADIZIONE SALESIANA

NELL’ESPERIENZA DI DON BOSCO E ALLE ORIGINI DELLA SOCIETÀ

2. Gli Esercizi spirituali al Santuario di Sant’Ignazio sopra Lanzo L’opera del Lanteri a favore degli esercizi ebbe in qualche modo il

suo “crisma ufficiale” nella diocesi di Torino già dal 1807 quando, in-sieme al Teologo Luigi Guala, il fondatore degli Oblati fu incaricato di predicare ai sacerdoti della diocesi. Il Guala e il Lanteri decisero di re-staurare e di adibire a questo scopo i locali attigui ad un antico santua-rio che, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, era stato annesso alla curia arcivescovile di Torino ed era caduto in stato di quasi completo abbandono.

La costruzione del santuario di sant’Ignazio15 a circa 920 metri di

14 STELLA P., Don Bosco nella storia della religiosità cattolica II, Roma, LAS 1981, 336.

15 Per queste ed altre notizie storiche sul santuario si vedano: Storia del Santuario di Sant’Ignazio di Loiola presso Lanzo Torinese, Torino, Fratelli Canonica 1894; DI

ROBILANT N., Vita del Venerabile Giuseppe Cafasso confondatore del Convitto eccle-siastico di Torino, Torino, Scuola Tipografica Salesiana 1912, II 265-273; DESRAMAUT

F., Don Bosco en son temps (1815-1888), Torino, SEI 1996, 160-163;DICASTERO PER

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tezza poco distante dal paese di Lanzo, ad una quarantina di chilometri a nord-ovest di Torino, era stata completata nel 1727 dai Gesuiti, che fin dal 1677 erano divenuti proprietari di una cappelletta dove si vene-rava il Santo16 e dei terreni circostanti.

Per i primi anni le esperienze fatte non furono prive di disagi e di difficoltà materiali, ma già nel 1808 la casa venne ufficialmente aperta.

Nel 1814, poi, il teologo Luigi Guala, che alcuni anni prima era stato nominato Rettore della chiesa di san Francesco di Assisi, divenne am-ministratore del santuario su nomina dell’arcivescovo di Torino, mons.

Giacinto della Torre; nomina che verrà poi confermata nel 1836 da mons. Fransoni.

Questa particolare circostanza lega le sorti del santuario a quelle del Convitto Ecclesiastico. L’uno e l’altro acquistano così un ruolo centrale nella formazione teologica e nella vita spirituale del clero piemontese dell’Ottocento. Sant’Ignazio, in particolare, fu un po’ il cuore pulsante di tutta la diocesi di Torino durante i difficili anni del Risorgimento ita-liano.

Il “progetto formativo” del Convitto, poi, conservò sempre un parti-colare orientamento verso l’esperienza degli esercizi e il ministero della predicazione, privilegiando, in particolare, le esercitazioni di sacra elo-quenza oltre che la morale pratica, cioè la preparazione all’esercizio del ministero della riconciliazione.

Gli esercizi a sant’Ignazio ebbero un valore paradigmatico e furono

«celebratissimi in tutto il Piemonte»;17 divennero, praticamente, «la norma ed il modello, su cui si istituirono o si ripristinarono gli esercizi nelle singole diocesi».18 Il santuario, grazie ai restauri e agli

LA FORMAZIONE, Sussidi 2. Dizionarietto. Alcune situazioni, istituzioni e personaggi dell'ambiente in cui visse Don Bosco, Roma, Tip. Giammarioli 1988, 172.

16 Nel 1622 Ignazio di Loyola era stato proclamato santo. Sei anni più tardi nel vil-laggio di Mezzenile in Val di Lanzo una novena al santo aveva posto fine ad una peri-colosa invasione di lupi; l’anno successivo una donna di una borgata vicina aveva avu-to, nel luogo dove poi sorgerà il santuario di Sant’Ignazio sopra Lanzo, una misteriosa apparizione, poi ripetutasi. Su quel luogo la devozione popolare volle erigere una cap-pelletta dedicata a Sant’Ignazio, che fu teatro di numerosi pellegrinaggi e fatti prodigio-si attribuiti alla intercesprodigio-sione del santo (cf DI ROBILANT, Vita del Venerabile Giuseppe Cafasso II, 264-268).

17 LEMOYNE G.B. - AMADEI A. - CERIA E., Memorie biografiche di San Giovanni Bosco II, San Benigno Canavese (Torino), Libreria salesiana 124. Da qui in poi le Me-morie biografiche saranno indicate con la sigla MB.

18 COLOMBERO G., Vita del servo di Dio D. Giuseppe Cafasso, con cenni storici sul Convitto ecclesiastico di Torino, Torino, Canonica 1895, 130.

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menti promossi dal Guala, divenne capace di ospitare circa ottanta eser-citandi.19

Alla morte del Guala fu il Cafasso, che già da parecchi anni aveva iniziato il suo apostolato dettando gli esercizi al santuario, che ne as-sunse la amministrazione, completando alcuni lavori e, in particolare, rendendo più agevole l’accesso al santuario con l’acquisto di altri terre-ni e la costruzione di una strada “carrabile”.20

L’esperienza degli esercizi era regolata da un piccolo ma dettagliato compendio di norme stabilite dal teologo Guala, norme che prevedeva-no con esattezza gli orari della giornata, gli avvisi da dare, i piccoli in-carichi da distribuire da parte del direttore degli esercizi.21

Sul “clima” che regnava in questi esercizi, negli anni in cui furono guidati dal Cafasso, successore del Guala a partire dal 1849, ci informa il Di Robilant: «Come preside della pia riunione (il Cafasso) cercava con tratto ispirato a santità che ognuno fosse contento e allegro; ma nel-lo stesso tempo era esigentissimo perché le cose si facessero a modo specialmente nell’esatta recitazione del Breviario e scrupolosa osser-vanza del silenzio. “Gli Esercizi”, egli diceva, “sono come una mac-china divinamente ordinata composta di tante minutezze, orazione vo-cale, orazione mentale, esami, canti, letture in chiesa, in camera, ricrea-zioni, silenzi…”. Il punto principale su cui insisteva, era tuttavia il si-lenzio. “Io oso dire”, egli affermava, “che l’esito, il frutto dei nostri E-sercizi sarà secondo il silenzio che si terrà in questi giorni. Se si osser-verà con rigore e regnerà tra noi una vera solitudine io spero tutto”».22

Questa attenzione al silenzio e al raccoglimento emergeva già dal re-golamento del teologo Guala che raccomandava: «I. Fuori delle ore di ricreazione si osserverà da tutti un rigoroso silenzio, sia nei corridoi, nell’andata e ritorno dalla camera alla chiesa e al refettorio, senza nep-pur salutarsi con segni, o fissarsi cogli occhi, per non essersi di scam-bievole invito a parlare, sia anche a tavola, ove non si faranno

19 Cf DI ROBILANT N,Vita del Venerabile Giuseppe Cafasso II, 269.

20 Al santuario si arrivava a piedi da Lanzo con circa due ore di cammino (circa set-te da Torino). Il regolamento per gli esercizi spirituali, compilato dal Guala, prevedeva per questo che la mattina del giorno di apertura degli esercizi nel locale di ingresso gli esercitandi trovassero un gran fuoco «affinché quelli che arrivano sudati si trattengano ivi un momento prima di recarsi nelle camere, che sono piuttosto fresche anche nei me-si di estate» (COLOMBERO G., Vita del Servo di Dio 372).

21 Ivi 367-379. Il regolamento è riportato per intero ma senza una datazione precisa.

22 DI ROBILANT, Vita del Venerabile Giuseppe Cafasso II, 276-277 [nostra sottoli-neatura].

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plimenti, né si serviranno a vicenda, specialmente di vino…

IV. Nessuno passeggerà per i corridoi, essendo questo di troppo fa-cile occasione a rompere il silenzio…

XI. Giova infine sperare che tutti si faranno un religioso impegno di conservare il raccoglimento e d’essersi di vicendevole edificazione: sia sempre impresso nella mente il celebre avviso di S. Arsenio: Fuge, ta-ce, quiesta-ce, haec sunt principia salutis…».23

Al Santuario di sant’Ignazio, comunque, non si tennero soltanto e-sercizi per il clero. Vi andavano infatti anche laici, uomini di «ogni età e condizione con predominio dei giovani, dai ministri di stato e membri della corte, ad umili professionisti, negozianti ed artigiani».24 Gli orari ed i regolamenti, a parte qualche norma che riguardava espressamente i sacerdoti, come quelle legate alla celebrazione della S. Messa,erano i medesimi.