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L’esperienza spirituale nella prima comunità delle FMA

GLI ESERCIZI SPIRITUALI NELLA TRADIZIONE SALESIANA

NELLA TRADIZIONE DELL’ISTITUTO DELLE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE

1. L’esperienza spirituale nella prima comunità delle FMA

Il terreno dove affonda le radici la prassi degli ES alle origini del-l’Istituto è l’esperienza spirituale delle prime FMA, guidate e formate da suor Maria Domenica Mazzarello. Queste sorelle, dalla vita semplice e intensa di attività educative, di fede vigorosa e tanto spesso di silen-zio, hanno aperto una via di spiritualità purtroppo non ancora adegua-tamente esplorata. È significativo che l’Istituto sia sorto ufficialmente durante un corso di ES. La casa di Mornese – annota la Cronistoria –

«era diventata un cenacolo; e come nel cenacolo gli animi, tutti sereni e raccolti in Dio, aspettavano in preghiera e in fervido amore l’ora della grande grazia».13 Da allora gli ES accompagnano le tappe più significa-tive della sua crescita e del suo sviluppo (capitoli generali, vestizioni, professioni) come il cammino spirituale di ogni FMA e delle giovani che sono loro affidate.

Il tema acquista la sua rilevanza se lo si interpreta alla luce della vita nello Spirito della FMA, un’esperienza feconda dal punto di vista spiri-tuale, ascetico, mistico, pedagogico, ma dipendente – a livello di prati-che – dalla prassi del tempo in cui prevalgono le devozioni sulla vita li-turgica. Tuttavia è ancora da intraprendere uno studio completo e ap-profondito sull’esperienza spirituale delle FMA e sulla loro pedagogia della preghiera, essendo esse educatrici dei giovani e quindi loro “gui-de” nel cammino della santità cristiana.14

12 MB VIII 841-842.

13 Cronistoria. La preparazione e la fondazione (1828-1872) I, a cura di Sr. G. CA

-PETTI, Roma, Istituto FMA 1974, 297. Si abbrevierà Cronistoria seguito dal volume dalla pagina citata.

14 Cf DALCERRI L., Aprirci a Dio, Roma, Istituto FMA 1978 e alcuni temi per l’esame finale del Corso di Spiritualità Salesiana, es. Maria Domenica Mazzarello

“maestra di preghiera” secondo alcune delle sue Lettere; Insegnamenti sulla preghiera in alcune Lettere di Santa Maria Domenica Mazzarello; La preghiera “di cuore” e

“nel cuore di Gesù” in alcune Lettere di Maria Domenica Mazzarello (anno acc.

1997/98).

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1.1. Alcuni aspetti dell’esperienza di Dio nella vita di Maria D. Mazza-rello

La vita di Maria Mazzarello, dal cuore «molto inclinato alla pietà», come scrisse don Pestarino nella sua prima relazione sulle FMA presen-tata a don Bosco,15 è tutta pervasa da un evidente dinamismo spirituale, frutto di un ardente amore. Troviamo nella sua esistenza le linee incon-fondibili, distinte ma non contrapposte, di una radicale “esperienza cri-stiana”, vissuta da lei personalmente e proposta nella missione educati-va e nell’animazione comunitaria. Tale esperienza ha la freschezza di un’acqua limpida di sorgente e, al tempo stesso, il realismo di una fati-ca compiuta con tenacia e determinazione e che sfocia in un progetto educativo segnato dalla carità apostolica, cuore del “sistema preventi-vo”.

Per evidenziare le dimensioni dell’esperienza dello Spirito in Maria Mazzarello attingerò soprattutto alle lettere, specchio del cuore di una donna, della quale non ci restano introspezioni né rivelazioni dell’in-timo della persona. Il suo modo di parlare di Dio e con Dio è essen-zialmente sobrio e vitale.

Con l’Autore nel noto testo medioevale La nube della non cono-scenza possiamo dire anche di lei: «Le tue parole sono veramente po-che, ma piene di frutto e di fuoco. Una semplice parola della tua bocca contiene un mondo di saggezza; eppure sembra follia a quelli che si af-fidano alle sue facoltà naturali. Il tuo silenzio è soave, il tuo parlare op-portuno, la tua preghiera segreta, la consapevolezza di quello che vali del tutto veritiera; le tue maniere sono umili, la tua gioia contenuta...».16

• «È la mano di Dio che lavora in voi» (L 66,2)

Ogni esperienza cristiana è anzitutto grazia, dono gratuito, presenza di Dio che precede sempre ogni movimento umano verso di Lui. Non troviamo nell’Epistolario di suor Maria Mazzarello il richiamo alla fe-de, ma in ogni sua lettera avvertiamo che chi scrive è una donna che tiene lo sguardo fisso al Mistero più profondo della vita, là dove tutto è pura gratuità. La sentiamo vibrare di gioia e di stupore per i doni di

15 LEMOYNE G.B., Maria Mazzarello, in KOTHGASSER A. - LEMOYNE G.B. - CAVI

-GLIA A., Maria Domenica Mazzarello. Profezia di una vita, Roma, Istituto FMA 1996, 95.

16 La nube della non conoscenza, Milano, Ancora 1981, 376.

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zia che Dio abbondantemente elargisce: egli benedice, illumina, fa co-noscere la sua volontà, rende veramente sapienti, opera misteriosamen-te nelle persone, è presenmisteriosamen-te nella comunità unita nell’amore framisteriosamen-terno e guidata da Maria. È Dio che affida le giovani da educare, chiama e ra-duna in una grande famiglia e attende tutte in cielo per una festa senza fine.

Suor Maria Domenica, nonostante i limiti, i difetti e «la sua grande indegnità»,17 è attenta e docile ad una Presenza che dà senso alla vita, trasforma la persona, la conforta e la riempie di gioia. Senza il suo aiu-to, non possiamo nulla. È Gesù «tutta la nostra forza».18

L’itinerario formativo che propone a chi le è affidato è radicato su questa certezza. Un esempio per tutti lo ricavo dalla lettera che indiriz-za ad una signora che desidera entrare nell’Istituto e sta vivendo un tempo di discernimento spirituale: «Si abbandoni intieramente a Lui [Gesù] e sia certa ch’Egli farà ciò che è meglio per l’anima sua».19 Con ragione suor Maria Domenica è stata chiamata: un’anima di Spirito Santo.20

Il nucleo più profondo della sua esperienza di Dio è la comunione con Cristo, il punto focale della sua vita, fonte di gioia comunicativa e di incrollabile speranza. Non abbiamo dubbi nell’inserire la confonda-trice dell’Istituto tra i santi e le sante veramente innamorati di Gesù e aperti allo Spirito. La sua esperienza di Dio non è solo conoscitiva e in-tellettuale, ma è basata su un ardente amore. Il Cristo dei Santi e delle Sante, è il Gesù amante e amato. Soprattutto le Sante uniscono l’intel-ligenza della fede e la conoscenza dell’amore. Così si può dire di suor Maria Domenica. Si tratta di una sponsalità verginale che la apre ad una maternità spirituale di vasta portata.

Il suo sogno è che ogni sorella consumi la vita per Gesù, si rivesta dei suoi sentimenti, sia veramente tutta sua. Lo ritiene il segreto basila-re dell’efficacia apostolica, come lei stessa scrive: «Il mio cuobasila-re [...]

continuamente intercede benedizioni per voi tutte, onde possiate

17 Cf L 7,2.

18 L 37,11.

19 L 54,3.

20 Cf DALCERRI L., Un’anima di Spirito Santo. S. Maria Domenica Mazzarello. III edizione riveduta e ampliata, Roma, Istituto FMA 1980. Cf inoltre l’elaborato di suor Martha Yong Suk Woo, preparato con la guida del prof. Achille M. Triacca: Le tre Per-sone divine nelle lettere di Maria Domenica Mazzarello. Contributo per la spiritualità delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Intimità con la Trinità, Roma, Istituto di Spiritualità della Pontificia Università Salesiana, 1999-2000 (pro manoscritto).

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vi veramente dello Spirito del nostro buon Gesù, quindi far tanto bene per voi e pel caro prossimo tanto bisognoso d’aiuto».21

L’amore per Lui e la sua presenza in mezzo a noi sono garanzia di comunione tra le sorelle. «Una figlia che ama veramente Gesù va d’accordo con tutte».22 L’Eucaristia è un centro reale di comunione nel quale ci si incontra, ci si parla, si comunica in profondità e si ritrova vi-gore apostolico e autentica gioia.23

La vita di Maria Domenica è perciò nella logica di una ricerca ap-passionata e sincera di Colui che ama, una ricerca che procede secondo fasi di crescita che la orientano all’unione più intima, come lascia tra-sparire in punto di morte: «Se vi conoscessero come io ora vi cono-sco!».24 La sua esperienza spirituale, radicata nella grazia dei Sacra-menti e in un filiale amore a Maria, conosce la gradualità propria delle realtà umane, dove luce e tenebre si intrecciano in una misteriosa dia-lettica. Passa così da una certa sensibilità per Dio presente fin dalla sua infanzia al pensare a Lui, proprio della sua adolescenza, preoccupata anche dei minuti da dedicargli; dal conoscere e amare Dio per farlo co-noscere ed amare, all’impegno gioioso di vivere alla sua presenza con-tinuamente, senza limiti di tempo; dal trasformare ogni azione e ogni i-stante in atto d’amore, fino al conformarsi a Gesù tanto da dire, pren-dendo in mano il crocifisso: «Lui qui, noi qui».25

• «Il Signore vi vuole tanto bene, sta a noi volerlo questo bene» (L 27,2) L’amore ardente per Gesù attiva in Maria Domenica un dinamismo di conversione vissuto nella costanza di un impegno spirituale serio e metodico, senza idealismi ed evasioni. È un camminare a volte pieno di fatiche, di conflitti, di cadute, ma è sempre un procedere mosso dal-l’amore per Dio che si traduce in concreto nella fedeltà alla Regola di

21 L 26,4; cf Una comunità radicata in Cristo, in KO M.-CAVAGLIÀ P.-COLOMER

J.,Da Gerusalemme a Mornese e a tutto il mondo. Meditazioni sulla prima comunità cristiana e sulla prima comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, LAS 1996, 121 ss.

22 L 49,6.

23 Cf L 22,1; 42,1; 39,2; 62, 1.4.

24 LEMOYNE G. B., 1881. Malattia e morte di Suor Maria Mazzarello, prima Supe-riora generale delle figlie di Maria Ausiliatrice, in Orme di vita, tracce di futuro. Fonti e testimonianze sulla prima comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, LAS 1996, D 122, 335.

25 MACCONO F., Santa Maria D. Mazzarello Confondatrice e prima Superiora ge-nerale delle Figlie di Maria Ausiliatrice I, Torino, Scuola tip. privata FMA 1960, 117.

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vita, data da don Bosco. In questo procedere spesso arduo, i difetti ap-paiono non già ostacoli, ma come possibilità di avanzamento, purché non si faccia mai pace con essi.26 Se li «combattiamo con buona volon-tà, son quelli che devono aiutarci ad andare avanti nella perfezione, purché abbiamo vera umiltà».27

Suor Maria Domenica non solo raccomanda di non dividere il cuore con nessuno, in quanto esso è «solamente fatto per amare il Signore»,28 ma di vigilare continuamente sulla sensibilità e sulle emozioni per cre-scere in un amore vero, generoso e imparziale verso tutti. L’immagine del giardino da coltivare con solerzia e costanza indica appunto questo principio formativo. Vi sono sempre «erbacce» da sradicare o «maligni-tà» che come «pustole» deturpano la bellezza del volto e del cuore.29

«L’andare avanti con semplicità», che è l’espressione operativa del-l’iter spirituale vissuto e prospettato dalla Madre nelle sue lettere,30 non è sinonimo di disimpegno o superficialità. Esso è nella logica di un combattimento e di una lotta spirituale contro l’insidia sempre ricorren-te dell’egoismo che fa realmenricorren-te «inciampare» e batricorren-tere il naso per ricorren- ter-ra.31 Tuttavia qui la prospettiva non è volontaristica, che indurrebbe allo scoraggiamento, ma evangelica. Quando consiglia alle suore di calpe-stare l’amor proprio, di «farlo friggere ben bene»,32 vede questa opera-zione di «morte» in funopera-zione di vita. «Piacere a Gesù» e comunicare gioia sono il criterio guida del cammino spirituale sempre caratterizzato da un sano realismo esperienziale.

In quest’ottica anche la preghiera è considerata, al di là delle formu-le, nella logica di un amore fedele scandito entro le coordinate del tem-po e dello spazio: «La vera pietà religiosa consiste nel compiere tutti i nostri doveri a tempo e luogo e solo per amor di Dio».33 Una preghiera che fluisce nella vita e si verifica nello spessore del quotidiano.

• «Fate con libertà tutto ciò che richiede la carità» (L 35,3)

26 Cf L 17,4.

27 L 28,5.

28 L 63,4 e cf L 65,3.

29 Cf L 22,21.

30 Cf POSADA M.E.[a cura di], Introduzione, in Lettere di S. Maria Domenica Maz-zarello Confondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, Istituto FMA 1980 (II ed.) 45.

31 L 9,9 e cf L 7,10.

32 L 23,1.

33 Cronistoria II 338.

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Siamo in presenza di una donna che ha fatto della carità pastorale la missione più decisiva della vita, la sua gioia, il suo ideale. Una carità che è risposta ad un appello: «A te le affido», e perciò è realistica e cre-ativa; essa plasma il suo essere e il suo modo di procedere configuran-dolo come maternità spirituale. Quando suor Maria Domenica presenta se stessa nelle lettere alle sorelle si autodefinisce: «colei che tanto vi ama nel Signore»; «tanto vi amo nel Signore e farei di tutto per il vostro bene».34

Nella relazione con gli altri non trascura occasioni per alimentare la gioia, per esprimere fiducia e incoraggiamento benefico. Una delle più belle testimonianze su di lei è quella lasciata dalla sorella suor Felicita, a pochi giorni dalla morte: «Era come le madri amorose, sempre intenta a preferire ai propri i comodi delle sue figliuole».35

È da rilevare che il prendersi cura delle ragazze e delle suore, il provvedere all’animazione e l’organizzazione dell’Istituto non sono preoccupazioni che la distolgono dalla preghiera, anzi la favoriscono:

ama le sue sorelle nel Signore, in Lui le conosce e in Lui comunica con loro raggiungendole una ad una. La missione educativa è per suor Ma-ria Domenica fonte abituale di esperienza evangelica, stimolo alla pre-ghiera incessante, impegno di comunione con Dio.

Per raggiungere questa armonia anche lei ha dovuto percorrere un arduo cammino. Dopo la malattia la sua vita è stata attraversata da un bisogno di intimità esclusiva; avrebbe voluto essere da tutti dimentica-ta, per vivere solo di Dio, in totale solitudine. In quell’esperienza sof-ferta egli la proiettò nella dimensione dell’amore educativo disponibile ad una maternità senza confini. Nella vita spirituale, come scrive lo stu-dioso carmelitano Federico Ruiz, è sempre ricorrente il rischio della di-cotomia: «Spontaneamente si è portati a concentrarsi sull’interiorità o sul lavoro: vivere il rapporto interiore senza ripercussioni nel servizio, oppure lavorare per lui senza una comunione personale profonda».36

Nel cammino spirituale di suor Maria Domenica troviamo il gradua-le e tenace impegno per giungere all’armonia tra un ardente amore per Gesù e un instancabile dono di sé agli altri, fino a consumare la sua vita anzi tempo. Donna esuberante ed attiva, riesce ad essere orante dal più intimo del suo essere.

34 L 66,6 e L 55,10; cf L 63,5.

35 Citato in LEMOYNE G.B.,Suor Maria Mazzarello, in Maria Domenica Mazzarel-lo. Profezia di una vita 97.

36 RUIZ F., Le vie dello Spirito. Sintesi di teologia spirituale, Bologna, Edizioni De-honiane 1999, 103.

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• «State alla sua presenza continuamente» (L 23,3)

Possiamo senza forzature applicare a Maria Mazzarello quello che viene scritto dell’apostolo Paolo: «Prega con la vita, con i fatti che lo assorbono, con le sofferenze di tutti. Non si limita a un tipo di orazione utilitaria: pregare per recuperare forze e tornare al lavoro. Atteggiamen-to equivoco ed utilitario, che pospone il senso filiale, centro d’ogni pre-ghiera cristiana: lode, ringraziamento, supplica, rapporto di amicizia personale».37

L’equilibrio spirituale di un’educatrice ha bisogno di solitudine, di meditazione, di dialogo diretto con Dio. La missione educativa esige preghiera, anzi la crea a sua misura, in quanto “preghiera apostolica”, quella che ha la sua origine e la sua costante animazione nell’aposto-lato.

Colei che si accusa di essere stata un quarto d’ora senza pensare a Dio e che raccomanda alle sue figlie – missionarie a Las Piedras – di

«conservare» per quanto esse possono «lo spirito di unione con Dio» e di «stare alla sua presenza continuamente»,38 non può che essere una donna di forte preghiera. I criteri di identificazione li ricavo da Jean La-france, un contemplativo nel mondo e guida spirituale dalla ricca espe-rienza pedagogica.39 Egli insegna come riconoscere i veri uomini di o-razione indicandone i requisiti basilari: sono persone tutte prese da Ge-sù e attentissime alle miserie, alle difficoltà, ai piccoli problemi quoti-diani; svolgono la loro opera in semplicità; sono persone unificate e perciò sempre serene anche nell’ora della prova; sono pervase dal mi-stero pasquale di Gesù e attirate dall’Eucaristia; umili e povere di spiri-to; trasmettono il gusto e il desiderio ardente di pregare. E anche oltre la morte non cessano di prendersi cura di coloro che hanno lasciato sul-la terra non più ostacosul-late dai limiti dello spazio e del tempo. La sem-plice e profonda esperienza spirituale di suor Maria Domenica illumina e orienta la vita della prima comunità da lei guidata.

1.2. Spirito di preghiera ed esercizi di pietà a Mornese

Il tempo in cui vive Maria Mazzarello è segnato da una prassi

37 Ivi 313.

38 L 23,3.

39 Cf LAFRANCE J.,Dimmi una parola. Sentenze sulla preghiera, Milano, Ancora 1991, 49-64.

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rante di pratiche devote: esercizi di pietà, formule, celebrazioni, tridui, novene, processioni, una pietà popolare spesso ridondante di ma-nifestazioni. Quando si scorre l’Epistolario della Madre si ha l’im-pressione che quello che chiede alle sue interlocutrici sia fondamental-mente un cammino all’insegna della sobrietà, non appesantito da lun-ghe e complicate pratiche devozionali, ma mosso da un profondo spirito di preghiera.

1.2.1. Lo spirito di preghiera, anima delle “pratiche di pietà”

L’esperienza di preghiera delle FMA, come quella dei Salesiani, è molto affine alle «pratiche di pietà del buon cristiano». Queste modula-vano a quel tempo un cammino ricco ed esigente che pervadeva la vita e la arricchiva di contenuti, di motivazioni, di testimonianza. Non si trattava solo di ripetizione di formule, pur trovandoci in presenza di una robusta attrezzatura di preghiere e di pratiche devozionali. Suor Maria Domenica dipende dalla prassi devozionale del tempo, ma lancia al-l’orazione del cuore chi si attarda alla ricerca di formule o si preoccupa di scansioni cronologiche: «Conservate per quanto potete lo spirito di unione con Dio, state alla sua presenza continuamente».40

Questa significativa interazione tra presenza di Dio e preghiera, im-pegno personale e apostolico è felicemente espressa in una pagina della Cronistoria, là dove si parla della vita che si svolgeva nella prima co-munità delle FMA: «Preghiera e lavoro [...] Una preghiera che non s’interrompe mai perché, mentre la mano è all’opera, il cuore palpita solo per Dio. Un lavoro che è preghiera perché, mentre le membra si occupano attivamente per guadagnare lo scarso pane quotidiano, lo spi-rito elevato a Dio ripete amorosamente: “Per te, Signore, tutto per te e per le anime che sono il frutto del tuo Sangue divino”».41

Il fascino di quell’ambiente era soprattutto dovuto a questa fre-schezza di vita intensamente orante, laboriosa e contemplativa nella quale era evidente l’unità vocazionale che don Bosco aveva richiamato nella prima Regola. Andavano infatti di pari passo la «vita di Marta e Maria, degli Apostoli e degli Angeli».42

40 L 23,3.

41 Cronistoria I 291.

42 Regole o Costituzioni per le Figlie di Maria SS. Ausiliatrice aggregate alla So-cietà Salesiana, Torino, Tip. e Libreria Salesiana 1885, Tit. XIII, 5.

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Nella prima comunità quello che veramente dà il tono a tutto è lo spirito di preghiera con cui si scandisce il tempo e del quale si vive in ogni ambiente della casa. Uno spirito vigoroso, non privo di ambiguità e di insidie, presenti in ogni esperienza di preghiera, quali il formali-smo, la dicotomia tra preghiera e vita, la superficialità. Suor Maria Domenica, nella sua saggia pedagogia, indica dei criteri per verificare l’autenticità della preghiera: «Facciamo anche bene le nostre ricreazio-ni; è in questo tempo che si capisce se una ha pregato bene al mattino e se ha fatto bene le sue pratiche di pietà».43

Don Giacomo Costamagna, direttore spirituale a Mornese, restava ammirato nel costatare il fervore delle giovani religiose, la loro preghie-ra incessante che saliva a Dio come incenso profumato, tpreghie-rasformando tutto in preghiera. «In quella casa eravi davvero la laus perennis».44 Pur con i limiti propri della fragilità umana e nella consapevolezza che il cammino si poteva rallentare, perché faticoso, le prime FMA, guidate da madre Mazzarello, non si accontentavano del minimo indispensabi-le. L’aveva costatato anche don Bosco quando nel luglio del 1873 fu ospite a Mornese. Di là scriveva a don Rua: «Qui si gode molto fresco,

Don Giacomo Costamagna, direttore spirituale a Mornese, restava ammirato nel costatare il fervore delle giovani religiose, la loro preghie-ra incessante che saliva a Dio come incenso profumato, tpreghie-rasformando tutto in preghiera. «In quella casa eravi davvero la laus perennis».44 Pur con i limiti propri della fragilità umana e nella consapevolezza che il cammino si poteva rallentare, perché faticoso, le prime FMA, guidate da madre Mazzarello, non si accontentavano del minimo indispensabi-le. L’aveva costatato anche don Bosco quando nel luglio del 1873 fu ospite a Mornese. Di là scriveva a don Rua: «Qui si gode molto fresco,