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Esiste un tempo raggiungibile? Effetti del tool nella codifica temporale di stimoli nello spazio vicino e

lontano

Filomena Anelli

Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna filomena.anelli@unibo.it

Michela Candini

Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna michela.candini@gmail.com

Francesca Frassinetti

Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, Castel Goffredo

Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna francesc.frassinetti@unibo.it

1. Introduzione

Le nostre azioni quotidiane richiedono l‘elaborazione di informazioni sia di tipo spaziale che temporale. Si pensi ad esempio a come sia necessario elaborare e stimare lo spazio e il tempo quando dobbiamo raggiungere o af- ferrare un oggetto in movimento.

Diventa quindi interessante a livello sperimentale indagare come queste singole informazioni vengano elaborate e come si influenzino a vicenda. Nell‘ambito delle neuroscienze cognitive, diversi studi hanno dimostrato l'e- sistenza di rappresentazioni dello spazio multiple, sulla base della possibilità di agire in esso (ad esempio, spazio vicino/raggiungibile e spazio lonta-

no/irraggiungibile). Prove di una dissociazione tra spazio vicino e lontano provengono da studi lesionali sulle scimmie (Rizzolatti et al., 1997) e da evi- denze sugli esseri umani. Queste ultime derivano sia da ricerche su pazienti con lesione cerebrale destra affetti da neglect (una sindrome caratterizzata da deficit nell‘elaborazione ed esplorazione dello spazio controlesionale; Halli- gan e Marshall, 1991), sia da studi in soggetti sani. Infatti, in compiti di bise- zione spaziale, i soggetti sani mostrano una deviazione verso sinistra (il co- siddetto pseudoneglect) con stimoli presentati nello spazio vicino, e una de- viazione verso destra con stimoli presentati nello spazio lontano (Jewell e McCourt, 2000; Longo e Lourenco, 2006, 2007).

La codifica spaziale non è tuttavia da considerare come qualcosa di stati- co, dato che il confine tra spazio vicino e lontano è dinamico e modulabile. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che lo spazio vicino può essere amplia- to eseguendo, con l‘ausilio di uno strumento, movimenti di raggiungimento di oggetti presentati nello spazio lontano (Iriki et al., 1996; Berti e Frassinetti, 2000; Farnè e Làdavas, 2000). Mediante tali movimenti, lo strumento diventa un‘estensione dell‘arto superiore che, consentendo di raggiungere uno spazio prima non raggiungibile, permette una ricodifica dello spazio lontano come spazio vicino.

Rilevante per gli obiettivi del presente lavoro, la posizione spaziale di uno stimolo visivo è in grado di influenzare la percezione della sua durata (cioè, stimoli a sinistra vengono percepiti come più brevi e stimoli a destra come più lunghi; Vallesi et al., 2008). Finora, non è stato tuttavia ancora stu- diato come la durata temporale venga elaborata in spazi potenzialmente di- versi in funzione della loro raggiungibilità.

La nostra ipotesi è che, se lo spazio vicino e lo spazio lontano sono codi- ficati tenendo conto della potenzialità d‘azione, e se le nostre azioni nello spazio si basano non solo su coordinate spaziali, ma anche su coordinate temporali, allora anche il tempo potrebbe essere influenzato dalla possibilità di agire. Se questa ipotesi è vera, allora ci aspettiamo: in primo luogo, un bias dell'elaborazione di stimoli temporali diverso in base alla porzione di spazio (vicino e lontano) in cui vengono presentati; secondo, una modifica dell‘elaborazione temporale (rimappaggio) dopo l'utilizzo di uno strumento, cioè la durata degli stimoli presentati nello spazio lontano dovrebbe essere percepita come quella degli stimoli presentati nello spazio vicino.

2. Metodo

Per misurare l‘elaborazione delle durate di stimoli temporali, ci siamo serviti di un paradigma sperimentale già utilizzato in studi precedenti, ovvero un compito di bisezione temporale (Frassinetti et al., 2009; Magnani et al., 2011; Oliveri et al., 2012).

30 giovani partecipanti sani hanno eseguito il compito temporale nello spazio vicino (60 cm) e nello spazio lontano (120 cm), prima e dopo un trai- ning di 15 minuti con uno strumento. Durante la prova, i partecipanti sedeva- no di fronte al monitor di un computer e veniva presentato loro un quadrato blu per un intervallo di tempo variabile (1600, 1800, 2000, 2200, o 2400 msec), seguito da un quadrato rosso che rimaneva visibile fino alla risposta del soggetto. Il compito consisteva nel riprodurre la metà della durata del quadrato blu, premendo un bottone con la mano destra. La grandezza degli stimoli nello spazio lontano era corretta per angolo visivo.

Ogni partecipante svolgeva il compito in quattro condizioni, date dall‘incrocio delle seguenti variabili: sessione (prima vs. dopo il training con lo strumento) e posizione spaziale (stimolo presentato nello spazio vicino vs. lontano). In ogni posizione spaziale metà degli stimoli presentati erano grandi e metà piccoli.

In ogni condizione venivano somministrati 60 trials in ordine random (12 per ogni intervallo temporale) e nel complesso l‘esperimento era composto da 240 trials. Tra le due sessioni, i partecipanti svolgevano un training della du- rata di 15 minuti che consisteva nell‘eseguire dei movimenti di raggiungi- mento di oggetti collocati nello spazio lontano, utilizzando un rastrello impu- gnato con la mano destra.

3. Risultati

La prestazione dei partecipanti è stata analizzata in linea con l'ipotesi di una organizzazione spaziale della rappresentazione del tempo lungo una Li- nea Mentale del Tempo (LMT) orientata da sinistra a destra (Vicario et al., 2008): una riproduzione di un intervallo più breve rispetto alla durata reale è stata considerata come una bisezione verso sinistra, mentre una riproduzione di un intervallo più lungo è stata considerata come una bisezione verso de- stra.

Nella sessione prima del training, i partecipanti sono stati divisi in base a due diversi tipi di prestazione registrata (Gruppo A: bias verso sinistra nello spazio vicino e bias verso destra nello spazio lontano; Gruppo B: bias verso destra nello spazio vicino e bias verso sinistra nello spazio lontano).

Per ciascun gruppo è stata condotta un‘analisi della varianza (ANOVA) considerando come fattori entro i soggetti la Sessione (pre- e post-training), lo Spazio (vicino e lontano) e la Dimensione (piccolo e grande)

.

I risultati hanno rivelato in entrambi i gruppi un‘interazione significativa tra i fattori Spazio e Sessione: Gruppo A [F(1,14) = 15.35, MSe = 2575, p < .01] e Gruppo B [F(1,14) = 5.81, MSe = 7544, p < .05]. I test post-hoc New- man-Keuls per ciascuno dei due gruppi hanno evidenziato: i) una dissocia- zione tra lo spazio vicino e lo spazio lontano nella sessione pre-training

(Gruppo A: 984 vs. 1048 msec, p < .001; Gruppo B: 1032 vs. 973 msec, p < .05); ii) un rimappaggio dello spazio lontano, avendo una differenza signifi- cativa tra l‘elaborazione dello spazio lontano nella sessione pre-training ri- spetto alla sessione post-training (Gruppo A: 1047 vs. 957 msec, p < .001; Gruppo B: 973 vs. 1043 msec, p < .01), ma nessuna differenza tra spazio vi- cino nella sessione pre-training e spazio lontano nella sessione post-training (Gruppo A: 984 vs. 957 msec, p = .20; Gruppo B: 1032 vs. 1043 msec, p = .65).

4. Conclusioni

La novità del presente studio si basa principalmente su due punti. I risul- tati dimostrano una dissociazione tra l‘elaborazione temporale di stimoli pre- sentati nello spazio vicino e nello spazio lontano, suggerendo che la stima della durata di uno stimolo è influenzata dalla sua posizione spaziale e dalla possibilità di agire in quel dato spazio. I dati quindi supportano l‘ipotesi che la possibilità di agire influenza non solo l‘elaborazione dello spazio (Halligan e Marshall, 1991; Longo e Lourenco, 2006, 2007), ma anche del tempo. La presenza di due diversi tipi di prestazione prima del training potrebbe deriva- re da caratteristiche individuali, come ad esempio risorse cognitive, strategie cognitive e differenze anatomo-funzionali.

Secondo, i risultati evidenziano un cambiamento della percezione della durata temporale dello stimolo posto nello spazio lontano, in seguito all‘utilizzo di uno strumento che consente una ricodifica dello spazio lontano come spazio vicino. Questo sembrerebbe indicare che l‘estensione dello spa- zio vicino in seguito ad un training con uno strumento, estendendo la possibi- lità di agire, influenza anche la percezione del tempo, analogamente all‘influenza sulla percezione spaziale finora riportata in letteratura (Berti e Frassinetti, 2000; Farnè e Làdavas, 2000).

Bibliografia

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