• Non ci sono risultati.

Forme precoci di umorismo: un modello di sviluppo

Gabriella Airenti

Centro di Scienza Cognitiva, Dip. di Psicologia, Università di Torino gabriella.airenti@unito.it

1. Introduzione

L‘umorismo dei bambini è stato studiato utilizzando due modalità diver- se. Studi osservativi analizzano la produzione spontanea di umorismo nei di- versi ambiti di vita del bambino piccolo, in particolare in famiglia, al nido e nella scuola materna (Bergen, 1989; Cameron et al., 2008; Groch, 1974; Hoicka e Akhtar, 2012; Reddy, 1991). Altri studi, di tipo sperimentale, si so- no focalizzati sulla comprensione dell‘ironia e sono stati effettuati con bam- bini in età scolare (Creusere, 2000; Filippova e Astington, 2008; Pexman e Glenwright, 2007; Winner, 1988). Questa differenziazione è motivata non solo da problemi metodologici, ma anche da questioni teoriche. L‘idea preva- lente è che vi sia una distinzione fondamentale tra le forme semplici di umo- rismo che si manifestano nelle interazioni che il bambino ha con l‘adulto già nella fase preverbale e le forme complesse, come l‘ironia.

Vengono considerati umorismo semplice gli scherzi che possono essere anche non verbali, come il nascondino, fare smorfie o suoni buffi. Si tratta in questo caso di gesti o parole che hanno lo scopo di provocare il riso o creare occasioni per condividere divertimento.

Su che cosa si debba intendere per ironia vi è in letteratura un gran nu- mero di posizioni diverse (Gibbs e Colston, 2007). In ogni caso si tratta di un

enunciato non letterale1 che configura un tipo particolare di umorismo (At- tardo, 2002; Norrick, 2003)2. Per quanto riguarda l‘acquisizione, la maggior parte dei ricercatori ritiene che la comprensione dell‘ironia richieda la rico- struzione di credenze e intenzioni del parlante e quindi una teoria della mente sviluppata. L‘evidenza su cui si fonda questa tesi viene da risultati sperimen- tali che mostrano che l‘ironia non viene compresa prima dei 5/6 anni di età (Dews e Winner, 1997).

2. La produzione di umorismo nei bambini

I pochi studi recenti sulla produzione di ironia nei bambini non sembra- no cambiare il quadro delineato sopra. Infatti hanno in gran parte confermato i risultati sulla comprensione per quanto riguarda l‘età di acquisizione (Pex- man et al., 2009; Recchia et al., 2010). Solo nel lavoro di Recchia e colleghi vi è qualche raro esempio di uso di ironia da parte di bambini 4 anni. L‘aspetto problematico di questi studi è che sono basati su osservazioni fatte per periodi limitati e in contesti definiti e quindi non sono sufficienti per dar conto della produzione spontanea. Uno degli aspetti più ovvi dell‘umorismo è quello di manifestarsi in modo del tutto inaspettato. Quindi non solo non pos- siamo far produrre umorismo in situazione sperimentale, ma non possiamo neanche delimitare un contesto di osservazione. Per superare questa difficoltà una delle tecniche che viene utilizzata con i bambini piccoli è quella del pa-

rent report: si chiede ai genitori di trascrivere un certo tipo di comportamento

che hanno l‘occasione di osservare, in qualunque momento della vita quoti- diana si presenti.

Mi sono quindi proposta di utilizzare questa tecnica in un‘ampia fascia d‘età, dai 2 ai 7 anni, proponendo ai genitori di annotare tutte le produzioni umoristiche dei loro bambini, sia le forme semplici che quelle complesse, per un mese, descrivendo il contesto in cui sono state prodotte (Airenti e Angele- ri, 2014). Naturalmente questa tecnica non permette analisi statistiche sofisti- cate, ma si possono individuare comportamenti che non sono documentabili in situazione sperimentale o in un contesto definito a priori.

I risultati hanno mostrato che se i bambini più piccoli fanno più umori- smo semplice dei bambini più grandi, vi sono bambini piccoli che producono ironia e l‘umorismo semplice continua a essere rilevante anche per i bambini più grandi. Dai nostri risultati inoltre è emersa la notevole presenza di una categoria di umorismo che viene ben identificata dal termine inglese ―tea-

1 Esiste una forma di ironia cosiddetta situazionale, ma non ne tratterò qui.

2 Anche su questo punto non c‘è un accordo unanime. C‘è chi ritiene che l‘umorismo non

sing‖ (Keltner et al., 2001). Questa categoria è particolarmente interessante perchè è presente nei bambini di tutte le età. Nelle sue forme più semplici preverbali la troviamo già in bambini di un anno (Reddy, 1991). In altri studi è stata identificata come una caratteristica dell‘ironia (Pexman et al., 2005). L‘ipotesi che intendo esplorare in questo lavoro è che un‘analisi di questa ca- tegoria di umorismo permetta di fare il legame tra forme semplici e forme complesse di umorismo.

3. Umorismo e intenzionalità

L‘utilizzazione di metodologie diverse per studiare lo sviluppo delle va- rie forme di umorismo nel bambino ha portato alla conclusione che i bambini piccoli siano in grado di produrre solo forme molto semplici di umorismo. Le forme complesse, come l‘ironia verrebbero acquisite a partire dall‘età scolare. Per quanto riguarda l‘umorismo semplice ci limitiamo infatti a osservare che cosa i bambini producono. Per quanto riguarda l‘ironia invece poniamo i bambini di fronte a compiti molto più complessi in cui devono mostrare non solo di capire il significato di un‘espressione ironica ma anche essere consa- pevoli delle caratteristiche dell‘ironia. Ritengo che la comprensione del signi- ficato di un‘espressione ironica e l‘atto di produrre un‘espressione ironica, vadano distinti dall‘esplicita interpretazione di un atto comunicativo come ironico e dalla deliberata intenzione di produrre ironia. Come ha notato Gibbs (2012) a proposito degli adulti, un atto ironico non è necessariamente delibe- rato. Nessuno si propone di fare dell‘ironia o interpreta quello che dice l‘interlocutore definendolo come ironico. Eppure questo è precisamente quel- lo che chiediamo ai bambini nelle situazioni sperimentali.

In Angeleri e Airenti (2014) abbiamo mostrato come in situazione speri- mentale anche bambini di 3 anni siano in grado in certi casi di comprendere enunciati ironici. A questa stessa età, se non limitiamo la nostra ricerca ma studiamo tutta la produzione dei bambini, vediamo che sono in grado di pro- durre sia forme semplici di umorismo che forme complesse come l‘ironia. Ne concludo che invece di fare una distinzione netta tra umorismo semplice e umorismo complesso può essere interessante individuare quali siano i tratti generali dell‘umorismo presenti in tutte le sue forme, postulando che tra for- me semplici e forme complesse ci sia un continuum.

Bibliografia

Airenti, G., Angeleri, R. (2014) Jokes and Irony Production in Young Children: A Study Based on Parent Report, submitted.

Angeleri, R., Airenti, G. (2014) The development of joke and irony understanding: A study with 3- to 6-year-old children. Canadian Journal of Experimental Psycholo-

gy, 68, 133–146.

Attardo, S. (2002) Humor and irony in interaction: From mode adoption to failure of detection. In Anolli, L., Ciceri, R., Riva, G. (eds.), Say not to say: New perspec-

tives on miscommunication (pp. 159–179), IOS Press, Amsterdam.

Bergen, D. (1989) Characteristics of young children‘s expression of humour in home settings as observed by parents. International Journal of Educology, 3, 124–135. Bryant G.A. (2012) Is verbal irony special? Language and Linguistics Compass, 6/11,

673-685.

Cameron, E. L., Kennedy, K. M., & Cameron, C. A. (2008) ―Let me show you a trick!: A toddler‘s use of humor to explore, interpret, and negotiate her familial en- vironment during a Day in the life. Journal of Research in Childhood Education, 23, 5–18.

Creusere, M. A. (2000) A developmental test of theoretical perspectives on the under- standing of verbal irony: Children‘s recognition of allusion and pragmatic insin- cerity. Metaphor and Symbol, 15, 29–45.

Dews, S., Winner, E. (1997) Attributing meaning to deliberately false utterances: The case of irony. In Mandell, C., McCabe, A. (eds.), The problem of meaning: Behav-

ioral and cognitive perspectives (pp. 377–414), North-Holland/Elsevier Science,

Amsterdam.

Filippova, E., Astington, J. W. (2008) Further development in social reasoning re- vealed in discourse irony understanding. Child Development, 79, 126–138. Gibbs, R. W. Jr., Colston, H. L. (2007) Irony in language and thought: A cognitive

Science Reader, Lawrence Erlbaum, New York.

Gibbs, R. W. Jr., (2012) Are ironic acts deliberate? Journal of Pragmatics, 44, 104- 115.

Groch, A. S. (1974) Joking and appreciation of humor in nursery school children.

Child Development, 45, 1098–1102.

Hoicka, E., Akhtar, N. (2012) Early humour production. British Journal of Develop-

mental Psychology, 30, 586–603.

Keltner, D., Capps, L., Kring, A. N., Young, R. C., Heerey, E. A. (2001) Just teasing: A conceptual analysis and empirical review. Psychological Bulletin, 127, 229–248. Norrick, N. R. (2003) Issues in conversational joking. Journal of Pragmatics, 35,

1333–1359.

Pexman, P. M., Glenwright, M. (2007) How do typically developing children grasp the meaning of verbal irony? Journal of Neurolinguistics, 20, 178–196.

Pexman, P. M., Glenwright, M., Krol, A., James, T. (2005) An acquired taste: Chil- dren‘s perceptions of humor and teasing in verbal irony. Discourse Processes, 40, 259–288.

Pexman, P. M., Zdrazilova, L., McConnachie, D., Deater-Deckard, K., Petrill, S. A. (2009) ―That was smooth, mom‖: Children‘s production of verbal and gestural iro- ny. Metaphor and Symbol, 24, 237–248.

Recchia, H. E., Howe, N., Ross, H. S., Alexander, S. (2010) Children‘s understanding and production of verbal irony in family conversations. British Journal of Devel-

opmental Psychology, 28, 255–274.

Reddy, V. (1991) Playing with others‘ expectations: Teasing and mucking about in the first year. In Whiten, A. (ed.), Natural theories of mind: Evolution, develop-

ment and simulation of everyday mindreading (pp. 143–158), Basil Blackwell, Ox-

ford.

Working memory and syntactic constituency in