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Duarte Pacheco Pereira fu un navigatore, comandante militare, esploratore, geo- grafo e cosmografo portoghese. Mentre si ha la certezza che fosse naturale della città di Lisbona, non si hanno notizie sicure riguardo la sua data di nascita. Gli studiosi portoghesi la collocano presumibilmente dopo la metà del secolo XV, tra il 1450 e il 1460.

Partecipò alla guerra che Alfonso V di Portogallo condusse durante il suo regno contro il re del Marocco, durante a quale Pereira nel 1471 ricevette il bat- tesimo delle armi prendendo parte alla conquista di Tangeri e Arzila. Si ritiene che durante l’infanzia Pereira abbia seguito intensi studi di cosmografia e nauti- ca. Questi studi furono fondamentali per il suo futuro ruolo di esploratore, in cui si distinse notevolmente. A partire dal 1482 viaggiò infatti lungo la costa occi- dentale d’Africa. Con buona probabilità partecipò alla fondazione e costruzione del famoso forte di São Jorge da Mina, anche se non se ne hanno prove sicure. In ogni caso il suo viaggio continuò per buona parte della costa del continente afri- cano e nel 1488 fu ritrovato gravemente malato sull’Isola del Principe dove vi era giunto probabilmente in seguito al naufragio e alla dispersione della spedizione esplorativa navale di cui era a capo200.

Fatto ritorno a Lisbona nel 1490, Pereira entrò a far parte della Guardia Per- sonale del monarca João II che gli assegnò - tra l’altro - incarichi che riguardava- no le sue conoscenze geografiche e cosmografiche. Pereira fece infatti parte del gruppo tecnico che accompagnò gli emissari incaricati di negoziare il Trattato di Tordesillas. Nel 1503 prese parte alla spedizione militare navale comandata da Alfonso de Albuquerque, il cui obbiettivo era l’India. Pereira, in quanto coman- dante militare, ebbe un ruolo attivo nella difesa di Cochim 201. L’assedio della città si concluse con una decisiva, quanto inattesa vittoria portoghese. L’impor- tanza e l’eccezionalità di questo episodio fu tale che il comandante Pereira fu annoverato dal poeta Camões tra gli eroi del suo poema epico202 e ritornato a Lisbona nel 1504 fu ricevuto con ampi onori. Fu in questo periodo che cominciò la stesura della sua più importante opera, l’Esmeraldo de Situ Orbis, trattata in questo lavoro203.

200Chi lo soccorse e assistette fortunosamente fu nientemeno che il navigatore Bartolomeu

Dias. Quest’ultimo era sulla via del ritorno dalla sua missione, coronata da successo, in cui aveva doppiato per la prima volta il Capo di Buona Speranza.

201Cochim era una città alleata dei portoghesi e si trovava in guerra con quella di Calicut. Que-

st’ultima era appoggiata dai raja del Malabar, musulmani, la cui volontà era espellere i portoghesi dall’India.

202Dionísio Letícia (a cura di), Luís Vaz de Camões, Os Lusíadas, Europa-América, s.l., 1997,

Canto X, est. 17a, 18ae 19a.

203Damião Peres (Introduzione e Annotazioni storiche di), Duarte Pacheco Pereira, Esmeraldo

La sua attività militare nel mentre non si esaurì. Nel 1508 fu incaricato di dare la caccia e fermare l’attività del corsaro francese Mondragon che operando tra le Azzorre e la costa europea assaltava le navi portoghesi cariche di ricchez- ze. Di lui non si hanno più particolari notizie fino 1519, anno in cui lo si ritrova nominato capitano del Forte di São Jorge da Mina. Nel 1522 a seguito di denunce relative a irregolarità nella gestione della sua carica, subì un’ azione disciplinare contro di lui. Tornò a Lisbona, questa volta in catene, probabilmente indagato per contrabbando di oro. In realtà le vere motivazioni del suo arresto non sono state ancora ad oggi comprese chiaramente. Era però molto frequente che i pos- sessori di cariche importanti (politicamente ed economicamente) si attirassero invidie e rancori all’interno della corte da parte di altri che aspiravano alle stes- se cariche. E questo vale ancora di più nel caso di un avamposto commerciale così ricco e importante come il Forte della Mina. È ampiamente risaputo che funzionari e governatori degli svariati stabilimenti portoghesi lungo la via del- le Indie approfittassero della loro posizione per accumulare ricchezze personali. Perciò una misura del genere nei confronti di un (già allora) eroe nazionale quale Duarte Pacheco fa più pensare agli intrighi di palazzo di cui si è accennato so- pra. Pereira una volta tornato in Portogallo fu comunque liberato per grazia del re D. Jõao III ma visse senza gli onori e la considerazione che aveva ricevuto in precedenza, a seguito alle sue imprese. Morì, sempre a Lisbona, nell’anno 1533.

L’Esmeraldo de Situ Orbis è un manoscritto a opera di Duarte Pacheco Perei- ra e dedicato al re D. Manuel I di Portogallo (1495 – 1521). Nonostante il titolo latino, l’opera fu scritta in portoghese. Cominciata tra il 1505 e il 1508, la sua redazione si prolungò per alcuni anni. Come spiegato dalle stesse parole dell’au- tore, si tratta di un’opera di “cosmografia e marinharia”204. Vi sono contenute

le minuziose relazioni di viaggio dello stesso Pereira, in Brasile e lungo la costa dell’Africa, principale fonte di ricchezza commerciale del Portogallo nel secolo XV.

Nonostante sia stata stampata in un’unico volume, l’opera è divisa in cinque libri. Ognuno di essi è associato a un regnante del Portogallo e ognuno tratta e descrive quelle terre che sono state scoperte durante il corrispettivo regno. Così il primo libro comincia con la descrizione delle coste mandate a esplorare dal principe Enrico il Navigatore, il secondo quelle del re Alfonso V, e così via, fino al libro dedicato alle scoperte di re D. Manuel III, il sovrano a cui è dedicata l’opera. Il racconto e la descrizione dei luoghi mantengono così la continuità cronologica e geografica delle scoperte portoghesi.

Lo stesso sovrano D. Manuel III non permise mai la pubblicazione dello scrit- to in quanto ricco di informazioni geografiche molto sensibili da un punto di

vista militare e commerciale. L’opera contiene infatti le coordinate di latitudine di tutti i più importanti porti, città, promontori, isole, ecc. conosciuti all’epoca e l’autore si avvalse nelle sue descrizioni di varie mappe. Per quanto riguarda que- ste ultime, purtroppo sono scomparse completamente in quanto il manoscritto originale è sconosciuto e si reputa perduto.

Siamo in possesso di quest’opera grazie al ritrovamento di copie successive. Le più antiche sono due esemplari manoscritti di epoca settecentesca. Uno è conservato nella Biblioteca Pubblica di Évora, l’altro nella Biblioteca Nazionale a Lisbona. I due codici sono stati rispettivamente datati come appartenenti alla prima e alla seconda metà del XVIII secolo. Questi testi sono stati poi pubblicati in epoca successiva.

La prima edizione risale al 1892, redatta dallo studioso Rafael Basto ed edita dalla Imprensa Nacional a Lisbona 205. La seconda edizione è stata pubblica-

ta nel 1905 dalla Società di Geografia di Lisbona a cura di Epifânio Dias ed è un’edizione critica in cui sono stati comparati i codici di Libona e di Évora. La terza edizione è quella utilizzata per questo lavoro, edita dall’Accademia Por- toghese di Storia nel 1954. L’introduzione e le annotazioni storiche finali sono state curate dallo studioso Damião Peres (1889 - 1976), importantissimo storico portoghese, autore di diverse opere monumentali sulla storia del Portogallo e delle esplorazioni portoghesi, nonché uno dei fondatori dell’Accademia di Storia stessa. Questa terza è un’edizione critica che tiene conto di tutte le preceden- ti. Per il presente lavoro mi sono affidato alla riedizione dell’opera, pubblicata nel 1988 con delle modifiche all’ortografia in relazione alla presunta pronuncia portoghese del cinquecento.

Va riportata un’ultima questione che riguarda quest’opera, anche se non prettamente concernente l’argomento di questo lavoro. La questione del tito- lo del libro. La seconda parte del titolo - de Situ Orbis - non si presta a dubbi sul suo significato che è strettamente geografico e deriva dall’opera omonima di Pomponio Mela, geografo e scrittore dell’antichità romana, a cui si ispirò Duarte Pacheco Pereira. La prima parte del titolo invece – Esmeraldo - è un termine originale e rappresenta una sfida di interpretazione. Vari studiosi infatti han- no ipotizzato diverse ragioni per la scelta dell’autore, nessuna delle quali però sembra essere pienamente soddisfacente.

Lo studioso Epifânio Dias, curatore della prima edizione per esempio tenta di spiegare filologicamente l’uso del termine attraverso il parallelismo con alcune opere di geografia e storia naturale di uno scrittore arabo del XIV sec. che al tempo di Duarte Pacheco Pereira erano ancora molto diffuse. I rispettivi titoli erano Pietra Preziosa delle Meraviglie e Perla delle Cose Memorabili. Epifânio

205Essendo l’Imprensa Nacional la casa editrice dello stato per questa edizione è stata utilizzato

Dias ha così voluto vedere in questa originale scelta di Pereira un riflesso della geografia araba che nel Medioevo era molto avanzata206e a cui pure un geografo cristiano non sarebbe parso strano rifarsi. Tanto che la cultura portoghese è di per se stessa impregnata di termini e consuetudini arabe.

Lo studioso Luciano Pereira da Silva invece ha proposto un’ipotesi anagram- matica. Secondo il professore infatti il termine Esmeraldus sarebbe l’anagramma dei nomi latini Emmanuel e Eduardus, rispettivamente il nome di re Manuel, a cui il libro venne dedicato; e di Duarte stesso, l’autore del libro. In questo mo- do il termine in questione starebbe a significare “scritto da Duarte e dedicato a Manuel”.

Un’altro studioso, Pedro de Azevedo, ha proposto nel 1924 un’altra ipotesi la quale prevede che il termine Esmeraldo non sia un sostantivo, ma un nome proprio di persona. Azevedo sostiene che questo nome, nella forma latinizzata smaragdus, ha avuto casi di impiego che sono passati alla storia. Prima di tutto un patrizio bizantino due volte esarca di Ravenna. Poi un poeta, Smaragdo di San Mihiel. Ma Azevedo si riferisce sopratutto ad Ardo Smaragdus, un monaco benedettino, poi santificato, agiografo del IX sec. le cui opere principali furono commentari e spiegazioni di vangeli e testi sacri oltre che, in particolare, della regola di S. Benedetto, santo particolarmente venerato a Lisbona207. Secondo

Azevedo per lo stesso fenomeno secondo per cui in Francia il nome del famoso grammatico Calepinus è diventato nell’uso corrente della lingua il nome per in- dicare il quaderno di appunti (calepin), il nome del santo Esmeraldo indicherebbe un commentario, o una spiegazione. In questo modo, il titolo dell’opera di Duar- te Pacheco Pereira significherebbe “commentario” o “spiegazione del mondo”, non nel senso dell’opera geografica di Pomponio Mela, ma nel senso di mondo quale era conosciuto dai portoghesi nel secolo XVI208.

Infine lo studioso José Dentinho ha proposto di considerare il termine esme- raldo come un aggettivo riferito al sostantivo situ, nel senso di “marittimo” o “verde-mare”. Avendo questa opera un uso prettamente marittimo il significato del titolo diverrebbe così “sopra il verde acqua del mondo” o semplicemente “sul mare del mondo”209.

D’ora in avanti, quando in questo lavoro citeremo passi o ci riferiremo a que- sta fonte, per evitare un eccessivo impiego di note a piè di pagina, utilizzeremo la dicitura: (Duarte Pacheco Pereira, Esmeraldo de Situ Orbis, pag.).

206Da ricordare assolutamente Abu Abdallah al-Idrisi (sec. XII)

207Vedi: Palácio de São Bento di Lisbona, oggi sede della Assembleia da República. Il parlamento

portoghese

208Per un maggiore approfondimento della questione del titolo si veda: Pedro de Azevedo, “O

significado do «Esmeraldo de Situ Orbis»”, in Boletim da Segunda Classe, Academia das Ciências de Lisboa, Lisboa, 1925, vol. XIX, pp. XXI – XXVI.