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Il progetto portoghese di un prolungamento commerciale nell’Africa atlantica era frutto di una politica marittima intrapresa negli ultimi decenni del Secolo XIV da re Fernando I. Questo sovrano diede grande impulso alla costruzione di navi, autorizzando a questo scopo l’uso del legname delle foreste regie. Du- rante il suo regno fu poi promossa la creazione di un prototipo di compagnia assicuratrice marittima, chiamata Bolsa.

In questa fase iniziale le navi portoghesi avevano più che altro la funzione di contrastare la pirateria musulmana e di garantire i commerci. Nondimeno i portoghesi si dedicavano loro stessi alla guerra di corsa, sia ai danni delle navi mercantili musulmane nell’Atlantico che verso i correligionari cristiani, con una predilezione per la caccia alle navi catalane che commerciavano tra il Marocco e le Baleari. Fu a partire dal XV secolo che la spinta portoghese verso il mare si tradusse in una precisa volontà di affermazione politica ed economica della Co- rona Lusitana. Con il sovrano João I de Avis (1385-1433) fu inaugurato un nuovo percorso politico ed economico che portò all’ideazione e alla messa in pratica della conquista di Ceuta. La presa di Ceuta e l’esplorazione della costa africana atlantica erano collegate e facevano parte di un’unico progetto di aggressione che si sarebbe poi via via sviluppato sempre più verso Sud.

Il successo della spedizione fece entrare il Portogallo nel novero delle gran- di potenze marittime con un programma fino ad allora inedito e scarsamen- te prevedibile. 76

La politica del sovrano era appoggiata dai figli, della quale erano ideatori e attuatori in prima persona. Gli Infanti 77 Don Pedro, Don Duarte e Don Henri- que. Sopratutto quest’ultimo si impegnò in primo piano in questo programma di espansione marittima tanto da ricevere in seguito l’appellativo di “Navega- dor”. Da noi meglio conosciuto come Enrico il Navigatore. Parallelamente alla conquista delle città mediterranee marocchine e al controllo del traffico mercan- tile musulmano e cristiano nel Marocco atlantico, fu organizzato un programma di viaggi a largo raggio il cui obbiettivo fu esplorare il litorale dell’Africa Occi- dentale. Il patrocinio e il finanziamento di questo progetto esplorativo furono supportati dalla casa reale, ma fu il Principe Enrico ad avere un ruolo fondamen- tale nell’ideazione e nell’organizzazione delle esplorazioni che avrebbero dovu- to discendere le coste africane oltre Capo Bojador, punto della costa di difficile navigazione, oltre il quale si apriva un mondo sconosciuto.

È stato lo studioso Pierre Chaunu a elaborare la teoria economica dell’espan- sione portoghese di questo periodo come la risposta a un periodo di crisi. Una fase economica avversa dovuta alle conseguenze negative della Peste Nera, al periodo di carestie che ne era seguito e alla conseguente crisi monetaria già descritta.

Si ebbe un’ondata di viaggi e di scoperte nel corso degli anni 30 del XV se- colo – il doppiamento di capo Bojador data al 1434, e si situa normalmente al 1421 il punto di partenza degli sforzi del principe Enrico il Navigato- re. Questa ondata corrisponde perfettamente, se la si giudica in base ai prezzi iberici conosciuti, a un periodo eccezionale di confusione e difficol- tà. La scoperta africana è un fenomeno [. . . ] di difficoltà che aguzzano l’intelligenza.78

L’acquisizione dell’oro africano in regioni più vicine alle terre dove veniva estratto fu sicuramente una delle cause prime di questa nuova politica esplora- tiva79. Ma far risalire un cambiamento così importante a una sola causa sareb- be riduttivo rispetto alla complessità del periodo e ai grandi cambiamenti che l’esplorazione geografica ha innescato.

76Anna Unali, op. cit., p. 150.

77Infante in portoghese significa «Principe». 78Pierre Chaunu, op. cit., p. 108.

79All’importanza dell’oro africano nell’economia europea dell’epoca Ferand Braudel ha

La spinta alle spedizioni esplorative derivava in parte considerevole da un’ur- genza economica. Dalla ricerca del profitto attraverso la ricerca di quell’ im- portante elemento economico quale al tempo era l’oro. La ricerca del prezioso metallo a dei prezzi minori di quelli derivati dal commercio transahariano fu un’intento certamente centrale nella volontà di spingersi oltre i mari conosciuti. A questa soluzione al problema della crisi monetaria del tempo si aggiungevano però anche la ricerca di prodotti la cui domanda nel mercato di allora stava au- mentando: cuoio, pelli, gommalacca, colori per la tintoria, spezie. La caduta di Costantinopoli nelle mani dei turchi ottomani nel 1435 era stata, oltre che uno choc psicologico per la cristianità, un disastro dal punto di vista commerciale in quanto chiudeva alle navi cristiane importanti vie marittime attraverso cui le preziose merci dell’Oriente giungevano nel Mediterraneo e poi in tutta Europa. La ricerca di soluzioni alternative per ottenere quelle merci diventava sempre più pressante.

Inoltre, il sistema economico portoghese dell’epoca non era interessato a ri- salire solamente la rete di commercio dell’oro e delle mercanzie verso le sue fon- ti, ma anche il parallelo mercato di forza lavoro non salariata. In un momento in cui la peste aveva decimato la forza lavoro, la ricerca di schiavi a buon prezzo da impiegare nelle piantagioni di zucchero degli arcipelaghi atlantici giocò un ruolo importante nella nuova politica esplorativa ed economica del Portogallo.

Il ricorso ai Negri pagani, suscettibili di conversione, fu un rimedio speci- ficatamente portoghese alla crisi demografica del XV secolo. 80

Del resto la pratica della schiavitù nella Penisola Iberica era stata abituale durante i secoli di coabitazione con l’Islam. Per centinaia di anni, a seguito delle continue guerre di religione (e non solo), i prigionieri delle battaglie erano fatti schiavi. Capitava che famiglie arabe avessero schiavi cristiani. Le famiglie cristiane, invece, schiavi mori. In ogni caso molti ne arrivavano dal mercato nord-africano alimentato dalle carovane transahariane.

A tutte queste motivazioni si potrebbe aggiungere la ricerca di nuovi mercati cerealicoli, di cui il Portogallo si doveva servire per approvvigionarsi. Il grano specialmente era un alimento carente in Portogallo e veniva importato dalla Sici- lia. La ricerca di nuovi (presunti) mercati alimentari non andrebbe sottovalutata, anche sotto il punto di vista di un progetto di allargamento delle zone di pesca che, come si vedrà, sembra essere stato molto importante81. Tutte queste ragioni

economiche vanno ricondotte a un ceto borghese del Portogallo che proprio in

80Pierre Chaunu, op. cit., p. 124.

81Per una buona e concisa descrizione delle cause economiche della spinta portoghese verso le

coste del’Africa Occidentale vedi: Romain Rainero, La Scoperta della Costa Occidentale d’Africa, Marzorati, Milano, 1970.

quegli anni si stava affermando politicamente. I mercanti di Lisbona avevano appoggiato la successione al trono di João I, incoronato re dopo un periodo di grande instabilità politica e una guerra con la Castiglia82.

Uomini, che appartengono a diversi ambienti, compaiono sulla scena: mer- canti di una borghesia in ascesa che è riuscita, al tempo della rivoluzione portoghese del 1383-1385, ad assicurarsi un posto nei consigli a cui, e per qualche tempo almeno, principi della dinastia d’Avis prestano attenzione; nobili colpiti nelle loro rendite dalla moria della popolazione, ma che ri- prendono forza nel XV secolo, benché abbiano ormai perso il governo della società e dello stato. 83

In un regno come quello portoghese, che non aveva conosciuto il feudalesi- mo nei termini in cui questo sistema funzionava nel resto d’Europa, la borghesia commerciale e marittima aveva un peso politico particolarmente elevato84. Tan-

t’è che in questo caso si potrebbe parlare di precocità nel processo che nel resto del continente stava portando alla formazione delle grandi monarchie nazionali e all’affermarsi di un modello di stato «moderno». Un’amministrazione basata più sull’accordo della corte con le forze borghesi che pagavano tributi ed elargi- vano prestiti al sovrano, piuttosto che sui rapporti feudali con una nobiltà che molto spesso dimostrava una fedeltà dubbia. La nobiltà portoghese aveva sì per- so potere a seguito della peste e delle carestie che avevano decimato i sudditi da cui proveniva la loro ricchezza. Ma proprio per i possibili onori e le conquiste territoriali che si profilavano all’orizzonte del nuovo programma di espansione marittima, i nobili portoghesi presero parte in modo attivo alle spedizioni. Men- tre in patria i loro privilegi perdevano importanza, ne cercano altri al di là del- l’Oceano sforzandosi di costruire nuovi domini. Tra i cavalieri di rango minore e i cadetti ci fu chi cercò di fare fortuna attraverso attività corsare o il brigantag- gio. Aspiravano a un riconoscimento e ad una elevazione sociali, il comando di una spedizione esplorativa coronata da successo poteva infatti significare l’otte- nimento di un titolo nobiliare con relative rendite. È stato lo studioso portoghese Vitorino Magalhães Godinho a inquadrare la natura economico-sociale delle im- prese di scoperta 85. La spinta espansiva andrebbe quindi ricondotta a in una

82Tra il 1383 e il 1385 il Portogallo visse una crisi di successione dinastica. Alla fine di una

guerra civile che coinvolse anche la Castiglia e l’Inghilterra fu incoronato re João I, il primo regnante della dinastia d’Aviz, appoggiato dalla borghesia.

83Pierre Chaunu, op. cit., p. 96.

84Si veda: Armando Castro, Teoria Do Sistema Feudale E Transição Para O Capitalismo Em

Portugal, Caminho, Lisboa, 1987.

85Ricordiamo la sua opera A Economia dos Descobrimentos Henriquinos, Sá da Costa, Lisboa,

prima fase alla nobiltà che aspirava ad onori e conquiste territoriali ed in una seconda fase alla borghesia attirata da prospettive di scambi.

Le spiegazioni economiche, però, seppur articolate e pressanti, non valgono da sole a spiegare la scelta di affrontare l’Oceano aperto. Oltre alla sua esten- sione e al particolare regime dei venti Alisei, vi erano molte altre difficoltà che derivavano anche da paure e timori scaturiti dall’immaginazione popolare.