Nonostante le prove che queste prime descrizioni oggettive del paesaggio natu- rale abbiamo meno caratteristiche scientifiche di quanto possa apparire a prima vista, vi sono comunque presenti degli elementi che possono essere ricondotti a una prima fase della rivoluzione del pensiero scientifico. La prima considerazio- ne da fare in questo senso riguarda il concetto di “esperienza”. C’è un’autore in particolare che nella sua opera ha espresso chiaramente e coscientemente questo concetto: Duarte Pacheco Pereira. L’Esmeraldo de Situ Orbis è considerata l’o- pera più rappresentativa di questo periodo anche per le riflessioni che emergo- no riguardo all’autorità dell’esperienza, un concetto che sarà poi alla base della teoria scientifica della falsificabilità della scienza, elaborata da Karl Popper396.
Nell’opera del navigatore portoghese, il ruolo dell’esperienza viene menzio- nato in tre passi distinti. Pereira per tre volte fa delle considerazioni sulla teoria classica dell’inabitabilità della zona torrida e per tre volte dichiara di aver com- preso che le idee degli antichi filosofi su questa parte del mondo erano eronee. Lui e i navigatori suoi contemporanei avevano scoperto tramite la loro espe- rienza di viaggio che la realtà non corrispondeva alle quelle teorie. Dei tre, riportiamo il passo più significativo:
A experiência nos faz viver sem engano das abusões e fábulas que alguns dos antigos cosmógrafos escreveram acerca da descrição da terra e do mar, os quais disseram que toda a terra que jaz debaixo do círculo da equinocial era inabitável, pela grande quentura do sol. E isto achamos falso.397
(Duarte Pacheco Pereira, Esmerlado de Situ Orbis, p. 160)
396Con il principio di falsificabilità della scienza, il filosofo Karl Popper, intendeva distinguere
una teoria controllabile da una incontrollabile, dicendo che una teoria controllabile può essere confutata dall’esperienza. Secondo il filosofo una teoria che rientra nei criteri scientifici deve sempre poter essere messa alla prova dall’esperienza empirica. Si veda: Karl Popper, Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino, 1970.
397L’esperienza ci fa vivere senza l’inganno degli abusi e delle favole che alcuni cosmografi scris-
sero riguardo alla descrizione della terra e del mare, i quali dissero che tutta la terra che giace in corrispondenza del circolo equinoziale era inabitabile, per il grande calore del sole. E noi abbiamo scoperto che ciò è falso.
Pereira si rende conto lucidamente di questa grande rottura. Non solo, come diceva Garcia da Orta, nell’Età delle Esplorazioni Geografiche si scopriva il mon- do a un ritmo inimmaginabile per i tempi antichi. Ma più venivano raggiunte nuove terre e conquistate nuove conoscenze, più si scopriva che molte delle teo- rie dell’antichità erano erronee. Sopratutto quelle geografiche e cosmografiche. Tramite questo processo, l’esperienza intesa come verifica empirica, acquisì una grande importanza. Pereira nel prologo alla sua opera scrive che l’esperienza è la “madre di tutte le cose”.
A experiência, que é madre das cousas, nos desengana e de toda a dúvida nos tira.398
(Duarte Pacheco Pereira, Esmerlado de Situ Orbis, p. 160)
L’altra questione molto importante che riguarda il ruolo delle esplorazioni portoghesi nel formarsi di una nascente mentalità scientifica è quella della diffu- sione letteraria delle informazioni sui nuovi mondi in Europa. I navigatori erano coscienti di questi cambiamenti nella visione del mondo e della loro importanza, ma fu attraverso la diffusione delle notizie sulle nuove scoperte tra gli intellet- tuali umanisti di tutta Europa, che cominciò un processo di messa in discussione dei saperi dell’antichità e medievali. Questa messa in discussione si sarebbe poi man mano sviluppata nella mentalità scientifica che basa la conoscenza sull’u- so della ragione e sulla verifica delle teorie tramite l’esperienza. Sulle modalità con cui le notizie delle esplorazioni portoghesi si propagarono in Europa se ne è occupato in maniera esaustiva lo studioso António Alberto Banha de Andra- de 399. Lo studioso portoghese menziona prima di tutto il lavoro di Raymond Mauny sull’esplorazione delle coste sahariane 400. In questa opera lo studioso
francese identifica con un passo di De Vita Solitaria di Francesco Petrarca401una
descrizione di una spedizione esplorativa alle Canarie, probabilmente quella di Lanzarotto Mallocello. Andrade menziona poi i contatti mercantili che esisteva- no al tempo tra il Portogallo e le città italiane. Abbiamo già parlato nel capitolo iniziale di come attraverso i mercanti viaggiassero anche le informazioni geo- grafiche e le novità, come ci dimostra l’origine della lettera di Zenobio Acciaioli. Abbiamo anche già accennato alla relazione raccolta da Giovanni Boccaccio in cui è descritta una spedizione alle Canarie comandata da Nicoloso da Recco e
398L’esperienza che la madre delle cose, ci disinganna e da tutti i dubbi ci toglie.
399Si veda: António Alberto Banha de Andrade, Mondos Novos do Mundo. Panorama da difusão,
pela Europa, de notícias dos Descobrimentos Geográficos Portugueses, Junta de Investigações do Ultramar, Lisboa, 1972.
400Si veda: Raymond Mauny, Les navigations médiévales sur les côtes sahariennes antérieures à
la découverte portugaise (1434), Centro de Estudos Históricos Ultramarinos, Lisboa, 1960.
Angiolino del Tegghia de’ Corbizzi. Il resoconto giunse infatti nelle mani dello scrittore attraverso alcune lettere che commercianti italiani di Siviglia inviaro- no a Firenze. Lo studioso portoghese sostiene quindi che i primi agenti della diffusione delle notizie sulle scoperte portoghesi furono i mercanti ma che il ruolo di primi divulgatori di queste novità nella cultura “alta” furono gli scrittori trecentisti.
Enquanto os Italianos nos forneciam belas páginas de poesia, os Portugueses proporcionavam-lhe notícias gulosas, que eles se appressavam a registrar nas suas obras, nem sempre de forma muito clara. 402
Andrade prende poi in considerazione la circolazione delle notizie delle sco- perte portoghesi nell’ambito del Concilio di Basilea-Ferrara-Firenze, protrattosi dal 1431 al 1439. In questa occasione i religiosi portoghesi inviati in rappresen- tanza al consiglio si fecero portatori anche delle notizie sul programma di navi- gazioni iniziato dal Principe Enrico. Avendo come obbiettivo la riconciliazione delle chiese greca e romana, questo concilio portò molti eruditi delle rispetti- ve chiese a soggiornare nelle città italiane per molti anni, sopratutto a Firenze. La presenza continuativa di tutti questi intellettuali ebbe un ruolo determinante nell’affermarsi della cultura del Rinascimento in Italia e la diffusione delle notizie sui viaggi enrichini diede sicuramente, tra gli altri, un contributo importante.
Andrade dedica poi un capitolo al primo cronista ufficiale della storia delle Scoperte Portoghesi: Gomes Eanes de Zurara. La sua cronaca, la Crónica de Gui- né403, fu redatta sotto il regno di Alfonso V, tra il 1452 e il 1453. Si tratta della
versione ufficiale, commissionata dalla corona, della storia dei viaggi di esplora- zione enrichini effettuati fino a quel momento. L’intenzione di questa opera è manifesta ed è quella di fare pubblicità ai fatti portoghesi riguardanti le esplo- razioni nel resto d’Europa. È una cronaca reale, e ai reali europei fu destinata. L’intenzione era infatti pubblicizzare con questo scritto la politica estera della corona portoghese che in quegli anni cercava appoggi tra le corti europee, pre- sentando il programma di navigazione come una missione che aveva uno spirito di crociata contro i musulmani. Si tratta quindi di un’opera di indirizzo politico, più che geografico-cosmografico. Ma Andrade nella sua opera avverte:
402Nel mentre che gli Italiani ci fornivano bella pagine di poesia, i portoghesi li ricambiavano con
notizie golose, che loro si affrettavano a registrare nelle loro opere, non sempre in una forma molto chiara.
António Alberto Banha de Andrade, op. cit., p. 46.
403Gomes Eanes de Zurara, José De bragança (Introdução, anotações e glossário de), Crónica de
apesar de [. . . ] a cultura geográfica de Zurara era quase nula e que como vimos, não conviveu com navegantes, é certo que divulgou notícias sobre a costa de África que se não liam nos livros geográficos de então. 404
Vi è infine la questione della trasmissione di notizie geografiche da parte degli italiani che erano più o meno coinvolti e collaboravano con le attività di esplorazione. Abbiamo già parlato della presenza italiana in Portogallo e del ruolo di banchieri e armatori, sopratutto fiorentini, nella scena mercantile li- sboeta. L’esempio più calzante di questo processo può essere la famosa carta inviata da Antoniotto Usodimare (il socio di Ca Damosto, il quale compì con lui i due viaggi lungo la costa africana studiati in questo lavoro), contenuta nel co- dice Itinerarium Antonii Ususmaris Civis Januensis, del 1455405. Si tratta di una lettera inviata da Usodimare a Genova con l’intento di giustificare il suo ritardo nel pagamento dei debiti. Il navigatore intendeva rassicurare i suoi creditori con il fatto che le sue spedizioni per conto dei portoghesi lungo la costa dell’Africa erano state fruttuose, e che al suo ritorno avrebbe così potuto regolarizzare la sua situazione. Facendo questo però, il genovese nel suo racconto fornisce di riflesso molte informazioni geografiche inedite e si sofferma anche in un breve compendio sulla geografia universale.
Tutte queste informazioni vennero recepite con grande interesse dagli uma- nisti italiani. L’esempio più noto sono le raccolte delle relazioni di viaggio di Ramusio e di Montalboddo, che ebbero un’ampia diffusione, anche europea. Lo stesso discorso vale per cartografi come Fra Mauro Camaldolese o Grazioso Be- nincasa, che utilizzarono le notizie delle esplorazioni per aggiornare i loro pro- dotti cartografici. O Andrea Navagero, umanista, diplomatico e botanico vene- ziano che nel 1525 viaggiò in Spagna e venne a contatto con la letteratura di viaggio. Anche lo studio della Navigazione da Lisbona all’Isola di San Tomé da parte di Arlindo Caldeira dimostra come l’interesse per l’esperienza del pilota di Vila do Conde non era attribuibile solo a Ramusio ma questi aveva dietro di sé un congiunto di vaste relazioni tra intellettuali, primo tra tutti Girolamo Fracastoro (il cui coinvolgimento nell’edizione del racconto emerge direttamente dal testo), Pietro Bembo e Navagero stesso, interessati a venire a conoscenza delle ultime novità in termini di esplorazioni marittime portoghesi e di elementi naturali dei nuovi mondi406.
404Nonostante [. . . ] la cultura geografica di Zurara era quasi nulla e che, come abbiamo visto, non
convisse con navigatori, è certo che divulgò notizie sopra la costa dell’Africa che non si leggevano nei libri di geografia di allora.
António Alberto Banha de Andrade, op. cit., p. 60.
405Conservato nella biblioteca dell’Università di Genova fu pubblicato la prima volta da Jakob
Gråberg från Hemsö in: Annali di geografia e di statistica, Genova, 1802.