• Non ci sono risultati.

Esperienze politiche e modelli nazionali in Europa

Se le regolamentazioni e le statistiche internazionali definiscono pluralmente la categoria “giovani” la coorte di età compresa fra i 15 e i 24 anni, maggiori difficoltà di individuazione e di produzione di politiche sono riscontrabili a livello nazionale e/o regionale (Iard, 1999). Infatti, a partire dalle analisi sulle origini delle risorse destinate ai programmi giovanili (pubblico/privato), dal livello di attuazione degli interventi (nazionale/regionale/locale), dalle aree tematiche inserite nelle agende politiche (esclusione sociale, educazione, lavoro giovanile, mobilità) i rapporti europei sulla condizione giovanile e sullo stato di attuazione delle politiche delineano l’esistenza di quattro (4) modelli:

universalistico; comunitario; cautelativo; centralizzato (Bazzanella, Campagnoli, Buzzi, 2010;

Wallace e Bendit, 2009). L’integrazione fra l’analisi svolta nel primo paragrafo e lo studio condotto dall’Istituto Iprase del Trentino (2010) arricchisce e sostanzia la nostra proposta di descrizione, comprensione e mutamento delle politiche giovanili. Infatti, a completamento di quanto detto in precedenza, possiamo individuare, in forma grafica: la struttura istituzionale e nazionale delle politiche giovanili, le definizioni nazionali di gioventù e gli attori interessati al policy-making (analisi

statica); il rapporto di vicinanza-lontananza fra i modelli assunti dai Paesi europei (analisi dinamica);

i contenuti e le azioni specifiche proposte nei programmi nazionali e/o regionali (Fig.2):

Figura 2: L'evoluzione delle politiche giovanili europee

51

La complessiva evoluzione delle politiche giovanili europee è presentata, nel rapporto Iprase (2010), in un grafico bidimensionale: sull’asse delle ascisse è suggerita la polarità

particolarismo/universalismo, quale grado di estensione della popolazione target delle politiche

giovanili. Sull’asse delle ordinate è descritta la dualità prevenzione/promozione, ossia la metodologia e la filosofia di fondo che orienta le scelte e l’applicazione delle politiche giovanili. Pertanto, i modelli proposti sono considerati ideal-tipi costruiti sulle esperienze concrete di alcuni Paesi (Danimarca, Regno Unito, Germania, Slovenia e Italia) che, comparati, esaltano le unicità, le differenze e le possibili convergenze «al fine di fornire ulteriori strumenti di riflessione, progettazione e implementazione delle politiche giovanili» (Bazzanella, Campagnoli, Buzzi, 2010: 12).

Dal Rapporto (2010) si evince che, ad influenzare l’evoluzione delle politiche giovanili dei Paesi europei, vi sono due mutamenti sociali: un primo macro evento è l’ampliamento numerico dell’Unione Europa, passato da quindici a ventisette Stati membri aderenti; un secondo micro evento è attribuibile al decentramento amministrativo dei poteri dello Stato centrale, affermando, nel contempo, un maggior coordinamento fra le singole politiche giovanili nazionali ed il livello europeo. In particolare, all’interno dei Paesi selezionati dall’Iprase (2010) sono stati registrati alcuni mutamenti amministrativi a partire dal 2000: in Italia si è riscontrata l’introduzione del federalismo su base regionale; in Danimarca si è assistito ad una drastica riduzione degli Enti comunali; nel Regno Unito la devolution ha concesso l’aumento dei poteri ai parlamenti regionali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord; in Germania, già Stato federale, è stato concesso un più alto livello di autonomia ai

Lӓnder, ai settori amministrativi, alle scuole e agli Enti che gestiscono l’assistenza sociale dei giovani.

Le trasformazioni organizzative ed istituzionali hanno riguardato anche l’ambito delle politiche giovanili dei singoli Stati membri attraverso: l’inserimento delle questioni giovanili nelle agende politiche nazionali; la costituzione di ministeri specifici di coordinamento che decidono, monitorano e attuano programmi con l’ausilio delle organizzazioni giovanili (Bazzanella, Campagnoli, Buzzi, 2010). Pertanto, di seguito, riassumiamo la descrizione fornita dall’Iprase (2010) sugli strumenti organizzativi e amministrativi delle politiche giovanili a livello nazionale, con il fine di evidenziare similitudini e differenze:

In Italia il Ministero della Gioventù è delegato a promuovere e coordinare le azioni di governo in favore dei giovani in diversi ambiti di interesse, tra gli altri: economico, occupazionale, dello sviluppo sociale, dell’educazione, dell’istruzione e della cultura. Pertanto, il Ministero coordina la comunicazione inter-istituzionali fra i programmi promossi dal livello europeo e nazionale, stabilendo, attraverso molteplici strumenti di accordo, rapporti diretti con gli organismi di rappresentanza regionale, provinciale e comunale. Inoltre, il Ministero finanzia, sostiene e collabora con il Forum Nazionale delle Organizzazioni giovanili che, a livello

52

regionale, è rappresentato dai Forum e/o consulte giovanili. Essi sono presenti in sette regioni e, a livello locale, quasi tutti i Comuni adottano lo strumento delle partnership con tali organizzazioni giovanili istituzionali.

In Danimarca il Ministero dell’Isruzione e delle Politiche giovanili coordina e presiede la Commissione interministeriale del governo. Le azioni promosse dalla Commissione governativa hanno target specifici di giovani, tra cui: disadattati, marginalizzati, devianti e giovani con basso livello di istruzione. Le attività comprese nel campo del tempo libero e della ricreazione sono organizzate direttamente dalle organizzazioni giovanili e dalle associazioni dei contesti locali che, attraverso le collaborazioni istituite con le autorità pubbliche, sostengono progetti e azioni di interesse giovanile. Nel 1999 è stato costituito il

Parlamento Giovanile, con funzioni propositive nell’ambito legislativo e nelle commissioni

parlamentari. Inoltre, è presente l’Associazione Danese dei Circoli giovanili e il Consiglio

Giovanile Danese, entrambe rappresentative degli interessi giovanili a livello nazionale e

locale.

Nel Regno Unito le politiche rivolte ai giovani sono gestite e caratterizzate dal Ministero per

la Gioventù. Le tematiche di rilievo promosse dal ministero sono, tra le altre: il contrasto

all’esclusione sociale, la riduzione e la prevenzione dalla criminalità; il sostegno finanziario a misure specifiche per alcune categorie di giovani, indirizzando le risorse per interventi nel campo dell’istruzione, della formazione professionale, dell’assistenza sociale, del lavoro e della giustizia penale. Il decentramento amministrativo fra i Paesi che aderiscono all’UK, pur riconoscendo la piena autonomia conferita ai poteri regionali (Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord), aderisce alla proposta di condividere i metodi di intervento, lo scambio di buone prassi e alla co-partecipazione ai programmi fra il settore pubblico e il privato sociale. L’organo di rappresentanza giovanile del Regno Unito è il Parlamento della Gioventù, costituito da trecento (300) membri con età compresa tra gli undici e i diciotto anni. Analoghi organismi sono presenti nelle diverse regioni del Regno e sono presenti, a livello locale, le Youth Bank. Queste ultime, coinvolgono i giovani nelle decisioni relative alla destinazione dei fondi, alle programmazioni giovanili delle comunità locali e sostengono consorzi operativi e associativi. Nei contesti locali sono attivi i Children Trust, ossia i piani di integrazione dei servizi rivolti ai giovani.

In Germania il Ministero Federale per la Famiglia, gli Anziani, le Donne e i Giovani è l’istituzione rappresentativa degli interessi dei minori e dei ragazzi in tutti i settori della politica pubblica, con particolare riferimento ai campi dell’istruzione, della salute e del mercato del lavoro. Il Ministero propone collaborazioni istituzionali con i diversi settori

53

amministrativi di governo. Infatti, collabora con altri settori di competenza ministeriale a livello federale, con i singoli ministeri giovanili dei Länder tedeschi e intrattiene rapporti continuativi con i comuni (Uffici giovanili municipali) e le organizzazioni giovanili (pubbliche e/o private) erogatrici di servizi. I giovani sono rappresentati dal Consiglio

giovanile Federale, inclusivo di molteplici sigle associative, e dai Consigli regionali. A livello

locale l’Ufficio giovanile Federale offre un sistema di servizi erogati dal settore governativo, dal settore non-governativo e dal volontariato sociale.

In Slovenia il Ministero dell’Istruzione e dello Sport, attraverso l’Ufficio per la gioventù, pianifica, organizza, attua e monitora le misure incluse nella definizione delle politiche giovanili nazionali. Gli ambiti di maggior interesse governativo sono: l’istruzione, l’informazione, l’istruzione informale, la mobilità, l’inclusione sociale dei giovani e la cooperazione internazionale. Anche in questo caso il decentramento amministrativo verso i comuni, conferisce alle autorità locali la autonomia culturale e finanziaria per organizzare le attività rivolte ai giovani. Il Consiglio Giovanile Nazionale coordina le organizzazioni giovanili nazionali in collaborazione con l’Ufficio per la Gioventù. A livello locale, i giovani sono rappresentati dai Consigli Giovanili Locali che, attraverso la costituzione di reti sociali, collaborano con le organizzazioni del terzo settore e le associazioni studentesche.

Al di là delle loro reali differenze, gli approcci e le metodologie di intervento dei Paesi europei precedentemente descritti individuano nei Ministeri giovanili il principale riferimento per l’implementazione degli orientamenti politici sovranazionali. I Paesi, autonomamente, possono caratterizzare le politiche e, di conseguenza, fornire una prospettiva di cittadinanza giovanile. Infatti, l’autonoma caratterizzazione delle politiche giovanili da parte dei Paesi Europei è verificabile attraverso la lettura dei documenti nazionali in materia, attraverso cui l’Iprase (2010) ha costituito un modello di confronto tra case studies. La comparazione fra la descrizione delle politiche giovanili offerta dall’Istituto Iprase (2010) e l’analisi, da noi svolta in precedenza, sulla cittadinanza giovanile consente di giungere ad un ulteriore modello dinamico40. Oltre a contenere le rappresentazioni politiche dei Paesi considerati, il modello le contestualizza in una prospettiva di cittadinanza: il confronto tra i contenuti concettuali della nostra proposta e quella dell’Iprase non variano profondamente, anche se è evidente il diverso obiettivo cognitivo che li orienta. Di seguito proponiamo la collocazione dei Paesi europei, in forma tabellare (Tab.5), a seconda degli

orientamenti politici e delle prospettive di cittadinanza giovanile. Pertanto, le politiche giovanili e le

cittadinanze risultanti sono realizzate con diversi strumenti e metodologie operative.

40 Sui principi di statica e dinamica dei modelli politici e di cittadinanza giovanile rinviamo al paragrafo 1 del Capitolo Primo – Parte Prima.

54 Tabella 5: I modelli di cittadinanza e gli orientamenti delle politiche giovanili in Europa

CITTADINANZA LEGALE SOSTANZIALE P O L IT IC H E G IO V A N IL I P R E V E N T IV E CORPORATIVO GERMANIA INGHILTERRA AUTORITARIO

SLOVENIA (prima del ‘89)

P R O M O Z IO N A L I NEO-LIBERALE INGHILTERRA (anni ‘80)

MISTO (welfare state + mercato + società civile)

DANIMARCA

Fonte: nostra elaborazione.

Partendo dalle comparazioni tra il modello teorico e le osservazioni empiriche è opportuno chiedersi: quali politiche di generazione sono state promosse nel contesto italiano? Quale modello di

cittadinanza giovanile è possibile ricostruire a partire dalle attuali politiche giovanili? Nel paragrafo

successivo tenteremo di rispondere a tali questioni.