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La genesi dell'opera si può far risalire agli anni del dibattito proposto dalla neoavanguardia letteraria. Tra i temi, oltre a quello dell'abbandono dell'istanza realistica a favore della tendenza a una costruzione letteraria autoreferenziale, c'è anche quello della definizione della città moderna e della ridefinizione dello sguardo sul mondo.

Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di economia, ma questi scambi non sono soltanto di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.144

Si può intravedere anche ne Le città invisibili un intento documentaristico, finalizzato a un'indagine sulla cultura urbana e sull'antropologia.

Umberto Eco si sofferma su questo aspetto in un saggio scritto in occasione della messa in onda di una serie televisiva tratta dal Milione, quella trasmessa nel 1982 dalla casa produttrice Vides, citata nel capitolo iniziale.

Interrogandosi sulle modalità di ricezione del pubblico della serie, Eco si chiede quanti tra gli spettatori avrebbero acquistato l'edizione economica dell'Ottimo145 dopo

aver visto le puntate televisive, presupponendo che “gli sceneggiati televisivi da un 143 Ivi, p. 306.

144 Italo Calvino, Presentazione, in Le città invisibili, Milano, Mondadori 2016, p. X.

145 Denominazione della traduzione toscana dell'originale di Rustichello, contenuta nel manoscritto

grande libro ne incoraggino la lettura” 146. Ma per capire come il Milione andrebbe letto

oggi, per Eco è di grande importanza cosa il Milione potesse rappresentare per i lettori del Trecento.

L'originalità del Milione è quella di far parte di “una serie di racconti enciclopedici che descrivono le terre ignote e più o meno leggendarie, quasi sempre scritti da autori che non si erano mai mossi da casa loro”; una cultura, quindi, determinata da una precisa idealizzazione del mondo orientale. Da questo contesto emerge la peculiarità di Marco Polo, che secondo Eco avrebbe anticipato la professione dell'inviato speciale:

Due secoli prima dell'invenzione della stampa, tre o quattro prima del trionfo degli “avvisi” e delle “gazzette”, il libro di Marco Polo anticipa un genere. Salvo che il genere era talmente in anticipo che non era facile accettarlo. […] Il mercante Marco Polo era semplicemente uno sfacciato che si permetteva non di raccontare come le cose dovevano essere ma (e son parole sue o di Rustichello) di “divisare delle provincie e dei paesi ov'egli fu”. Testimone oculare. Pare un mestiere facile, ma a quei tempi non lo era affatto. Per l'inviato speciale non c'era una definizione sindacale.147

Marco parla dei luoghi esplorati per come sono e per come li ha visti, non curandosi di quello che i lettori della sua epoca si aspettano; non bada ad alcuna morale quando racconta di Camul, dove i mariti ordinano alle donne di servire i forestieri che ospitano in tutto ciò che occorre, e “'l forestiere rimane colla moglie e fa con lei quello che vuole, come fosse sua moglie, e istanno in grandi sollazzi”148.

Tuttavia, per quanto non fosse un uomo di molte letture, Polo risente sempre della 146 Umberto Eco, Il Milione: descrivere l'ignoto, in Sugli specchi e altri saggi, Milano, Bompiani 1985, p.

61.

147 Ivi, pp. 61-62.

tradizione del suo tempo. La sua descrizione dell'unicorno – ovvero del rinoceronte –, che per un uomo del suo tempo è scontato che esista, è diametralmente opposta a quella riportata dalla maggior parte delle leggende europee:

Polo è spietato: gli unicorni hanno “pelo di bufalo e piedi come leonfanti”, il corno è nero e grosso, la lingua è spinosa, la testa sembra un cinghiale e, in definitiva, “ella è molto laida bestia a vedere. Non è, come si dice di quà [sic], ch'ella si lasci prendere alla pulcella, ma è il contrario” Come dire, non mandate le ragazzine, che ve le incorna a testa bassa. Triste, ma è così.149

Nel Milione si alternano visioni influenzate dalla tradizione con altre che sembrano antitradizionali persino al giorno d'oggi. “Probabilmente per lui gli uomini o son bianchi o son neri ma è certo che non gli passa per la testa l'idea di una razza gialla. Gli abitanti di Cipangu (che è il Giappone) hanno la pelle bianca, e il Gran Can, che è un mongolo, «hae lo suo viso bianco e vermiglio come rosa»”150.

Un'osservazione influenzata dalla cultura di appartenenza non è necessariamente causa di distorsione della realtà. Per un osservatore come Marco Polo, caratterizzato da un'estrema curiosità, ma mai da una meraviglia forsennata, può anzi contribuire ad una definizione più precisa delle cose. Calvino riporta la questione ne Le città invisibili; il tema di una visione del mondo influenzata dalla tradizione viene affrontato nella città di Bersabea:

Si tramanda a Bersabea questa credenza: che sospesa in cielo esista un'altra Bersabea, dove si librano le virtù e i sentimenti più elevati della città […]. L'immagine

149 Eco, Il Milione: descrivere l'ignoto, p. 64. 150 Ivi, p. 65.

che la tradizione ne divulga è quella d'una città d'oro massiccio, con chiavarde d'argento e porte di diamante, una città-gioiello, tutta intarsi e incastonature, quale un massimo di studio laborioso può produrre applicandosi a materie di massimo pregio.151

Esistono due facce di Bersabea, ma l'immagine che la tradizione ne divulga è quella d'una città d'oro massiccio, a discapito della città sotterranea, che i cittadini tentano di dimenticare. L'insistenza sulla credenza dei suoi abitanti, ribadita in ognuno dei quattro capoversi, fa pensare ad una tradizione religiosa. Un chiaro riferimento ad un paese, gli Stati Uniti, che nasconde le sue contraddizioni nel tentativo di apparire come leader mondiale. Contraddizioni che nel documentario America paese di Dio vengono affrontate da Calvino con un distacco e una concisione paragonabile a quella che caratterizza i racconti di Marco Polo:

Il vero scandalo dell’America del benessere è un altro: è l’essere poveri. Per la prima volta nella storia c’è un paese in cui le masse dei poveri costituiscono una minoranza, una minoranza che secondo i più recenti sondaggi raggiunge i cinquanta milioni di persone. Se il successo è il segno della grazia di Dio, chi non sa sollevarsi dalla miseria porta su di sé un segno di colpa e di condanna. Per questo l’americano povero prova vergogna della sua condizione, o perde il rispetto di sé stesso e non resiste alla degradazione. In tutte le grandi città degli Stati Uniti c’è una via come la Bowery di New York che raccoglie i relitti umani, i vagabondi, gli ubriaconi cronici. La grancassa dell’Esercito della Salvezza cerca di ricordare la via del benessere e della virtù alle pecorelle smarrite nei bassifondi del peccato. 152

151 Calvino, Le città invisibili, p. 454.

152 Italo Calvino, America paese di Dio, in Del Debbio, Calvino e gli Stati Uniti: dal Diario americano a

Come Bersabea, la città di New York si dissocia dalla miseria e il degrado in cui versa parte della sua popolazione.

Ma per Calvino, anche gli aspetti più spiacevoli di ogni società devono essere riportati. La mistificazione del racconto può essere usata per evolvere il processo conoscitivo, come fa Marco con Kublai, oppure per nascondere ciò che è scomodo. Calvino insiste in questo caso nell'esporre anche ciò che non si vorrebbe vedere o sentire. Bersabea è infatti l'unica città che riporta un termine volgare: “città che solo quando caca non è avara calcolatrice interessata”153.

L'argomento viene affrontato anni prima ne La giornata d'uno scrutatore (1963):

(Un mondo, il “Cottolengo”, - pensava Amerigo, - che potrebbe essere il solo mondo al mondo se l'evoluzione della specie umana avesse reagito diversamente a qualche cataclisma preistorico o a qualche pestilenza... Oggi, chi potrebbe parlare di minorati, di idioti, di deformi, in un mondo interamente deforme?)

[…] (Se il mondo al mondo fosse il “Cottolengo”, pensava Amerigo, senza un mondo di fuori che, per esercitare la sua carità, lo sovrasta e schiaccia e umilia, forse anche questo mondo potrebbe diventare una società, iniziare una sua storia...)154

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