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I. 3. Verso una considerazione alternativa della Neologia

I.3.2. Espressioni a valenza neologenica

Un notevole contributo a questa dimensione di ricerca è rappresentato dall’inchiesta sul sentimento neologico svolta dal Centre d’Êtude du français moderne et contemporain e dall’Università di Parigi, raccolta nel numero 36 della rivista “Langages” del 1974 e che consistette nel sottoporre ad un campione di informatori un corpus di articoli giornalistici

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nei quali fu chiesto di sottolineare i lessemi che i compilatori ritenevano essere neologismi.

Alcuni dei risultati cui pervenne lo studio francese ci hanno ispirato, dopo la sua attenta traduzione, valutazione e riflessione, le prime proposte metalinguistiche per la costruzione del MNP. Tra le acquisizioni più rilevanti di quell’indagine vi è, infatti, la constatazione dell’esistenza di zone neologeniche (le sequenze di testo più lunghe sottolineate più o meno comunemente dai candidati) e di foyer, cioè di nuclei (le sequenze più corte comuni nelle diverse rilevazioni). Nelle parole dei linguisti che condussero le analisi dei risultati d’indagine:

on appelle zone la séquence la plus longue soulignée par le groupe en tant qu’informateur collectif […] et foyer la séquence la plus courte commune aux différents relevés […] la confrontation des différents résultats fait apparaître qu’on ne peut pas découvrir d’unités mais des zones. C’est-à-dire qu’il n’y aurait pas un ou des néologismes dans une phrase, mais de la néologie62.

A fronte di queste considerazioni e del riscontro nel linguaggio massmediatico di tale constatazione, abbiamo costruito l’etichetta metalinguistica ESPRESSIONE A VALENZA NEOLOGENICA (EVAN), la quale dovrebbe permettere di considerare sul piano sincronico e contestuale un concetto esteso di neologismo, tenuto conto della sua qualità neologica.

Abbiamo accolto l’aggettivo neologenico come traduzione del francese néologène, occorrenza metalinguistica che, allo stato attuale dei nostri studi, ci sembra di incontrare soltanto nelle analisi di Gardin, che lo usa nelle espressioni zone néologène e fonction

néologène63. Tale qualificazione ci sembra più adeguate per descrivere metalinguisticamente i fenomeni che comprendono la produzione e la ricezione della novità e, soprattutto, la qualità neologica delle porzioni testuali nuove: la sua significazione appare maggiormente comprensiva rispetto a neologistico (da neologismo), insufficiente poiché spesso la novità non si limita a un lessema unico e definito, e più marcata in direzione delle funzioni discorsive della novità rispetto a neologico (da neologia), troppo legato alla consapevolezza dei processi produttivi morfologici rispetto a quelli discorsivo- pragmatici.

L’etichetta EVAN dovrebbe dunque segnalare la situazione fenomenologica indicata dalla studio francese (che cerchiamo di esemplicare e spiegare attraverso una serie di

62 Cfr. Gardin et al., A propos du «sentiment néologique», cit., p. 49.

63 Cfr., rispettivamente, Gardin et al., A propos du «sentiment néologique», cit., p. 51 e Gardin, La néologie,

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situazioni testuali tratte dal corpus di articoli giornalisti realizzato nel corso della nostra ricerca) e cioè che solo in alcune circostanze la competenza neologica si dirige su quelli che, con MNL, i linguisti chiamano tecnicamente neologismi. Si tratta soprattutto dei casi in cui il riconoscimento può essere facilitato da una evidente struttura morfologica, sia di tipo compositivo, come:

 berluscorfano: “Berluscorfani” (La Stampa, 10 gennaio 2013), già testualmente isolato (titolo) e facilmente riconoscibile;

sia di tipo derivazionale:

 bunghesco: “La nascita del verbale bunghesco” (La Repubblica, 14 gennaio 2013); o dei casi in cui il neologismo è accompagnato da marche d’enunciazione:

 mailista: “La completa indifferenza è da posta mailista - offro gratuitamente il

neologismo” (La Stampa, 13 gennaio 2013);

o tipografiche:

 webbizzazione: “[…] da Facebook è passata a Twitter […], alla «webbizzazione»

dell’informazione fino al decisivo ricorso a società di consulenza” (Corriere della Sera, 14 gennaio 2013).

In altri casi, però, la neologicità di un’espressione può dipendere da un legame ancor più profondo con il contesto e meno con la morfologia, a dipendere, cioè, da fattori di altra natura che, sebbene non presenti alla coscienza linguistica del parlante medio, possono non di meno innescare effetti di senso percepibili anche solo intuitivamente in direzione della neologenicità: questo è il motivo fondamentale per cui riteniamo utile l’utilizzo di una categoria inclusiva come quella delle EVAN. Si possono avere, tra le diverse situazioni discorsive, casi di EVAN marcate sintatticamente e/o semanticamente e/o pragmaticamente (esempi 1-3); casi in cui interviene un processo di metaforizzazione (esempio 4) o un cambiamento di registro linguistico (esempio 5); casi in cui la neologicità dipende da una neosemia più o meno evidente (esempi 6-7); casi in cui interviene un prestito intralinguistico (esempio 8) o interlinguistico (esempio 9); casi in cui intervengono formazioni ibride (esempio 10).

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Esempi 1-10:

 1) Marchionne-show: “E’ un Marchionne-show quello che rilascia dichiarazioni a

ripetizione partecipando al Quattroruote Day” (Fatto Quotidiano, 18 gennaio 2013),

dove la carica neologenica del sintagma è accresciuta dalla struttura sintattico- pragmatica della frase e dal gioco semantico di sovrapposizione tra lo spettacolo offerto e la persona che lo offre, qui dovuto alla forzata identificazione della testa del composto con l’elemento di destra, in una tipologia modulare (N+show) in cui essa è solitamente collocata a sinistra;

 2) intercettazione shock: “L’intercettazione shock” (La Repubblica, 19 gennaio

2013), dove la carica neologenica del modulo N+shock, in realtà seriale nel linguaggio

giornalistico, deriva dalla preminente collocazione testuale (titoletto di paragrafo) e dalla presenza dell’articolo determinativo che conferisce al referente una precisa “marca di realtà”;

 3) democrazia industriale: “Comunità e nuova «democrazia industriale»:

l’entusiasmo di Anderson, i dubbi di Bauman” (La Stampa, 19 gennaio 2013), dove

quella che può apparire come una semplice giustapposizione di lessemi è caricata neologenicamente e referenzialmente dalla marca tipografica, dalla presenza dellìaggettivo nuova e dalla citazione di autorità intellettuali riferita indirettamente alla loro riflessione intorno ad un concetto del quale, proprio per questo, si dà presupposizione di esistenza;

 4) ring digitale: “Maroni sale su un ring digitale per scrivere il programma”

(Corriere della Sera, 16 gnnaio 2013) dove il macrolivello metaforico – la politica

come agone sportivo – è profuso nell’intero livello frastico, con apice neologenico nella micrometaforizzazione dell’oggetto ring digitale;

 5) governo-troiaio: “Se lo facessi non sarebbe certo all'interno dello schema

tradizionale destra-sinistra che ci ha già dato troppi anni di governi-troiaio” (Il Giornale, 17 gennaio 2013), dove l’espressione composta, già messa in risalto dalla

grafia con il trattino, acquista una carica neologenica maggiore attraverso lo scarto repertoriale dell’occorrenza lessicale finale rispetto al tono formale della frase;

 6) surfista: “I surfisti della Rete hanno tanti elementi di spunto ma niente che li metta

insieme” (La Stampa, 18 gennaio), dove, seppur nella già cristallizzata immagine del

“navigare” riferita al mondo elettronico, la neosemia – qui evidente – può apparire originale;

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 7) format (renziano): “Bersani […] ride e si diverte ora che il "format renziano" non

è più un pericolo per lui” (La Stampa, 2 febbraio 2013), dove format, che nasce come

tecnicismo di ambito mediale, è qui impiegato con una sfumatura semantica che ne fa quasi un sinonimo di “concorrente”, più precisamente di “concorrente politico con un proprio modo di essere”;

 8) vajassa: “Pdl, pace tra Mussolini e Carfagna: la "vajassa" in braccio a Mara”

(Libero.it, 29 gennaio 2013), la cui neologenicità dipende preminentemente dalla

competenza del registro dialettale64;

 9) endorsement: “Da notare anche l'endorsement pro-Monti dell'ex presidente della

Fiat Paolo Fresco” (Il Giornale, 16 gennaio 2013), con accumulo di EVAN

tipicamente giornalistiche ed in cui il derivato autoctono (evidenziato graficamente dal trattino che ne fa quasi un composto) fornisce una stampella semantico-cognitiva ad un prestito integrale;

 10) post-democristianeria social: “Il terzo Twitt è un esempio di post-

democristianeria social” (La Stampa, 4 febbraio 2013), dove l’espressione risulta

particolarmente forte in senso neologenico per l’accumulo della prefissazione di un composto a sua volta affissato, accostato ad un secondo elemento alloglotto.

Come fonte della neologenicità andrà considerato anche il ricorso a particolari sottocodici extragiornalistici, come l’impiego di tecnicismi di varia natura o, al contrario, l’uso di moduli specifici del linguaggio giornalistico, come nel caso dell’espressione cerchio magico, ormai usata senza chiosature anche per riferirsi a fatti e/o persone estranee alla Lega Nord (nel cui ambito cronachistico è nata), dando per scontata, dunque, una certa confidenza del lettore con i fatti e con il linguaggio del resoconto politico.

Abbiamo poi i numerosi casi di “moduli sintetici”, dalle strutture più varie, tutte accomunate dall’uso del trattino, che sembra avere una funzione strategica di “rafforzamento ontologico del referente”, come: ospite-pagliaccio, caso-Fiorito, nodo- redditività, flop-Iacona.

Si possono riscontrare anche stilemi lessicali addirittura specifici di un determinato “linguaggio di testata”, di cui può essere esempio il composto bancotogato (Il Giornale,

18 gennaio 2013) che si inscrive in una lunga serie di EVAN creati sulla base del s.f. toga,

64 Allo scarto tra registro dialettale e standard si può ricondurre, nell’ambito dello studio di scuola francese

qui preso in considerazione, la riflessione gardiniana circa la competenza attiva e passiva di codici diversi da parte del parlante in relazione alla percezione della neologenicità, per cui cfr. G. Gardin et al., A propos du «sentiment néologique», cit., pp. 49 ss.

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determinando, quindi, un tratto linguistico tipico dell’universo di discorso testuale della testata, la cui neologenicità è giocata strategicamente per il rafforzamento del contratto di lettura basato sulla fidelizzazione del lettore.

Nelle occorrenze, al contrario, di stilemi inattesi entro il linguaggio di testata – come nel caso di vigilessa killer in un articolo del Corriere della Sera (27 gennaio 2013) – la neologenicità può essere avvertita in misura forse anche maggiore proprio dal lettore fidelizzato, per la rarità di moduli tanto inflazionati in testate più spiccatamente sensazionalistiche rispetto al tono tendenziamente pacato del Corriere.

Per analizzare le forme della ricezione, in questi casi, sarà necessario pervenire al confronto tra la competenza linguistica e quella che D. Slakta chiamava competenza

ideologica65 nonché tra competenza attiva e passiva di diversi registri e, ancora, tra

competenza testuale, inter-, intra- ed extratestuale. Tale approccio è certamente molto diverso da quello con il quale si affronta la neologia attraverso il MNL, ma è indubbio che la rilevazione della neologenicità non possa prescindere, nella performance creatrice e ricettiva, dalla testualità e dalla discorsività, soprattutto in considerazione di quei contesti in cui la novità è candidata a distribursi su più di un elemento lessicale, ad esempio, promanando da un’intera struttura frastica o da una metaforizzazione diffusa o dall’accumulo ravvicinato di stilemi neologenici.

Appropriarsi di tali considerazioni, in direzione di un affinamento degli strumenti del MNP, può essere utile al ricercatore per un migliore inquadramento di ciò che si cerca e di ciò che si trova in un testo. Ciò soprattutto sul piano della dialogicità massmediatica, dove le EVAN sono utilizzate per creare effetti comunicativi sul destinatario e dove, per questo – come sostenevano C. Marcellesi e M. Tardy – l’atto linguistico neologico si fa azione e può, di conseguenza, avere un’influenza sugli altri e sugli eventi:

La valeur illocutionnaire du vocable se double donc d’une force perlocutionnaire. C’est en ce sens que le choix et la création de ces termes ne sont pas innocents. Dans le discourse informatif, le néologisme nous a donc semblé jouer un rôle non négligeable sur le contenu d’information véhiculé par le discours; par contre la variété des niveaux de connaissance des destinataires des discours a pour résultat, au niveaux de l’appréhension du néologisme, de masquer et/ou de faire renaître son caractère de «néologicité». Le type du discours, la situation de production, le contexte linguistique, jouent égalment un grand rôle, si bien que la tentative de caractérisation du

65 Cfr. D. Slakta, Esquisse d’une théorie lexico-sémantique. Pour une analyse d’un texte politique, «Langages»

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néologisme ne peut finalement se faire que dans la performance, dans le cours du processus discursif, dans le circuit d’une communication qui fait apparaître la présence de deux interlocuteurs et le rôle ideologique du langage. C’est dans ce rôle que l’acte linguistique néologique se fait action, et peut, de ce fait, avoir une influence sur autrui et sur l’événement.66

Proprio sulla base di considerazioni pragmatico-testuali come queste abbiamo ritenuto, dopo innumerevoli esperienze di analisi neologiche, di dover pervenire ad una teoria del fenomeno neologico che muova da una sua considerazione attraverso una prospettiva completamente diversa da quelle finora sperimentate.