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La Neologia nello “Spazio di Discorso” massmediatico

II.2. La Neologia nei mass media dell’informazione

II.2.3. Aspetti del logos: il rinnovamento lessicale italiano attraverso i mass media

II.2.3.1. Tipologie e tendenze della neologia massmediatica

Come abbiamo osservato sopra, una delle macrotendenze caratterizzanti il linguaggio giornalistico è la semplificazione sintattica. Da qui prendiamo le mosse, poiché tale fenomeno è in diretto rapporto con la FP: è stato infatti evidenziato che «al semplificarsi delle strutture sintattiche, corrisponde l’aumento quantitativo e lo sviluppo funzionale di affissati e composti»133.

Di fatto, nei linguaggi settoriali prima e, poi, nel linguaggio dei mass media si è consolidato un più intenso sfruttamento dei meccanismi di FP, in entrambi i casi motivato da un’esigenza di compattezza strutturale. E’ questo, dunque, uno dei motivi per cui la neologia derivativa ha fatto registrare un notevole impulso negli ultimi decenni. Già negli anni Sessanta, la creazione di nuovi derivati secondo moduli e serie facilmente prevedibili fece parlare di “irregimentazione della lingua”134: si sono riempite caselle vuote a vantaggio della regolarità strutturale e a scapito, talvolta, dell’approfondimento e della precisione del significato. D’altra parte, questo fenomeno neologico che corrisponde all’odierna fase evolutiva di altre lingue europee, segna nel complesso una fase di riassestamento delle strutture morfologiche in direzione sintetica135.

Dagli anni Ottanta-Novanta qualcosa è cambiato nella FP dell’italiano poiché si è avuto in un primo momento una forte espansione dei composti, seguita poi dall’incremento della prefissazione e della suffissazione, pur rimanendo la composizione un processo piuttosto produttivo. Osserviamo, dunque, alcuni fenomeni particolari a cui queste tendenze di fondo hanno dato luogo, a partire dal grande sviluppo che negli ultimi decenni ha avuto la prefissazione, ricordando alcuni tipi tra quelli nuovi e più diffusi136:

132Cfr. G. Frenguelli, Che cosa c’è di nuovo nella formazione delle parole, in M. Dardano-G. Frenguelli,

L’italiano di oggi cit., pag. 148.

133 M. Dardano, Tra innovazione e conservazione, in M. Dardano-G. Frenguelli, L’italiano di oggi cit., pag. 17. 134 Cfr. F. Fochi, Lingua in rivoluzione: saggio, Feltrinelli, Milano 1966.

135 Cfr. M. Dardano, Tra innovazione e conservazione, cit., pag. 26; G. Frenguelli, Che cosa c’è di nuovo nella

formazione delle parole, cit., pag. 138. A quest’ultimo si rimanda anche per un’ulteriore bibliografia di riferimento per i contributi esteri su tale aspetto dell’evoluzione delle lingue europee.

136 Cfr. M. Dardano, Tra innovazione e conservazione, pag. 27 e cfr. C. Iacobini, I prefissi dell’italiano, in P.

Benincà-A. A. Mioni-L. Vanelli (a cura di), Fonologia e morfologia dell’italiano e dei dialetti d’Italia, Atti del XXXI Congresso Internazionale della Società di Linguistica Italiana (Padova, 25-27 settembre 1997), in

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dealfabetizzazione, decarcerazione (diverso da scarcerazione), deindustrializzazione, non violenza, prenegoziato, prepensionamento, postfazione, postuniversitario, transgenico, transnazionalizzazione137. Anche l’uso di prefissoidi si è notevolmente sviluppato. Tra i

più diffusi ci sono: anti-, auto-, bio-, cyber-, euro-, immuno-, tele-, video- (dai quali per esempio: antimafia, autocertificazione, autocestello, bioetica, cyberfaccia, eurocomunismo, eurodeputato, immunoterapia, telelavoro, teleromanzo, videocitofono, videoconferenza; dove si vede anche la diversa valenza semantica di alcuni dei prefissoidi

considerati). Alcuni in particolare sono preferiti dal linguaggio pubblicitario: arci-, extra-,

maxi-, pluri-, super-, ultra.

Per quanto riguarda la suffissazione, si registra la continua espansione di verbi denominali e deaggettivali che comportano una semplificazione lessicale e sintattica:

commissario → commissariare; criminale → criminalizzare (anche con la possibilità di

formare ulteriori derivati: commissariamento; commissariabile; criminalizzazione). I verbi denominali possono formarsi anche da basi inglesi (bypassare, sponsorizzare, shiftare; anche qui con la possibilità di creare altri derivati: sponsorizzazione) e possono formarsi così anche nomi e aggettivi: budgetario, handicappato, softwarista.

Inoltre, la diffusione di tipi morfologici sintetici genera due fenomeni particolari138: - la rinnovata produttività di certi tipi di suffissi, cioè quelli che tendono alla sintesi e alla concentrazione enunciativa;

- la riduzione delle restrizioni imposte da alcune RFP, che ha determinato l’aumento delle possibilità degli affissi di combinarsi alle basi lessicali.

Quanto al primo punto, va notato che i suffissi più produttivi, che hanno cioè dato luogo a più neoformazioni negli ultimi anni, sono quelli i cui derivati esprimono in maniera compendiosa concetti di ampia portata. Elenchiamo di seguito alcuni dei suffissi che presentano tali caratteristiche funzionali, soprattutto la sintesi informativa, tra quelli che più di recente hanno dato luogo a nuovi lessemi139:

- -aggine, che secondo Maria Grossmann e Franz Rainer è poco produttivo e serve a

formare nomi di qualità peggiorativi sia per la preferenza di basi semanticamente negative sia per la scelta dell’accezione negativa di basi polisemiche; Frenguelli sostiene invece che

“Pubblicazioni della Società di Linguistica Italiana” 41 (1999), pp. 367-399; Id., Prefissazione, in M. Grossmann-F. Rainer, La formazione delle parole in italiano, Niemeyer, Tubingen 2004, pp. 97-163.

137 Da notare che l’uso di questi prefissati si fonda spesso su modelli inglesi e francesi. 138 Cfr. G. Frenguelli, Che cosa c’è di nuovo nella formazione delle parole, cit., pp. 138 ss.

139 Cfr. ivi, pp. 138-143 e M. Grossmann-F. Rainer, La formazione delle parole in italiano, cit. per le

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il suffisso si connette, nella maggior parte dei casi da lui osservati, a basi neutre, se non positive (biondaggine, schumacheraggine, tapiraggine) e che quando le basi siano negative, l’accezione è per lo più ironico-scherzosa e talvolta spregiativa (broccaggine,

bullaggine). Inoltre, la sua produttività sembrerebbe affatto in calo;

- -itudine, che ha dato luogo a non poche forme di recente conio e di discreta diffusione

(asinitudine, casalighitudine, gaytudine, pigritudine, siculitudine singletudine), anche questo improduttivo secondo Grossmann-Rainer. Tuttavia, è stato notato proprio il caso di

singletudine, il quale mostra la capacità del suffisso di legarsi a una base allogena, capacità

dunque incompatibile con un suffisso improduttivo;

- -(o)logo (suffissoide), che ha sviluppato una nuova accezione, quella di “esperto di

qualcosa in particolare” (come di una persona o di un evento), che ha dato luogo a molti neologismi, alcuni più diffusi (internettologo) altri più occasionali ed ironici (dalemologo,

nostradamologo, costanzologo, dolorologo). La novità di rilievo è che, in questa

accezione, il suffisso si lega direttamente a una base nominale e non si verifica la sostituzione del suffisso -logia con -logo, fenomeno caratteristico dell’uso e dell’accezione originari di questo suffisso (per cui non esistono internettologia, costanzologia,

dalemologia, dolorologia, nostradamologia). L’accezione originaria è invece conservata in

molti sostantivi nati in seno a nuovi settori della scienza o a nuove specializzazioni (giacimentologo, obesiologo);

- -mente, particolarmente efficace per eliminare costruzioni perifrastiche. Si tratta di un

suffisso avverbiale che ha visto sviluppare recentemente la sua tradizionale accezione frasale secondaria “di dominio o di inquadramento”, con il significato “dal punto di vista di”. Questa diffusione è legata proprio al fatto che in questo modo l’avverbio realizza una concentrazione espressiva di concetti che altrimenti richiederebbero ampie perifrasi. Il suffisso può anche legarsi a nomi propri con il valore di “secondo i principi di”, e accade sempre più spesso soprattutto nei giornali, anche se in questi casi spesse volte ne risultano formazioni che vivono fino a quando rimane accesa l’attenzione mediatica sul personaggio in questione (berlusconianamente, darwinianamente);

- -ismo, suffisso polifunzionale la cui produttività, in notevole espansione negli ultimi anni,

supera anche quella di -mente anche per il suo essere inserito nel microsistema di facile adozione -ismo, -ista, -istico. Va anche detto che una parte dei lessemi così formati è costituita da vocaboli destinati ad avere vita breve (spesso si tratta, ad esempio, di derivati aventi come base degli antroponimi). Ciò è vero soprattutto per l’accezione di “modello

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che irradia da un atteggiamento o da un personaggio” (sondaggismo, berlusconismo), occasioni nelle quali l’elemento viene anche usato in forma sostantivata e assoluta. Tuttavia, il successo di questo suffisso, che lo rende molto interessante, è determinato anche dalla sua capacità di legarsi a basi di varia natura: sostantivi (bambinismo,

domandismo, tapirismo), aggettivi (cattivismo, nuovismo), verbi (dirigismo, garantismo, trasformismo), avverbi (troppismo, dietrismo), nomi propri (dipietrismo, pippobaudismo, travoltismo), a basi allogene anche di natura composta (jihadismo, elitismo, trashismo, lowcostismo, opusdeismo) e perfino a elementi olofrastici (no-ismo), nonché a composti e

ad unità lessicali superiori.

Va citato un ulteriore fenomeno, che nonostante sia presente già da qualche tempo, solo di recente ha raggiunto una notevole diffusione. Si tratta della rianalisi morfologica di elementi che, in seguito a tale operazione, assumono una diversa funzione. Il fenomeno è indicato da diverse etichette metalinguistiche, come “rifunzionalizzazione onomatogenica” e “secrezione”140. In Grossmann-Reiner la secrezione è così definita:

l’individuazione di un nuovo elemento formativo ricavato per segmentazione da una parola, il quale, a differenza degli elementi ricavati per accorciamento, non esprime il significato principale della parola da cui deriva, ma un significato secondario (spesso metaforico) che la parola ha acquisito in particolari contesti pragmatici. [...] al pari dell’accorciamento, la secrezione può provocare sia la risemantizzazione di elementi già esistenti (-poli) sia la formazione di elementi non esistenti precedentemente nella lingua (-thon, -stroika), ma, a differenza dell’accorciamento, produce elementi che possono essere usati esclusivamente come forme non autonome.141

E’, dunque, il caso del suffisso -poli (da Tangentopoli) e di -gate (da Watergate)142. Nel primo caso, il formante -poli, dotato di un evidente valore iconico, ha mutato il suo significato originario per assumere il valore di “scandalo politico-affaristico” nelle

140 Per cui cfr. rispettivamente: R. Lazzeroni, Divagazioni sulla degrammaticalizzazione, in G.Bernini-P.

Cuzzolin-P. Molinelli (a cura di), Ars linguistica. Studi offerti a Paolo Ramat, Bulzoni, Roma 1998, pag. 277 e O. Jespersen, Language. Its nature, development and origin, Allen&Uniwin, London 1922; B. Warren, The importance of combining forms, in W. U. Dressler et al. (a cura di), Contemporary morphology, De Gruyter, Berlin-New York 1990, pp. 111-132; B. Fradin, Combining forms, blends and related phenomena, in U. Doleschal-A. M. Thornton (a cura di), Extragrammatical and marginal morphology, Lincom Europa, München 2000, pp. 11-57.

141 M. Grossmann-F. Rainer, La formazione delle parole in italiano, cit., pag. 76. Paolo Ramat aveva parlato

di “degrammaticalizzazione”, fenomeno per il quale, partendo da forme grammaticali, si creano nuove unità di lessico: cfr. P. Ramat, Thougths on degrammaticalization, in “Linguistics” 30 (1992), pp. 549-560.

142 Questi due suffissi, nota ulteriormente M. Dardano, rappresentano un fenomeno di pars pro toto

semantica, simile a quella dei suffissati “pubblicitari” -mat, -matic, -ette. Cfr. M. Dardano, Tra innovazione e conservazione, cit, pp. 33-34.

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numerose neoformazioni che a partire da esso sono poi state formate (per citarne solo alcune: Affittopoli, Bancopoli, Mazzettopoli, Ospedalopoli, Rifiutopoli).

Nel secondo caso, che ha generato anch’esso delle serie ben note, l’elemento -gate, estratto da un nome proprio, ha finito per assumere, mediante una forte motivazione iconica, il significato di “scandalo politico”. Da questo componente inglese, infatti, si sono prodotte formazioni come Sexygate, Irangate, Iraqgate. Esso può anche aggiungersi ad un formante italiano generando lessemi del tipo Irpiniagate che rientrano nei prodotti della composizione nominale angloitaliana.

Il fenomeno della secrezione, dunque, si presenta con una diversa gradualità e con un’estensione che varia da suffisso a suffisso. Si va da -gate, che costituisce la seconda parte di un toponimo, a -poli, il cui significato originario di “città” del suffissoide di origine greca è del tutto scomparso o tutt’al più rimane in senso metaforico, come in

Rifiutopoli: “la città (scandalosa) dei rifiuti”.

Quanto al secondo punto sopracitato, quello riguardante le RFP, esse hanno indubbiamente una funzione limitatrice di una potenziale crescita indiscriminata delle nuove parole italiane. In linea teorica, avvalendoci della posizione di L. Lorenzetti, va detto che i limiti stabiliti dalle RFP si presentano come “filtri” che la grammatica e il lessico pongono nei confronti di una produttività incontrollata dei processi formativi. Tali limiti sono essenzialmente di due tipi: di ingresso, come nel caso delle compatibilità per cui determinati affissi si applicano di preferenza a certe basi (ad esempio, -zione, -tore a verbi, -ista a nomi) e di uscita, come nei casi della composizione neoclassica e della suffissazione che formano tendenzialmente nomi e aggettivi, oltre ai casi in cui il meccanismo del blocco agisce a fronte di formazioni teoricamente possibili in presenza di impedimenti di natura lessicale143.

Sulla base di considerazioni come queste, Lorenzetti punta a scongiurare le preoccupazioni legate ai meccanismi di FP e alla sopracitata “irregimentazione della lingua” in batterie di parole formate con regole e affissi sempre uguali e prevedibili. I rimedi che la lingua possiede contro questa eventualità giocano sempre a favore della

143 Com’è noto, una regola morfologica verrà bloccata se nel lessico si registra la presenza di un sinonimo o

di un omonimo della forma che quella regola produrrebbe (ad esempio la forma deverbale assassinatura – teoricamente possibile – è bloccata dal sinonimo in uso assassinio, oppure canino nel senso di “piccolo cane” è bloccata dall’omonimo con il significato di “dente”). La regola più produttiva non è tuttavia sempre quella vincente: la suffissazione zero (castigare → castigo) e quella con -io (assassinare → assassinio) sono molto meno produttive di quella con -zione e -tura, ma le forme castigazione e assassinatura non sono state ammesse nel lessico come forme corrette. Cfr. L. Lorenzetti, L’italiano contemporaneo, Carocci, Roma 2002, pp. 68-70.

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tradizione piuttosto che dell’innovazione, anche se la loro efficacia rimane pur sempre legata alle conoscenze linguistiche dei parlanti, in particolare di vocabolario, se è vero che per il blocco di una nuova formazione ridondante è necessario possedere un sinonimo o un omonimo di quella forma. Ai fini del blocco, inoltre, i sinonimi devono essere tali non soltanto sul piano del puro significato, ma anche sul piano connotativo, cioè per i suoi valori collaterali: le formazioni moderne hanno, talvolta, connotazioni diverse rispetto a quelle delle voci tradizionali e per questo possono risultare preferibili per taluni parlanti e non per tutti, ma questo – secondo Lorenzetti – delinea una questione di scelte stilistiche e non di processi morfologici144.

Tuttavia, a discapito del meccanismo di filtraggio, si può citare il caso del suffisso -

ismo, di cui abbiamo evidenziato la notevole versatilità, per descrivere una recente

tendenza – di grande interesse e che sarà necessario continuare a monitorare – notata da Frenguelli nel campo della morfologia derivativa145. Essa concerne la perdita di terreno di alcune delle restrizioni imposte dalle RFP, cui fa da contrappunto la accresciuta possibilità degli affissi di combinarsi alle basi lessicali.

Innanzitutto si sono diffuse, negli ultimi anni, formazioni aventi per base elementi più estesi di un singolo vocabolo; ne rappresenta un esempio il caso dei composti, di solito poco inclini ad entrare nei processi di derivazione. La teoria linguistica146 vuole che i composti presentino delle restrizioni di natura tipologica: i composti possono infatti essere “stretti” o “larghi”147 e, in base all’appartenenza all’una o all’altra categoria, si comportano in maniera diversa davanti agli affissi. I composti stretti, essendo percepiti quasi come parole semplici, sono trattati come tali e possono quindi essere oggetto di derivazione, contrariamente ai composti larghi, nei quali la testa – che in italiano è soprattutto a sinistra – è troppo lontana dal suffisso148. In realtà, nella derivazione dei composti la semantica svolge un ruolo di primo piano e riporta: «più il significato dei composti è oscurato, maggiore è la possibilità di costruire derivati; ciò non esclude però che si possano formare dei derivati anche da composti la cui composizione semantica è chiara, purché ci sia

144 Cfr. L. Lorenzetti, L’italiano contemporaneo, cit., pag. 68-70.

145 G. Frenguelli, Cosa c’è di nuovo nella formazione delle parole, cit., pp. 145 ss.

146 Abbiamo seguito le indicazioni bibliografiche fornite a questo proposito da G. Frenguelli (cfr. ivi, pag.

145): S. Scalise, Morfologia lessicale, CLESP, Padova 1983, pp. 217 ss., Id., Morfologia, Il Mulino, Bologna 1994, pp. 237 ss.; A. Bisetto-D. Ricca-M. Voghera-C. Iacobini, Composizione, in M. Grossmann-F. Rainer, La formazione delle parole in italiano, cit., pp. 53-54.

147 A. Bisetto-D. Ricca-M. Voghera-C. Iacobini, Composizione, in M. Grossmann-F. Rainer, La formazione delle

parole in italiano, cit., pag. 33.

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compatibilità tra il significato del composto e quello apportato dall’affisso di derivazione»149. Dalle analisi condotte da Frenguelli risulta che la situazione in questione sembra addirittura contrassegnata da una maggiore libertà. Accade infatti che, ad esempio, il suffisso -ismo, come altri tra quelli più produttivi, si unisca sia a composti stretti (girotondismo) sia a composti larghi (manipulitismo, breveperiodismo fino a composti come malpancismo da mal di pancia). Esso può anche legarsi a conglomerati (celodurismo) e perfino a frasi idiomatiche (cerchiobottismo, doppiopesismo, orso-

pellismo)150.

Quello che ci interessa notare è che anche questi ultimi derivati sono indicativi della tendenza alla concentrazione verbale messa in atto attraverso i meccanismi di FP.

Qualcosa di simile accade anche con -ista, suffisso che si può aggiungere sia a composti stretti (girotondista, passaportista, luogocomunista) sia a composti larghi (terzopolista, trecartista). Come per -ismo, abbiamo anche qui casi particolari del tipo

cerchiobottista, celodurista, terzinterzionalista.

Un altro esempio di indebolimento delle regole morfologiche è rappresentato dal suffisso -abile, il quale sta estendendo progressivamente il suo campo di applicazione nonostante il suo paradigma dovrebbe essere bloccato da una RFP. Di norma, questo suffisso non si unisce a nomi ed aggettivi151, ma recentemente, e in misura maggiore nel linguaggio giornalistico, si è assistito alla creazione di neoformazioni in -abile aventi per base un sostantivo, come nei casi di bancabile, cantierabile, presidenziabile,

televisionabile (di cui non esistono i corrispettivi verbi bancare, cantierare152, presidenziare, televisionare). Queste forme si aggiungono ad una lista già lunga di

“eccezioni”: camionabile, carrabile, carrozzabile, futuribile, papabile, radarabile,

tascabile, teatrabile, viabile. Il fatto più interessante rimane, comunque sia, che molte di

queste neoformazioni con -abile siano nominali.

Concludiamo il quadro sulle tendenze sistemiche nello sviluppo della FP nell’italiano contemporaneo con qualche accenno ad alcune delle conseguenze

149 Cfr, S. Scalise, Morfologia, cit., G. Frenguelli, Che cosa c’è di nuovo nella formazione delle parole, cit., pp.

144-145 dal quale sono tratte le osservazioni sopra riportate.

150 Cfr. ivi, pag. 146.

151 Cfr. S. Scalise, La formazione delle parole, in L. Renzi et al. (a cura di), Grande grammatica italiana di

consultazione, Vol. III: Tipi di frasi, deissi, formazione delle parole, Il Mulino, Bologna 1988-1995, pp. 480- 481.

152 Precisa G. Frenguelli che, in realtà, il verbo cantierare appare, anche se sporadicamente, nei giornali ma

il fatto che esso sembra più recente rispetto a cantierabile fa pensare che sia il verbo a essere costruito sull’aggettivo e non viceversa. Cfr. G. Frenguelli, Che cosa c’è di nuovo nella formazione delle parole, cit., pag. 148, nota 8.

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morfologiche del contatto dell’italiano con l’inglese. Ci sembra importante farlo non tanto per la quantità – l’ingresso di termini, espressioni e moduli angloamericani in gran quantità costituisce una tendenza consolidata nel quadro attuale dell’italiano come lingua di comunicazione – quanto perché anche da questo punto di vista, alcuni fenomeni morfologici sono determinati dalla stessa necessità che abbiamo visto essere operativa per le formazioni endogene, quella di esprimere in maniera brachilogica concetti di più vasta portata. L’influsso dell’inglese si osserva, oltre che in alcuni fenomeni di riformulazione e di testualità presenti soprattutto nella lingua dei media, anche nel lessico, dove si hanno riscontri significativi nella morfologia derivativa e soprattutto nella composizione.

In linea generale, possiamo dire che la tolleranza verso gli anglismi non adattati, specialmente per terminologie di nuova formazione, è notevolmente cresciuta per vari motivi: la mancanza di adeguate traduzioni, il loro carattere esotico e quindi l’effetto connotativo, apprezzato soprattutto dai media dell’informazione. Rispetto al passato e grazie allo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa il prestito linguistico si è rivolto anche ai piani medio-bassi e bassi dell’italiano153: da ciò si capisce che anche in questo settore il ruolo dei mass media è di primo piano.

Del resto, appare ormai ben acclimatato nella stampa e nell’informazione mediatica un fenomeno che da alcuni decenni si è imposto per la sua consistenza e che si realizza nella creazione di lessemi “ibridi”, ovvero costituiti attraverso la combinazione di una parola o di un elemento radicale alloglotti con un affisso o un’intera parola italiani. Si può avere anche il caso della giustapposizione di una parola straniera, per lo più in funzione aggettivale, a una base nominale italiana. In particolare, negli ultimi quarant’anni, sono nati vari composti ibridi N+N con diversi significati che sono stati, ad esempio, così descritti154: valore epesegetico (Tangentopoli-story, “la storia è di Tangentopoli”); argomentale (Ustica show, “lo show riguarda Ustica”); modale (acquapark, “il parco dei divertimenti è con l’acqua”); finale (acqua-scooter, “lo scooter è per l’acqua”). Anch’essi, in ogni caso, testimoniano la tendenza profonda dell’italiano contemporaneo che abbiamo richiamato: «la contrazione del discorso in formule e in sequenze semanticamente pregnanti»155.

153 Cfr. M. Dardano, Tra innovazione e conservazione, cit., pag. 33. 154 Cfr. ivi, pag. 34.

155 M. Dardano, Lessico e semantica, in A. A. Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo. Le

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In particolare, la diffusione dei composti nominali misti angloitaliani rappresenta, nell’attuale fase di contatto tra le due lingue, uno dei fenomeni più notevoli che ha iniziato ad arricchire dapprima alcuni settori del lessico (come scienza, tecnica, pubblicità e