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La Neologia nello “Spazio di Discorso” massmediatico

II.2. La Neologia nei mass media dell’informazione

II.2.2. Le fonti della neologia italiana contemporanea

A partire dai cambiamenti che l’Italia ha vissuto dalla seconda guerra mondiale in avanti130, e poi, via via negli anni, con il consolidamento dei caratteri tipici delle società post-moderne, i mezzi di comunicazione di massa tradizionali (stampa, cinema, radio, televisione e pubblicità) e innovativi (soprattutto Internet) hanno assunto simultaneamente i ruoli di fonte di produzione, filtro e cassa di risonanza di notizie, scoperte, stili di vita, mode e tendenze e, con essi, delle nuove parole che li esprimono.

Il ruolo dei mass media e, in particolare quello del settore informativo, appare dunque sempre più in prima linea, sia dal punto di vista della creazione di nuove parole, sia soprattutto da quello della loro diffusione. Infatti, non solo gran parte di quelle registrate dai repertori e dai dizionari di italiano provengono dal mondo giornalistico, ma i mass media, televisione e giornali soprattutto, sono assolutamente da considerarsi monopolisti nell’irraggiamento del lessico di nuova coniazione.

129 A. De Benedetti, L’informazione liofilizzata. Uno studio sui titoli di giornale (1992-2003), Cesati, Firenze

2004, pag. 154.

130 Cfr., tra i molti contributi sul tema, R. Tesi, Storia dell’italiano. La lingua moderna e contemporanea,

Zanichelli, Bologna 2005. .

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E’ importante chiarire, tuttavia, che non reputiamo i mass media l’unica, né forse la principale, fonte di neologia poiché, da un punto di vista strettamente linguistico, le fonti sono diversificate come in passato e, anzi, sono oggi ancor più numerose a fronte, per esempio, della nascita di nuove discipline di studio, dello sviluppo tecnico-scientifico e della instaurazione di nuove realtà sociali, culturali e così via.

Un grande cambiamento si è imposto, però, dall’avvento dei mezzi di comunicazione di massa, proprio sul piano delle fonti di rinnovamento lessicale allorché di esse si faccia una considerazione non solo linguistica ma anche sociale. Nel prendere in considerazione questa duplice visuale del fenomeno neologico legato al mondo massmediatico, nonché il significato doppio di “fonte” che da essa deriva, sono scaturiti, dalla nostra riflessione sulle implicazioni sociologiche e sociolinguistiche della rivoluzione massmediatica, due concetti utili ad illustrare tale cambiamento, quelli cioè di fonte

creativa e di fonte percepita.

Intendiamo, linguisticamente, con l’espressione fonte creativa ciascuna di quelle che con termine tecnico si chiamano “aree di rinnovamento lessicale”, cioè le tante macrocategorie settoriali (scienza e tecnica, economia e finanza, politica, costume sociale, moda, scienze sociali e antropologiche, tecnologia, medicina, burocrazia, ecc.) da cui scaturiscono nuove parole. Tra di esse troviamo anche i mass media i quali vanno considerati come una fonte creativa da porre sullo stesso piano di tutte le altre, dal momento che anch’essi sono materialmente produttori di nuove parole, sia quando gli stessi giornalisti inventano neologismi riferiti a qualche aspetto della realtà esterna (p.es.

fallocentrico creato da Luca Telese per designare la componente maschilista della società

italiana), sia quando gli operatori della comunicazione creano delle EVAN per riferirsi a elementi della propria realtà interna (tanto tecnicismi come format quanto neosemie come

isolano che, nel meta-linguaggio televisivo, indica specificamente il concorrente del

programma “L’isola dei famosi”).

Il grande cambiamento che la rivoluzione delle comunicazioni ha comportato non si situa, però, se non marginalmente, in questo livello, bensì in quello sociologico della ricezione, cioè sul piano delle fonti intese come fonti percepite.

Con fonte percepita intendiamo, sociologicamente e non più, dunque, come area di rinnovamento lessicale ma come suo canale di diffusione, il testo o il discorso nel quale, per la prima volta e più spesso, il parlante viene in contatto con una EVAN,

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indipendentemente dalla sua fonte creativa originaria e che, per questo motivo, può essere ritenuta anche come fonte creativa reale della nuova parola.

Ogni fonte creativa, comunque sia, è anche una fonte percepita, ma ciascuna lo è con un grado di intensità diverso che varia in base alla diffusione sociale dei canali che ne veicolano le creazioni: le pubblicazioni di astrofisica sono una fonte percepita di intensità minore rispetto alle istruzioni d’uso di un nuovo elettrodomestico poiché rappresentano un testo nel quale un numero minore di parlanti meno spesso vengono in contatto per la prima volta con una nuova parola rispetto alle seconde.

La fonte percepita di maggiore intensità in passato era costituita probabilmente dalla letteratura sebbene questa non possa considerarsi “intensa” tanto quanto lo sono oggi i mass media: non si era mai verificato, prima dell’avvento dei mezzi di comunicazione di massa e in particolare della televisione, che un solo canale fosse in grado di veicolare a tutta la popolazione le EVAN provenienti da tutte le aree di rinnovamento lessicale, cioè che un solo canale si ponesse, sociologicamente, come fonte percepita di tutte le novità lessicali provenienti dalle varie fonti creative.

I mass media vanno dunque ritenuti la fonte percepita di massimo grado di intensità perché sono, appunto, il discorso in cui per la prima volta e più spesso i parlanti vengono a contatto con tutti i tipi di EVAN. I parlanti, per questo motivo, sono potenzialmente portati a ritenere, erroneamente, che ne siano anche la fonte creativa.

Il fatto che in modo semplice e veloce un numero elevatissimo di persone possa aggiornarsi e incrementare le proprie conoscenze relative a nuovi fenomeni e nuove scoperte, pervenendo anche all’acquisizione del lessico di più recente formazione senza il quale si sarebbe tagliati fuori da una società che, in tutti i suoi settori, evolve a ritmi frenetici, rappresenta senza dubbio un fattore positivo. Tuttavia, essendo i mass media consapevoli del proprio grado apicale d’intensità come fonte percepita, sfruttano spesso a loro vantaggio la condizione psicologica degli utenti che deriva dalla sovrapposizione, nella loro coscienza, tra fonte creativa e fonte percepita. I media sanno cioè che molto frequentemente vale, sul piano ricettivo, il principio del “l’ha detto la tv!” e sulla base di questa consapevolezza usano delle EVAN (spesso tecnicismi) che, nella maggior parte dei casi, gli utenti non conoscono nell’accezione specifica che essi hanno nel contesto delle loro fonti creative poiché queste, socialmente, sono fonti percepite di bassa intensità. Così, di questi lessemi, i mass media possono veicolare, spesso spudoratamente, significati manipolati o strumentalizzati o banalizzati i quali possono poi ingenerare negli utenti

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problemi di comprensione e di influenze ideologiche sulle conoscenze e sulle opinioni nei confronti del reale131.

Emerge dunque un’importante questione di responsabilità, poiché i grandi mezzi di comunicazione di massa, in virtù del potere che possiedono e in considerazione della disparità di formazione culturale e psicologica degli utenti e delle loro diverse possibilità di accedere a fonti diverse per la contestualizzazione di determinate parole o concetti, dovrebbero limitare l’uso strategico delle parole, le quali rappresentano le basi linguistico- concettuali indispensabili alla comprensione del mondo e delle notizie veicolate, che dovrebbero, a loro volta, essere illustrate più neutralmente possibile. Ciò è ancora più vero per le EVAN, il cui significato, proprio per la novità che essi veicolano, è spesso sconosciuto o mal conosciuto dai parlanti.

II.2.3. Aspetti del logos: il rinnovamento lessicale italiano