• Non ci sono risultati.

a) Brauron

Allo stato attuale non si dispone di dati sulla vita del santuario di Brauron dopo il III a.C. M. Galli in una nota afferma che secondo le "cortesi indicazioni" ricevute da Peppas Delmousou e Despinis non si hanno né iscrizioni né sculture successive al II a.C. Tuttavia egli osserva che lo studio del materiale ceramico, ancora da fare, potrebbe fornire elementi

878 V. Antoniou 1990 169-71 e 280-1. V. anche Camp 2001, 279. 879 V. Mikalson 1998, 52-3; 297.

880 V. rispettivamente Themelis 1971, 11; Themelis 2002, 109; 116. 881

V. Giuman 1999, 37; 195.

diversi e che la presenza della basilica paleocristiana di VI d.C. potrebbe comunque essere indizio di continuità nella sacralità del sito883.

Sia Giuman che Ekroth assumono come epoca di definitivo abbandono del temenos l'epoca romana, sulla base di un passo di Pomponio Mela (II 46*) e uno di Plinio il Vecchio (Nat. Hist. IV 24*) in cui si parla di Brauron come località abbandonata884.

A riprova dell'abbandono del sito, Ekroth cita anche le sepolture rinvenute da Papadimitriou subito a ridosso della c.d. casa sacra, all'estremità sudorientale del temenos: una di esse contiene una moneta datata al 104 d.C., un'altra è realizzata con una tecnica tipica del periodo tardo885. Ella ritiene inoltre di potere associare a tali sepolture il rilievo rinvenuto da Papadimitriou su cui è rappresentato Polydeukes (trophimos di Erode Attico) in veste di defunto eroicizzato a banchetto, deducendone che nel II d.C. l'area del temenos doveva avere assunto una qualche connotazione funeraria886. Infine la medesima studiosa, raccogliendo un'ipotesi presentata da Camp in una conferenza, non esclude l'eventualità che il tempio di Brauron (o parte di esso), sia stato "trasportato" da Augusto ad Atene, come avvenuto, ad esempio, nel caso (il più clamoroso) del tempio di Ares ad Acharnai. Ciò spiegherebbe l'estrema scarsità dei resti del tempio di età classica887.

Nel suo articolo sulla topografia di Brauron, Goette si mostra scettico sul fatto che la frequentazione del santuario sia effettivamente cessata alla fine del III a.C., osservando che il tempio e l'edificio (a suo avviso) obliterato dalla chiesa di Hagios Georgios in quanto in posizione sopraelevata hanno avuto vita più lunga della stoa sommersa dalle piene. In proposito egli appare propenso a interpretare come vera e propria dedica ("Weihung") il rilievo raffigurante Polydeukes.888. Simile posizione è condivisa da Galli che sottolinea la valenza simbolica del gesto nell'ambito di una rivisitazione erudita dei più importanti santuari attici, pur riconoscendo che mancano elementi sull'attività del santuario di Brauron all'epoca della dedica889.

Inoltre, in appendice al medesimo articolo, Goette presenta un documento che potrebbe rimettere in discussione la data della cessazione della frequentazione del santuario o almeno di una parte di esso.

Si tratta di un'iscrizione tracciata su un blocco antico riutilizzato in un muro nei pressi dell'iconostasi della chiesa di Panagia Varabà, situata in aperta campagna a circa km 2 a nord di Markopoulo. Lo studioso non ha dubbi sull'identificazione dell'iscrizione con IG II² 13184 già pubblicata da A. Boeckh890 sulla base delle schede dell'abate M. Fourmont, nonostante come luogo di provenienza sia indicata Atene. Il testo è apparentemente una dedica di una madre per la propria figlia; non è chiaro quale genere di oggetto votivo sia stato accompagnato dall'epigrafe. Su base paleografica l'iscrizione può essere datata all'età imperiale avanzata, in particolare la forma della m ha riscontri in un decreto onorario per cosmeti dell'inizio del III d.C. Secondo Goette il luogo di provenienza potrebbe essere il santuario di Brauron. Da lì provengono molto probabilmente altri pezzi antichi riutilizzati per la costruzione della chiesa, primo tra tutti un tamburo di colonna visibile all'esterno del

883 V. Galli 2002, nota 1006, 237-8.

884 V. Giuman 1999, 36-7; Ekroth 2003, 117.

885 V. Ekroth 2003, 77-8; 117. Sepolture: Papadimitriou 1955 a, 118-9 + p. 38a (sepoltura con "obolo di Caronte");

Papadimitriou 1956 a, 76-7 + p. 19g; Papadimitriou 1956 b, 18 (due sepolture, di cui una con copertura fittile).

886 V. Ekroth 2003, 117-8 + fig. 10, 117 (= fig. 2, Tav. CCXXV). Rilievo di Polydeukes: Papadimitriou 1961, 35-6 +

eijk. 39, 35 (primi due frammenti) Papadimitriou 1962, 32 + eijk. 42, 33 (= fig. 2, Tav. CIV)

887 V. Ekroth 2003, nota 246, 109-10 e 117. 888 V. Goette 2005, 31-2.

889

V. Galli 2002, 237 + Taf. 14, 2-3.

muro sud, il cui diamentro coincide con quello dei frammenti di colonna attribuiti al tempio di Artemide. Inoltre, è ben nota la speciale relazione che esisteva tra il santuario e le donne891.

Infine, può essere qui ricordato anche il suggerimento di J. Tobin secondo cui la dedica da parte di Erode Attico del kosmos della defunta moglie Regilla alle Dee eleusine ricordata da Filostrato (Vita Soph. 2, 556) sarebbe un'intenzionale ripresa della pratica attestata per il santuario di Brauron da Euripide (Iph. Taur. 1464-7)*. La dedica sarebbe stata posta ad Eleusi e non a Brauron perché quest'ultimo santuario era ormai inagibile892.

Gli elementi a sostegno di un totale abbandono del sito in età romana non sono stringenti.

I passi di Pomponio Mela (II 46*) e di Plinio il Vecchio (Nat. Hist. IV 24*) non fanno riferimento al temenos ma all'insediamento abitativo. Per contro, Strabone (IX 22, 1*) e Pausania (I 23, 7*; I 33, 1*) si riferiscono al santuario di Brauron utilizzando il presente, anche se in questi casi sussiste sempre qualche dubbio sull'effettiva valenza del tempo verbale come indicazione cronologica.

Le sepolture rinvenute da Papadimitriou a cui fa riferimento Ekroth non sono sufficienti, da sole, per documentare l'abbandono del santuario e una probabile trasformazione nella funzione dell'area. Esse infatti si trovano ai margini di un settore del

temenos la cui frequentazione pare cessata almeno dalla fine del IV a.C. a causa di crolli

dalle soprastanti pareti rocciose893. Inoltre, nulla autorizza ad associarle al rilievo di Polydeukes in quanto, come riconosce anche la studiosa, esso non è un monumento funerario.

Quanto alla ricostruzione di Tobin relativa alla dedica del kosmos di Regilla, essa risulta interessante ma forse azzardata. Innanzi tutto il termine kosmos è generico. In secondo luogo, la studiosa stessa enumera alcune testimonianze relative ad un particolare legame tra i due coniugi e le divinità eleusine894. A questo punto, specie trattandosi di un sistema politestico, diventa piuttosto improbabile vedere nella scelta di porre la dedica ad Eleusi una sorta di ripiego a fronte dell'impraticabilità di Brauron.

L'osservazione di Goette relativa al fatto che la posizione sopraelevata del tempio (o dei templi) potrebbe averne garantito una frequentazione più lunga di quella degli altri edifici del temenos risulta pertinente. Gli indizi da lui presentati a favore di simile eventualità appaiono però piuttosto labili.

Sussistono dubbi sul fatto che il rilievo in cui è rappresentato Polydeukes possa essere considerato una dedica. L'abitudine da parte di Erode Attico di commemorare i propri

trophimoi nei luoghi frequentati insieme trova riscontro in altri monumenti finora rinvenuti

(come ad esempio nelle due erme per Memnon dall'area di Maratona895) e soprattutto nella testimonianza di Filostrato (Vita Soph. 2, 558-9)896. Non va dunque escluso che al rilievo vada attribuita una funzione commemorativa (come già fatto da Papadimitriou897) e non una funzione votiva. Va detto comunque che la presenza di un simile oggetto, presa in se stessa,

891 V. Goette 2005, 36-8 + Abb. 10, 34 (= fig. 2, Tav. III); 13, 37 (= fig. 1, Tav. CCXXVI); 14, 37 (= fig. 2, Tav.

CCXXVI). 892 V. Tobin 1997, 206-7. 893 V. supra I 1.2 c, 43; 48. 894 V. Tobin 1997, 206. 895 V. cap. II sez. I 3, 322.

896 V. es. Graindor 1930, 114-8; Ameling 1983, 23-9 + 161-5 (erme e relative iscrizioni); Tobin 1997, 95-109; 113-60;

Galli 2002 passim.

non porta a concordare con quanti ritengono che nel II d.C. l'area del temenos di Brauron era solo un terreno di caccia898. Il rilievo infatti è stato rinvenuto nella parte bassa del santuario, a est della stoa: non si può escludere che nella parte sopraelevata si praticasse ancora una forma di culto.

La provenienza dell'iscrizione della chiesa di Panagia Varabà dal tempio di Brauron è probabile ma non certa. In secondo luogo la natura stessa dell'epigrafe non è del tutto chiara: I.Kirchner non trova di meglio che classificarla tra i Varia899.

Infine, riguardo alla presenza della basilica paleocristiana a poca distanza dal

temenos valorizzata da Galli come elemento di continuità, va osservato che può avere avuto

un peso notevole il fattore pratico della contiguità ad un'area che si presentava come una vera e propria cava di materiali da riutilizzare.

b) Brauronion

Dal modo in cui Pausania (I 23, 7*) si riferisce al Brauronion viene generalmente dedotto, a ragione, che il complesso era ancora in piedi nel II d.C.

Non è invece possibile essere certi che la statuetta fittile frammentaria raffigurante un orso considerata circa coeva al testo di Pausania e rinvenuta alle pendici settentrionali dell'acropoli possa essere considerata come oggetto votivo pertinente al Brauronion900.

Come per le epoche precedenti, non è dato sapere quale fosse l'aspetto del peribolos all'epoca della visita di Pausania. Lo studio di Versakis, esplicitamente dedicato a

Brauronion e Calcoteca in età antonina, appare decisamente superato alla luce degli studi di

Stevens e Rhodes - Dobbins. Come si è detto più volte, questi ultimi autori rimettono in discussione la cronologia di Stevens e, da parte loro, non propongono alcuna data assoluta per le tre fasi costruttive individuate.

Al momento manca documentazione sia riguardo i secoli precedenti, a partire dal III a.C., sia riguardo i secoli successivi. Non è dunque possibile conoscere le vicende del sito, né individuare l'epoca in cui esso viene abbandonato.

Documenti correlati