• Non ci sono risultati.

Pausania (I 23, 7*) descrivendo l'acropoli di Atene menziona la presenza di un luogo dedicato ad Artemide Brauronia affermando che vi si trovava una statua della dea opera di Prassitele. Subito prima e subito dopo l'autore ricorda diverse sculture (I 23, 7-10): una statua bronzea di fanciullo con aspergitoio opera di Licio, figlio di Mirone; una statua di Perseo dopo la sconfitta di Medusa, opera di Mirone; una riproduzione in bronzo del cavallo di Troia; la statua del corridore Epicarino opera di Crizia; il ritratto del politico Enobio; il ritratto del pancraziaste Ermolico e quello del navarca Formione. La formulazione del testo è tale da non permettere agli studiosi moderni di capire quali di esse si trovavano nello spazio sacro e quali no. Come si mostrerà in seguito544, è molto probabile che il cavallo di Troia si trovasse all'interno del peribolos, mentre è ipotesi interessante, ma non dimostrabile, quella secondo cui la scultura di Licio e quella di Mirone si trovavano ai lati dell'ingresso.

Oltre al poco chiaro passo della Periegesi non esistono altre fonti letterarie relative al

Brauronion. Alcuni ritengono che l'espressione iJero;n kunhgevsion utilizzata nel già

ricordato riassunto di Libanio dell'orazione XXV di Demostene (Hypoth. XXV 1*) designi il hieron dell'acropoli545. Tuttavia, come si è già accennato, è possibile che l'autore volesse riferirsi ad un rito o eventualmente a Brauron.

La situazione non è migliore sotto il profilo della documentazione epigrafica in quanto mancano epigrafi sicuramente attribuibili al Brauronion.

543 Pettini: fig. 1, Tav. CLXIV. Strigile: fig. 2, Tav. CLXIV. Dadi e astragali: fig. 3, Tav. CLXIV. Pesi da telaio: Tav.

CLXV.

544 V. infra e, 104. 545

V. es. Studniczka 1884, 29; Wernicke 1895, col. 1345 (tempio della Brauronia, molto probabilmente il Brauronion); Jessen 1897 col. 825; Tréheux 1988, 353.

Si è già avuto modo di ricordare che dopo lo scavo del santuario di Brauron risulta assai plausibile che le c.d. tabulae curatorum Brauronii facciano riferimento al temenos extraurbano e non al complesso dell'acropoli. Le allusive indicazioni topografiche in esse contenute, relative soprattutto alle statue, non possono più essere utilizzate per ricostruire l'aspetto di quest'ultimo.

A. Choremi propone di attribuire al Brauronion un frammento di stele contenente un inventario di dediche e arredi sacri. Il pezzo è stato da lei recuperato presso la Biblioteca di Adriano. La studiosa fornisce una fotografia del reperto, ma non una trascrizione o un riassunto del contenuto546. L'epigrafe è ancora inedita, dunque non è possibile valutare se la proposta è plausibile e se il testo contenga elementi utili alla comprensione del hieron dell'acropoli.

In via del tutto ipotetica, si potrebbe porre in relazione con qualche intervento edilizio nell'area sacra un'iscrizione assai frammentaria, IG II² 4594*, datata all'arconte

Phrynichos (337/6 a.C.). Nel testo, probabilmente una dedica547, compare infatti il nome di Artemide e si menziona una stoa. L'epiclesi della divinità è in lacuna, e non sembra prudente seguire Peppas-Delmousou che integra con sicurezza [Braurwniva"]548. Tuttavia, come si vedrà tra breve, l'area del Brauronion era caratterizzata dalla presenza di una struttura che può essere qualificata come stoa. Un argomento a favore di un'attribuzione al culto della Brauronia potrebbe essere rappresentato dal fatto che nel decreto sulle cose sacre databile al 335/4 a.C. e dovuto all'iniziativa di Licurgo (IG II² 333) si menziona anche Artemide Brauronia (l. 24). Anche se l'epigrafe IG II² 4594 è stata rinvenuta ad Atene, non si può comunque escludere che i presunti interventi riguardavano la stoa o una stoa del santuario di Brauron, come vorrebbe Peppas-Delmousou. L'interesse di Atene per gli edifici del santuario è ben documentato dal c.d. decreto di exetasmos, di cui si è ampiamente discusso.

In via altrettanto ipotetica potrebbe essere riferito al Brauronion anche un passo assai lacunoso (ll. 120-59) del rendiconto del collegio unificato dei tamiai IG II² 1469 databile al 320/19 a.C. In apertura (l. 120) si registra un trasferimento di oggetti da una stoa a un'altra per decreto pubblico, su proposta di un certo Hegemon. Seguono la menzione di alcuni indumenti, un'indicazione topografica relativa a una struttura (una stoa?) definita "lunga" (l. 139), la menzione di una spathis (arnese per la tessitura), di tessuti in lana, di lana riposta in un cestino. La forte analogia con in beni elencati nelle c.d. tabulae curatorum Brauronii lascia supporre che si tratti di oggetti dedicati alla Brauronia. Inoltre pare che la rubrica sia preceduta e seguita da un'altra rubrica sicuramente pertinente alla Brauronia in quanto il suo nome può facilmente essere integrato nelle lacune (l. 105 e ll. 158/9): in particolare nella rubrica che segue si distinguono la menzione di alcuni specchi e un nome femminile. Infine, la menzione delle due stoai a l. 120 potrebbe essere interpretata come un riferimento alla

stoa di Brauron e alla stoa del Brauronion. In tal caso sarebbe registrato un decreto relativo

al trasferimento di oggetti da Brauron al Brauronion e l'indicazione topografica relativa ad una (stoa?) lunga farebbe riferimento a un edificio di Brauron. In alternativa si potrebbe pensare ad un trasferimento interno allo stesso Brauronion. Gli studi di G.Ph. Stevens e di R.F. Rhodes - J.J. Dobbins, che si presenteranno ampiamente tra breve, dimostrano che nel settore orientale dell'area del temenos era stata costruita una struttura originariamente non prevista che, stando a Stevens, era dotata di un porticato e potrebbe pertanto essere definita

546 V. Choremi 1991, 19-20 + p. 24a (= fig. 1, Tav. CCVIII). 547

V. Kirchner 1935, 284. Cfr. Peppas-Delmousou 1988 a, nota 31, 331; Lambert 2005, nota 83, 150.

come stoa549 La struttura "lunga" (stoa?) menzionata a l. 139 potrebbe pertanto essere identificata con la stoa che, in base ai medesimi studi, occupava il settore meridionale del

peribolos.

Labili sono gli argomenti addotti per attribuire al Brauronion un'altra epigrafe mutila, IG II² 326*, databile alla fine del IV a.C, in cui si legge una clausola di pubblicazione relativa a un hieron di Artemide550. Il pezzo è stato ritrovato sull'acropoli e potrebbe avere a che fare con uno dei due luoghi sacri alla divinità che si trovavano nell'area, quello di Artemide Epipyrgidia, all'esterno dei propilei, e quello, appunto della Brauronia. Il fatto che l'iscrizione contenga una datazione che fa riferimento ad un sacerdozio maschile porta S.D. Lambert a propendere per l'attribuzione al culto dell'Epipyrgidia. Al momento infatti per il culto della Brauronia sono attestate solo sacerdotesse. L'osservazione di Lambert è sicuramente corretta, anche se si tratta di un argumentum e silentio soggetto ad essere rimesso in discussione da nuovi dati. In proposito si può segnalare che su un frammento di

krateriskos rinvenuto a Brauron e ancora inedito presso un altare è visibile una figura stante

chiaramente maschile. Il contesto non permette di assegnare ad essa un ruolo, tuttavia non è da escludere che si tratti di un sacerdote551. Lo studioso coglie comunque nel segno quando nota che tra le clausole di pubblicazione di decreti "ufficiali" relative all'acropoli ulteriori specificazioni di luogo sono rare e quella contenuta in IG II² 326 sarebbe un unicum. Egli prende pertanto in considerazione tre ipotesi che non necessariamente si escludono l'una con l'altra: il luogo sacro in questione non si trovava sull'acropoli; l'epigrafe non è un decreto "ufficiale", le integrazioni dell'epigrafe proposte da A. Wilhelm vanno riviste, dato che non sono le uniche possibili552.

Documenti correlati