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Gli studiosi concordano nel fare risalire l'inizio dell'attività del santuario di Brauron all'VIII a.C., in concomitanza con i reperti più antichi di cui dà notizia Papadimitriou. Del resto le tradizioni relative a Ifigenia, allo xoanon taurico e al ratto delle donne ateniesi ad opera dei Pelasgi (o dei Tirreni)794 testimoniano che gli Ateniesi si rappresentavano santuario e riti come estremamente antichi, radicati nel mito e nella storia più remota della

polis.

J.M. Camp collega l'attività attestata nel sito tra VIII e VII a.C. con calamità che pare abbiano all'epoca colpito l'Attica, ricordando che nel mito il culto della divinità è associato a simili eventi795.

Rispetto a tale ipotesi, va osservato innanzi tutto che i miti a cui si riferisce l'autore non riguardano l'istituzione del culto, ma quella del rito dell'arkteia. In secondo luogo, il motivo della punizione delle infrazioni commesse dalla comunità con flagelli come la carestia, effettivamente presente in tali miti (Schol. Aristoph. Lys. 645a*; Schol. Aristoph.

792 V. Kahil 1984 a, cat. 700*, I 674 + fig. 700, II 501 (= Papadimitriou 1962, eijk. 33, 26 = Kontis 1967, p. 102a = fig.

1, Tav. CL); cat. 701*, I 674 + fig. 701, II 501 (=Kontis 1967, p. 102b = fig. 2, Tav. CL).

793 V. Kahil 1977, 88; 96; Travlos 1988, 211; Eustratiou 1991, 73.

794 Ifigenia: Eur. Iph. Taur. 1462-7*; Schol. Aristoph. Lys. 645 a*; Schol. Aristoph. Lys. 645 b*.

Xoanon taurico: Paus. I 23, 7*; I 33, 1*.

Ratto: Her. VI 138* (ratto delle donne che celebravano la festa in onore di Artemide); Her. IV 141; Plut. Mor. 247 a -e (= De mul. virt. VIII); Plut. Mor.296 b (= Quaest. Gr. 21); Zenob. III 85 (ratto di donne da Brauron); Schol. Il. A 594 (= Philoch. FGH III B 328 F 101*) (ratto di kanephoroi da Brauron); Schol. Luc. Katapl. 25 (= Philoch. III B 328 F 100, ratto da Brauron di arktoi che celebravano i Brauronia*)

Lys. 645c*; Souda s.v. a[rkto" h] Braurwnivoi"*) è troppo ricorrente per testimoniare un

ruolo salvifico della Brauronia.

I reperti di VIII a.C. sono associabili a due aree del temenos di Brauron, la c.d. fonte sacra e il complesso situato nella "grotta"796. Tuttavia, come giustamente osserva Ekroth797, non sono associabili ad alcuna struttura architettonica.

La medesima Ekroth ritiene comunque che già per l'VIII a.C. si possano individuare particolari aree adibite alle diverse funzioni, secondo una ripartizione che sarà mantenuta anche nelle fasi successive. Il primo centro di culto è probabilmente la fonte sacra. È plausibile che in corrispondenza del luogo dove sorgerà il tempio ci fosse una prima struttura destinata a ospitare la statua di culto e forse gli oggetti votivi più pregiati. Nel settore orientale dell'area si svolgevano i sacrifici. I banchetti sacri avvenivano all'aperto, nella piana estesa verso nord. Secondo la studiosa tuttavia i personaggi più ragguardevoli banchettavano all'interno della "grotta" che negli altri periodi ospitava personale di culto e oggetti votivi798.

Un quadro analogo può valere anche per il VII a.C. Non è infatti certo che a tale epoca possa essere fatta risalire la fase più antica del tempio. I resti individuati da Papadimitriou nel corso della pulitura dell'area dell'edificio nel 1955 sono datati alla metà del VII a.C. nel resoconto pubblicato sui Praktika, mentre in quello apparso su Ergon e nel

report di Daux la data è abbassata all'inizio del VI a.C799.

Al momento non si ha nessun indizio relativo ad una fase di VIII o di VII a.C. per il

Brauronion dell'acropoli, nonostante sia stato suggerito di fare risalire l'istituzione del culto

all'epoca della "unificazione" dell'Attica800.

2 - VI a.C.

a) Brauron

Nel VI a.C. viene generalmente collocata la prima monumentalizzazione del santuario di Brauron, anche se, come si è visto nel corso della presentazione dei risultati degli scavi, la datazione delle singole strutture (in particolare del tempio) è fortemente problematica e discussa.

Secondo la ricostruzione di Ekroth la fase di VI a.C. prevede, oltre al primo tempio in pietra, anche altre strutture destinate ad acquisire nuovi spazi per la custodia degli oggetti votivi, per lo svolgimento dei rituali e per il soggiorno di visitatori privilegiati e personale sacro: l'ambiente chiuso situato alle spalle della cella del tempio, la piattaforma a ovest del tempio, la terrazza a sud-ovest del tempio (dove ora si trova la chiesetta di Hagios Georgios), la terrazza a est del tempio, una stoa-hestiatorion a est del tempio e la c.d. casa sacra a sud-est della "grotta". Quest'ultima, a sua volta, viene adibita soprattutto alla custodia di oggetti votivi801.

Nel 1983 Angiolillo pubblica un breve articolo nel quale solleva la questione dell'integrazione tra il dato archeologico e un dato letterario, all'epoca recentemente acquisito: il coinvolgimento di Pisistrato nell'allestimento del santuario di Brauron. L'anno

796 V. supra, I 1. 2 c rispettivamente 22-3 e 44-8. 797

V. Ekroth 2003, 102.

798 V. Ekroth 2003, 102-4 + Fig. 6, 102 (= fig. 1, Tav. CCXXIV).

799 V. rispettivamente Papadimitriou 1955 a, 118; Papadimitriou 1955 b, 33; Daux 1956, 247. Sul rinvenimento v. anche

supra I 1.2 c, 15.

800

V. Solders 1931, 109.

prima era infatti stato pubblicato parzialmente il testo del codice che tramanda la versione più completa del Lexicon di Fozio: lo Zavordensis 95. In particolare, per la prima volta, alla voce Braurwniva* è stato possibile leggere la notizia secondo cui Pisistrato ha curato l'allestimento del hieron di Brauron. Da parte sua, come si è visto, Angiolillo in un primo tempo riconduce a tale iniziativa i resti rinvenuti a est del braccio orientale della stoa da lei considerati pertinenti a un tempio dorico. In un secondo tempo rivede la propria posizione e attribuisce all'età di Pisistrato la fase arcaica del tempio rinvenuto da Papadimitriou802.

L'idea di un coinvolgimento di Pisistrato nell'attività edilizia di VI a.C. a Brauron è generalmente accolta. Si registra comunque lo scetticismo di R. Osborne, il quale non esclude che l'informazione riportata nel codex Zavordensis 95 sia un'elaborazione della tradizione relativa alla provenienza di Pisistrato da Philaidai803.

La cautela di Osborne è condivisibile: effettivamente Fozio (o la sua fonte) potrebbero avere dedotto la notizia di un'iniziativa di Pisistrato a Brauron dalla tradizione secondo cui egli era originario di Philaidai (Plut. Sol. 10, 3*). Tuttavia, come si mostrerà subito, esistono plausibili indizi di un intervento dei tiranni in relazione al culto di Artemide

Brauronia sull'acropoli. Ciò rende del tutto probabile paralleli interventi nel santuario di

Brauron.

b) Brauronion

Proprio sulla base della tradizione che ricollega le origini di Pisistrato al demo nel cui territorio si trova Brauron, gli studiosi da tempo prendono in considerazione un collegamento tra i tiranni e il Brauronion804, anche se non mancano opinioni completamente diverse805. Gli scavi e gli studi condotti nell'area del Brauronion non apportano elementi decisivi. Come si è visto, i resti sono ridotti a qualche traccia relativa alle fondamenta della struttura e ai tagli nella roccia destinati ad accoglierle; per di più, non si sono rinvenuti oggetti nell'area del peribolos. Gli studi più recenti (Rhodes e Dobbins) consentono di individuare tre fasi costruttive, che sono però databili solo in maniera relativa e non assoluta806.

Un contributo notevole a favore dell'esistenza di un Brauronion in epoca arcaica viene da reperti che vengono ad esso ricondotti.

Winter non ha dubbi nel ricondurre al Brauronion le già ricordate statuette fittili da lui identificate come raffigurazioni di Artemide, ponendo (come detto) il tipo seduto in relazione con l'archaion hedos menzionato nelle c.d. tabulae curatorum Brauronii. Come egli stesso sottolinea, la datazione delle figurine da lui proposta, cioè l'età della tirannide, rappresenta una conferma di quanto ipotizzato da Wilamowitz. Diventa infatti possibile fare risalire la fondazione del Brauronion e la più antica delle statue in esso custodite ai tempi dei Pisistratidi807.

L'esistenza di un Brauronion in età arcaica e la plausibilità del coinvolgimento di Pisistrato nella sua fondazione sono sostenute anche da Kahil nell'articolo in cui pubblica i frammenti di ceramica a figure nere rinvenuti sull'acropoli da lei identificati come pertinenti a krateriskos/i. Secondo la studiosa, tali frammenti, in quanto pertinenti ad un tipo di vasi connessi in modo speciale al culto di Artemide Brauronia, fanno supporre l'esistenza di un

802 V. rispettivamente Angiolillo 1983, 353; Angiolillo 1997, 85-6. 803

V. Osborne 1994, 151-2.

804 V. es. Wilamowitz 1880, nota 47, 128; Robert 1886, 150; Pfuhl 1900, 79; Kleine 1973, 27; Kolb 1977, 103.

805 V. es. Solders 1931, 109 (età del sinecismo); Suchier 1847, 16 e Mommsen 1864, 407 (non prima del 480 a.C.);

Edmonson 1968, 164-5 (IV a.C.)

806

V. supra I 2.2 b, 80 + Tav. CLXVII e I 2.2 c, 82-3 + Tav. CLXXII.

hieron della divinità sull'acropoli già nell'ultimo quarto del VI a.C. Ad essi, a suo avviso, si

possono affiancare altri argomenti a favore di una simile deduzione.

Lo spazio riservato ad Artemide Brauronia sull'acropoli in età classica è straordinariamente ampio a confronto con gli spazi riservati alle altre divinità diverse da Atena: ciò si spiega solo se si considera il Brauronion come una realtà cultuale già consolidata.

Già Schrader aveva ricondotto al Brauronion i due cani in marmo rinvenuti sull'acropoli e databili al 520-10 a.C.

Artemide compare in compagnia di Atena e non di Apollo sui due più importanti documenti iconografici del VI a.C., il c.d. vaso François esposto al Museo nazionale archeologico di Firenze e un dinos attribuito a Sophilos conservato al British Museum. Entrambi i documenti risalgono a prima del 550 a.C. e testimoniano la stretta associazione tra Artemide e la divinità poliade.

La Hegemone menzionata nel giuramento efebico è una forma di Artemide

Hegemone808.

La tesi di Kahil ha incontrato consenso809, anche se non è mancato qualche tentativo di mettere in discussione l'attribuzione dei frammenti dei krateriskos/i al Brauronion. In particolare Osborne propende per attribuire i frammenti a un unico esemplare e chiamando in causa l'esempio della c.d. grotta di Pan di Eleusi ricorda che krateriskoi possono essere rinvenuti anche in santuari non artemidei. Inoltre egli, rovesciando le argomentazioni di Kahil, cita le raffigurazioni in cui Artemide compare accanto ad Atena per sostenere l'eventualità che il krateriskos dell'acropoli sia stato dedicato appunto ad Atena810. Ancora, Ch. Sourvinou-Inwood è orientata a ricondurre la scelta di dedicare krateriskoi sull'acropoli più al prestigio della sede che non al Brauronion811.

Qualche studioso ha altresì aggiunto ulteriori elementi utili a dimostrare la validità della ricostruzione di Kahil.

Come si è visto, Morizot propone di ricondurre al Brauronion una testa animale in marmo, da lei identificata come testa d'orso, sicuramente databile a prima del 550 a.C. La studiosa stessa sottolinea che, se la sua proposta è corretta, essa rappresenta un nuovo elemento a favore della tesi di Kahil. All'attribuzione da lei sostenuta, Morizot affianca altri dati.

Il testo del lemma Brauronia tramandato dal codex Zavordensis di Fozio* in cui si dice che Pisistrato ha costruito un tempio a Brauron, fornisce per la prima volta la prova di un legame diretto tra il tiranno e il santuario del suo demo di provenienza (Philaidai). L'installazione di un santuario di Artemide Brauronia sull'acropoli ad opera del medesimo non ne sarebbe che un "prolungamento logico".

Inoltre ella, come Kahil, chiama in causa il dinos attribuito a Sophilos, databile al 580 a.C. in cui Artemide compare accanto ad Atena. A suo avviso l'iconografia avvalora la tesi di una presenza molto antica della divinità sull'acropoli.

Ancora, Morizot propone una contestualizzazione storica per l'installazione del

hieron della Brauronia sull'acropoli: la risistemazione dell'acropoli conseguente alla sua

trasformazione in santuario e all'istituzione delle Panatenee nel 566/5 a.C. In proposito non esclude che a tale intervento vadano ricondotte le tracce più antiche tra quelle individuate

808 V. Kahil 1981, 261-2.

809 V. es. Angiolillo 1983, 352-3; Shapiro 1989, 65; Frost 1990, 6; Angiolillo 1997, 68; Giuman 1999, 55. 810

V. Osborne 1985, 155.

nell'area del Brauronion, pur ammettendo che non sono possibili datazioni se non relative812.

Infine, pur senza avanzare la proposta di attribuzione al Brauronion, ricorda che la c.d. Kore con il peplo è stata interpretata come statua di Atena o di Artemide813.

Come si è già ricordato, Lissi Caronna analizzando in parallelo i pinakes rinvenuti a Brauron e quelli rinvenuti sull'acropoli individua una matrice comune per due tipi, quello con Artemide in trono e quello con Artemide citareda. Pur con molta cautela, ella ritiene di che quanto da lei rilevato possa essere aggiunto agli indizi indicati da Kahil relativi alla presenza di un Brauronion sull'acropoli in età arcaica814.

Decisamente meno cauta è Vlassopoulou, secondo cui sia i pinakes sia le statuette fittili raffiguranti Artemide rinvenute sull'acropoli sono da accostare ai krateriskoi come dediche poste per Artemide Brauronia in età arcaica. L'interpretazione della presenza di Artemide in qualità di visiting god(dess) è (a suo avviso) da escludere815.

In conclusione, oggi risulta piuttosto difficile negare che il Brauronion risalga all'età arcaica, anche se non vi è nessun indizio su quale possa essere stato il suo assetto.

Come si è cercato di mostrare seguendo un suggerimento della stessa Kahil816, la presenza di uno o più krateriskoi sull'acropoli trova una sua contestualizzazione nella presenza di altri vasi votivi connessi alle nozze (loutrophoroi e lebetes gamikoi) e alla vita della gyne (epinetra), anche se, soprattutto in quest'ultimo caso, è problematico decidere se la destinataria della dedica era Artemide o Atena.

Tra gli elementi addotti da Kahil in favore di una collocazione dell'installazione del culto della Brauronia sull'acropoli in epoca arcaica due sembrano particolarmente validi.

Le raffigurazioni ricordate dalla studiosa817 in cui Artemide compare accanto ad Atena trovano una spiegazione più convincente in un riferimento alla realtà cultuale dell'acropoli ed al suo significato sul piano della relazione tra le due divinità che non, come vorrebbe Osborne818, in un'assimilazione di Atena ad Artemide, non meglio definibile e documentabile. In proposito potrebbe essere opportuno ricordare che nel finale dell'Ifigenia

in Tauride è ancora Atena, la divinità poliade, a sancire la cultualità dei due santuari

artemidei di Brauron e di Halai Araphenides. La scelta di Euripide potrebbe forse avere a che fare con un'antica e già consolidata relazione tra Atena e Artemide Brauronia.

Inoltre, non è da escludere che, come suggerisce Kahil, il ruolo attribuito dalla tradizione ateniese ad Artemide nella vittoria sui Persiani (Maratona, ma anche Salamina) possa essere ricondotto alla percezione di una profonda complementarietà della divinità e di Atena nella custodia della polis, percezione che appare strettamente correlata alla disposizione degli spazi per le due divinità sull'acropoli.

Risulta più problematico seguire Kahil sugli altri punti. Infatti, l'insolita ampiezza dello spazio riservato alla Brauronia sull'acropoli819 potrebbe trovare una spiegazione, oltre che nell'antichità del culto sull'acropoli, nel prestigio e nell'importanza (anche politica) del santuario di Brauron. Ancora, l'attribuzione dei cani in marmo al Brauronion è, come si è

812

V. Morizot 1993, 40. Presunta testa di orso: supra I 2.2 d, 89-90.

813 V. Morizot 1993, nota 43, 39.

814 V. Lissi Caronna 1996, 178-9. Artemide in trono e confronto con pinax dell'acropoli: art. cit., 172-4 + fig. 15, 173;

16, 174. Artemide citareda e confronto con pinax dell'acropoli: art. cit. 174-7 + fig. 17, 175; 18-9, 176. V. anche supra I 1. 2 e, 75.

815 V. Vlassopoulou 2003, 75-6. Presentazione e discussione dei reperti: supra I 2.2 d, 99-101. 816 V. Kahil 1981, 263 e supra I 2.2 d, 97-9.

817 V. Kahil 1981, 262 e fig. 3, Tav. CCLX; 2, Tav. CCLX. 818

V. Osborne 1985, 155.

mostrato, una plausibile ipotesi che però non ne esclude altre820. Infine, l'identificazione tra Artemide e l'Hegemone menzionata nel giuramento degli efebi821 risulta al momento indimostrabile. Artemide Hegemone è attestata in Attica solo da un'iscrizione rinvenuta a Zea in cui compare anche l'epiclesi Orthosia (IG II² 5012). Per contro, nelle redazioni del giuramento degli efebi a noi pervenute, Hegemone è presentata in gruppo con Thallo e Auxo822.

Per quanto riguarda Morizot, si è sostenuto che sussistono dubbi sulla possibilità di identificare la testa animale Acr 122 come ursina823. Di conseguenza non si può sostenere l'attribuzione del pezzo al Brauronion. Ciò comporta che al momento non si hanno reperti attribuibili al peribolos databili all'età di Pisistrato. Tuttavia resta probabile un forte coinvolgimento di tale personaggio nell'installazione del culto della Brauronia sull'acropoli. Come detto, si può condividere con Osborne l'idea che la notizia dell'intervento di Pisistrato a Brauron (Phot. s.v. Braurwniva* ed. Theodoridis) dipenda dalla tradizione relativa alla sua provenienza da Philaidai824. Comunque già solo quest'ultima tradizione rappresenta un indizio, specie se combinata con le due raffigurazioni di Artemide accanto ad Atena, di cui quella del c.d. vaso François è sicuramente cronologicamente compatibile con l'attività di Pisistrato.

Quanto alla c.d. Kore con il peplo a cui accenna la medesima Morizot, si è detto che gli argomenti presentati da Keesling e Brinkmann a favore dell'identificazione della statua come immagine di Artemide e quelli di Ridgway a favore del riconoscimento della scultura come probabile replica di una statua cultuale appaiono convincenti. Si è mantenuta altresì cautela riguardo l'attribuzione al Brauronion, in quanto non dimostrabile825. Va comunque osservato che anche la la già ricordata tesi di Keesling826 secondo cui nella c.d. Kore con il peplo andrebbe individuato un caso di visiting god(dess), cioè un'immagine di una divinità (Artemide) dedicata ad un'altra (Atena), non è meglio dimostrabile in quanto basata soprattutto su un argumentum e silentio, cioè il fatto che tra le basi arcaiche inscritte rinvenute sull'acropoli, nessuna reca una dedica ad Artemide. Risulta infatti difficile porre sullo stesso piano della c.d. Kore con il peplo le Nikai e le erme di età arcaica citate dalla studiosa come esempio di visiting gods nel temenos dell'acropoli: ci sono forti differenze di natura e di funzione. Risulta semmai più calzante il riferimento di Keesling ai casi di dedica sull'acropoli di statue di divinità diverse da Atena documentati da Pausania per il V a.C. (Apollo Parnopios, Afrodite, Artemide Leukophryene)827. Tuttavia il prestigio della sede rende forse fuorviante (o almeno limitante) la definizione come visiting gods. Ad esempio, nel caso della dedica della statua di Artemide Leukophryene ad opera dei figli di Temistocle, il peso delle motivazioni politiche non va certamente trascurato.

Allo stato attuale dunque non si può sostenere, ma neppure escludere che la c.d. kore con il peplo sia da porre in relazione con il Brauronion.

820 V. Kahil 1981, 262 e supra I 2.2 d, 89. 821 V. Kahil 1981, 262.

822 V. Lyc. c. Leocr. 77; Pollux VIII 106. Iscrizione di Acharnai: Robert 1938, 302-7. 823 V. supra I 2.2 d, 90. 824 V. Osborne 1994, 151-2. 825 V. supra, I 2.2 d, 91. 826 V. Keesling 2003, 139. 827

V. Keesling 2003, 139. Apollo Parnopios: Paus. I 24, 8. Afrodite: Paus. I 23, 1-2. Artemide Leukophryene: Paus. I 26, 4 e cap. III sez. IV 5 a, 437.

Infine, per quanto riguarda il materiale fittile presentato da Winter, Vlassopoulou e (con più riserve) da Lissi Caronna828, le analogie con i materiali brauronii rappresentano un buon argomento a favore dell'attribuzione al Brauronion. Ciò rende ancora meno plausibile l'ipotesi che si tratti di visiting god(dess), già accantonata del resto dalla stessa Vlassopoulou829. Anche se la cronologia delle statuette proposta da Winter (età dei Pisistratidi) è stata abbassata da Vlassopoulou al primo ventennio del V a.C830. e se la probabile attribuzione degli oggetti menzionati nelle c.d. tabulae curatorum Brauronii al santuario di Brauron impedisce di seguire Winter nel porre in relazione il tipo seduto con l'archaion hedos, le raffigurazioni fittili di Artemide rappresentano comunque una testimonianza dell'esistenza del Brauronion prima delle devastazioni operate dai Persiani.

c) Festa Brauronia

È probabile che i tiranni siano coinvolti anche nell'organizzazione dei Brauronia, la festa celebrata dalla polis Atene in onore di Artemide Brauronia a cadenza quadriennale, almeno stando alla Costituzione degli Ateniesi aristotelica (54, 7*).

L'indizio più forte a riguardo è rappresentato dalla notizia riportata da Esichio al lemma Braurwnivoi"* secondo cui in tale occasione a Brauron si esibivano rapsodi che cantavano l'Iliade. Come è stato sottolineato da più parti, la notizia risulta coerente con l'interesse dei tiranni nella promozione e diffusione della tradizione omerica in funzione della celebrazione del loro stesso genos831. Si riteneva infatti che il capostipite fosse Neleo, padre di Nestore, e che il nome Pisistrato fosse stato portato per la prima volta da un Pisistrato figlio di Nestore (Her. V 65, 3-4). Del resto, come sottolinea Giuman, un legame tra il culto di Artemide Brauronia e l'epos omerico è riconoscibile nella tradizione relativa al sacrificio di Ifigenia a Brauron (anche se nulla prova che essa sia da ricondurre ad un antico culto di Ifigenia, come vorrebbe lo studioso) e nella dedica della scultura bronzea raffigurante il cavallo di Troia nel Brauronion dell'acropoli832.

3 - V a.C.

a) Brauron

Come si è ricordato, Pausania (III 16, 7-8*; VIII 46, 3*) afferma che Serse aveva sottratto da Brauron lo xoanon di Artemide833. Papadimitriou ritiene di avere individuato la prova archeologica della devastazione del santuario ad opera dei Persiani nel deposito presso la c.d. fonte sacra che a suo dire non contiene reperti successivi al 480 a.C. La sua tesi è generalmente accettata, anche se si discute sulla data e sulle modalità della ricostruzione, in particolare per quanto riguarda il tempio. Quanto alla data, gli studiosi sono infatti divisi tra chi colloca la ricostruzione del tempio prima della metà del secolo (chiamando in causa eventualmente Cimone) e chi ritiene che essa sia stata contemporanea alla costruzione della stoa (presumibilmente 430-20 a.C.). Quanto alle modalità, c'è chi ritiene che il tempio sia stato ricostruito sempre sul medesimo sito, quello occupato dai resti

828 V. rispettivamente Winter 1893, 146; Lissi Caronna 1996, 178-9; Vlassopoulou 2003, 75-6 + cat. I Q 113-5, 120 +

p. 1 e 37 (v. Tav. CXCVI); cat. III 18-24, 137-9 + p. 66-7 (v. Tav. CXCVIII e CXCIX)

829 V. Vlassopoulou 2003, 76. 830

V. Winter 1893, 146. Cfr. Vlassopoulou 2003, cat. III 18-22, 137-8 (500-480 a.C.); 23, 139 (prima del 480 a.C.).

831 V. es. Pfuhl 1900; Peppas Delmousou 1988 b, 256; Giuman 1999, 84-6.

832 V. Giuman 1999, 84-7. Notizia di Esichio e cavallo di Troia nel Brauronion v. anche Raoul-Rochette 1851, 744.

Discussione sul culto di Ifigenia: infra III 4 a, 183-9 e IV 2, 210-2. Discussione sul significato del cavallo di Troia nel

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