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Diverse testimonianze provano che il culto di Artemide Brauronia non si esauriva nel rito dell'arkteia e nella festa pubblica dei Brauronia e aiutano a mettere meglio a fuoco il contesto in cui simili atti rituali si collocano. In questo campo rivestono un ruolo privilegiato le fonti archeologiche ed epigrafiche, soprattutto le c.d. tabulae curatorum

Brauronii.

a ) Statue infantili e oggetti pertinenti al mondo dell'infanzia

Gli scavi di Brauron hanno portato alla luce numerose statue rappresentanti bambini. Sono noti soprattutto esemplari in marmo, ma risulta anche almeno un frammento fittile, la testina rinvenuta da Papadimitriou nel 1949. Come si è detto, tra di esse si annoverano statue di bambine e di bambini di età diverse, compreso un piccolo che gattona Un buon numero di statue di bambini presenta la posa accovacciata su una gamba secondo uno schema convenzionalmente denominato tipo temple boy1103.

Si è ricordato che Papadimitriou, pur riportando anche la fotografia di qualche esemplare di statua maschile, ha dato particolare risalto alle statue femminili identificandole come arktoi sulla base della notizia di Schol. Aristoph. 645 a* (e di Souda) secondo cui esse dovevano avere tra i cinque e i dieci anni. Si è visto che la sua tesi è stata seguita e che Kahil ha utilizzato proprio il confronto con le statue per assegnare un'età alle figure rappresentate sui krateriskoi laddove la tecnica del disegno lo consentiva1104.

Il quadro offerto da Kontis è radicalmente diverso da quello offerto da Papadimitriou: egli afferma che le statue di bambine di età fino a circa dodici anni rappresentano solo una piccola parte, mentre prevalgono le statue maschili di età fino a circa dieci anni, comprese alcune raffigurazioni di neonati. La prevalenza numerica delle statue maschili è spiegata dallo studioso con la speciale attenzione che nei gene veniva tributata ai figli maschi primogeniti. In proposito egli cita un verso dell'Ifigenia in Tauride (57) in cui si dice che i figli maschi sono le colonne delle casate. Kontis non collega in alcun modo le statue femminili all'arkteia. A suo avviso esse riflettono una nuova tendenza nelle dediche, una nuova attenzione dell'arte di IV e III a.C. verso la rappresentazione di bambini nonché l'esigenza di celebrare il genos1105.

1102 V. Torelli 2002.

1103 Statue in marmo: v. supra I 1. 2 e, 69-70 + fig. 2, Tav. LXXV; Tav. LXXVI; fig. 2, tav. LXXIX; Tav. LXXX; Tav.

LXXXV; fig. 2, Tav. LXXXVI; Tav. LXXXVII; fig. 1, Tav. LXXXVIII. Testina fittile: fig. 3, Tav. CLIII.

1104

V. supra 2 a, 152.

Altri studiosi preferiscono identificare le statue femminili come arktoi e quelle maschili come dediche ad Artemide in qualità di kourotrophos1106.

Soprattutto negli studi più recenti prevale comunque di gran lunga il numero di coloro che ascrivono le statue infantili nel loro insieme alla connessione tra Artemide e la buona crescita dei piccoli contestualizzandole in una più ampia tipologia di dediche per divinità a vario titolo curotrofiche e salutari1107

Quest'ultima posizione appare la più plausibile e condivisibile. Le statue infantili tra IV e III a.C. rappresentano un tipo di dedica comune nei santuari di diverse divinità e non sembra esserci una particolare distribuzione per genere. In attesa dello studio e della pubblicazione dei materiali di Brauron l'eventuale prevalenza di statue maschili, affermata da Kontis, resta tutta da verificare.

Merita forse di essere richiamato all'attenzione, come del resto viene spesso fatto, il rilievo rinvenuto nel 1959 su cui si vede Artemide mentre accarezza una capra seguita da tre piccoli1108. Una simile scena lascia supporre che il ruolo attribuito alla divinità di Brauron nella buona crescita fosse esteso anche oltre la qualità di kourotrophos per i piccoli umani.

In relazione alle statue infantili vale la pena ricordare che nell'attuale allestimento del museo di Brauron un'apposita vetrina è stata dedicata a diversi oggetti pertinenti al mondo dell'infanzia, tra i quali spicca un buon numero di bambole fittili1109. La cosa non deve sorprendere in quanto l'uso di consacrare giocattoli ad Artemide come segno dell'uscita dall'infanzia (per le ragazze nell'imminenza delle nozze) è ben attestato da fonti letterarie come gli epigrammi dell'Antologia Palatina. Sarebbe comunque interessante se in futuro anche questa classe di materiali brauronii venisse studiata, valutata ed eventualmente contestualizzata.

b) Rilievi

La maggior parte dei rilievi votivi rinvenuti a Brauron oggi noti appartiene al tipo in cui si rappresenta un gruppo di offerenti di fronte alla divinità e va datata tra gli ultimi decenni del V e la metà del IV a.C.1110.

Despinis ha studiato in particolare il rilievo dedicato da Aristonike e quello dedicato da Peisis allo scopo di individuare i distinti nuclei familiari raffigurati su di essi per dimostrare che, a differenza di quanto spesso viene affermato, i rilievi di grandi dimensioni non erano, per così dire, prefabbricati1111.

Molto probabilmente le scene raffigurate appartengono alla ritualità privata. Non si riscontrano dettagli iconografici specifici rispetto alla restante produzione attica coeva tali da giustificare una precisa contestualizzazione nell'ambito dei rituali brauronii. Ad esempio nel rilievo su cui compare Artemide seduta accompagnata da un cervo il corteo è aperto da una figura infantile presentata alla divinità dalla madre. Per età tale figura potrebbe essere un arktos, ma il genere stesso della figura non è ben definibile1112.

1106 V. es. Kahil 1965, 22; Kahil 1979. 80; Kahil 1983, 237; Peppas Delmousou 1988 b, 332.

1107 V. Hollinshead 1980, 42-3; Lloyd-Jones 1983, 93; Cole 1984, 238; Sourvinou-Inwood 1988, 40; Giuman 1999, 46-

8. Contestualizzazione: es. Hadzisteliou-Price 1978, 121; Vorster 1983, 48-83.

1108 V. Papadimitriou 1959 a, 18 + p. 13a (= fig. 1, Tav. XCIX). 1109

V. figg. 2-3, Tav. CLVI.

1110 V. fig. 2, Tav. CII (rilievo con Artemide dadophoros); fig. 2, Tav. XCVII (rilievo con Artemide e cervo); fig. 1,

Tav. XCVIII (rilievo dedicato da Aristonike); fig. 2, Tav. XCVIII (rilievo dedicato da Peisis).

1111 V. Despinis 2002. Rilievo di Aristonike: fig. 1, Tav. XCVIII. Rilievo di Peisis: fig. 2, Tav. XCVIII. 1112

Cfr. Despinis 2002, 163 + fig. 9, 271 (figura maschile); Lawton 2007, 52-3 + fig. 2.10, 53 (figura femminile, forse arktos).

Nella dedica di simili rilievi è stato riconosciuto un riferimento all'importanza di Artemide Brauronia per la famiglia in quanto preposta al rito prematrimoniale dell'arkteia1113. Tuttavia, come le statue infantili, anche i rilievi di Brauron possono essere inquadrati in un più ampio repertorio di dediche votive, diffuso nei santuari di diverse divinità ed eroi, come testimonia l'elenco fornito da M. Edelmann1114.

c) Oggetti pertinenti alla vita femminile

Nel quadro dei reperti di Brauron oggi noti si registra una presenza indubbiamente forte di oggetti pertinenti alla vita femminile.

Come si è già avuto modo di ricordare, si ha notizia del rinvenimento di specchi e gioielli. Nelle vetrine del museo sono altresì esposti diversi arnesi connessi alla tessitura (aghi, pettini, pesi da telaio) e alla cosmesi (pettini, spilloni per capelli, vasetti per profumi)1115.

Inoltre, presentando i materiali ceramici si è detto che dalle notazioni, per altro assolutamente preliminari, di Kahil e di Pedrina risulta una forte connotazione al femminile sia nelle tipologie (pissidi, epinetra, vasi nuziali) sia nella scelta dei temi (vita del gineceo, miti che hanno a che fare con il corretto rapporto uomo-donna) 1116.

Naturalmente senza una catalogazione definitiva di tutti i reperti non sono possibili conclusioni sotto il profilo della cultualità. Ad esempio, per quanto riguarda gli oggetti si è già avuto modo di ricordare le due statuette fittili di cavalieri. Quanto alla ceramica, il catalogo parziale di Kahil include comunque una gran varietà di tipi ed è la stessa studiosa a segnalare l'attestazione di temi decorativi assolutamente generici.

d) Dedica di vesti Le fonti

La dedica di vesti ad Artemide Brauronia è attestata prevalentemente dall'epigrafia e nello specifico dalle c.d. tabulae curatorum Brauronii, di cui si è parlato più volte1117. Si tratta di inventari di oggetti dedicati alla divinità redatti dagli epistatai del santuario databili alla seconda metà del IV a.C. e conservati quasi esclusivamente nella sezione relativa alle vesti.

L'unica fonte letteraria che accenna a tale uso è infatti il più volte citato problematico passo di Libanio (Hypoth. Demosth. XXV, 1*) da cui si ricava che vesti dedicate nel santuario potevano essere portate, per ordine della sacerdotessa, al hieron kynegesion. La testimonianza di Euripide (Iph. Taur. 1462-7*) sulla dedica di vesti a Brauron riguarda esplicitamente Ifigenia (e non Artemide) e se ne parlerà tra breve.

Come si è detto, è stato proposto di riconoscere la raffigurazione dell'offerta di una veste nel rilievo ricomposto su cui si vedono Artemide seduta su un'alta roccia e ai suoi piedi una figura di dedicante mal conservata, ma molto probabilmente femminile. Si è mostrato però che l'interpretazione della scena non è univoca1118.

1113 V. es. Giuman 1999, 239. 1114

V. Edelmann 1999,

1115 V. supra, I 1.2 e, 76-7. Specchi: fig. 2, tav. CXVII e fig. 1, Tav. CLXIII. Gioielli: Tav. CLVII-CLIX e fig. 1, Tav.

CLX. Pesi da telaio: Tav. CLXV. Pettini: fig. 1, Tav. CLXIV.

1116 V. supra, I 1.2 e, 73; 73-4. 1117

V. supra I 1.1, 4-6; 1. 2 d, 61-7; 2. 2 d, 95-7.

Significato cultuale

La dedica delle vesti nel santuario di Artemide appartiene molto probabilmente alla sfera privata. Nessun elemento autorizza a seguire il suggerimento di Giuman secondo cui le vesti sarebbero state dedicate in occasione dei Brauronia1119.

A differenza di quanto avviene in altri santuari, non solo artemidei, le vesti dedicate ad Artemide Brauronia non sono confezionate per rivestire una statua di culto. Come si è visto, negli inventari, con diverse sfumature, si precisa che alcuni indumenti si trovano su una o l'altra delle statue1120. Tuttavia il fatto che in tutti gli inventari rimasti un solo capo,

l'epiblema di Nikoboule, sia indicato come "nuovo" lascia supporre che tutti gli altri non lo

erano e che dunque anche le vesti poste sulle statue di culto erano vesti già indossate. Tra l'altro, come sottolinea opportunamente Linders, l'epiblema di Nikoboule non è posto su una statua1121.

Le vesti dedicate ad Artemide Brauronia sono per la stragrande maggioranza vesti di donne e dedicate da donne. Solo nell'inventario IG II² 1517 sembra che compaiano dedicanti uomini, ma si tratta di punti alquanto lacunosi (l. 48, 65, 66).

Nei testi letterari la dedica di indumenti ad Artemide è associata a tre momenti: le nozze (in questo caso l'offerta è specifica, la cintura), un parto felice (in questo caso è attestata un'offerta anche da parte del padre), la soluzione di problemi ginecologici (in modo specifico disturbi del menarca delle parthenoi)1122.

Una testimonianza iconografica sul legame tra dedica di vesti e nascita viene riconosciuta anche nel già citato rilievo rinvenuto nel 1979 ad Achinos (antica Echinos) in Tessaglia e databile probabilmente tra IV e inizio III a.C. La scena infatti si svolge in un

hieron in cui sono esposte alcune vesti e un paio di calzature e mostra la presentazione di un

infante ad Artemide da parte di una donna non velata, accompagnata da una donna velata che reca una pisside e da un'ancella che reca sulla testa un vassoio di offerte vegetali. Presso l'altare un inserviente trattiene una vittima bovina. Nel pubblicare il reperto F. Dakoronia e L. Gounaropoulou riconducono simile uso rituale, in particolare la dedica di vesti, all'influenza che Atene ha esercitato nell'area nel V a.C. (Thuc. 8, 3). Il confronto con le

tabulae ateniesi è esplicitamente citato e si prospetta l'eventualità che anche ad Echinos vi

fosse un rito tipo arkteia nonché di un modello attico per la statua della divinità (la

Brauronia?)1123.

La dedica delle vesti ad Artemide viene dunque interpretata in connessione ai diversi passaggi cruciali della vita femminile e al buon compimento dell'intero ciclo rituale necessario a diventare una donna adulta, gyne, senza che si debba cercare di definire un contesto o una circostanza più precisi1124. S.G. Cole insiste in modo particolare sul valore degli inventari ateniesi come testimonianza pubblica del compimento delle tappe, ascrivendone la compilazione all'interesse della polis per i rituali di Artemide Brauronia in quanto garanzia di continuità e ricambio generazionale1125.

I testi delle tabulae per loro stessa natura non consentono di individuare le ragioni della dedica. Anche il fatto che tra le vesti è attestato il krokotos non deve portare

1119 V. Giuman 1999, 239. 1120

V. supra I 1.1, 5 e I 1.2 d, 61.

1121 V. Linders 1972, 12. Epiblema di Nikoboule: IG II² 1514, ll. 30-2 (= IG II² 1515, 22-4 e 1516, 10-1).

1122 V. rispettivamente Souda s.v. lusivzwno"; Schol. Call. Hymn. I 77 (ma anche AP VI 271 e 272); Peri parth. 5-13. 1123 V. Dakouronia - Gounaropoulou 1992, 223- 6. Presentazione del rilievo v. anche: Morizot 2004, 161-7. Reperto:

fig. 2, Tav. CCLXV.

1124

V. es. Cole 1998, 38-42 e Foxhall - Stears 1999, 11-4; Dillon 2001, 19-23; Morizot 2004, 167-8.

necessariamente a pensare che si tratti della veste delle arktoi, in quanto tale capo, come si vedrà meglio in seguito, è tipico e rappresentativo della gyne. Rispetto al quadro di donne che dedicano le proprie vesti per comunicare il proprio status sotto il profilo simbolico- rituale (ma anche sociale, come evidenziano le analisi di Cleland1126), crea qualche difficoltà l'attestazione di vesti maschili e infantili nonché la presunta (isolata) attestazione di tre dedicanti uomini1127. Le vesti infantili possono essere fatte rientrare nella sfera parto- crescita dei figli e dunque nel ciclo della vita femminile. La dedica a nome maschile potrebbe trovare un confronto nell'epigramma AP VI 271, sicuramente riconducibile all'ambito ateniese per via dell'identificazione del personaggio, in cui alla nascita del figlio anche il padre dedica qualcosa di proprio ad Artemide (un paio di calzari)1128. Più problematica risulta la contestualizzazione degli indumenti maschili.

A riguardo appare interessante un'interpretazione del significato della dedica delle vesti ad Artemide centrata sul significato dell'attività della tessitura, suggerita soprattutto da Cole e da Morizot. Le vesti, in quanto prodotto dell'oikos e dunque del domestico per eccellenza rappresentano da un lato lo "addomesticamento" della selvatica Artemide, che da potenzialmente pericolosa (l'omerico "leonessa per le donne" Il. 21, 483) si mostra invece benevola nei momenti di crisi, dall'altro lo "addomesticamento" della parthenos, il suo progressivo avvicinarsi ai lavori del gineceo e al centro dell'oikos. Quest'ultimo aspetto porta a ipotizzare lo svolgimento di lavori di tessitura durante i soggiorni delle parthenoi nei santuari artemidei, compreso Brauron. Un indizio in tal senso potrebbe essere rappresentato dal rilievo con la "filatrice", ma la sua interpretazione è discussa1129.

La possibilità che a Brauron le arktoi venissero introdotte ai lavori femminili resta una suggestiva quanto indimostrabile ipotesi. Gli epinetra finora noti non recano tracce d'uso e la raffinatezza di certe pitture fa pensare indubbiamente ad oggetti votivi. Alcuni dei pesi da telaio esposti al museo recano una semplice dedica graffita e vanno dunque interpretati come oggetti votivi. Per altri è più difficile riconoscere una precisa finalità. Lo spunto per una lettura delle vesti come simbolo di domesticità risulta comunque particolarmente interessante anche in relazione alla centralità che la dialettica selvaticità - domesticità occupa nella simbologia dell'arkteia, come si cercherà di mostrare in seguito.

Quanto all'insistenza di Cole sulla valenza politica degli inventari brauronii, occorrerebbe forse più cautela, dato che si tratta di un tipo di documento all'epoca piuttosto comune. È dunque più plausibile che la funzione di simili liste fosse soprattutto utilitaristica, eventualmente finalizzata ad evitare episodi di hierosylia, come suggerisce anche il già citato passo di Libanio (Hypoth. Demosth. XXV 1*) relativo proprio al presunto furto di vesti dedicate ad Artemide Brauronia.

Quanto detto fin qui, vale in generale per le vesti registrate nelle tabulae curatorum

Brauronii. Due indicazioni presenti nei testi hanno attirato in modo specifico l'interesse

degli studiosi: la dedica di capi non finiti accompagnati dalla materia prima per il loro completamento e soprattutto il termine rJavko".

1126 V. Cleland 2005 a, 8-10; Cleland 2005 b.

1127 Vesti maschili: IG II² 1514, 47; IG II² 1517 B 128-31 (= IG II² 1524B 143-6); IG II² 1523, 25-6 (= IG II² 1524 B

199-200).

Vesti infantili: IG II² 1514, ll. 28-9 (= IG II² 1515, 20-1; IG II² 1516, 7-8); ll. 40-1 (= IG II² 1515, 32-3; IG II² 1516, 18- 9; IG II² 1517, 144-7); ll. 58-9 (= IG II² 1516, 34-5; IG II² 1518, 75); IG II² 1517, l. 124 (= IG II² 1524, 140; IG II² 1525, 12); IG II² 1518, l. 55 (= IG II² 1524, 165); IG II² 1525, 7 (= IG II² 1517, 119; IG II² 1524, 133).

1128

V. Mikalson 1998, 201-2 (con identificazione di Artemide con la Brauronia o con la Mounichia).

Capi non finiti

La dedica di capi non finiti accompagnati da materia prima ricorre più di una volta negli inventari1130. Linders dimostra, con buoni argomenti, che non vi sono ragioni per seguire l'opinione di chi ritiene che l'espressione non vada intesa alla lettera. Quanto ai motivi della dedica di capi da completare, a proposito della quale adduce un possibile parallelo scandinavo, la studiosa preferisce lasciare in sospeso la questione, prendendo comunque in considerazione l'ipotesi, suggerita da Kontis, secondo cui a Brauron Artemide era considerata una dea delle attività femminili e pertanto le venivano dedicati capi che idealmente doveva completare ella stessa1131.

Brulé è orientato verso la stessa linea di Kontis, chiamando in causa la dimensione collettiva (e dunque formativa) del lavoro del gineceo1132.

In relazione alla già ricordata lettura della dedica di vesti come simbolo del compimento del ciclo ideale della vita femminile, alcuni sono orientati a collegare la dedica di vesti non finite all'interruzione traumatica di tale ciclo, cioè la morte della donna1133.

Quest'ultima interpretazione appare la più plausibile, anche se, va ammesso, non rende pienamente conto del fatto che i capi non finiti sono accompagnati dalla materia prima.

ïRavko"

In un articolo pubblicato nel 1899 Mommsen sostiene che il termine rJavko" che compare con una certa frequenza negli inventari non possa essere interpretato nel senso abituale di "straccio" in quanto si trova riferito ad abiti sontuosi e ad abiti posti sulla statua della divinità. A suo avviso è inoltre improbabile che il termine si riferisca allo stato di conservazione dato che in tal caso si impiega rJakwqevn. Su quest'ultimo punto egli si mantiene cauto, alla luce della parzialità della documentazione. Secondo Mommsen il termine rJavko" ha una specifica connessione con l'igiene femminile e con il menarca. A sostegno egli cita il collegamento tra l'arkteia e tale momento della vita femminile, nonché alcune "ricette" dei Geoponica (1, 14 e 10, 67.3, tra le quali la prima risulta più pertinente in quanto si fa riferimento alla prima mestruazione) in cui si prescrive appunto l'uso di simili accessori e che ne documentano la potenza magico-sacrale. Il rJavko" era dunque probabilmente dedicato ad Artemide dalle ragazzine che al momento del menarca le erano consacrate (arkteia) e il rituale potrebbe, secondo lo studioso, essere identificato con il

kanephorein che lo scolio a Teocrito (II 66-8 b*) definisce come "misteri". A suo avviso

non è comunque credibile che i rJavkia mestruali, quasi sicuramente accompagnati da altre offerte di vesti, fossero lasciati nel santuario di Artemide: o erano rimossi dalla sacerdotessa, o erano portati via dalle ragazzine, magari per gli usi descritti nei Geoponica. Egli è inoltre orientato a supporre che il termine rJavko" presente negli inventari non designi simili oggetti letteralmente ma sia passato ad indicare un'offerta di ringraziamento per il raggiungimento della pubertà1134.

La tesi di Mommsen è stata accolta da Kirchner1135 ed è perciò discussa da Linders nel suo commento. Le obiezioni mosse dalla studiosa sono tre: la dedica di rJavkoi connessi all'igiene femminile non è mai attestata; Mommsen fa riferimento ad un testo che non parla

1130

Elenco delle occorrenze: Linders 1972, 17.

1131 V. Linders 1972, 17-9; Kontis 1967, 189-90 (in relazione al rilievo con la "filatrice"). 1132 V. Brulé 1987, 229-31.

1133 V. Cole 1998, 38-42; Foxhall - Stears 2000, 5 e 13-4. 1134

V. Mommsen 1899.

di culti e riti, ma di pratiche magico-agricole; quando si dispone di passi paralleli degli inventari, il termine compare nella redazione più tarda e dunque indica un deterioramento della veste. Come esempio relativo a quest'ultimo punto ella cita il caso di IG II² 1524, l. 130 - IG II² 1525, l. 5 e di IG II² 1524, l. 140 - IG II² 1525, l. 13. Il termine rJavko" compare solo nel testo più tardo che, a giudicare dal numero delle abbreviazioni è IG II² 15241136.

Brulé in un primo tempo difende la teoria di Mommsen contro Linders affermando che non è plausibile che nel giro di un anno un determinato indumento diventi rJavko" e altri, dedicati nello stesso momento, restino intatti. Quanto alla facile obiezione dell'impurità del sangue egli afferma che spesso ciò che è più impuro è anche il più sacro. Inoltre tra Artemide e il sangue delle donne (parto e mestruazioni) c'è un legame speciale testimoniato, riguardo alle mestruazioni, dal Peri parthenion. Lo studioso conclude affermando che Brauron è connesso in modo speciale con l'ostetricia 1137.

In un secondo tempo Brulé rivede radicalmente le proprie posizioni, sulla base di un inventario di vesti milesio, assai affine a quelli brauronii, presentato ad un convegno epigrafico da W. Günther. Nel testo milesio compaiono diverse espressioni che indicano inequivocabilmente il deteriormento dei capi. Ciò, agli occhi di Brulé, rappresenta un indizio decisivo a favore del fatto che anche il rjavko" degli inventari brauronii indichi lo stato di conservazione1138.

L'interpretazione, per così dire, profana del termine rJavko" proposta da Linders trova consenso senza riserve tra diversi studiosi1139.

Altri, come Calame e Giuman, aderiscono alla tesi di Mommsen, chiamando inoltre in causa, a sostegno di essa, un legame simbolico con il krokotos. Detto legame è determinato in primo luogo dal sangue, ma anche dall'uso medicinale della pianta, in particolare in ginecologia. Su quest'ultimo aspetto si sofferma soprattutto Giuman, facendo

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