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a) Organizzazione

Dal già ricordato passo della Costituzione degli Ateniesi di Aristotele (54, 7*) risulta che la polis Atene celebrava una festa in onore di Artemide Brauronia, i Brauronia e che essi facevano parte insieme a Delia, Herakleia, Eleusinia ed Hephaistia delle feste penteteriche della cui organizzazione era incaricato un collegio di dieci hieropoioi appositamente eletti. La notizia è ripresa in forma più sintetica da Polluce (VIII 107*).

In un rendiconto redatto dal collegio unificato dei tesorieri databile forse al 314/3 a.C., IG II² 1480 (ll. 12-6*) è stata riconosciuta la menzione di una dedica posta per la divinità da tali magistrati e connessa con l'organizzazione della festa901.

Il testo è assai lacunoso, tuttavia, secondo la lettura proposta da Kirchner sulla scorta di U. Koehler (IG II 729) si può ricostruire la dedica ad Artemide Brauronia di una corona - premio d'eccellenza (stevfano" ajristei'on) da parte dei hieropoioi in carica in due annate diverse902. L'epiclesi della divinità è in lacuna: il fatto che i dedicanti siano hieropoioi rende assai plausibile che si tratti della Brauronia, sulla base del citato passo di Aristotele in cui detti magistrati sono incaricati, tra l'altro, dell'organizzazione dei Brauronia. Anche il nome dell'oggetto è per gran parte in lacuna: la menzione di una corona-aristeion deriva unicamente da un'integrazione basata su paralleli. Essi, così come la chiave per l'interpretazione, sono forniti dagli inventari degli oggetti dedicati ad Atena Parthenos903 e dagli inventari delle dediche ad Apollo904 e Latona905 di Delo. A tali attestazioni sono state affiancate tre dediche delfiche poste ad Apollo Pizio dai cleruchi ateniesi di Samo906. In tutti detti casi la dedica dell'aristeion è connessa alla celebrazione della festa in onore della divinità a cui vengono dedicati: i Panathenaia per Atena Parthenos, i Delia per Apollo e Latona a Delo, entrambe feste penteteriche, una theoria probabilmente biennale nel caso di Apollo Pythios a Delfi. Non è dunque da escludere che anche nel caso di IG II² 1480, se si ammette che l'oggetto dedicato dai hieropoioi sia una corona-aristeion, la dedica abbia a che fare con la celebrazione dei Brauronia.

b) Gli spazi

L'unico testo che fornisce un'indicazione esplicita relativa al luogo di svolgimento dei

Brauronia è la glossa di Esichio (s.v. Braurwnivoi"*) in cui si ricorda che in occasione

della festa a Brauron c'erano rapsodi che cantavano l'Iliade.

901

V. es. Kontis 1967, nota 58, 171; Rhodes 1981, 607; Osborne 1985, 161; Themelis 1986, nota 24.

902 V. rispettivamente Koehler1883, 86 e Kirchner 1927, 84.

903 V. rendiconto dei tesorieri di Atena e degli altri dei IG II² 1388 (397-6 a.C.), l. 30 e 67; 1393, 14-5 (integrazione);

1400 (390-89 a.C.) ll. 32-3 (integrazione) e 58 (integrazione); rendiconto dei tesorieri di Atena IG II² 1407 (385/4 a.C.)ll. 27-9 (integrazione); 1425 (368/7 a.C.), ll. 29-30 e 64-6 (integrazione) oggetto connesso ai Panathenaia. V. anche i rendiconti dei tesorieri di Atena assai lacunosi e fortemente integrati IG II² 1436 (350/49 a.C.) ll. 11-2 (oggetto connesso ai Panathenaia), 13-4, 21-2, 25-6, 31-2 ; 1437 (metà IV a.C. circa), ll. 4-5; 1438 (metà IV a.C. circa) ll. 1-2 , 3-4 (oggetto connesso ai Panathenaia), 2, 7-8, 9-10, 13-4.

904

V. rendiconto anfizioni di Delo del 377/6 - 375/4 a.C. IG II² 1635, l. 32 (= ID 98 A l. 32); rendiconto anfizioni di Delo 372/1 - 367/6 a.C. ID 100 l. 40 (integrazione); rendiconto anfizioni di Delo del 364/3 a.C. ID 104, ll. 107-13 (lista di dodici corone); rendiconto dei hieropoioi di Delo indipendente del 296/5 a.C. IG XI 2 154, l. 62 (menzione di ventuno corone appese al muro del "tempio delle sette statue" identificabile con il "tempio degli Ateniesi" ricordato nelle iscrizioni di Delo dipendente); rendiconto dei hieropoioi del 280/79 a.C. IG XI 2 161 B ll. 107-13 (lista di ventuno corone).

905 V. rendiconto degli anfizioni di Delo ID 104, l. 7 (prima corona della lista delle corone dedicate in occasione dei

Delia).

906

V. dedica dei cleruchi ateniesi di Samo del 334/3 a.C. SIG³ I 276 A, 276 B (integrazione) e l'analogo testo BCH 1959, 152-5 ricostruito sulla base di SIG³ I 276 A e datato al 328/7 a.C.

Ad esso si può affiancare la testimonianza di uno dei due passi di Erodoto relativi alla vicenda del ratto delle donne da Brauron ad opera dei Pelasgi, quello in cui si precisa che i Pelasgi per vendicarsi del trattamento subito dagli Ateniesi avevano sfruttato la buona conoscenza delle feste ateniesi e avevano organizzato il rapimento delle "donne degli Ateniesi" mentre esse erano intente a celebrare la festa per Artemide a Brauron (VI 138*).

Non sembra che vi siano motivi validi per seguire Peppas Delmousou nel considerare la festa a cui fa riferimento Erodoto come una festa locale diversa dai Brauronia907.

Dal testo risulta infatti del tutto chiaro che si tratta di una festa degli Ateniesi, a cui si recano le loro donne.

Inoltre, i Brauronia sono esplicitamente menzionati come cornice del ratto in uno scolio a Luciano apparentemente dipendente dall'attidografo Filocoro, citato all'inizio del testo ( Schol. Luc. Catapl. 25 = Philoch. FGH III B 328 F 100)*. Vi si dice infatti che le vittime del ratto sono le parthenoi che fanno le orse per Artemide.

Non sembra possibile condividere l'opinione di A. Brelich secondo cui il collegamento tra la festa ricordata da Erodoto, i Brauronia e le arktoi è da ricondurre alla "erudizione libresca" dello scoliasta908. Infatti come si è detto, l'anonimo autore molto probabilmente attinge dall'attidografo Filocoro. Inoltre, come è stato osservato, da una glossa di Arpocrazione (s.v. ajrkteu'sai)* si ricava che una relazione tra le arktoi e le vicende lemnie era già presente almeno in due drammi di età classica le Lemniai di Aristofane e l'Hipsipyle di Euripide909. L'autore infatti cita le due opere, insieme alla

Lisistrata, come testimonianza del fatto che le parthenoi che facevano le orse erano

chiamate arktoi.

La relazione tra ratto, Brauronia e arkteia nel V a.C. appare testimoniata anche da un documento iconografico (o forse due).

Secondo una convincente ipotesi proposta già da Studniczka e rielaborata con nuovi elementi da Beschi, le lastre attribuite al c.d. tempietto dell'Ilisso rappresentano la vicenda degli Ateniesi e dei Pelasgi. In particolare sulle lastre D-E è rappresentato il ratto delle Ateniesi da Brauron. Come osserva Beschi, non solo la colonnina a cui si avvinghia, per resistere, una figura femminile, è molto probabilmente la base dello xoanon ormai asportato dai Pelasgi (Plut. Mor. 247 d-e = De mul. virt. VIII*), ma l'età diversa delle figure femminili rappresentate sulle lastre trova corrispondenza nella presenza ai Brauronia delle arktoi e delle loro madri910.

Ferrari ipotizza che su due frammenti di un cratere a figure rosse rinvenuto a Brauron ricomposti e pubblicati da Kahil, sui quali si vedono un krateriskos rovesciato ai piedi di un altare e tracce di una figura maschile seduta su un diphros, sia rappresentato appunto il momento in cui l'irruzione dei Pelasgi interrompe il rito dell'arkteia. A sostegno della proposta ella adduce il fatto che nella convenzione iconografica attica un oggetto caduto segnala la sorpresa e il disorientamento di una vittima di un attacco violento911. La tesi della studiosa è interessante: simile interpretazione potrebbe dare conto anche di altri dettagli, come il drappo presso l'altare, che a differenza di quanto sostiene Kahil non sembra pertinente all'abbigliamento di una figura, e il piede sinistro dell'uomo appoggiato al suolo come se egli si stesse per alzare. Naturalmente lo stato estremamente frammentario della

907

V. Peppas Delmousou 1988 b, 256.

908 V. Brelich 1969, 241.

909 V. es. Beschi 2002 a, 27; Perusino 2002, nota 1, 167; Parker 2005, 248.

910 V. rispettivamente Studniczka 1916, 191-2; Beschi 2002 a, 22-7. Sui reperti v. cap. II sez. I 1. 2 b, 302-6 e fig. 1-2,

Tav. CCLXIII.

scena induce a mantenere grande cautela. Tra l'altro è stato suggerito che il personaggio maschile seduto presso l'altare non sia un un uomo ma un dio, forse Apollo (alla divinità ricondurrebbe anche il ramo d'alloro appoggiato sul fianco dell'altare)912. Resta la speranza che la ripresa dello studio e della catalogazione dei materiali ceramici di Brauron porti all'individuazione di qualche nuovo frammento che aiuti a comprendere meglio la scena.

Infine, il dato architettonico depone certamente a favore dello svolgimento dei

Brauronia o almeno di una parte significativa di essi, a Brauron.

Come si è visto913, l'ampiezza lascia supporre che il ponte in poros costruito sul corso d'acqua proveniente dalla c.d. fonte sacra rappresenti una forma di monumentalizzazione dell'accesso al temenos collegata ad un grande corteo proveniente da Atene. È difficile pensare che tale corteo non sia quello che, molto probabilmente, si svolgeva in occasione dei Brauronia.

Ancora, si è detto che la stoa con gli ambienti quadrati disposti lungo il braccio nord e ovest trova paralleli negli hestiatoria presenti in diversi santuari del mondo greco e che pertanto va identificata come hestiatorion914. È dunque del tutto plausibile che una delle funzioni della stoa (se non la principale) fosse quella di ospitare banchetti sacri in occasione dei Brauronia.

Goldstein sostiene che i convitati di tali banchetti erano le donne adulte che partecipavano ai Brauronia. Sulla base del passo di Erodoto relativo al ratto dei Pelasgi (VI 138*) e delle allusioni sessuali presenti in un passo della Pace di Aristofane relativo ad una

theoria diretta a Brauron (872-6*), ritiene che alla festa prendevano parte esclusivamente

donne915.

Themelis e Giuman pensano invece che i fruitori della struttura fossero i diversi magistrati che prendevano parte alla cerimonia: a loro avviso il numero complessivo delle

klinai ospitate (99 o 108, a seconda se si ammette o meno la presenza di nove klinai

nell'ambiente rettangolare situato all'estremità meridionale del braccio ovest) non è casuale. Entrambi gli autori, a sostegno di simile tesi, chiamano in causa l'analogia con il Pompeion del Ceramico, connesso alle Panatenee. Quanto all'identificazione dei personaggi che banchettavano all'interno della stoa, Themelis ipotizza che la lista comprendesse i dieci

hieropoioi incaricati dell'organizzazione della festa, gli epistatai e i tesorieri degli altri dei

(menzionati negli inventari), nonché l'architetto per le cose sacre e gli exetastai nominati dalla Boule menzionati nel decreto di exetasmos. Giuman si mantiene sul vago, limitandosi a suggerire la possibilità che le presunte nove klinai ospitate nell'ambiente rettangolare del braccio ovest potessero costituire lo spazio riservato ai nove arconti e a sottolineare che se si conta quest'ultimo vano tra quelli destinati al banchetto, il numero di questi ultimi sale a dieci e può forse essere posto in relazione con le dieci tribù. Egli inoltre osserva che il numero di posti è comunque più alto di quello del Pompeion: ciò può avere a che fare con una diversa organizzazione, ma anche con la presenza di magistrati locali916.

Alla luce di quanto finora noto sugli usi rituali e conviviali greci, la lettura della funzione della stoa fornita da Themelis e Giuman appare più plausibile di quella proposta da Goldstein. Probabilmente la lista dei magistrati ospiti ipotizzata da Themelis va rivista riflettendo sul carattere occasionale del decreto di exetasmos che rappresenta al momento l'unica attestazione relativa a membri della lista quali gli exetastai e l'architetto "per le cose

912 V. Hamilton 1989, 464; Venit 2003, 46; Venit 2006, 33-4. 913 V. supra I 1. 2 c, 37.

914 V. supra I 1. 2 c, 28-9. 915

V. Goldstein 1976, 122 e nota 248, 125.

sacre". Inoltre, come si è mostrato, nulla autorizza a ritenere che anche l'ambiente rettangolare del braccio occidentale della stoa ospitasse klinai917. Infine, l'ipotesi di Giuman sulla presenza di magistrati locali appare plausibile, anche se i contorni della relazione tra il santuario di Brauron e il demo di Philaidai sono difficili da definire. Un legame tra il hieron e il demo sembra presupposto dallo scolio agli Uccelli di Aristofane (Schol. Aristoph. Aves 872 b)* in cui Brauronia è presentata come l'epiclesi data ad Artemide dagli abitanti di Philaidai e forse anche dalla versione del mito dell'istituzione dell'arkteia riportata dalla

Souda (s.v. a[rkto" h\ Braurwnivoi"*) in cui, se è corretta la correzione del tradito

Flauidw'n, è il demo la cornice in cui fa la sua comparsa l'orsa protagonista della vicenda. Ancora, giova ricordare che il proponente del decreto di exetasmos, del cui nome si sono conservate solo le ultime tre lettere, viene dal demo di Philaidai. D'altro canto non risulta che nel temenos sia stato rinvenuto alcun decreto del demo, né sono noti decreti del demo per i quali viene prevista l'esposizione nel santuario, contrariamente a quanto accade comunemente nei santuari demotici. Naturalmente, in attesa della pubblicazione del materiale epigrafico, non è possibile trarre conclusioni. È certo comunque che l'onomastica presente nelle c.d. tabulae curatorum Brauronii e nelle dediche pubblicate attesta una frequentazione del santuario da parte di persone appartenenti ai più diversi demi dell'Attica.

Merita di essere osservato che, per quanto è dato sapere, la (più piccola) stoa situata nel Brauronion dell'acropoli non presenta alcuna suddivisione in ambienti e perciò non appare predisposta per il consumo di banchetti sacri.

Infine, si può ricordare la tesi di Brulotte secondo cui l'intero complesso annesso al braccio nord della stoa di Brauron veniva aperto esclusivamente in occasione dei

Brauronia. Come si è già rilevato, egli non formula però alcuna ipotesi su quale dovesse

essere il ruolo di un simile spazio, appositamente riservato, all'interno della festa. Si è mostrato che, secondo l'interpretazione più plausibile, il complesso nord era sede dell'esposizione di leggi sacre e di altri documenti riguardanti il santuario probabilmente inscritti su legno. Una simile dimensione "pubblica" può essere certo messa in relazione con l'afflusso in occasione dei Brauronia, ma non esclusivamente con esso. Non vi sono dunque elementi a sostegno dell'opinione di Brulotte918.

È dunque plausibile che i Brauronia organizzati da Atene si svolgevano principalmente a Brauron e che, come è stato detto da più parti, il Brauronion dell'acropoli era il punto di partenza del corteo diretto al santuario. In proposito è stata talora sottolineata l'analogia con l'Eleusinion, punto di partenza della processione per Eleusi919.

c) Svolgimento

Non è pervenuto alcun testo in cui venga fornita una descrizione dei Brauronia. Qualche dettaglio è riferito, per lo più incidentalmente e in modo estremamente allusivo, da alcuni autori. Gli studiosi hanno inoltre cercato di ricavare ulteriori elementi da fonti epigrafiche e archeologiche.

Sacrificio

L'unica fonte relativa al sacrificio celebrato in occasione dei Brauronia è rappresentata da una glossa di Esichio (s.v. Brauronivoi"*) dalla quale si apprende che veniva sacrificata una capra.

917 V. supra I 1. 2 c, 30. 918

V. Brulotte 1994, 350-1 e supra I 1.2 c, 34.

Kontis e Giuman920 identificano il sacrificio menzionato da Esichio con la thysia ricordata come atto rituale delle arktoi in uno scolio al passo della Lisistrata in cui esse vengono ricordate (Schol. Aristoph. Lys. 645 a)*. Giuman, senza meglio argomentare, ascrive il sacrificio a pratiche rituali annuali e non ai Brauronia, contrariamente a quanto viene detto esplicitamente da Esichio. Lo studioso infatti ritiene (come è del tutto plausibile) che dovessero esistere anche simili riti, sebbene non testimoniati dalle fonti. A suo avviso uno di tali momenti festivi potrebbe essere riconoscibile su uno dei rilievi di grandi dimensioni rinvenuto a Brauron nel 1958, quello in cui è raffigurata Artemide seduta su una roccia, affiancata da un cervo, mentre riceve l'offerta di una capra da un corteo aperto da una figura infantile e una donna921.

La glossa di Esichio è stata collegata ad una tradizione eziologica attestata in relazione al santuario di Artemide Munichia e in relazione al rito dell'arkteia che, come si vedrà tra breve, è in qualche modo connesso ai Brauronia922. Nella versione relativa al rito dell'arkteia, l'uccisione di un'orsa che al Pireo aveva invaso gli spazi degli uomini provoca una pestilenza. L'oracolo prescrive di onorare Artemide e sacrificare una ragazza all'orsa. Un personaggio si assume l'onere, ma agisce con astuzia: chiama "figlia" una capra e la sacrifica di nascosto. La divinità accetta l'inganno e l'oracolo sancisce che ciò che aveva fatto l'uomo doveva essere fatto per il futuro. L'anonimo autore aggiunge che da quel momento le ragazze prima delle nozze non avrebbero esitato a fare le orse .

La notizia sul sacrificio della capra è stata altresì collegata ad alcuni reperti rinvenuti a Brauron che lascerebbero supporre un ruolo importante dell'animale all'interno della cultualità brauronia923. Si tratta della testa di capra in marmo rinvenuta da Papadimitriou nel 1959 e da lui interpretata come acroterio o come gocciolatoio proveniente dal tempio924 e di due rilievi. Nel primo, ritrovato nel medesimo 1959 e databile alla fine del V a.C., Artemide è raffigurata mentre accarezza una capra adulta seguita da alcuni piccoli925. Il secondo è il testè ricordato rilievo con Artemide e il cervo.

Il passo di Esichio è accostato talora alla notizia di Varrone (De re rust. I 2, 19) secondo cui le capre, per impedire che danneggiassero l'ulivo sacro, non avevano accesso all'acropoli se non una sola volta, per il "sacrificio necessario926". È evidente che in questo caso si presuppone che il rito si svolgesse all'interno del Brauronion dell'acropoli. Se si vuole percorrere simile ipotesi, si potrebbe pensare ad un sacrificio di apertura della festa, effettuato prima della partenza del corteo, partenza che, come si è detto, plausibilmente avveniva dal Brauronion. Va detto che si tratta di un'ipotesi interessante, in quanto la plausibile relazione tra la stoa di Brauron e il consumo di banchetti sacri da parte di selezionati personaggi rende piuttosto improbabile che il momento sacrificale nel santuario potesse esaurirsi nella thysia ricordata da Esichio, che comunque resta l'unica testimonianza certa sull'offerta in occasione dei Brauronia. Nulla infatti autorizza a porre in relazione con

920 V. Kontis 1967, 183; Giuman 1999, 150. 921

V. Papadimitriou 1958, eijk. 36, 34 (= fig. 2, Tav. XCVII).

922 V. es. Jeanmaire 1939, 263; Brelich 1969, 255; Sale 1975, 279. Eziologia di Munichia: App. prov. II 54 fiEmbarov"

eijmi*; Eustath. Schol. Il. B 732*; Paus. Att. fr. 35, 177-8 Erbse*; Souda s.v. fiEmbarov" eijmi*; cfr. Apost. VII 10 fiEmbarov" eijmi*. Eziologia dell' arkteia: Lex. Seg. s.v. ajrkteu'ai p. 444-5 Bekker*.

923

V. es. Kontis 1967, 188-9; Brelich 1969, nota 47, 255 (limitatamente al rilievo con le capre).

924

V. Papadimitriou 1959 a, 19 (acroterio); Papadimitriou 1959 b, 16 (gocciolatoio); fig. 1, Tav. LXXXVI.

925 V. Papadimitriou 1959 a, 19 + p. 13 a (= fig. 1, Tav. XCIX). 926 V. es. Jahn - Michaelis 1901, 49; Judeich 1931, nota 5, 244.

la festa (come sembra invece suggerire Themelis) i due rilievi rinvenuti a Brauron in cui viene offerto un toro, cioè il rilievo dedicato da Aristonike e quello con la triade delia927.

In relazione al tema del sacrificio merita di essere ricordato che né a Brauron né all'interno dell'area del Brauronion sono state individuate tracce del sito dell'altare. A Brauron sono comunque stati riscontrati diversi indizi che lasciano supporre una localizzazione sulla terrazza artificiale situata a est del tempio928.

Processione Atene-Brauron

È molto probabile che in un passo della Pace di Aristofane (872-6)* si alluda ad una processione che in occasione dei Brauronia muoveva da Atene a Brauron. Nel testo c'è infatti uno scambio di battute tra Trigeo e il servo su una formosa ragazza, Theoria, della quale viene detto che era stata oggetto di attenzioni sessuali mentre si andava a Brauron. Inoltre, nel pesante apprezzamento sulle sue forme c'è un gioco di parole sulla penteteris.

Gli scoliasti riconducono il testo alla celebrazione di Dionysia, affermando che durante la festa, che si svolgeva a Brauron ogni quattro anni, ci si ubriacava e infine si "afferravano" le numerose prostitute presenti (Schol. Aristoph. Pax 874 a-b*; 876 a*). Le medesime informazioni, corredate da una citazione parziale della commedia, sono fornite dal lemma Braurwvn della Souda* (epitomato in Schol. Demosth. 54, 25*).

Tra gli studiosi moderni si distinguono varie posizioni su come conciliare il passo di Aristofane in cui il luogo (Brauron) e la cadenza (quadriennale) riconducono ai Brauronia e il dato delle fonti lessicografiche.

A. Mommsen ritiene che Dionysia e Brauronia non vadano distinti, ma che tra di essi vi sia una relazione, seppure difficile da definire929.

L. Deubner (seguito da altri) considera la menzione dei Dionysia come un autoschediasma dei commentatori generato dal fatto che nel testo di Aristofane i partecipanti alla theoria sono definiti "mezzi ubriachi" e riconduce senz'altro le battute della

Pace ai Brauronia930.

Brelich riconosce validità alle affermazioni dei testi lessicografici, tuttavia, al pari di Mommsen, ritiene che Dionysia e Brauronia non vadano separati. Se è possibile che a Brauron si venerasse Dioniso, nessun elemento autorizza a ritenere che a tale culto potesse essere dedicata una penteteris della polis. Per contro, l'associazione cultuale tra Dioniso e Artemide non è affatto rara nel mondo greco. Inoltre, dagli scolii risulta chiaro che ebbrezza e unione con le prostitute sono in qualche modo ritualizzati ("per ciascun demo"). La tradizione sul ratto delle donne ateniesi da Lemno ad opera dei Pelasgi potrebbe rappresentare l'aition di un simile rito. È dunque del tutto plausibile che Dionysia e

Brauronia appartengano ad un unico ciclo festivo che prevedeva fasi distinte in relazione ai

generi931. La tesi di Brelich, pur con sfumature diverse su alcuni punti specifici, è accolta da un certo numero di autori932.

Altri studiosi pur attribuendo i versi di Aristofane ai Brauronia, riconoscono nei testi lessicografici una testimonianza relativa ad uno spazio cultuale di Dioniso a Brauron

927 V. Themelis 1986, nota 24, 235-6 (gr.); 10 (it.). Rilievo di Aristonike: Papadimitriou 1958, 35-6 + eijk. 37, 35 (= fig.

1, Tav. XCVIII). Rilievo con la triade delia: Kontis 1967, p. 104b (= fig. 2, Tav. XCVIII).

928

V. supra I 1. 2 d, 51-2.

929 V. Mommsen 1864, 409-10.

930 V. Deubner 1969, 138 e 208. Svalutazione dell'attendibilità degli scolii: es. Kontis 1967, nota 94, 198; Peppas-

Delmousou 1988 b, nota 2, 255.

931

V. Brelich 1969, 277-9.

comprendente la celebrazione di Dionysia933. In particolare Antoniou collega detti testi ad altri documenti relativi al culto di Dioniso a Brauron e alla celebrazione di Dionysia rurali:

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