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Et disse lo inperadore] om lo inperadore; et toglli quella chonpagnia che tu vuoglli] om.;

III. Criteri di edizione e di trascrizione

85 Et disse lo inperadore] om lo inperadore; et toglli quella chonpagnia che tu vuoglli] om.;

vuoglli] vogli; Vespasiano] Vespiano; dichono questi messaggi è chosì] add. la.

86 niuno de’ disciepoli] disciepolo niuno; qua ad me] quae; et si ch’io] et si chome; sanità] sanitade; Vespasiano] Vespiano; di choloro chui] di c. ch’egli; feciono] feciero; intese il] i. lo; di Tiberio inperadore] om. inperadore; anbasciata farà] inbasciata farebe.

87dalla chorte dello ’nperio et entrò in mare] om.; ebbe buono vento, et] om. et; Et poi] add. si; giunsono] giunsero; Vespasiano] Vespiano; domandò se veruna persona fu] dimandò se niuna p. fue.

88 inchominciarono] chominciarolo; avea nome] à n.; d’in sulla crocie] om.; dissono] dissero; feciono] feciero; rispuosono et dissono] rispuosero e dissero; misolo] miselo.

89Et noi anche faremo chosì] Noi faremo chosì; di chostoro] add. che; presono] presero. 90 I Giudei] Gli G.; misono et puosono] misero e puoselo; Cristo in crocie] in crocie C.;

questi che˙ssono rimasi] add. si; fossora] fossa; agli altri] om.; ghiadi] ghiado; chapi, et] om. et; gittandogli] gittando.

91 Et Giuseppo disse] om. disse; feciono] feciero; quatro] .iiij.; quatro] .iiij.; la sechonda

parte sia mia, la terza parte sia di Vespasiano] om.

92 ne fecie] ne fe’; sotto terra] sotterra; misolo] misello; diedolo] dierollo; guardassono] guardassero.

93 il chomandamento] lo c.; Tiberio inperatore] om. inperatore; sed eglli] s’e.; sapeva niuno

de’] sapea alchuno degli; veruna] alchuna; di quelle] om.

94 non so] n. soe; che abbia] ch’a.; tocchò] tochoe; inchontanente fu] i. fue; dalla sua

infermitade] della infermità sua; la quale infermitade] add. ella; sé nella sua persona ed erale durata] om; add. la quale l’era; dodici] .xij.; Di cholei so per] om. per; add. io di; ella à la faccia sua] ell’à il volto suo; la quale faccia le diede Cristo] il quale Cristo le diede.

95 Tito et] om.; Vespasiano] Vespiano; intesono] intendé; feciono chomandamento] chomandò; menata dinançi a˙lloro] m. d. da˙llui; Veronicha dinançi a˙lloro] V. d. a˙llui; del nostro

Signiore Gieso] om.; add. di; va’] tostamente vae; recha] arecha; tostamente qui] om. tostamente; quie; nollo aveva] nollo avea.

96ched ella] ch’e.; add. lo; ched io] ch’io; continuamente] chontinovamente.

97Va’, arrechalo] Vae e rechalo; et Vespasiano] om.; a Roma] om.; acciò ch’eglli] cioè che;

om. eglli; et ch’eglli] et che; om. eglli; sua malattia] m. sua; et ched] et che; veramente ched] v. che; ched eglli nel] che il; om. nel; ricieva] riceva.

98 andonne] andoe; nella quale] nella q.; et la donna humilmente] e ogni giente; adorò] adorarono; del salvatore Gieso] om.; poscia ch’ella l’] om. ella l’; si˙llo tolse] si ’l t.; chon puro chuore et chon grande timore] chon grande tremore e chompunto chuore; adorò] adorarono; arechollo] rechollo; a Tito et] om.

99 Vespasiano] Vespiano; vidono] videro; ginochia igniude] ginochie ingniude; vollono] vollero; laserebbe] lascierebe; innançi] ançi; che lasciarllo] om.; fra˙lloro] intra˙l.; in chonsiglio] il c.; menarne] menare la; a Tiberio] infino a T.

100 entrarono] entrò; et Vespasiano] om.; loro hoste] l’oste sua; entrarono] ed entrando;

fosse menato leghato a Roma] om. a Roma; menarone] menoe; la Veronicha cho˙lloro] om. cho˙lloro; la quale aveva] la q. avea; intrò] entrò; maestri marinari] mastri marinai; verso Roma] inverso R.

101 a Roma] om.; Tiberio] om.; infino a tanto che ’l mio signiore Tiberio] add. inperadore;

che˙llo avrae] om.; lo inperadore] add. et; si me˙llo ne] om. ne.

102Vespasiano] Vespiano; sovavemente] soavemente; add. e disse egli; ed io vogllio andare] andate.

103Et quando Velosiano] om. Velosiano; add. egli; fu] fue; si mandò] add. Vespiano; che glli

chontassono] add. l’anbasciata; dinançi da˙llui le novelle] om. le novelle; Et dissono] Et dissero; et di Vespasiano] om.

104Et quando] om. Et; niuno il] nol; gli àno portato] g. à. portate; ritornata] tornata.

105 mandò] mandoe; menatelomi qui] menatelmi quie; de’ Lateranesi] del Lateranese; i

chavalieri] om.; dissono] dissero; molto volontieri] om. molto.

106Atanto] Intanto; i due] gli; om. due; che poterono] om.; i chavalieri] gli c.; innançi a˙llui] i lui; dissono] dissero; che dovesse] ch’egli d.; allo inperadore Tiberio] da T. inperadore; de’ Lateranesi] del Lateranense; disse che questo] d. c. ciò.

107chomandò] comandà; montassono] montassero; perché lo inperadore] add. disse egli. 108Et atanto] Intanto; montà Velosiano] add. a cavallo; et chavalcharono] add. infino; insino] infino; de’ Lateranesi] del Laterranese; chon tutta la] om. la; et baronia] et la b.; et salì] om. et.

109 donçello et amicho mio] om. mio; tu mi porti] m’aporti tu; per verità] p. veritade; che già

mai] add. unque; vi fossono] vi fossero; vi dirò io] om.; se vi piacie] se vi piacerà; Et lo inperadore] Et Tiberio; Dillomi] Dillemi; tosto però] t. perciò; che molto i’] add. ò; quello ch’io vi dirò] om.

110 Le novelle] «Sire», disse Velosiano, «le n.; ch’io ti porto] om.; Tito et Vespasiano] Vespiano e T.; Et infra] Et fra; per uno danaro] p. u. denaio; prencipi] principi; elesse] si alesse; i più beglli giovani] add. e; si gli fece] si g. fecie.

111 uccisono] si uccisoro; leghare] allegiere; questo fecie piglliare] chosì f. prendere;

sentençiò] sentençò; che ’l dovessono menare qui] che˙llo dovessero m. quie; punissi] puliste.

112 che˙lla] che nella; i Giudei] gli G.; si è distrutta] si à d.; alle fondamenta] al fondamento;

trovaro sotto terra] trovato sotterra; la quale era nel miglliore luogho] add. della cittade detta; il quale avea] lo q. a.; da Barimathia] di Bramançia.

113 no˙ avea chonsentito] non aveva achonsentito; il quale era] il qual era.

114 si disse] si chondusse; d’una femmina] una f.; aveva et ae] avea; om. et ae; ch’aveva il

volto] ch’avea il v.; diligençia] diligiençia; ch’ella ci] ch’e. cie ’l; il volto] lo v.; nollo aveva] nollo avea.

115 di vivorio] d’avorio; rinvolto] involto; ad oro] a o.; Et questo afermo] Et di ciò a; niuno

sofistichamento] veruna sospiçione; et, che questo] et, che ciò chosì; testimonio] testimone; i quali ne venghono chon tutta l’oste loro] lo quale vene chon tutto lo ’sercito suo.

116 Quando Tiberio inperadore] om. inperadore; si fu molto] si fue m.; ne menava grande

gioia et festa] om. et festa; gli era portato] a. e. apportato; add. e; tutto quello giorno et tutta] om. tutta.

117 di Tiberio, Tito et Vespasiano] om.; et loro baronia] et la b.; intendè] intese; si diriççò] si riçiò; in piede] om.; Vespasiano] Vespiano; che fosse portato] c. f. apportato; del Salvatore Gieso] om.; add. santo di.

118grandissima riverençia et] om.; add. grande; riverençia] riverença; allatarono] lattò. 119 Signiore] Signior; da ogni] d’ogni; tu liberasti Giona] tue l. Iona; de’ lacho de’ lioni] del luogho dello lione; da ogni infermitade] d’ogni infermità; io oe sopra ad me] i’ò s. a me.

120inchontanente fu] i. si fue.

121Quando Tiberio inperadore] om. inperadore; fu diliberato] fue d.; dalla malattia] della m.;

chomandò] chomandoe; Et veggiendo Tiberio inperadore] om. inperadore.

122 l’aveva menato] l’avea m.; Chaifasso] Chaifasse; il diedono ad] il d. a.; trovai in lui

chagione veruna] t. chagione i˙ llui; Et egllino] Ed e.; giudichassi] giudichasse; faciessono a] feciessero la; volea giudicare] voglio giudichare.

123Allora disse Tiberio inperadore] om. inperadore; di morte] di morire; liberare] diliberare;

poiché tu] poiché tue; gittare] gitare; Allora chomandò] add. e’; ad uno legnio] a u. l.; male da manichare et male da bere] mal manichare e mal bere; chosì guardato] ghuardato chosì.

124 istette atanto] stette tanto; veggiendosi a] v. in; tanta pena] add. si˙ssi; poi fu gittato] fue poi g.; dì aprodò] die aprodoe; i fanciuglli il trovarono et si ’l] om. si ’l; chonobono] chognioberllo; fecione] si ne feciero.

125 amalati] malati; seppono] om.; add. inperciò; sì chome sono] om. sono; ciechi] add. e;

sordi] add. e; çoppi et monchi] om.; vennono] venero; pregharolo] preghando; dovesse fare loro mostrare il volto del Salvatore, acciò che Fn6] Rv1 om.; potessono] potessero; isteselo] steselo; volevano essere sanati] voleano e. santi; inchontanente] ’nchontenente; da ogni] di tutte.

126dinançi da] d. a.; Benedetto sia tu, Signiore] om. Signiore; amen] amenne.

127 Velosiano] Vespiano; I˙ che modo] In c. m.; i cristiani] gli c.; et chi fosse] e qual sarebe;

e ci è qui] e ci ae quie; queglli vi puote] quegli v. p.; a batteçare] e batteçollo; Figliuolo] Filio.

128 fu batteçato] fue b.; chon grandi] c. grande; cho˙ molte lagrime] chon m. l.; criatore] creatore; visibili et invisibili] invisibile e visibile; et criastici] e creasti; faciestici Fn6] faciesti Rv1; imagine tua] tua inmagine.

129figliuolo] figliuol; anche vi] om. vi; mercede] mercé; né chontro] e c.

130 tucte] tutte; malvagie] da m.; invisibili] non visibili; aversità] aversitade; da ogni male] d’ogni m.; da ogni anghoscia] d’ogni a.; ispirituale] spirituale; i tuoi chomandamenti] gli t. c.; quello luogho] quel l.; oschuro] schuro.

131 al tuo] a’ tuo; add. buono e; i fedeli] gli f.; sechulorum] sechuloro; amen] amenne;

Vespasiano] Vespiano.

131.1.Preghiamo l’altissimo Signiore sovrano, ché˙cci chonducha e ghuardi e porgha la sua mano, amenne.

IV.4. Sc4 (Sc2)1

[40r] 0Comincia la vendeta di Jesu Cristo fata per Tito e Vespasiano.

1In quello tenpo che Tiberio inperadore era di Roma fu morto Cristo, figliuolo di Dio vivo e

vero, ne la cità di Gierusalem, per Pilato, Anna e Chaifaso, principi e ministri de la legie; de la quale morte di Cristo i Giudei ebero grande temençia de li Romani che no˙ lo aveseno per male2.

2E raunarorsi insieme Pilato, Anna e Chaifaso e mandarono uno savio huomo a Roma per

inbasciadore a parlare cho˙ miser lo inperadore Tiberio, chol Sanato e chol Consolato e populo di Roma, a sentire e a chonosciare3 l’animo che avieno e la intençione verso la cetà4 di Gierusalem. E inposero al deto inbasciadore, il quale avia nome Anatam, che prendese ogni achoncio e pacie5, et che non lasase6 né per avere né per chosto.

[40v] 3Echo Anatam muovarsi per venire a Roma dal porto di Susaan7. E ’l vento l’ebe

portato al porto di ’Quintania; e fu arivato a la cità di Linbia, ne la quale era uno re che avia nome Tito, e regieva in alquante parti di quela provincia di ’Quintania per li Romani. E avia questo re una infermità che sempre, di dì e di note, gli uscivano vespe del naso e non tornava mai in sanità, sì che non trovava medico che ’l guarise, e senpre era frebicoso.

4E imantanente che Anatam fu giunto al porto si fu preso, inperò che fu conosciuto che era

giudeo, e imantanente fu menato a lo re Tito. E ’ re, quando lo vide che era di sì lontano paese, si lo chonobe al vestimento, e domandolo de la sua chondiçione e del suo stato, e de la sua venuta e del suo nome.

1 Si inseriscono a testo le lezioni di Sc2 solo quando utili per correggere errori o lacune di Sc4, testimone di riferimento del sottogruppo; il dettato di quest’ultimo comparirà, nei casi suddetti, in apparato.

2 La lezione «de la quale morte di Cristo [...] che no˙ lo aveseno per male», priva di riscontro in Vs, è congiuntiva di γ2; cfr. infatti l’incipit di γ1 (Fl, 1): «In quello tempo nel quale era Tiberio inperadore di Roma a giudichare, si fue Christo tradito per Giuda Ischaliotti alli principi de’ sacierdoti, cioè ad Anna ed a Chaifasso e a Pilato».

3 Il testimone possiede, così come Sc2 e Sc3, evidenti tratti linguistici senesi; in questo caso si segnala l’apparente passaggio della coniugazione in –ĕre a –are, con mantenimento dell’accentazione proparossitona (cfr. infra anche «esare», 10, 23, 27, ecc.; «nasciare», 29; «vivare», 41; «disolvare», 57 e passim), per cui si rinvia a ROHLFS, op. cit., § 613 e CASTELLANI, Grammatica cit., pp. 350 sgg.

4 Cfr. ROHLFS, op. cit., § 130.

5 La dittologia «achoncio e pacie» per «pactum» di Vs (cfr. Vs, I: «Nathan vero missus a Iudaea ad Tiberium imperatorem ad portandum pactum eorum, ac urbe Romanam») è esclusiva di γ5; cfr. infatti, oltre a Sc2, 2, Fn12, 2: «E inposero al decto inbasciadore, il quale aveva nome Anatam, che prendesse ogni acordo et aconcio et pace».

6 Per il passaggio di –x– intervocalica > –s(s)– cfr. ROHLFS, op. cit., § 225: «Per quanto riguarda lasciare sarà bene tenere presente che in antico fiorentino la forma lassare non è inconsueta [...], che in antico senese era persino più frequente di lasciare»; cfr. anche CASTELLANI, Grammatica cit., p. 357.

7 Susan corrisponde all’attuale Shūsh, nella regione iraniana di Khūzestān, antica capitale del regno dell’Elam, posta a est di Babilonia; indipendente fino al 645 a.C., successivamente alla conquista persiana divenne una delle tre città reali. Dario I (521-486 a.C.), sovrano di Persia e Babilonia, ne fece la propria residenza. È più volte citata nel libro di Ester: cfr. Est I, 2-5; II, 3-5; VIII, 14-15, ecc.

5Rispose Anatam e dise: «Io sono giudeo e sono inbasciadore de’ principi e ministri de la

legie di Gierusalem, e vo a Tiberio inperadore di Roma ed ò nome Anatam». Rispose Tito: «Io voglio sapere la chagione per che tu vai».

6Rispose Anatam: «I principi e ’ ministri de la legie e ’ populo di Gierusalem dubitano che li

Romani non sieno dolenti e turbati de la morte di Cristo, [41r] lo quale uciseno e’ Giudei; e vo a sapere e8 sentire e tastare se i Romani àno alcuna indegnaçione chontro a’ Giudei. Per la quale chosa, se io truovo che i Romani fusero9 indegniati o turbati, io farò pacie cho˙ loro».

7Rispose Tito: «Chi fu quelo Cristo il quale ucisero e’ Giudei?». Rispose Anatam: «Quelo

Cristo fu figliuolo di Dio vivo e vero; chi dicie ch’egli fu profeta e chi dicie ch’eli fu mesia».

8Rispose Tito: «Voi di Gierusalem, che lo ucideste, chi dite che fuse?». Rispose Anatam:

«Noi di Gierusalem e di Giudea crediamo veramente che fuse Cristo, figliuolo di Dio vivo e vero, salvatore del mondo. Ma io ne fui molto dolente de la morte sua».

9Rispose Tito: «Che avia fato quelo Cristo?». Rispose Anatam: «Non avia fato alchuna

chosa per la quale dovese morire».

10Dise Tito: «Perché ne fusti ‹dolente›10 de la morte sua?». Rispose Anatam e dise: «Io gli

volia molto bene e molte volte l’andai a udire predicare; asai volte lo seguitai due o tre miglia solamente per udirlo parlare e udire il suo grande afare e grande sapere, e tanto era dolcie il suo parlare che, udendolo, no˙ me ne vorei [41v] mai esare partito e non vorei che si fuse mai ristato.

11E dicovi ch’eli era il più savio huomo che mai fuse o che mai deba esare in questo mondo; e oltre

a ciò eli era il migliore medico che mai fuse o che mai deba esare. E sappiate ch’eli medicava e guariva e sanava ogni infermità solamente cho˙ le parole e chol tochare».

12Rispose Tito: «Averebemi guarito di questa infermità che io one?». Rispose Anatam:

«Solamente che eso v’avese parlato, sareste guarito imantanente».

13Rispose lo re Tito: «Saprestimi dire alchuna chosa de le sue?». Rispose Anatam: «Echo, io

vi dicho: sapiate, miser11, che ne la cità di Gierusalem ed in Galilea si feno12 una volta grande noçe, a le quali fu invitato quelo Cristo; e, mangiando e’ noçatori13, vene meno el14 vino: cho˙ la sua santa

8 Ms.: e inserita nell’interlinea con segnale di richiamo.

9 Esito consueto, per quanto concerne la vocale tonica, delle forme del congiuntivo imperfetto del verbo essere, per cui cfr. qui anche fuse, 8, 10, 11, passim; fusti, 10; fuseno, 19, 77; fusino, 56; fusero, 77, ecc.; cfr. ROHLFS, op. cit., § 560,

secondo il quale la presenza di –ù– potrebbe spiegarsi per analogia con fui, fummo, furono e CASTELLANI, Grammatica

cit., p. 360.

10 Lacuna comune a Sc4-Sc2; integrazione sulla base di Fn12, 10: «Perché, adonqua, ne fosti dolente della morte sua?» e di Sc4, 8: «Ma io ne fui molto dolente de la morte sua».

11 Cfr. ROHLFS, op. cit., § 130; cfr. pure CASTELLANI, Grammatica cit., p. 356. 12 Forma sporadica del perfetto di terza pers. pl. per cui cfr. ROHLFS, op. cit., § 585.

13 Vale ‘sposi’; il termine, tràdito unicamente dai testimoni di γ5, non risulta attestato in GDLI, GAVI, LIZ, TLIOCorpus né nei lessici italiani consultati. Cfr. però A. BLAISE, Dictionnaire latin-français des auteurs chrétiens,

Turnhout, 1954, s.v. nuptiator, –oris ‘celui qui se marie’.

14 Il tipo «el» per l’articolo determinativo è frequente nei testi senesi posteriori alla fine del sec. XIII; per maggiori indicazioni a riguardo cfr. CASTELLANI, Grammatica cit., p. 357.

parola fe’ de l’aqua vino. Ed ebe tanta virtù quelo Cristo, che chaciava tuti li dimoni cho˙ la sua parola. 14E una dona, che era di Gierusalem, che avia nome Veronica, avia una infermità che si

chiamava fruso sanguinis15: eragli bastato dodici anni, e tuti i medici di Giudea non ‹la›16 aviano potuta [42r] guarire. Ed egli quela dona sanò imantanente, tochandola ela solamente i pani suoi de’ piei17 di quelo Cristo. 15E ancho vi dico magiore maraviglia: che una fiata, predicando eli in sul

monte Sinai, di longa18 da Gierusalem bene trenta stadi, a la quale predica erano cinque milia homini, sença le femine e ’ fanciuli che erano più d’altretanti19, e durò la predica quasi meço dì, e questo Cristo saçiò tuta questa giente, huomini e femine e fanciuli, di cinque pani d’orço e due pesci; e mai non s’asagiò sì buona vivanda. E sapiate che io vi fui in persona e mangiai di quelo pane e di quelo pescie; e oltre al mangiare si ne superchiò e avançone dodici sporte piene da muniçione. 16E

ancho sapiate che fu uno huomo di Gierusalem, il quale avia nome Laçaro, lo quale morì, e sopelisi: e in tenpo di quatro dì vene questo Cristo al monimento; e putiva già e’ fortemente, e chiamolo e dise: “Laçaro, veni fuori”20. E imantanente si levò suso sano e lieto, e vise poi grande tenpo. Ancho una altra volta venono a lui dieci lebrosi e disono: “Cristo, figliuolo di Dio vivo e vero, [42v] abi misericordia di noi”. E incontanente furono liberati. 17Ancho una altra volta i Giuderi aviano

chondanata una femina di adultrerio21; venono a questo Cristo per ciercharlo e per chaluniarlo e menarono la femina dinançi da lui. Cristo pose mente in tera e iscrise chol dito questa iscritura, e diciea: “Chi è di voi sença pecato, colui gli dia e inchominci a lapidare questa femina”. 18E fu quela

iscritura di tanta virtù che ciaschuno si partì drieto22 a lo altro, e rimase la femina sola cho˙ lui; e Cristo dise a quela femina: “Va’ e non pecare mai più”. E tanti ne fe’ de miracholi che averei asai a dire di qui a dieci giorni di quelo che io ne so. 19E ’ Giudei lo presero e baterolo fortemente, e poi lo

crociefiseno, e poi gli derono bere fiele e acieto, e poi li fu chaciata una lancia per lo peto e uscine sangue e aqua. Quando transì si fe’ del dì note, e tuti li munimenti s’apersero, e tute l’aque si ristetero di corire23, e tuti li monti mughiarono24, e ’l velo del tempio25 di Gierusalem si divise per

15 A proposito della lezione «fruso sanguinis» cfr. supra il paragrafo II.5.b. «Il ramo γ6» del capitolo «Questioni ecdotiche».

16 Integrazione sulla base di Fn12, 14: «non l’avieno potuta guarire», γ6 (Vm3, 14): «nolla avevano potuto guarire», γ7 (Fn2, 14): «noll’avieno potuta ghuarire».

17 Per l’attestazione del tipo piei nell’antico volgare senese cfr. CASTELLANI, Grammatica cit., p. 357. 18 Cfr. ibid, pp. 351-354.

19 Ms.: i annulla e sottostante.

20 La resurrezione di Lazzaro, come già rilevato (cfr. supra in particolare II.7. «Tavola di presenza dei miracoli»), non rientra tra i miracoli di Cristo narrati da Natan in Vs, ma è inserzione seriore di γ. La peculiarità di Sc4 e di tutto γ5 è rappresentata dall’innesto ulteriore del brano contenente le parole di Cristo al defunto, ereditato con estrema fedeltà dal Vangelo di Giovanni (cfr. Io XI, 43: «Haec cum dixisset voce magna clamavit: “Lazare, veni foras”»). Il riferimento alle parole pronunciate da Cristo a Lazzaro è presente inoltre, sebbene attraverso una tradizione diversa, in Fn4, 18.3.: «E in capo di quatro dì ch’era morto, venne questo Gesu al monimento di quello Laççero, il quale già putiva forte, e Gesu Cristo, chiamandolo, gridò forte: “Levati su, Laçero”».

21 Variante epentetica di adulterio, per cui cfr. ROHLFS, op. cit., § 333.

22 Per «drieto» nei testi in antico senese cfr. CASTELLANI, Grammatica cit., p. 359. 23 Metaplasmo di coniugazione documentabile in senese antico; cfr. ibid.

meço, e molte saete chadero da’ cielo [43r], e tuoni e baleni furono e’ magiori che mai fuseno. E poi che fu morto e sepelito, risuscitò da morte a vita il terço dì, e istete cho˙ li disciepoli suoi poi quaranta dì, e poi se ne andò in cielo».

20Rispose Tito, e inchominciò a lagrimare, e dise: «Molto me ne increscie di quelo Cristo, e

fune26 grande dano de la morte sua». E deto che ebe Tito queste parole, tuto fu sanato e libero da la sua infermità. Alora dise Tito: «Ciò io giuro per tuti i miei Idei: ch’io andrò sença dimora a Tiberio inperadore, e voglio inpetrare la graçia di potere fare la vendeta di Cristo». Dise Anatam: «Se voi volete fare la vendeta di Cristo, fatevi bateçare, e poi ogni chosa vi verà drita e bene fata».