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Finita la storia e˙lla leggienda della vendetta di Christo, la quale fue fatta per Tito e

III. Criteri di edizione e di trascrizione

83.1. Finita la storia e˙lla leggienda della vendetta di Christo, la quale fue fatta per Tito e

Vaspasiano suo figliuolo sopra i cani117 Giuderi, traditori del loro singniore Gesu Christo.

113 Ms.: llocho, per travisamento o errore di lettura; si emenda sulla base di Me, 82. 114 Cfr. Gen XIX, 1 sgg.

115 Integrazione sulla base di Me, 83 e Vm1, 83.

116 La preghiera finale di Tiberio (pp. 81-83), che costituisce un ampliamento di Vs, XXXV («Benedictus es, domine deus omnipotens et laudabilis, qui liberasti me de laqueo mortis et mundasti me ab omnibus iniquitatibus meis, quia multum peccavi coram te, domine deus meus, et non sum dignus videre faciem tuam») sulla base del dettato scritturale, è lezione congiuntiva di γ1; cfr. infatti almeno γ4 (Rv1, 128-130).

IV.3. Rv1 (Fn6)1

[108v] 0Qui inchomincia la vendetta del nostro Signiore Gieso Cristo, la quale fu fatta per

Tito e Vespasiano.

Capitolo primo2

1Al tempo che regniava Tiberio, inperadore di Roma, Claudio Ciesare, fu Cristo tradito per

Giuda ’Scharioti a’ prencipi de’ sacerdoti, Anna et Chaifas et Pilato.

2Et in quello medesimo tenpo era uno inperadore de ’Quintania, nella città di Libia, il quale

avea nome Tito, et avea una chancera nel naso et avea isquarciata la faccia infino all’orechie3, et chontinuamente lo consumava la febre.

3In quello medesimo tenpo uscì uno huomo di Giudea, il quale avea nome Nathan, figliuolo

di Nau˙, et andava di mare in mare et di terra in terra. A Nathan comandò Erode4 ch’andasse a Roma et togliesse patto da’ Romani, chente il potesse avere migliore per queglli di Gierusalem, et ispeçialmente andasse allo inperadore Tiberio et toglliesse da˙llui il migliore patto che potesse avere.

4Et questo imperadore Tiberio era molto tenpo istato infermo et malsano, et febrichava ogni

dì, et avea sopra sé tutte e nove generacioni di malsania.

5Nathan volle adenpiere il comandamento, il quale gli avea fatto Erode; entrò per mare et,

navichando per mare, si levò un vento contrarioso che˙llo portò al porto della città di Libia, nel quale era Tito inperadore; ma no˙ sapea Natham in che parte si fosse.

6Veggiendo Tito questo Nathan che venia cholla nave a questo porto, chogniobbe

inmantanente ch’egli era di Giudea; et tutti que’ ch’erano co˙llui si maravigliarono di quello ch’era intervenuto.

7Quando Tito vide che quelli era aportato, mandò due donçelli per lui et disse: «Andate et

menate cholui il quale è in quella nave; menatelo dinanci a me». I donçelli feciono ’ suo chomandamento et tantosto andarono a˙ porto, et dissono a questo Nathan che dovesse venire dinanci a Tito inperadore. Et Nathan rispuose et disse che questo farà eglli molto volentieri, et non di meno molto si maraviglliò di questo che Tito avea mandato per lui.

1 Si inseriscono a testo le lezioni di Fn6 solo quando utili per correggere errori o lacune di Rv1, testimone di riferimento del sottogruppo; il dettato di quest’ultimo comparirà, nei casi suddetti, in apparato.

2 La suddivisione in capitoli è tràdita dai due testimoni e costituisce un tratto comune del sottogruppo; su di essa si inserisce la consueta numerazione delle pericopi.

3 Cfr. supra il paragrafo II.3.b. «La sottofamiglia γ1» del capitolo «Questioni ecdotiche». 4 Cfr. Fl, 3 e nota al testo.

8Et quando Nathan fu [109r] dinançi a Tito, Tito il dimandò chi eglli era et onde venisse;

Nathan rispuose et disse: «Sappiate, messere, ch’io sono5 di Giudea, della città di Gierusalem, et sono sottoposto a Pilato; et sono mandato da Herode re a Tiberio inperadore per trovare patto cho˙llui et chon coloro di Gierusalem. Ed essendo me in mare, si mi venne inchontro uno vento pericholoso il quale m’à aprodato6 et chondotto qui; et, se Iddio mi salvi, io non so in qual parte i’ mi sia».

9Et Tito disse a˙llui: «Nathan, io ti priego che se tu puoi trovare alchuna erba od unguento o

vero alchuno medicho che mi guarisse di questa mia infermità, sì ch’io potessi avere sanità sì chome io l’aveva inprima, molto l’avrei a grado7».

Chapitolo secondo

10Allora rispuose Nathan et disse: «Cierto, messere, io non so niuna erba né veruno medico

il quale vi guarisse8. Questo anno che passò, se voi fossi istato in Giudea9, voi aresti trovato uno profeta, il quale avea nome Gieso Cristo: chostui facieva salvi gli huomini da’ peccati loro. Queglli si fecie il primo miracolo in Chanaa di Ghalilea, nel chonvito delle noççe: venendo meno il vino, fecie empiere i vasi d’acqua et fecie purissimo vino. Cholla sua propria parola10 si sanò tutti gli infermi, et gli dimoni chacciava, et gli morti sucitava, et tutti gli malsani purghava et mondava da ogni malattia, et a’ ciechi ochi et lume rendeva11. 11Et una donna ch’avea nome Veronicha avea uno

male12, il quale male l’era bastato dodici anni: si˙lla diliberò da quella infermitade. Un’altra donna ch’era presa in avolterio13 iscrisse et disse: “Qualunque di voi è sança pecchato si˙lle gitti la prima

5 Segue probabile lacuna congiuntiva di Rv1-Fn6, per omeoteleuto («sono»); cfr. infatti Fl, 7: «Io sono Natan, figliuolo

di Davi, e sono della Giudea, della città di Gierusalem», Me, 7: «Io som Natam, fiollo de Naum, e som de Çudea, dela citade sottoposta a Pilato», Vm1, 7: «Io son Natan, fiolo de Naun, e si son de Zudea, dela cità de Jerusalem».

6 Uso transitivo del verbo, vale ‘far giungere’; non si esclude tuttavia che «m’à aprodato», lezione comune di γ4, possa essere frutto di errata lettura di m’ha portato o forma analoga. Cfr. infatti, in precedenza, il dettato di Rv1, 5: «si levò un vento contrarioso che˙llo portò al porto della città di Libia»; cfr. anche VS,IV: «irruit validus ventus in mari et adduxit

me in terram quam nescio» e Fl, 7: «si venne uno vento contra di me ed ammi menato e condotto qui a voi». 7 Lectio singularis di Rv1 (cfr. Vs, V: «multis bonis erogarem te»); cfr. pure γ3 (Fl, 8).

8 Segue possibile caso di lacuna di γ4; cfr. infatti VS,VI: «sed tamen si fuisses praeterito tempore in Jerusalem...» e, tra i testimoni di γ3, Fl, 9, «ma se voi fosse essuto in questo anno in Giudea...», Me, 9, «ma se vui fussi stato in quisto ano pasato in Zudea...», Vm1, 9, «ma se vui fosse sta’ in questo anno in Zudea...». L’omissione non intacca il senso. 9 Cfr. Fl, 9 e nota al testo.

10 Ms.: segue dittografia di parola.

11 Il riferimento alla guarigione dei ciechi è tratto congiuntivo di γ4, per cui cfr. anche supra II.7. «Tavola di presenza dei miracoli».

12 Lacuna congiuntiva di γ4; cfr. Fl, 10: «E una donna, la quale avea nome Veronicha, si avea uno male, il quale si

chiamava il frusso, e si˙lle era bastato .xii. anni», Me, 10: «E una dona, la qualle à nome V‹e›ronicha, e si aveva uno malle che si chiamava frusso, che g’erra durato ani .xij.», Vm1, 10: «E una dona, che have nome Veronica, haveva un male chiamato fluxo de sangue et erage durado gran tempo». Sebbene non sussista corrispondenza letterale cfr. anche VS,VI: «aliam mulierem nomine Veronicam quae sanguinis fluxum patiebatur duodecim annis» e γ4 (Sc4, 14): «avia

una infermità che si chiamava fruso sanguinis».

13 Caso rilevante di lacuna congiuntiva di Rv1-Fn6 (omissione del soggetto di «iscrisse et disse»); cfr. infatti Fl, 10: «E un’altra femmina era presa in avolterio; ed elgli soscrisse col dito e disse chosì...», Me, 10: «E un’altra femena che erra

pietra”; et choloro se n’andarono tostamente, l’uno dopo l’altro. Ed era già quella femina da’ Giudei giudichata; et Cristo si˙lla liberò dalle loro mani. 12Anchora era un’altra femmina, la quale avea

isparto il sangue dodici anni, et non potea per veruna maniera guarire, et quella disse infra sé medesima: “S’io posso un pocho tocchare delle vesti[109v]menta sue da piede, incontanente sarò guarita”. Et andando Cristo per la via, venne questa Veronicha et tocchoglli un pocho le vestimenta sue da piede, et inchontanente fu guarita14. 13Anchora questo profeta ch’io vi dico saçiò di cinque

pani d’orço et di due pesci cinque milia huomini, sança le femine et sança i fanciuglli che vi furono, et soperchione dodici isporte di peççi. 14Anchora fu uno huomo, il quale avea nome Laççero: morì

et soppellissi, et già putiva nel sipolcro; et Cristo venne et risucitollo da morto ad vita. 15Anchora

vennono a˙llui dieci lebrosi, i quali dicievano: “Cristo, figliuolo di David, abbi misericordia di noi”. Et incontanente disse Cristo: “Andate et mostratevi a’ sacerdoti”. Et queglli andarono, et inchontanente furono liberati da quella malattia15. 16Questi et molti altri miracholi fecie dinançi a

tutta la giente, tanti et tali ch’io nol potrei chontare né dire. Et poi che fu morto et soppellito, si risucitò da morte, et vedemolo in charne et in ossa chom’eglli era inprima; et istette cho’ disciepoli suoi, et manichoe et bevve cho˙lloro per quaranta giorni, et poi se n’andoe in cielo».

Chapitolo terço

17Quando Tito à questo inteso, domandò: «Chome Cristo fu morto? Chome risucitò da

morte?». Nathan rispuose chon giuramento et disse: «Io ti giuro che quello profeta, il quale avea nome Cristo, fu battuto molto duramente ad una cholonna, et fuglli date grande guanciate et grandissime chollate, et isputato nella faccia et ischernito et beffato; et fu morto et inchiavellato nella crocie, et fedito et lanciato, et chiese bere, et fiele et acieto gli fu dato, et della fedita uscì sangue et latte16. 18Et fu levato della crocie et soppellito, et andò a ninferno17: parte ne lasciò et

parte ne trasse fuori; choloro che ne trasse furono i patriarchi et ’ profeti et tutti gli buoni, et gli rei vi lasciò».

19Diciendo questo Nathan, Titto si credette tutte quelle chose che Nathan gli disse per ferma

veritade. Et inchontanente andò a Tiberio et disse: «Guai a te inperadore Tiberio, tu che se’ pieno di molto dolore et di molta iniquitade et di molte piaghe et di grande infermitade, perché à’ tu

prexa in aulterio, esendolli menata dinançi e achusada, elli scrissi in terra con lo dito suo», Vm1, 10: «E un’altra femena che iera prexa per adolterio, e lui scrisse con el dedo in tera», γ4 (Sc4, 17) e Io VIII, 1-11.

14 A proposito del duplice riferimento all’episodio di Veronica, cfr. Fl, 12 e supra il paragrafo II.3.b. «La sottofamiglia γ1» del capitolo «Questioni ecdotiche».

15 Cfr. Fl, 14 e nota corrispondente.

16 Probabile errata collocazione di «et della fedita uscì sangue et latte»; la lezione dipende infatti da «et fedito et lanciato» che precede. Cfr. almeno Fl, 16: «fue fedito dal lato diritto, e per quella fedita uscì sanghue e aqua», cui si rapportano i dettati dei restanti testimoni di γ3.

chomesso ischandalo18, perché à’ tu chonsentito di fare uccidere chosì fatto re et chotale signiore chome fu Cristo, figliuolo di Dio, il quale era salvatore del mondo. Onde io ti dicho in verità che, s’io fossi ’suto in quelle parti allora quando il puosono in croçie, io colle mie mani gli arei fatti morire di mala morte».