• Non ci sono risultati.

Dopo aver definito la macrostruttura e la microstruttura del convegno, da principio in diverse fasi (pre- convegno, durante il convegno, post- convegno) e successivamente in sezioni o episodi fondamentali corrispondenti alle sessioni, entreremo ora all’interno di queste ultime, per capire che tipo di realizzazioni linguistiche possono essere riscontrate. Tra tutti gli eventi linguistici ipotizzabili, abbiamo già premesso che il nostro interesse ricade su quelli ratificati da chi partecipa all’evento comunicativo. Questo significa che ci occuperemo degli eventi linguistici orali (compresi quelli “oralizzati”, cioè trasmessi oralmente, ma a partire da un testo scritto o previamente preparato), prodotti a favore di tutti i partecipanti (o parte di essi), tra cui gli interpreti, ai quali spetta il compito di trasmettere tali eventi linguistici in un altro codice al fine di coprire tutte le necessità comunicative poste dalla presenza di interlocutori stranieri. Come per le sessioni, anche per questa parte siamo andati alla ricerca della terminologia correntemente utilizzata per riferirsi alle attività di nostro interesse, a cui abbiamo in varie occasioni già accennato: presentazioni, relazioni, conferenze-interventi, assegnazione della facoltà di parola, ecc. Al fine di giungere a una classificazione sistematica, abbiamo preso in esame alcuni contributi presenti in letteratura e, parallelamente, abbiamo studiato una parte dei materiali raccolti nel presente lavoro, osservando che cosa i singoli partecipanti dicono e intendono fare nello spazio di tempo in cui viene loro concessa la facoltà di parola. Ovviamente, all’interno di ogni singolo intervento sono presenti quasi sempre più funzioni metacomunicative e più obiettivi, tanti atti linguistici o moves (Rowley-Jolivet & Carter-Thomas 2005) diversi tra loro. Come avremo modo di verificare, il carattere “ibrido” dei testi prodotti in una conferenza si conferma su più livelli, non solo nel determinare la funzione, o meglio le funzioni, di un testo (evento linguistico), ma anche, per esempio, nella modalità di produzione e trasmissione. Ciononostante, il nostro obiettivo è riuscire ad elaborare una tassonomia degli eventi linguistici riscontrati, in modo da poterla applicare efficacemente ai materiali da includere nel corpus elettronico DIRSI. Vedremo allora innanzitutto quali sono le possibili denominazioni a livello teorico e pratico (§3.5.1); successivamente, adatteremo il quadro teorico alle nostre esigenze di costruzione del corpus elettronico (§6.2.4.3).

A conference is usually convened to discuss topics and/or problems in the field of science and technology or in socio-political, economic and cultural life. Therefore all the texts produced and delivered at it are expected to be about these topics or problems; hence they are expected to be interrelated, to be mutually relevant.

(Alexieva 1994, p. 181)

La citazione sopra riportata è una considerazione generale sui “testi” che sono prodotti nell’ambito di un ipotetico convegno internazionale. Possiamo utilizzarla come punto di partenza, ma sono da subito necessarie due precisazioni. La prima è che nella nostra definizione di “testi di conferenza”

probabilmente non avremo solo ed esclusivamente testi che trattano dell’argomento oggetto di ogni singolo convegno. Si pensi agli interventi di apertura, possibilmente più interessati al protocollo che ai temi da presentare e discutere, o a tutti gli interventi del moderatore per gestire i tempi di parola. Pertanto, più che aspettarci di poter rilevare in tutti i testi di uno stesso convegno tracce evidenti del tema affrontato, riteniamo più plausibile ciò che viene espresso nella seconda parte della citazione, cioè che tutti i testi risulteranno collegati e in rapporto tra di loro in un modo o nell’altro.40 Sulla base di quest’ultima considerazione, la stessa autrice propone di considerare due

tipologie di testi: parent texts e daughter texts. I primi sono rappresentati dai testi che contengono e trasmettono la maggior parte delle informazioni in gioco, mentre i secondi deriverebbero dai primi, in quanto sarebbero generati riprendendo solo brevemente i concetti espressi o allusi. Tra questi esiste uno stretto rapporto di vicinanza, complementarietà e soprattutto di sovrapposizione, ma non di inclusione, poiché i daughter texts «would at least contain some additional pragmatic information» (ibid., p. 181), senza però ripetere o aggiungere elementi importanti di contenuto. Possiamo quindi aspettarci di identificare le diverse realizzazioni comunicative (gli eventi linguistici ratificati) dei partecipanti al convegno anche sulla base del modo in cui stanno in rapporto tra loro e rispetto alla situazione comunicativa generale.

Abbiamo già segnalato che Webber (2004) individua tra le sessioni della conferenza un tipo dedicato alle oral presentations o paper presentations e uno dedicato alle plenary lectures. Lo stesso riferimento alle conference (paper) presentations (in opposizione ai proceedings papers o proceedings articles in forma scritta) è utilizzato da Rowley-Jolivet & Carter-Thomas (2005). Più nel dettaglio, Ventola (2002, p. 29) propone uno schema che illustra la strutturazione interna della sessione di lavoro in cui viene tenuta una conferenza-relazione. Riprendiamo qui sotto nella Figura 3.3 tale schema, nel quale è illustrata la sequenza di attività che hanno luogo in una sessione di lavoro dedicata alla presentazione di relazioni, seguita dalla discussione, e dove troviamo indicazioni anche del tipo di partecipanti e di azioni comunicative:

40

Figura 3.3 Struttura della sessione di presentazione (Ventola 2002, p. 29). SECTION AT A CONFERENCE

Chair - Opening the Section

SECTION PAPER

Chair - Introducing the speaker

Speaker - Thanking of Introduction

Speaker - Contextualising the Paper

Speaker - The Paper and its generic structure

(e.g. Introduction, Materials & Methods, Results, Discussion, Conclusion)

Speaker - Thanking the Audience

Audience - Thanking the Speaker (non-verbal)

Chair - Thanking the Speaker

ITS DISCUSSION

Chair - Opening the Discussion

Discussant - Question / Comment

Speaker - Answer / Response

Chair - Closing the Discussion

=> recycling the sequence: SECTION PAPER ^ DISCUSSION

Chair - Closing the Section

Dallo schema rappresentato in Figura 3.3 emergono alcuni termini ricorrenti in riferimento alle mosse comunicative comprese in una sessione di presentazione durante un convegno (ad esempio, opening, closing, thanking). Se osserviamo attentamente, notiamo però che nel caso del “turno” riferito al relatore (indicato nello schema con il termine “speaker”), esso è scomposto in più azioni comunicative contigue: ringrazia per l’introduzione fatta da chi presiede la sessione, contestualizza la sua relazione, la presenta secondo il classico schema “Introduzione, Materiali e Metodo, Risultati, Discussione, Conclusione” – uno schema trattato in maniera approfondita in molti dei manuali di public speaking studiati dalla stessa autrice e che troviamo menzionato anche in Russo (1999) – ringrazia il pubblico e viene ricambiato dal pubblico e da chi presiede la sessione.

In realtà, non è nostra intenzione scendere a questo livello di specificità,41 in quanto ciò a cui

siamo interessati ora sono i testi (gli eventi linguistici), cioè gli interventi di ogni partecipante, nella loro interezza: da quando a un partecipante viene assegnata la facoltà di parola, fino a quando tale

41

Uno studio particolarmente interessante in cui è stato considerato invece questo livello di strutturazione interna delle conferenze (nel senso qui di presentazioni, relazioni, ovvero conference presentation papers) è stato condotto da Rowley-Jolivet & Carter-Thomas (2005). Le autrici hanno analizzato (move analysis) la fase introduttiva di 44 relazioni (paper esposti oralmente con l’ausilio di supporti visivi) presentate in diversi convegni di ambito scientifico (geologia, medicina e fisica), con l’obiettivo di individuare le diverse mosse comunicative (o atti comunicativi) messe in campo dai conferenzieri. Inoltre, alcune delle caratteristiche più rilevanti sono state analizzate anche nelle sezioni introduttive dei corrispondenti articoli scritti, pubblicati negli atti prodotti a conclusione degli stessi convegni, al fine di cogliere le differenze date dal diverso mezzo comunicativo e dalla diversa cornice partecipativa implicata nei due casi (questa parte ha riguardato solo i materiali tratti dai convegni inerenti alla fisica).

facoltà termina e viene passata ad un altro partecipante. Questo significa cercare di denominare gli eventi linguistici orientando la definizione in base alla loro collocazione temporale, all’interno della sessione a cui appartengono, nonché in base alla loro funzione prevalente tra quelle illustrate fino a questo punto.

3.3.1 Sintesi dei parametri individuati

È inevitabile che l’operazione di classificazione a partire dalle osservazioni esposte nella sezione precedente si scontri con la questione dell’indeterminatezza dei dati reali, poiché quasi sempre essi non sono riconducibili a una sola categoria univoca di classificazione. Così come avviene nella determinazione dei tipi testuali in linguistica, come spiega Bersani Berselli (2004, p. 38), è comunque possibile rifarsi alla nozione di dominanza per stabilire a quale categoria appartiene un testo considerato “misto”. All’interno del convegno sappiamo infatti che «Le norme procedurali […] rispecchiano convenzioni non scritte che ricalcano un protocollo rigoroso la cui conoscenza è essenziale per l’interprete poiché gli consente di svolgere al meglio il proprio incarico» (Riccardi 2003, p. 115). È in questa ottica che abbiamo studiato e classificato le mosse comunicative raccolte nel nostro corpus, per giungere all’individuazione di una gamma di eventi linguistici (Tabella 3.5). Siamo consapevoli del fatto che questa classificazione non può in alcun modo ritenersi esaustiva, tanto meno essa è stata pensata come uno schema rigido ed esclusivo. Pertanto, le descrizioni fornite per ogni tipo di evento linguistico elencato nella Tabella 3.5 rappresentano, a fini puramente esemplificativi, una definizione generale di quanto abbiamo incontrato nei materiali del corpus DIRSI. Parallelamente, le stesse scelte terminologiche sono anche frutto dello studio della letteratura a cui abbiamo fatto riferimento, nonché della nostra esperienza di partecipanti a un grande numero di eventi congressuali con una triplice veste: pubblico, oratore e interprete.

Tabella 3.5 Sintesi dei tipi di eventi linguistici ratificati all’interno del convegno. intervento di apertura

opening remarks

Tutti gli interventi effettuati non solo nella sessione di apertura (qualora questa sia presente), ma anche all’inizio di qualsiasi altra sessione per aprire i lavori; in genere, si trovano formule di benvenuto e ringraziamento, nonché informazioni su come si svolgerà la sessione o l’evento nella sua interezza.

relazione

paper presentation

Presentazione frontale di un argomento, solitamente indicata nel programma con un titolo e il nome dell’oratore. Si differenzia dalla conferenza (lecture) per la durata generalmente più breve e per lo status inferiore (rispetto a chi tiene una lecture) attribuito alla persona che la espone. Fa spesso parte di una sessione tematica alla quale sono abbinate anche altre relazioni esposte da altri partecipanti.

conferenza, lezione magistrale, plenaria

lecture, plenary presentation

Presentazione frontale di un argomento, solitamente indicata nel programma con un titolo e il nome dell’oratore. Si differenzia dalla relazione (paper) per la durata generalmente maggiore e per lo status più elevato (rispetto a chi tiene un paper) attribuito alla persona che la espone. In molti casi è l’unico intervento di presentazione inserito nella sessione a cui appartiene.

assegnazione della facoltà di parola

floor allocation

Intervento con cui si annuncia esplicitamente chi ha facoltà di parola, o con cui si richiede se qualcuno intende avvalersene per intervenire. Serve principalmente a gestire la “macchina interazionale”, facendo rispettare i “turni” e regolando il tempo di parola assegnato a ciascun partecipante.

intervento procedurale

procedure

Intervento effettuato per non venire meno al protocollo della situazione comunicativa, spesso per esprimere riconoscenza o per annunciare in che modo procederanno i lavori nell’immediato.

avvisi

housekeeping announcements

Interventi con cui sono date informazioni di carattere organizzativo e sullo svolgimento dei lavori in generale, con riferimento all’evento nella sua interezza.

domanda

question

Intervento posto prevalentemente nella sessione di discussione per chiedere informazioni, chiarimenti, delucidazioni, ecc. risposta

answer

Intervento effettuato a seguito di una domanda o di una richiesta di chiarimento, spesso nella sessione di discussione.

commento

comment

Intervento in cui non sono poste vere e proprie domande, bensì sono espressi ulteriori contenuti che si aggiungono a una risposta o a quanto già detto in un intervento precedente, nonché per formulare una provocazione o stimolare il dibattito. intervento di chiusura

closing remarks

Tutti gli interventi effettuati non solo nella sessione di chiusura (qualora questa sia presente), ma anche alla fine di qualsiasi altra sessione per terminare i lavori; in genere, si trovano espresse formule di saluto, ringraziamento e plauso sull’andamento dei lavori della conferenza.