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1.2 Modalità in simultanea

1.2.5 Sottotitolazione in tempo reale e respeaking

Contrariamente a quanto succede nella traduzione a vista, in questa modalità è il TA prodotto dall’interprete ad essere il testo scritto, ottenuto a partire da un input orale e, in genere, anche visivo. In realtà, più che per passare da una lingua a un’altra, questa tecnica è attualmente utilizzata prevalentemente a livello intralinguistico e intersemiotico per la sottotitolazione in tempo reale dei programmi trasmessi alla televisione, in particolare come servizio per gli utenti sordi e con problemi auditivi (Eugeni & Mack 2006). Esistono diversi strumenti e tecniche con cui è possibile trasformare il testo orale in testo scritto (in forma di sottotitoli) in tempo reale, quali la stenotipia (communication access real-time translation), la presa di note computerizzata (computer-assisted note taking) e il riconoscimento vocale (Wagner 2005). La stenotipia è realizzata attraverso l’uso di un’apposita tastiera e consente di ridurre il numero di battute necessarie alla trascrizione di un testo. Per eseguirla è necessario apprendere una tecnica apposita, per la quale sono normalmente necessari diversi anni di studio e particolari abilità tecniche prima di poterla applicare in maniera efficace. La presa di note computerizzata è, per certi versi, più semplice della stenotipia, poiché si basa su sistemi informatici di trasformazione delle abbreviazioni e di correzione automatica del testo battuto su tastiera. Non basta, tuttavia, saper utilizzare una tastiera velocemente; oltre a questo è necessario conoscere il lessico da utilizzare con il programma specifico che esplicita automaticamente le abbreviazioni e corregge eventuali errori di battitura. Infine, il riconoscimento vocale è un sistema informatico in grado di riconoscere la voce e trasformare automaticamente l’input vocale in testo scritto. Perché questo sistema possa rispondere correttamente all’input di un utente specifico, è indispensabile che questi “alleni” la macchina a riconoscere la propria voce, correggendo errori di riconoscimento specifici e integrando continuamente il vocabolario in

I software di riconoscimento vocale sono utilizzati nella tecnica di sottotitolazione in tempo reale conosciuta come respeaking o rispeakeraggio (Eugeni 2006). A differenza delle due tecniche precedenti, in cui è previsto il passaggio diretto dal mezzo orale a quello scritto attraverso una forma particolare di scrittura, qui il TP emesso dall’oratore (per esempio, dal conduttore di un telegiornale) è ripetuto a voce alta dal sottotitolatore. Il programma di riconoscimento vocale trasforma il testo “oralizzato” in testo scritto, che deve però essere “dettato” con le opportune modifiche e i dovuti accorgimenti espressivi affinché il TA appaia nel formato di sottotitolo.13

Se consideriamo il caso del Regno Unito,14 la figura professionale che è nata attorno a questa modalità all’inizio del XXI secolo non è tanto quella dell’interprete, bensì quella del sottotitolatore in tempo reale o respeaker, per rispondere alla crescente domanda di tale servizio e a fronte del numero esiguo di persone, preparate adeguatamente, in grado di produrre sottotitoli attraverso la stenografia (Marsh 2006). Ciononostante, è innegabile che vi siano numerosi punti di contatto tra le competenze necessarie e i processi di esecuzione sottostanti il respeaking e quanto è richiesto agli interpreti che lavorano in simultanea.

Le diverse tecniche o modalità appena descritte possono essere impiegate in una vastissima gamma di eventi, contesti e situazioni comunicative, a partire dai quali si possono distinguere diversi “tipi di interpretazione”. Pur essendo vero che alcuni contesti vedono un uso maggiore solo di alcune delle modalità elencate, non esistono tuttavia contesti che prevedono l’uso esclusivo e assoluto di una modalità interpretativa rispetto alle altre. In quella che si conosce come “interpretazione di conferenza”, le modalità trattate più frequentemente in letteratura sono la simultanea in cabina e la consecutiva. Tuttavia, nulla impedisce agli interpreti ingaggiati per una conferenza di trovarsi a svolgere una traduzione a vista, oppure lavorare in chuchotage, o ancora di dover gestire un dialogo tra un oratore straniero e un tecnico di sala o gli organizzatori: si tratta di diverse modalità nello stesso contesto, la conferenza. Anche Giambagli (1999), nel descrivere le “forme dell’interpretare”, indica le modalità qui descritte, ma aggiunge poi ulteriori tipologie, quali la teleconferenza, la simultanea per il cinema e per la televisione. Riteniamo che queste ultime non siano da considerare come altre modalità di interpretazione, bensì come diversi contesti e situazioni in cui è possibile, per esempio, lavorare in simultanea con o senza cabina.

Un altro esempio riguarda la consecutiva breve, per riferirsi alla quale spesso si parla di “interpretazione di trattativa” (per esempio, in contesti di natura commerciale), così come esiste l’espressione “interpretazione di comunità” (più che altro per contesti di tipo sociale e giuridico, come ospedali, centri di permanenza temporanei, poi centri di identificazione e di espulsione, e tribunali, tanto per citarne alcuni).

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Per fare un esempio, per inserire segni di interpunzione è necessario che essi siano verbalizzati esplicitamente, in modo tale che il programma riconosca l’istruzione e inserisca il segno richiesto.

14 La situazione cambia notevolmente a seconda dei paesi considerati. In ambito europeo, si veda De Seriis

(2006) per l’Italia, Orero (2006) per la Spagna, de Korte (2006) per i Paesi Bassi e Baaring (2006) per la Danimarca.

Non è sufficiente, insomma, partire dal contesto per stabilire di quale modalità di interpretazione ci stiamo occupando. In questo senso, è plausibile parlare di conference interpreting e court interpreting, così come si parla di community interpreting, media interpreting, church interpreting, academic interpreting e così via, ma è bene ribadire che si tratta di tipi di interpretazione, cioè contesti e situazioni comunicative dove gli interpreti sono chiamati a operare con diverse tecniche o modalità di lavoro. Una simile precisazione è messa in evidenza anche da Sandrelli (2005) e da Hale (2007), sebbene in quest’ultimo caso permanga la tendenza a generalizzare eccessivamente il rapporto diretto tra, per esempio, la modalità simultanea (con uso di apparecchiature di ricetrasmissione e cabina insonorizzata), il formato di interazione monologica e il contesto dato dalle conferenze e i convegni internazionali (Hale 2007, p. 10).

Nella sezione successiva vedremo che una tale generalizzazione non rende giustizia alle concrete possibilità di realizzazione dell’interpretazione simultanea, sia nel senso di tecniche disponibili (se si intende la modalità in generale), sia nel senso di varietà di contesti in cui adoperare ciascuna delle tecniche comprese in detta modalità.

Come anticipato nell’introduzione, la modalità oggetto di studio del presente lavoro è l’interpretazione simultanea (in cabina). Restano ora da esaminare i principali contesti di lavoro in cui questa tecnica è solitamente impiegata dagli interpreti per consentire la comunicazione tra i partecipanti coinvolti.