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CAPITOLO VII: DERIVE DI UNA DEMOCRAZIA

7.4 L’evoluzione della forma di governo

Per poter comprendere a pieno come si sia arrivati a tale predominio monocolore, è interessante analizzare l’evoluzione della forma di governo polacca.

Le modifiche condotte al sistema elettorale hanno fortemente influito sul sistema partito del paese, portando alla frantumanzione dei due principali blocchi protagonisti della transizione democratica, Solidarność da un lato e gli ex comunisti dall’altro, e aprendo la strada a nuovi partiti che sono andati a comporre un sistema pluripartitico moderato.

Dagli ultimi quindici anni, due sono stati i protagonisti principali del teatro politico che si sono alternati al potere, Diritto e giustizia e Piattaforma Civica.

Il primo di stampo nazionalista, fondato dai gemelli Kaczyński, e il secondo di stampo liberale ed europeista, che ha guidato il goveno dal 2007 al 2015, il proprio esponente Komorowski è stato eletto presidente della Repubblica nel 2010, attualmente all’opposizione insieme ad un altro partito liberale Moderno (Nowoczesna).

Gli altri partiti che chiudono il panorama politico polacco sono la formazione antisistame Kukiz 15 e le liste di sinistra, rimaste prive di rappresentanza parlamentare dal 2015.

È interessante notare come nella prima fase della transizione democratica, la competizione elettorale del presidente della Repubblica ha visto contrapporsi gli esponenti di spicco di tale processo, Wałęsa e Mazowiecki, mentre nella seconda fase i partiti politici hanno preferito scegliere come propri candidati esponenti politici del proprio partito che non avevano il ruolo di leader per partito stesso. Così accadde nel 1995 quando Wałęsa fu battuto alle elezione presidenziali da Kwaśniewski, allora esponente di secondo piano della sinistra. Il 2000 ha visto la sua conferma alla carica di capo di Stato, ricoperta con abbastanza dimessità rigardo l’esercizio delle prerogative presidenziali, rispetto ai suoi sfidanti, Krzaklewki e Olechowski, leader delle loro rispettive forze politiche, Azione Solidaność e Piattaforma Civica. Il 2005 rappresenta un eccezione, in quanto alla competizione elettorale si presentarono due

leader di primo piano, L. Kaczynski per Diritto e Giustizia e Tusk per Piattaforma

Civica. Il primo vinse le elezioni presidenziali, il secondo nel 2007, in seguito alle elezioni legislative, divenne presidente del consiglio. Di nuovo nel 2010 Piattaforma Civica portò come proprio candidato il suo vicepresidente, nonché Maresciallo del Sejm, Komorowski, che vinse contro il candidato del PiS, il suo leader J. Kaczynśki. Le elezioni del 2015 videro contrapporsi l’attuale presidente Duda, personalità poco conosciuta ma affermata nel partito221, contro il presidente uscente Komorowski, il cantante Kuzik leader del partito Kuzik 15, e la candidata di sinistra Ogórek.

Ciò che emerge, non è uno scarso interessamento alle elezioni presidenziali da parte dell’elettorato, occasione che suscita invece parecchio entusiamo, ma la

221 J. Sawicki, L’avvio di un cruciale anno elettorale tra successi economici, tensioni internazionali e crecente

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tendenza di fuggire da una presidenza forte222, portando con sé la conseguenza di un rafforzamento di altre figure istituzionali, come centro di determinazione dell’indirizzo politico del paese, e in particolare a quella del presidente del consiglio e, dal 2015, a quella del Capo del partito di maggioranza. In particolar modo dal 2007, anno in cui Donald Tusk, leader della maggioranza parlamentare, prese il posto di premier ed assunse il ruolo di vero e proprio architrave dell’esecutivo223.

Con l’avvento al potere del PiS e dei suoi esponenti alla maggioranza parlamentare, nonché alla presidenza del consiglio, si è attivato un motore di interventi volti a portare sotto il proprio controllo i principali poteri di garanzia e controllo, dai media, al Tribunale costituzionale, al potere gudiziario in un processo definito di deriva maggioritaria, che pare però avere caratteri di una crisi costituzionale. Proprio nei confronti di tale processo politico le istituzioni sovranazionali europee hanno mostrato forte preoccupazione, fino ad avviare procedimenti sanzionatori previsti dai Trattati.

È quindi possibile ricercare, sotto tale profilo di crisi costituzionale, degli elementi riguardanti la forma di governo.

Da un lato è emerso un maggiore attivismo parlamentare, in termini di maggiore utilizzo dell’iniziativa parlamentare, dovuto non a un nuovo maggiore protagonismo dell’assemblea ma al procedimento semplificato riservato alle iniziative dei parlamentari. Infatti questi ultimi, al fine di aggirare le complesse procedure previste per l’approvazione delle leggi di iniziativa governativa, sono stati il “galoppino” del governo e del partito, e l’attività di controllo del Sejm si è esplicata con carattere retrospettivo, in quanto il governo spesso si è presentato davanti alla Camera bassa per riferire, non delle proprie attività, ma sulle responsabilità politiche dei governi precedenti. Infatti il PiS ha messo in essere una rottura radicale con i precedenti otto anni di governo della Piattaforma civica, ma anche una contestazione di oltre un quarto di secolo di storia recente della Polonia libera, attraverso il tentativo di forgiare nientemeno che una coscienza nazionale ex novo, nella quale l’autentica fine del socialismo in Polonia sarebbe avvenuta non nel 1989, con le elezioni semilibere seguite alla Tavola rotonda, dalle quali scaturì il primo governo del dopoguerra a guida non comunista, bensì appunto solo nel 2015, con la doppia vittoria di Andrzej Duda e del PiS, nelle elezioni presidenziali e legislative224.

Dall’altro lato si può segnalare il consolidamento dell’attivismo presidenziale nello scontro politico. Tale situazione, che poggia sicuramente sulla volontà del capo dello Stato di dare appoggio alle ragioni e all’indirizzo politico della maggioranza, ha portato a dei risvolti controversi: egli infatti dapprima entrò in conflitto con il governo riguardo i suoi indirizzi in materia di difesa nazionale e in seguito a costretto il legislativo ad approvare delle leggi di riforma sul potere giudiziario, che gli

222 M. A. Orlandi, Quando il semipresidenzialismo passa all’Est, cit., p. 372.

223 D. Gorecki, L’evoluzione della forma di governo nell’ordinamento costituzionale polacco, in G. C. De Martin,

Z. Witkowski, P. Gambale (a cura di), Riforme costituzionali e itinerari della democrazia in Europa, cit., p. 131.

224 J. Sawicki, La cronicizzazione dello scontro sullo stato di diritto costituzionale, in Nomos n. 2-2016, cit., p.

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avrebbero permesso di ampliare i propri poteri con riferimento al potere giudiziario, con un rispettivo danno all’indipendenza di quest’ultimo225.

Queste recenti riforme sono sintomi forti di una volontà tesa a far riguadagnare terreno alla politica, con operazioni volte a depotenziare le istituzioni di garanzia, che si vedono private della necessaria indipendenza per l’esercizio delle proprie funzioni. Come è immediato notare vengono meno le basi su cui si fonda la Costituzione polacca del 1997, rappresentate dalla separazione dei poteri e dall’equilibrio istituzionale.

Si tratta, di tutta evidenza, di un caso di conflitto tra gli organi del potere democraticamente legittimato, parlamento nonché il capo dello Stato, e la giurisdizione costituzionale, relativo alla fonte della legittimazione di quest’ultima ad interferire, per il tramite delle decisioni di costituzionalità, nella discrezionalità politica del parlamento. Come noto, tale forma di conflitto non costituisce una novità nella storia del diritto comparato. Anzi, pare essere “fisiologica” in ogni ordinamento che accolga al suo interno il controllo di costituzionalità delle leggi. Tuttavia, questa fisiologica forma di conflitto rischia di trasformarsi in un irreversibile fallimento del processo di transizione al costituzionalismo liberale in democrazie “giovani”, come quella polacca226.